Mal d'Egitto

Censura Web, blog e libertà d'espressione

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Cleopatra79
view post Posted on 12/5/2006, 00:08




Egitto, gravissimo caso di censura web

Rete in tumulto per la decisione delle autorità egiziane di arrestare un celebre blogger, notissimo nel suo paese. Già partite alcune iniziative, compresi petizione internazionale e Googlebombing



Roma - Le autorità egiziane questa volta l'hanno fatta grossa: l'arresto lo scorso 7 maggio del celebre blogger egiziano Alaa Abd El-Fatah sta infatti sollevando molta più attenzione di quanto probabilmente preventivato dall'efficiente polizia de Il Cairo.

La notizia, diffusa da Human Rights Watch , sta rapidamente facendo il giro della rete. Nei giorni scorsi la polizia ha infatti arrestato Alaa insieme ad altri 10 attivisti superando così quota 100 negli arresti nelle ultime due settimane di cittadini che si battono per la libertà di espressione.

"Metà degli arrestati - spiega l'organizzazione internazionale sui diritti umani - sono membri della Fratellanza Musulmana che distribuiscono volantini e affiggono poster contro l'estensione decisa il 30 aprile per altri due anni delle leggi di emergenza". Si tratta di leggi che restringono sostanzialmente la libertà degli egiziani e che sono in vigore dal 1981, da quando è arrivato al potere il presidente Hosni Mubarak (nella foto). Secondo il vicedirettore della divisione mediorientale di Human Rights Watch, Joe Stork, "questi nuovi arresti indicano che il presidente Mubarak intende costringere al silenzio tutta l'opposizione pacifica".

Se tre degli arrestati sono stati rilasciati poco dopo il fermo, questo non è accaduto ad Alaa, un blogger che ha acquisito fama internazionale non solo per le sue battaglie, l'ultima delle quali rivolta proprio alla liberazione degli arrestati di queste settimane, ma anche per aver realizzato un sito, manalaa.net , studiato per "raccogliere" la blogosfera egiziana e avvicinare le molte voci, spesso isolate, dei sostenitori delle libertà civili. Anche per questo lo scorso dicembre Alaa era stato premiato da Reporters sans frontières con l'award Best of Blogs . Sul suo capo, ora, pesano accuse che vanno dalla turbativa dell'ordine pubblico alla diffusione di notizie false, alla sedizione fino alle ingiurie al presidente.

Il blogger arrestato
E mentre una parte degli arrestati ha iniziato uno sciopero della fame in molti sulla rete si mobilitano. È partita già una campagna che chiede a tutti di sottoscrivere una petizione sostenuta anche da HAMSA (Hands Across the Mideast Support Alliance), un documento che verrà trasmesso al Primo ministro egiziano, al ministro degli Interni e agli ambasciatori egiziani negli USA.

Molti i siti che in queste ore vanno pubblicando i banner della mobilitazione, come quello pubblicato qui a fianco, che ritraggono Alaa. Altre iniziative in corso comprendono un' operazione di Googlebombing sul termine Egypt in modo tale che il primo risultato su Google con la parola Egypt dia la home page del blog Free Ala che in queste ore dà conto delle diverse iniziative in atto. Il Googlebombing, come noto, consiste nella promozione di certi termini associati a determinati link da parte di molti siti, un'operazione che finisce per condizionare i risultati di Google.


Fonte : http://punto-informatico.it/
 
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Cleopatra79
view post Posted on 24/6/2006, 08:24




L'Egitto libererà il blogger più famoso
Pressato dall'indignazione di mezzo mondo il Governo del Cairo cambia idea e decide di rilasciare, ormai è questione di ore, il blogger che aveva osato parlare di democrazia e stimolare il dibattito in rete

Roma - C'è un'aria di deciso sollievo tra i sostenitori di Alaa Abd El-Fatah, il blogger egiziano, autore di un celebre aggregatore, finito in carcere lo scorso maggio in una operazione di censura che aveva fatto gridare allo scandalo moltissimi in tutto il Mondo.

A darne notizia non sono però le autorità egiziane quanto invece i promotori delle campagne web a sostegno della sua liberazione. A loro la notizia, come sottolinea il celebre BoingBoing.com è giunta dallo stesso Alaa, che periodicamente rilascia note sulla propria detenzione ai familiari in visita presso il carcere ove è detenuto.

"Il procuratore di pubblica sicurezza dello stato di Heliopolis - si legge nel blog dei supporter - ha oggi spiegato ad Alaa che la sua detenzione non sarà prolungata. Ora Alaa passerà almeno un giorno in giro per stazioni di polizia e sarà probabilmente interrogato a Lazoghly, quartier generale del Ministero degli Interni. Dovrebbe comunque essere di ritorno a casa nelle prossime 24-48 ore".

Alaa era stato arrestato nel corso di una dimostrazione dinanzi ad un tribunale de Il Cairo nel quale era in corso un procedimento contro alcuni dei mille e più arrestati della Fratellanza Musulmana che tuttora popolano le carceri egiziane. Le accuse contro di lui vanno dall'intralcio al traffico alle ingiurie contro il presidente Mubarak, agli insulti alle forze di polizia espressi nel corso dell'arresto fino all'organizzazione di una manifestazione illegale, in quanto vietata dalle leggi di emergenza ancora in vigore nel paese.

Le pressioni sul Governo egiziano contro l'arresto si sono manifestate non solo con la denuncia dei metodi utilizzati, che ha percorso la rete per settimane con banner e azioni di googlebombing ma anche con campagne politiche internazionali, l'ultima della quale era partita solo pochi giorni fa sotto la spinta di Human Rights First.


