SOTTO PROCESSO PER AVER DENUNCIATO BROGLI ELETTORALI, I DUE MAGISTRATI SONO DIVENTATI LA BANDIERA DELL’OPPOSIZIONE A MUBARAK
L’Egitto in piazza per i giudici
Scontri al Cairo e ad Alessandria, feriti tra i manifestanti e i giornalisti 12/5/2006 di Ibrahim Refat Un manifestante assalito dalla polizia ieri al Cairo durante le dimostrazioni in favore dei due giudici sotto accusa IL CAIRO. Il lungo braccio di ferro fra il regime del presidente Mubarak e la magistratura egiziana ha finito, come era prevedibile, per trascinare tutta l’opposizione nella mischia. La capitale è stata paralizzata ieri da una grande manifestazione inscenata da migliaia di militanti dei Fratelli musulmani, dei partiti di sinistra, e del movimento dissidente trasversale Kefaya (basta!). Il potere ha risposto con la mobilitazione di 10 mila agenti che hanno disperso i manifestanti a colpi di bastone e manganello. Decine i feriti. Fonti della Fratellanza parlano di 300 arrestati, di tutte le tendenze politiche.
Non sono stati risparmiati neppure i giornalisti: alcuni picchiati e altri fermati. Più pesante il bilancio per chi doveva reprimere la manifestazione. Cinque poliziotti dei reparti anti-sommossa sono morti quando il loro mezzo è precipitato da un ponte mentre si dirigeva verso la zona dell’agitazione nei pressi della sede dell’Alta corte, nel cuore del Cairo. I disordini hanno contagiato altre città. Ad Alessandria e Assiut (Alto Egitto) la polizia ha fatto ricorso agli stessi metodi bruschi e fermato decine dimostranti. Motivo della protesta è stato il rinvio davanti alla Commissione disciplinare di due magistrati della Corte di Cassazione, Hisham Bastawissi e Mahmoud Mekki, con l'accusa di avere denigrato la magistratura rilasciando dichiarazioni diffamatorie ai media.
Non era mai accaduto prima che due alti magistrati venissero processati per le loro opinione. In realtà, i due alti magistrati avevano soltanto denunciato i brogli elettorali diffusi avvenuti nel corso delle elezioni politiche di novembre e dicembre e che avevano garantito una maggioranza schiacciante al partito del presidente Mubarak al Parlamento (334 seggi su 444). In Egitto il controllo delle operazioni di scrutinio è formalmente affidato ai giudici, al fine di dare una parvenza di elezioni trasparenti. Il settimanale dell’opposizione «Sawt al-Umma» ha pubblicato questa settimana il nome di 18 magistrati compiacenti, coinvolti nei brogli. Sebbene siano diventati degli eroi agli occhi dell'opposizione, Bastawissi e Mekki rappresentano soltanto la punta di un iceberg di un vasto movimento nella magistratura, in aperta rotta di collisione con il regime per via della rivendicazione della loro indipendenza dall'esecutivo.
Centinaia di altri magistrati stanno prendendo parte a questa insolita agitazione nelle sedi della loro associazione. Lo zoccolo più duro si trova naturalmente al Cairo (ma anche ad Alessandria) dove da tre settimane è in corso un sit-in ad oltranza dei magistrati scattato in concomitanza con la prima udienza del processo nei confronti dei due giudici. Questi ora rischiano la radiazione dell’ordine, se venisse confermata l’accusa nei loro confronti. Ieri, i due hanno rifiutato di entrare in aula poiché il giudice aveva vietato l’ingresso alla maggior parte dei loro avvocati e ai loro colleghi e simpatizzanti. «Si tratta di una violazione del nostro diritto di difesa - ha affermato il giudice Hisham Bastawissi- Se c’è qualcuno da processare è il presidente della Commissione disciplinare il quale è accusato di aver commesso vari reati gravi in passato».
Il suo collega, Mahmoud Mekki, ha rincarato la dose: «La presenza di migliaia di agenti davanti al tribunale dimostra il livello di intimidazione voluto dal potere. C’è la volontà di condannarci a tutti i costi». L’udienza è stata rinviata a giovedì prossimo. Ma i loro colleghi hanno indetto subito dopo un’assemblea nella quale hanno dettato le loro condizioni: alla prossima udienza deve prendere parte tutto il collegio della difesa e il presidente della commissione deve dimettersi. E in caso di condanna dei due illustri colleghi minacciano uno sciopero ad oltranza. Il che equivale ad uno scontro senza precedenti fra il potere esecutivo e quello giudiziario, con il rischio di una paralisi politico-istituzionale.
Ma il regime non sembra curarsi delle conseguenze, sperando in una spaccatura delle toghe, e accusa la Fratellanza musulmana di soffiare sul fuoco di questa sollevazione. Il Raiss ha minimizzato lo scontro in atto, affermando che si tratta di un affare interno alla magistratura. Ma l’opposizione teme un ulteriore giro di vite, visto che l’amministrazione Bush ha smesso da un pezzo di sollecitare il suo alleato egiziano ad attuare le riforme democratiche.
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La StampaEdited by hayaty - 14/10/2009, 09:33