Mal d'Egitto

Egitto: quale libertà di stampa?, Giornali, TV, radio, pubblicità

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Cleopatra79
view post Posted on 1/4/2006, 18:32




Egitto: quale libertà di stampa?

Nonostante l'Egitto sia, insieme alla Giordania, al vertice della classifica stilata da Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nei paesi arabi mediorientali, negli ultimi tempi si sono verificati episodi preoccupanti nei confronti dei giornalisti di opposizione: condanne nelle corti, intimidazioni, aggressioni. Il messaggio lanciato al mondo della stampa del paese appare piuttosto chiaro: la soglia di tolleranza del governo si sta progressivamente abbassando.

Elena Piffero

da Equilibri.net (31 marzo 2006)



Secondo la valutazione di Reporter Senza Frontiere, l'Egitto è, comparativamente rispetto agli standard regionali, uno dei paesi arabi in cui la libertà di stampa subisce meno limitazioni. Eppure lo scorso mese, ad una settimana di distanza l'uno dall'altro, due giornalisti egiziani sono stati condannati a un anno di carcere da due diverse corti criminali cairote. Amira Malash del settimanale indipendente Al Fagr è stata giudicata colpevole di diffamazione nei confronti del giudice Atia Mohammed Awad, il cui nome era apparso in un articolo del luglio scorso riguardante un caso di corruzione all'epoca al vaglio degli inquirenti; il capo di imputazione per Abdel Nasser Al Zuhairi invece, del quotidiano Al Masri Al Youm, è la diffamazione nei confronti dell'ex ministro dell'edilizia Mohammed Ibrahim Suleiman.

La legge n. 96 del 1996 che disciplina la stampa egiziana prevede severe punizioni per i “crimini di pubblicazione” identificati nel codice penale; il punto più controverso del testo è proprio la clausola che permette l'incarcerazione fino a un anno per la pubblicazione di articoli ritenuti diffamatori, la cui abolizione è diventata l'obiettivo prioritario per cui si sta battendo il sindacato dei giornalisti, riunito in assemblea generale la scorsa settimana al Cairo.
La promessa del presidente Mubarak all'inizio del 2004 di rimuovere tale clausola non si è concretizzata e le pressioni per una riforma si stanno intensificando; una seconda assemblea generale del sindacato dei giornalisti è in programma per il 17 aprile prossimo, data dopo la quale, se il Parlamento non avrà preso in esame la proposta di riforma presentata dal sindacato, si preannunciano dimostrazioni, sit in e persino uno sciopero generale.
Al momento tuttavia non vi sono segnali di una volontà politica verso la concessione di maggiori spazi di libertà per la stampa, anzi gli sviluppi degli ultimi mesi parrebbero indicare un'evoluzione in senso opposto; il Committee to Protect Journalists (CPJ) ha denunciato, a latere delle incarcerazioni, numerosi episodi di intimidazione e alcuni di vera e propria aggressione a danno di reporter della stampa di opposizione durante la copertura delle recenti elezioni parlamentari. Esemplificativo il caso di Abdel Halim Kandil, editorialista del quotidiano di opposizione Al Arabi, che il 2 novembre 2004 è stato aggredito davanti al suo appartamento da quattro uomini che gli hanno intimato di non scrivere più nulla su “persone importanti”. Il giornalista aveva assunto posizioni critiche nei confronti di Mubarak, del figlio Gamal e del Ministro degli Interni per come avevano gestito l’attacco terroristico del 7 ottobre 2004 a Taba nel Sinai, costato la vita a 34 persone.
Secondo il quotidiano Al Ahram Weekly, più di un centinaio di giornalisti sarebbero in attesa di giudizio e rischierebbero a loro volta le manette, sintomo questo di un rapporto tra stampa e governo che rimane difficile e piuttosto teso e rischia di degenerare in scontro aperto.

Il mondo della stampa egiziana: luci ed ombre

Al di là dei provvedimenti a carattere penale a carico dei giornalisti, altre ipoteche per così dire sistemiche gravano sull'esercizio della libertà di stampa nel contesto egiziano. Esistono in Egitto tre tipi di pubblicazioni: i giornali governativi (la cosiddetta “stampa nazionale”), i giornali appartenenti ai partiti politici e quelli privati o “indipendenti”. In tutto una cinquantina di testate tra quotidiani e settimanali, essenzialmente governative, si contendono un mercato concentrato geograficamente tra Il Cairo e Alessandria.

Seguendo l’invito della Costituzione, il legislatore è intervenuto più volte per fissare i limiti della libertà di stampa: il quadro generale attualmente è tracciato dalla legge n. 96 del 1996, che ha sostituito la legge n. 148 del 1980, ma aspetti particolari sono tuttora regolamentati da testi precedenti mai aggiornati, come la legge sulle imprese di pubblicazione del 1936, la legge sui partiti politici del 1977, la legge sulle società anonime del 1981.

I tre maggiori quotidiani, Al Ahram, Al Akhbar e Al Gumhuriyya, sono governativi, così come le riviste a maggiore tiratura; lo stato ne esercita il diritto di proprietà tramite la mediazione del Majilis al Shura, la camera alta del Parlamento egiziano, incaricato di nominare e dimettere i presidenti dei consigli di amministrazione. Non esiste più la censura preventiva degli articoli (che ne impediva la pubblicazione), ma dal momento che gli editori in capo nelle redazioni delle testate governative sono nominati dall'esecutivo l’autocensura è una pratica diffusa.