Fonte: PuntoInformatico
 
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Cleopatra79
view post Posted on 29/11/2006, 00:26




L'Egitto torna ad arrestare blogger
Pugno di ferro contro un blogger egiziano, reo di aver ospitato sul proprio portale opinioni invise al governo. Una censura che indigna la blogosfera


Roma - L'Egitto torna a far tintinnare le manette per i micro-publisher del paese del Sole, colpevoli di usare la rete come viene usata nel resto del mondo: cioè esprimendo le proprie opinioni in libertà, nel network dei blog attivisti grazie al quale esercitano la propria libertà di espressione.

La segnalazione arriva da Gamal Eid, direttore dell'Arabic Network for Human Rights Information: Rami Siyam, che gestiva il blog ayoubelmasry.blogspot.com, nei giorni scorsi è stato arrestato all'alba insieme ad altri tre blogger, mentre lasciava la casa di un amico al Cairo. I quattro avevano fatto visita ad un altro celebre "censurato", il blogger Mohamed el-Sharkawi, a sua volta arrestato a luglio e rimasto in carcere per tre mesi. Il fermo è avvenuto in seguito ad un controllo di sicurezza casuale nell'area in cui si trovavano i blogger, sede del partito di opposizione Ghad, presidiato dalle forze di polizia in vista dell'intervento in parlamento del presidente Hosni Mubarak (nella foto in basso) in programma per domenica.

Dopo l'identificazione, le forze di polizia hanno rilasciato i tre blogger ma hanno trattenuto Siyam, adducendo precedenti di una comparizione in tribunale nella provincia di Sharkia, dove l'arrestato sarebbe stato poi trasferito per ulteriori controlli. Sul blog di Siyam sono presenti interventi in favore dell'opposizione e delle attività dei gruppi che difendono i diritti umani nel paese.

Magdi Abdelhadi, analista degli Affari Arabi per la BBC, spiega che l'attività di blogging in Egitto è intimamente connessa con l'attivismo politico, strumento privilegiato di espressione del dissenso in un ambiente culturale che pratica la restrizione severa delle libertà democratiche. È di queste settimane il caso, denunciato dalla blogosfera, di molestie sessuali ad una donna nel centro del Cairo: le violenze sono avvenute di notte, ma la polizia che era presente sul posto ha assistito passivamente alla scena senza intervenire in difesa della vittima.

Ultimo episodio di una serie di censure e arresti che ha colpito la blogosfera egiziana, il caso fa puntare ancora una volta i riflettori sulla situazione dei diritti umani nel paese: è di martedì scorso la denuncia di Amnesty International sull'erosione della libertà di parola, ed è recente l'inclusione dell'Egitto nella colonna infame dei 13 nemici di Internet stilata da Reporters sans frontières, un "riconoscimento" guadagnato grazie alle attività di censura delle manifestazioni telematiche di critica e all'arresto dei filodemocratici.

Alfonso Maruccia
http://punto-informatico.it/
 
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Cleopatra79
view post Posted on 6/2/2007, 01:24




L'Egitto liberi quel blogger. Subito
Un gruppo pro-diritti civili lancia un appello affinché Il Cairo rimetta in libertà un blogger arrestato per i suoi giudizi su un'importante istituzione educativa dell'Islam sunnita


30 gennaio 2007
Roma - È un appello accorato alle autorità egiziane quello lanciato da Human Rights Watch, affinché il 22enne blogger Abdel Karim Nabil Suleiman, conosciuto anche con lo pseudonimo di Karim Amer, venga liberato immediatamente e prosciolto dalle accuse con cui è attualmente trattenuto dalle forze di polizia.

"Le autorità egiziane dovrebbero far cadere immediatamente tutte le accuse contro un blogger per i suoi interventi scritti online, e lasciarlo libero senza ulteriori ritardi", si legge in una nota dell'organizzazione. Karim Amer è stato arrestato il 7 novembre scorso nella città di Alessandria, dopo aver inserito sul proprio blog interventi critici rivolti contro l'Università di Al-Azhar, la più importante istituzione dell'Islam di matrice sunnita della regione. Ora il ragazzo rischia di rimanere in galera per 9 anni.

Il blogger era già stato precedentemente arrestato nell'ottobre del 2005, dopo aver espresso condanna contro la feroce reazione del mondo mussulmano nei confronti di una messinscena teatrale considerata offensiva. Fatto simbolicamente significativo, Amer è stato arrestato lo stesso giorno in cui Reporters sans frontières ha incluso l'Egitto nella lista dei 13 nemici di Internet, proprio per le iniziative di repressione delle autorità nei confronti di esponenti della blogosfera e dei critici filo-democratici.

L'arresto di Amer è infatti solo l'ultimo di una serie ben nutrita di atti di censura per cui è diventato tristemente famoso l'Egitto negli anni recenti. La speranza di Human Rights Watch è che in questo caso le cose vadano a finire come già successo lo scorso giugno 2006, quanto le pressanti proteste internazionali portarono infine alla liberazione del famoso blogger Alaa Abd El-Fatah.

Alfonso Maruccia

Fonte: http://punto-informatico.it/index.asp

 
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Cleopatra79
view post Posted on 6/2/2007, 01:41




Egitto, blogger sotto processo. Continua la campagna di Amnesty

di Simone Baroncia/ 02/02/2007

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Amnesty International ha chiesto l’immediato rilascio di Karim Amer, il primo blogger egiziano rinviato a processo per aver scritto testi critici nei confronti delle autorità religiose dell’università al-Azhar, del presidente Mubarak e dell’Islam.

Amnesty International ha chiesto nei giorni scorsi l’immediato e incondizionato rilascio di Karim Amer, il primo blogger egiziano rinviato a processo per aver scritto testi critici nei confronti delle autorità religiose dell’università al-Azhar, del presidente Mubarak e dell’Islam. Amer, ex studente di al-Azhar, rischia fino a 10 anni di carcere per ‘diffusione di informazioni lesive dell’ordine pubblico e dannose nei confronti della reputazione del paese’, ‘incitamento all’odio verso l’Islam’ e ‘diffamazione del presidente della Repubblica’.

“Il processo di Amer sembra avere lo scopo di mettere in guardia altri blogger che osano criticare il governo o usano i loro blog per diffondere informazioni che le autorità considerano una minaccia alla reputazione del paese” - ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del programma Africa del Nord e Medio Oriente di Amnesty International. “Siamo in una fase molto pericolosa, poiché sempre più spesso i blogger egiziani postano informazioni sulle violazioni dei diritti umani nel paese, come la tortura e la violenza della polizia durante le manifestazioni pacifiche”.

Il processo è iniziato il 18 gennaio di fronte al tribunale di Maharram Bek, ad Alessandria. Amer è stato incriminato per violazione degli articoli 102, 176 e 179 del codice penale. Amnesty International chiede da tempo al governo del Cairo di abolire queste e altre norme che, in violazione degli standard internazionali, prevedono pene detentive per il mero esercizio dei diritti alla libertà d’espressione, pensiero, coscienza e religione. “Consideriamo Karim Amer un prigioniero di coscienza, processato solo per l’espressione pacifica delle sue opinioni sull’Islam e sulle autorità religiose di al-Azhar. Per questo, chiediamo il suo immediato e incondizionato rilascio” - ha precisato Smart.

Amer era già stato in carcere nell’ottobre 2005, per 12 giorni, sempre a causa dei contenuti del suo blog: karam903.blogpot.com. In quell’occasione, aveva postato commenti sull’Islam e sulla violenza religiosa esplosa nel quartiere di Maharram Bek, ad Alessandria, dopo che in una chiesa copta era stato proiettato un video ritenuto anti-islamico. Alcuni mesi dopo il rilascio, nel marzo 2006, Amer era stato espulso dall’università di al-Azhar per aver usato ‘espressioni blasfeme’ nei confronti dell’Islam. In seguito, il 7 novembre, sempre su iniziativa delle autorità religiose dell’università, il pubblico ministero di Maharram Bek aveva ordinato il suo arresto, fino all’apertura del processo.

Durante il periodo di detenzione, Amer è rimasto in isolamento e ha potuto vedere i suoi familiari solo la settimana scorsa. Quello di Karim Amer è uno dei tanti casi di prigionieri di coscienza incarcerati solo per aver esercitato, attraverso Internet, il diritto alla libertà d’espressione. In loro favore, Amnesty International ha lanciato la campagna mondiale irrepressible.info. Nell’ambito di questa campagna, la Sezione Italiana ha diffuso in questi giorni un nuovo rapporto, intitolato ‘La rete che cattura’, nel quale denuncia tra l’altro la collaborazione di Yahoo!, Microsoft e Google nella repressione del dissenso in Cina.


Fonte: http://www.korazym.org/default.asp
 
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ilafabio
view post Posted on 6/2/2007, 09:35




Ma che matti... dovessero farlo anche in Italia saremmo tutti dentro!!!
 
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Cleopatra79
view post Posted on 17/2/2007, 17:02




L'Egitto liberi il blogger Karim Amer!

La società avanza ma c'è ancora chi riesce a mettere un freno alla libertà di espressione e di parola.

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Contro tutto questo, e contro la detenzione illegale del blogger Karim Amer, che ha sostenuto sul suo blog tesi considerate sovversive perchè a favore dei diritti dei più deboli e contrarie al costume musulmane, è possibile firmare una petizione che sarà inviata al governo egiziano.

La petizione è raggiungibile online cliccando QUI.


Varie manifestazioni si terranno in tutto il mondo il 15 febbraio; a Roma appuntamento alle 19 davanti all'ambasciata egiziana per chiedere la liberazione del blogger.

"Il processo di Amer sembra avere lo scopo di mettere in guardia altri blogger che osano criticare il governo o usano i loro blog per diffondere informazioni che le autorità considerano una minaccia alla reputazione del paese”, ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del programma Africa del Nord e Medio Oriente di Amnesty International. “Siamo in una fase molto pericolosa, poiché sempre più spesso i blogger egiziani postano informazioni sulle violazioni dei diritti umani nel paese, come la tortura e la violenza della polizia durante le manifestazioni pacifiche”.

La speranza è che le cose finiscano come lo scorso giugno 2006, quanto le proteste internazionali portarono infine alla liberazione del blogger Alaa Abd El-Fatah, arrestato nel corso di una dimostrazione davanti ad un tribunale de Il Cairo nel quale era in corso un processo contro alcuni arrestati della Fratellanza Musulmana.

 
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hayaty
view post Posted on 25/2/2007, 01:50




Condannato a 4 anni di prigione il blogger egiziano Kareem Amer

23 febbraio 2007

E' stato condannato a 4 anni di prigione il blogger egiziano Abdel Kareem Nabil Suleiman ("Kareem Amer"), 22 anni, accusato di aver postato commenti incitanti all’odio contro l’Islam e di aver insultato il presidente Hosni Moubarak sul suo blog.
Una sentenza che Reporters sans frontières considera “scandalosa” a maggior ragione per il fatto che negli ultimi tre anni il presidente Moubarak ha promesso “ogni giorno di eliminare dal codice penale i reati a mezzo stampa”.
L’associazione definisce la condanna di Kareem “un messaggio d’intimidazione indirizzato al resto della blogosfera egiziana che ha dato prova negli ultimi anni di rappresentare un contro-potere efficace alle derive autoritarie del governo”.
L’Egitto è entrato quest’anno nella lista dei paesi ‘nemici di internet’, da cui sono invece usciti la Libia, le Maldive e il Nepal.
Secondo RSF, il presidente, Hosni Mubarak, ha infatti intrapreso una politica autoritaria particolarmente preoccupante per quanto riguarda il web e tre blogger sono stati arrestati e incarcerati “per aver essersi espressi a favore di riforme democratiche nel Paese”.
Sempre più spesso, vengono postati su internet video realizzati con mezzi di fortuna – quasi sempre telefonini – che mostrano i metodi poco ortodossi usati dalla polizia egiziana verso i presunti criminali.
Schiaffi, calci, sputi e abusi di varia natura nei confronti di prigionieri indifesi che se provano a difendersi, coprendosi il volto con le mani, vengono colpiti ancora più brutalmente. E dire che l’Egitto è considerato un Paese moderato.
Il governo egiziano continua a negare l’uso della tortura da parte delle forze dell’ordine, dei militari e delle forze di sicurezza, ma il video – sempre più numerosi – che compaiono su YouTube raccontano una storia completamente diversa.
“Questa condanna – ha spiegato RsF – conferma che l’Egitto è entrato a ragione nella lista dei Paesi ‘nemici di internet’ e chiediamo alle Nazioni Unite di respingere la richiesta dell’Egitto di ospitare il prossimo Forum sulla governance di internet(IGF)nel 2009 ”.
RsF si era opposta anche all’organizzazione del Summit mondiale sulla società dell’informazione in Tunisia, un altro Paese che tenta con ogni mezzo di reprimere la libertà di espressione sul web: tenere il prossimo IGF in Egitto, spiega dunque l’associazione, “rischierebbe di screditare il processo di discussione sull’avvenire di internet".
Lo scorso anno, denuncia Reporters sans Frontierès, sono state arrestate 60 persone per aver fatto circolare in rete idee ritenute sovversive. Alla Cina, ancora una volta, il triste primato, con 50 arresti, altre 4 persone finite in manette in Vietnam, 3 in Siria e 1 in Tunisia, Libia e Iran.
Amnesty International ha definito Amer un ‘prigioniero di coscienza’. Come lui, purtroppo, sono tante le persone processate solo per aver espresso pacificamente le proprie opinioni – per quanto invise al governo - sul web.
Amer era già stato arrestato nel 2005, per 12 giorni, per aver postato sul suo blog, karam903.blogpot.com, commenti sull’Islam e sulla violenza religiosa esplosa nel quartiere di Maharram Bek, ad Alessandria, dopo che in una chiesa copta era stato proiettato un video ritenuto anti-islamico.
Uscito di prigione, Amer venne espulso dall’università per aver usato ‘espressioni blasfeme’ nei confronti dell’Islam e a novembre, sempre su iniziativa delle autorità religiose dell’università, il pubblico ministero di Maharram Bek aveva ordinato il suo arresto, fino all’apertura del processo. Durante il periodo di detenzione, Amer è rimasto per lungo tempo in isolamento.
Il processo era iniziato il 18 gennaio di fronte al tribunale di Maharram Bek, ad Alessandria. Amer è stato condannato per aver violato gli articoli 102, 176 e 179 del codice penale, norme che Amnesty International chiede da tempo al governo del Cairo di abolire in quanto, in violazione degli standard internazionali, prevedono pene detentive “per il mero esercizio dei diritti alla libertà d’espressione, pensiero, coscienza e religione”.
RsF ritiene che le persone che scrivono sul web debbano essere considerati come giornalisti professionisti e come tali beneficiare del diritto fondamentale alla libertà di espressione.
Nonostante le promesse sventolate dal 2004, conclude RsF, il presidente Moubarak non ha mai avviato la riforma delle leggi che regolano i reati a mezzo stampa e sono sempre più numerosi i giornalisti e i comuni cittadini che rischiano la prigione per aver manifestato idee contrarie al governo del paese.
Gli Stati Uniti, intanto, hanno comunicato la loro riprovazione della condanna ad Amer.
"Siamo molto preoccupati per la sentenza su Abdel Karim Suleiman, condannato per avere espresso le sue opinioni", ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato americano Tom Kasey.
"Abbiamo un grande rispetto per tutte le religioni, tra cui ovviamente anche l'Islam - ha spiegato - ma la libertà di espressione è essenziale per lo sviluppo di una società democratica e prosperosa".

Alessandra Talarico

Key 4 biz
 
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Cleopatra79
view post Posted on 28/2/2007, 21:08




Quello dei blog d’opinione è un fenomeno in pieno crescendo

Una nuova generazione di dissidenti in Egitto


I limiti posti alla libertà di espressione hanno favorito la nascita di centinaia di blog, strumenti alternativi di contestazione


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Il Cairo, 25 feb. - Quello dei blog è un fenomeno che da qualche anno non cessa di crescere in Egitto. La quasi totale assenza di una stampa veramente libera e indipendente in questo Paese, e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, hanno favorito la nascita di nuove forme di dissidenza: sono nati i “cyber-contestatori”. Nel 2007 il sito egybloggers.com ha catalogato millecinquecento blog egiziani, mentre altri novecento sono ancora in lista di attesa. Tutto sembra aver avuto inizio nel 2005 quando, in occasione di una protesta contro il referendum costituzionale, la polizia aveva caricato molto violentemente i manifestanti. La stampa ufficiale non fece riferimento a queste violenze ed un ragazzo presente decise di utilizzare il proprio blog per denunciare l’accaduto. Così Alaa Abdel Fatah, dopo una concertazione con altri blogger che avevano assistito a queste violenze, decise di mettere in linea fotografie e testimonianze raccolte durante la manifestazione. Venuta a conoscenza del contenuto del blog, l’associazione Reporters Sans Frontières decise di attribuire un premio al sito manalaa.net. Scritto in arabo e in inglese, il blog di Alaa Abdel offre una informazione libera e precisa, ma anche pagine aperte ai dibattiti o riservate per conversazioni private. In poco tempo è divenuto un sito, anzi il sito, di riferimento per tutti i blogger egiziani ed ha ispirato la creazione di blog che vantano oggi un elevato numero di visitatori.
Dal 2005 il movimento è dunque in espansione e le elezioni sono state un momento importante in cui i giovani hanno approfittato delle libertà offerte dal web. Infatti molti siti si sono quasi sostituiti alla stampa ufficiale presentando i vari programmi elettorali, ma anche inviti alle manifestazioni dei movimenti di opposizione e forti critiche e denunce al regime. Questo non è tutto: nell’autunno 2006 un filmato diffuso da un blog ha permesso l’arresto di due poliziotti accusati di tortura: la scena filmata in un commissariato aveva rivelato la veridicità delle accuse di tortura rivolte contro la polizia egiziana. Le immagini si sono dunque diffuse in un lasso di tempo molto ridotto e questa vittoria è la migliore dimostrazione dell’importanza crescente dei blog.

L’aumento dell’importanza, della diffusione e dell’impatto di questi siti non poteva lasciare insensibile il Governo egiziano, così attento a controllare gli organi di stampa. La reazione non ha infatti tardato a giungere: nel 2006, secondo Reporters Sans Frontières, almeno sei blogger sarebbero stati arrestati (anche se nessuno è stato condannato). È inoltre cominciata una sorta di campagna governativa contro questi siti e il Ministro degli Interni, Habib al-Adly, ha criticato molto duramente questo fenomeno.
Secondo il ministro questi blog sarebbero il luogo ideale da cui vengono lanciate le più aperte campagne anti-patriottiche. Non solo: giovedì scorso un ragazzo di ventidue anni è stato condannato a quattro anni di carcere per le posizioni che ha espresso nel proprio blog (karam903.blogspot.com). Kamir Amer (il cui vero nome è Abdel Souleimane) dovrà quindi passare tre anni in prigione per offesa alla religione e uno per attacco contro il Presidente. Nei giorni precedenti la condanna, il sito di Amnesty International riferiva la possibilità che il ragazzo venisse condannato non per quattro ma per nove anni. In particolare le pagine del sito ospitavano una critica all’Università al-Azhar (dalla quale era stato espulso qualche mese prima), uno dei più importanti centri di formazione dell’Islam sunnita. A questo si aggiungevano delle considerazioni di ordine religioso, come il fatto di definire il mese di ramadan il mese dell’ipocrisia. Feroci inoltre le critiche alla politica di Mubarak.

Al momento dell’accusa, associazioni come Amnesty International e Reporters Sans Frontières hanno denunciato l’accaduto, ma la reazione più sorprendente è stata quella della comunità dei blogger, con la creazione del sito freekareem.org. Si è dunque creato un forte spirito di gruppo, tra persone che spesso hanno posizioni molto diverse e in contrapposizione tra loro. I blog che hanno una marcata connotazione religiosa hanno sempre criticato il contenuto del sito di Kamir Amer, ma sono anche stati tra i primi a sostenerlo al momento dell’arresto. Per molti blog egiziani (oltre a quelli citati, interessante è anche il caso di malek-x.net) la difesa della libertà di espressione è un valore che conta molto più delle divergenze di opinione.

Sara Migliaro

Data: 25/02/2007
Fonte: Voce d'Italia
 
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Cleopatra79
view post Posted on 28/2/2007, 21:29




Egitto, blogger condannato: le reazioni
Le associazioni umanitarie si muovono. RSF consiglia all'ONU di rifiutare l'ospitalità che il paese ha offerto per l'Internet Governance Forum del 2009



Roma - L'Egitto rischia un danno clamoroso alla propria immagine per la condanna a 4 anni di carcere per un blogger di 22 anni che riteneva di potersi esprimere in libertà. Sta infatti montando ma solo in rete l'indignazione per una sentenza che tutti gli osservatori ritengono oltremodo severa e che sta scaldando quanto mai gli animi della blogosfera egiziana, già impegnata a denunciare pubblicamente il modo in cui vengono trattati dalle forze di polizia, compresi episodi di brutalità (vedi video in calce).

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Il caso del giovane Kareem Amer, al secolo Abdel Kareem Nabil Suleiman, reso noto nella regione dall'emittente Al Jazeera, sta stimolando una ridda di commenti.

Sandmonkey, blogger che ha seguito il processo per Pajamas Media, dà a tutti il benvenuto in quello che definisce clima del Medioriente. Presente al processo, racconta che i giornalisti si sono precipitati fuori dall'aula di tribunale, interessatissimi ad intervistare i passanti, tutti soddisfatti e pronti a infervorarsi contro il giovane sobillatore.

Identica a quella di Sandmonkey l'impressione riguardo al clima locale del blogger Big Pharaoh, secondo cui Kareem non gode della simpatia dei suoi concittadini, più avvezzi alla severità delle autorità pseudodemocratiche che al concetto di libertà di espressione. E di mezzo ci finisce anche la difesa dell'Islam, tirata in ballo in uno dei post di Kareem sconfessato persino da suo padre.

Fra coloro che invocano la legge religiosa, riporta Freekareem.org, il sito che raccoglie i sostenitori di Kareem, c'è infatti proprio il padre del blogger. Lo ha disconosciuto, si è presentato al processo con gli alti figli, il Corano saldo nella mente, e ha invocato l'applicazione della Sharia: tre giorni per pentirsi, o la condanna a morte.

Ma è l'immagine del paese a risentirne. Le reazioni fuori dall'Egitto sono infatti di segno del tutto diverso: sono innumerevoli i blogger che commentano e aggiornano, accorati, riguardo all'evento; si sono moltiplicate le petizioni e le manifestazioni (una si è svolta anche in Italia, lo testimonia un video su YouTube), si sono mosse la associazioni per i diritti umani, da Human Rights Watch ad Amnesty International.

Reporters sans Frontiéres (RSF) è ancor più critica: definisce l'esito del processo un disonore per l'Egitto, mettendo in luce l'incoerenza fra le convenzioni internazionali ratificate dal paese e l'articolo della Costituzione che dovrebbe tutelare la libertà di espressione, che cozzano con la selva di leggi che delimitano la libertà di espressione e rendono la sua tutela inefficace. Un'incoerenza che si rispecchia ulteriormente nelle promesse del presidente Mubarak, che proprio tre anni fa annunciava di voler temperare le pene per i reati a mezzo stampa. Nulla si è smosso finora.

Ma le dissonanze non terminano qui, sottolinea RSF. Si inquadrano in quella che sembra una "tradizione del paradosso", che adombra gli afflati libertari della Nazioni Unite, volti a tutelare la libertà della Rete. La Tunisia è stata sede del World Summit on the Information Society (WSIS), pur essendo un paese prono alle censure digitali. In Grecia si è inaugurato il primo Internet Governance Forum (IGF), mentre veniva arrestato l'amministratore di un aggregatore di notizie per aver pestato i piedi, involontariamente, ad un personaggio influente.

L'Egitto è nella lista dei tredici nemici di Internet stilata da RSF: arresta e condanna blogger in maniera disinvolta, e nel 2009 si prevede ospiterà l'Internet Governance Forum per discutere della necessità che l'informazione fluisca libera in Rete. RSF chiede che le Nazioni Unite prendano posizione e rifiutino l'offerta di ospitalità dell'Egitto, per non screditarsi e per lanciare un segnale affinché qualcosa si smuova.

Gaia Bottà
Fonte: PuntoInformatico

da YouTube uno dei video di abuso pubblicati dai blogger egiziani, un video i cui contenuti possono turbare e se ne sconsiglia pertanto la visione ai lettori più sensibili. Questo è il link per vederlo https://www.youtube.com/watch?v=WqJyJSpWkrw



 
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falak
view post Posted on 5/3/2007, 13:48




EGITTO, blogger mettono alla prova il controllo dei media

di Alaa Shahine

CAIRO(Reuters)- I bloggeri egiziani sono finiti al centro del dibattito politico sulla libertà di espressione. Agli inizi del mese, Abdel-Karim Suleiman, ex studente in legge 22enne dell'università islamica di al-Azhar, è diventato il primo egiziano a finire in carcere per un blog. In cella dovrà scontare quattro anni. "Nonostante il loro numero limitato, i blogger sono diventati un media alternativo", dichiara Ehab el-Zalaky, direttore del settimanale indipendente al-Dustor, che si occupa da tempo del fenomeno. I blog offrono anche una piattaforma di discussione per le minoranze religiose e sociali, argomenti raramente trattati dai media tradizionali. La discriminazione contro i cristiani in Egitto è documentata in uno di questi diari online. Altri blog discutono le problematiche delle lesbiche. "In una società troppo conservatrice per accettare queste relazioni, è la prima volta che un argomento così esplicito finisce su un media egiziano", ha dichiarato Zalaky. PRECEDENTE PERICOLOSO Il processo contro Suleiman, un musulmano liberale che si firma come Kareem Amer sul suo blog, era nato da una denuncia dell'Università di al-Azhar relativa a otto articoli scritti dal 2004. Suleiman accusava una istituzione conservatrice sunnita di promuovere un pensiero estremista e definiva "terroristi" alcuni accoliti del profeta Maometto. Aveva anche paragonato il presidente Hosni Mubarak ai faraoni dell'antico Egitto. I blogger e le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato con forza la condanna di Suleiman, temendo che diventi un precente pericoloso per una censura di Internet in Egitto, dove esistono circa 5.000 blog su una popolazione di oltre 70 milioni di persone. Il ministero degli Esteri ha criticato le reazioni al verdetto e ha detto che si tratta di una questione interna e che spetta alla magistratura decidere. "Non sono per nulla spaventato... non retrocederò di un millimetro da ciò che ho scritto e le manette non mi impediranno di sognare la mia libertà", ha scritto Suleiman nel suo blog (http://karam903.blogspot.com) poco prima dell'arresto a novembre. Dalla detenzione di Suleiman, ha detto un suo collega, la blogosfera egiziana è cambiata. "Non posso dire di aver paura", ha detto a Reuters il 32enne Wael Abbas. "Con questo governo bisogna aspettarsi il peggio". Un gruppo di blogger ha ricevuto una grande pubblicità a novembre dopo aver pubblicato un filmato e delle foto di un'aggressione a danno di un conducente di autobus egiziano, che si ritiene sia stato sodomizzato presso una stazione di polizia. Le immagini hanno portato all'arresto di due poliziotti che ora sono sotto processo per tortura. Da allora molte immagini di tortura sono affiorate su Internet. L'ultima clip pubblicata dal blog di Wael Abbas (http://misrdigital.blogspirit.com) mostra un agente in uniforme che insulta e picchia due civili. L'autenticità del filmato, visto quasi 26.000 volte, non è stata ancora verificata.

05-03-2007 10.00

FONTE:mytech

 
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Cleopatra79
view post Posted on 17/3/2007, 16:43




Egitto, magistrato chiede 'oscuramento' di 21 siti web e blog

Il Cairo, 13 mar . (Aki) - Abdel Fattah Mourad, magistrato di Alessandria d'Egitto, ha deposto una denuncia nei confronti di 21 tra siti internet e blog, chiedendo che vengano oscurati. La notizia, di cui già si vociferava nei giorni scorsi, ha fatto immediatamente il giro del web, anche perché il magistrato in questione è lo stesso che ha condannato in appello il blogger Abdel Kareem Nabil Soleiman a 4 anni di carcere.

Il clima di repressione crescente nei confronti dei blogger egiziani è una delle conseguenze che gli attivisti per i diritti umani temevano alla luce della vicenda Kareem, condannato per incitamento all'odio dell'Islam e vilipendio del presidente. Oltre a siti internet, Mourad ha denunciato anche alcuni giornali dell'opposizione e organizzazioni umanitarie, come il giornale Nahdet Masr', il quotidiano 'Al Ghad', il sito on-line di Kifaya', movimento per le riforme, e il portale del Network Arabo per i Diritti Umani Hrinfo'. Inoltre Mourad - secondo quanto rivela il giornale 'Rose al Youssef' - chiede di bloccare l'accesso ad alcuni tra i blog più popolari in Egitto, come 'Bentmasreya', accusati di contenere ''fotografie e scritti che deturpano l'immagine dell'Egitto e ne insultano il presidente''. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, tuttavia, l'accanimento di Mourad contro i blogger e gli attivisti in genere costituirebbe la risposta a una denuncia di plagio, deposta da alcune associazioni nei suoi confronti. Nel suo ultimo libro, incentrato sulla libertà di espressione su internet in Egitto, il magistrato avrebbe infatti inserito brani tratti da una pubblicazione del Network arabo per i diritti umani, senza citarne la fonte. Gamal Eid, direttore del Network, ha annunciato di aver chiesto al Club dei Giudici, organismo che funge da sindacato della categoria, di sospendere l'immunità per Mourad, per poterlo denunciare per violazione di copyright.

Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/hp/
 
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maxbad9
view post Posted on 3/4/2007, 22:10




Kareem smaschera le verità scomode dell'Egitto

di Martino Pillitteri - 24 febbraio 2007

In una «repubblica» accreditata come un Paese del Medioriente in cui vi è una leadership moderata e progressista è possibile che un ragazzo ventitreenne venga condannato a 4 anni per aver offeso la reputazione di Mubarak ed espresso una legittima critica verso l'islam radicale? In Egitto sì, e la condanna impartita al giovane blogger egiziano Kareem Suleiman stabilita giovedì da un giudice presso Alessandria d' Egitto lo attesta.

I guai di Kareem sono iniziati verso la fine del 2005, dopo aver descritto sul suo blog che aria tira all'interno dell'influente università di Al-Ahzar al Cairo. Secondo il resoconto di Kareem, questo istituto, che sulla carta si attesta di essere il punto di riferimento dell'islam moderato, è in realtà un covo istituzionalizzato di fanatici integralisti che oltre a rovinare il processo educativo degli studenti promuove l'agenda politica della Fratellanza Musulmana. In quelle classi, ha scritto Kareem, viene insegnato che chi non crede nell'Islam è un infedele da disprezzare mentre le donne sono inferiori all'uomo.

L'aver mascherato il lato oscuro di Al.-Ahzar è costato a Kareem l'espulsione e un primo arresto. Ma quello era solo l'inizio. Il peggio sarebbe avvenuto qualche mese più tardi per delle osservazioni pubblicate sempre sul suo blog sullo stato orientato al fondamentalismo della società egiziana, la palese disparità di diritti tra uomini e donne, tra musulmani e cristiani e su come l'estremismo islamista stia corrodendo la società araba. Queste opinioni gli sono costati 3 mesi di cella di isolamento e una condanna a quattro anni.

Intorno a questa vicenda ci sono delle considerazioni e sfumature molto interessanti sulla deriva anti democratica e fondamentalista dell'Egitto, che, inspiegabilmente, continua ad essere ritenuto il punto di riferimento laico e progressista del mondo arabo dell'élite culturale e mediatica europea. La reazione della famiglia di Kareem è emblematica di questa deriva. I suoi genitori, infatti, si sono esposti non in difesa del figlio ma bensì contro. Il padre ha dichiarato a un giornale nazionale di aver disonorato il figlio, e che, qualora non si pentisse, auspica l'applicazione della sharia più radicale e la conseguente impiccagione. La famiglia non gli ha neppure perdonato le frequentazioni con degli amici cristiani e anche di aver interrotto il digiuno nel Ramadan!!! In uno slancio di anti occidentalismo, infondo mancava solo quello, il padre di Kareem ha pure definito <asini atei» tutti i membri delle organizzazioni che si battono per la libertà di suo figlio.

Un altro aspetto di questa vicenda riguarda il ruolo e la potenziale influenza della blogger community. Il caso di Kareem ha fatto il giro del mondo grazie all'attivismo e la campagna di informazione chiamata Free Kareem portata avanti dagli altri blogger egiziani, i quali sono riusciti ad organizzare manifestazioni di solidarietà a New York, Parigi, Londra, Washington ed anche a Roma. Sono loro che hanno fornito i dettagli della saga di Kareem alle organizzazioni sui diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch e agito da tramite tra l'avvocato di Kareem e i più importanti giornali al mondo come il NY Times, The Guardian, International Herald Tribune.

Non ci sono dubbi che in Egitto ci siano tante famiglie «islamic correct» che ripudierebbero i loro figli pur di difendere la visione degli integralisti, ma è anche vero che esiste una crescente comunità di giovani arabi di fede musulmana moderati e liberali, che si battono contro dell'ascesa del fondamentalismo e la mancanza di libertà politica e intellettuale. Questi trovano la possibilità di esprimere le loro opinioni e raccontare al mondo quello che succede in Egitto e nell'area in generale grazie alla tecnologia della sfera dei blog. È un fenomeno in ascesa ed è oggi l'unica alternativa laica liberale e non censurabile dal regime nella terra de faraoni.

La condanna inflitta a Kareem potrebbe dopotutto anche essere un monito nei confronti degli altri blogger che giornalmente informano il mondo (molti giornali internazionali prendono spunti e notizie dai blogger) sulla deriva sempre più anti democratica dell'establishment di Mubarak. Infondo sono soli i blogger egiziani a raccontare che, dopo tante promesse di aperture democratiche fatte da Mubarak al segretario di Stato americano Rice ogni volta che si è recata in visita ufficiale al Cairo, l'establishment del presidente non solo si ostina a ripudiare trasparenza, riforme politiche, libertà civili, parità tra i sessi e rispetto delle minoranze religiose, ma fa pure incarcerare coloro che si battono per questi valori.

Martino Pillitteri
fonte:www.ragionpolitica.it
 
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hayaty
view post Posted on 29/4/2007, 08:07




Appello per Karim, blogger in carcere per difendere la libertà di parola
di Marista Urru

Roma 29 Aprile 2007 ore 07:45

Di questo blogger condannato in Egitto a quattro anni di carcere per aver difeso i principi della libertà di parola, la tolleranza religiosa e la uguaglianza tra i sessi, sui nostri giornali, quasi non c'è traccia.
Altrove ne hanno scritto diffusamente, ha fatto scalpore, in Inghilterra lo hanno insignito di un importante premio per il giornalismo, il Pen Club lo ha eletto socio onorario. Sono state sottofirmate petizioni. In Italia la notizia è stata snobbata, o meglio, i nostri giornalisti "non hanno creato la notizia", ieri davanti a Montecitorio a manifestare c'erano quattro gatti.

Non interessava nessuno, nella Italia del finto buonismo, della accoglienza indiscriminata di poveri e delinquenti, le idee non trovano posto, e le idee coraggiose di Karim, la sua incarcerazione, il fatto che il padre abbia chiesto la sharia per il figlio, potevano essere una occasione di dibattito i cui includere l'islam moderato. Una occasione di contatto con "l'altro", partendo da un fatto che nell'islam moderato dell'Egitto è nato. Ma no, ai nostri media non interessa, la Kultura del finto buonismo non ha bisogno dei Karim, gli basta qualche giaculatoria, qualche tiritera per convincerci della nostra colpevolezza "a prescindere" per farci sopportare come fessi le prepotenze dei delinquenti importati, ma gente come Karim, no, non serve alla causa di chi vuole soffocare questo paese e le sue tradizioni, meglio una barcata di "nuovi schiavi", è sempre un businnes : salari più bassi per i Montezemoli; centri di prima accoglienza che guadagnano, ora poi sono anche politicamente corretti, associazioni, pratiche remunerate dallo Stato per i sindacati, ditte che riforniscono i "vu compra'" e poi il votificio.... si meglio la barcata di schiavi che la diffusione delle idee, per quelle bastano i centri sociali , si sta più tranqulli, sono politicamente corretti, si sa quel che diranno, non danno sorprese.

Comincialitalia.net

 
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hayaty
view post Posted on 3/5/2007, 06:45




Egitto, chiude il blog d'opposizione Egyptian Sand Monkey

Il Cairo, 30 apr . (Aki/Ign) - E' costretto a chiudere i battenti l'Egyptian Sand Monkey , uno dei blog d'opposizione più seguiti d'Egitto e tra i diari on-line più letti dell'intero Medio Oriente. Ad annunciare il congedo dalla rete è stato Sam Adam, nickname del blogger autore del portale, che ha sottolineato come a spingerlo a questa decisione sia stata la forte pressione esercitata dal regime egiziano. "Non credo che l'anonimato possa più proteggermi - ha scritto il blogger - Almeno non da quando agenti della sicurezza fanno domande su di me nella strada in cui abito, quindi ho deciso di chiudere". La notizia dell'addio al web della "scimmia del deserto" ha subito suscitato l'interesse dalla stampa locale ed è riportata oggi dai principali quotidiani in lingua araba. Il risalto dato all'evento è strettamente connesso col ruolo che in questi anni il blog ha avuto nella vita politica del pase. Sand Monkey è infatti stato uno dei più vibranti animatori del dibattito politico e sociale, oltre ad aver raccontato con regolarità, negli ultimi due anni, le violenze e le brutalità commesse da Mubarak durante le manifestazioni di contestazione al regime organizzate da attivisti politici. L'attenzione dei media nei confronti dei blogger egiziani è iniziata nel febbraio 2005, durante la campagna per il referendum sulla riforma costituzionale voluta dalle autorità del Cairo. Da allora gli autori di questi portali sono entrati a pieno titolo nel dibattito politico del paese, attirando su di sé le critiche e le persecuzioni del regime.

Nel febbraio scorso il tribunale di Alessandria d'Egitto ha condannato il blogger Karim Suleiman a quattro anni di prigione, per aver insultato il presidente e diffamato l'Islam, religione di Stato. Il giovane ventiduenne è tuttora in stato di detenzione nonostante le critiche espresse sulla vicenda dalle associazioni per i diritti umani. Dal 2006 l'Egitto figura nella lista dei "paesi nemici di Internet e della libertà d'espressione" stilata da Reporter Senza Frontiere.

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123 replies since 12/5/2006, 00:08   2130 views
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