La stampa nazionale, pur non costituendo un mero strumento di propaganda, riflette la posizione ufficiale sui principali problemi. I giornalisti dipendono dallo stato per lo stipendio e per la propria carriera professionale: il sistema premia quindi non la professionalità ma la lealtà al governo. La pluralità di opinioni, che pure esiste e sulla quale le testate pubbliche puntano con successo per differenziarsi l'una dall'altra, non arriva mai a mettere in discussione un certo consenso di fondo, e le rivelazioni degli scandali e della corruzione dei funzionari pubblici si fermano prima di coinvolgere i più alti rappresentanti delle istituzioni e del governo. Le direzioni fondamentali della politica egiziana, le ambizioni regionali del paese, l’onore delle forze armate, l’”interesse nazionale”, l’”unità del paese”, la “pace sociale” o la lotta politica contro l’opposizione islamista sono argomenti troppo sensibili per essere sottoposti a critiche.

Quella che viene definita “stampa di opposizione” è composta da tutti i giornali in possesso di partiti politici diversi dal Partito Democratico Nazionale, come Al Wafd o Al Sha’ab, e più di recente Al Ghad, il quotidiano dell'omonimo partito fondato da Ayman Nour, il candidato alle elezioni presidenziali del 2005 che si è aggiudicato il secondo posto; spesso la pubblicazione di un giornale costituisce in realtà l’unica attività visibile del partito, specialmente nel caso dei partiti minori. Il principale problema per queste testate è che devono affidarsi per la stampa e la diffusione alle case editrici e alle catene di distribuzione pubbliche, cioè dipendenti dal governo, in quanto i partiti non dispongono di strutture private a tale scopo. Il governo ha poi il controllo sulla pubblicità: quella per il grande pubblico è stampata sui giornali filogovernativi e di conseguenza la stampa di opposizione fronteggia spesso serie difficoltà nel far quadrare il bilancio a causa della ristretta base pubblicitaria e ha quindi una tiratura piuttosto limitata. I quotidiani di opposizione sono poi continuamente sottoposti alla minaccia di chiusura da parte del governo.

A latere di queste due categorie si colloca la stampa cosiddetta “indipendente”, in mano alle “persone morali di diritto privato” a cui fa riferimento la Costituzione, che possono costituirsi in impresa di pubblicazione a condizione che prendano la forma di una cooperativa o di una società anonima. Le condizioni poste ai privati che intendono pubblicare un proprio giornale sono particolarmente esigenti, e il procedimento amministrativo complicato. Il capitale di partenza richiesto per la società deve essere detenuto esclusivamente da egiziani e ammonta a un milione di sterline egiziane per un quotidiano (circa 165.000 euro) e 250.000 sterline per un settimanale (circa 40.000 euro), cifre piuttosto elevate, e nessun azionista può detenere più del 10% della quota sociale. Secondo le modifiche apportate nel 1998 alla legge sulle società del 1981, tutte le richieste di costituzione di una impresa di pubblicazione devono essere approvate dal Consiglio dei Ministri, un intervento dell'esecutivo che è considerato da molti come una forma di censura amministrativa; una volta costituita la società, occorre poi ottenere una licenza di pubblicazione dal Ministero dell’Informazione.

La libertà di stampa: non diritto ma concessione

L'esecutivo dispone in definitiva di una notevole serie di strumenti di controllo, più o meno espliciti, che può applicare discrezionalmente a seconda delle esigenze politiche contingenti; in questo quadro, si è assistito a momenti di maggiore apertura alternati a strette repressive, in genere coincidenti con situazioni di difficoltà per il governo. Il mutato clima internazionale dopo il settembre 2001 ha permesso al governo di ricorrere alla retorica della lotta globale contro il terrorismo per giustificare interferenze anche pesanti nel mondo della stampa; un esempio fra tanti, se prima delle elezioni parlamentari e durante il primo turno il clima era stato di inconsueta tolleranza, una volta che la Fratellanza Musulmana ha mostrato una performance ritenuta eccessivamente positiva la morsa si è stretta nuovamente.
Il governo sta tentando di bilanciare due istanze contrapposte: da un lato la necessità di apparire quanto più possibile liberale per non alienarsi le simpatie occidentali e statunitensi in particolare nel quadro del progetto americano di democratizzazione del Medio Oriente e dall'altro l'esigenza di non concedere eccessivo spazio alle critiche interne, specialmente se queste sono dirette a membri dell'alta burocrazia o dell'apparato governativo e potrebbero quindi minare la stabilità del regime.

Sebbene quotidiani e periodici abbiano una diffusione relativamente limitata in un contesto in cui l'analfabetismo ha tassi elevati nelle campagne e nelle periferie urbane, e nonostante l'avvento di altri canali di informazione quali le televisioni satellitari e Al Jazeera in particolare abbia cambiato le regole del gioco mediatico, il controllo sulla stampa rimane di grande importanza per il governo, che sembra temere non tanto un'effettiva democratizzazione del paese quanto piuttosto l'operato delle contro-élites che mirano a scalzare dal potere la vecchia classe dirigente del Partito Democratico Nazionale. Nell'ipotesi che si verificasse un mutamento al vertice, è poco plausibile tuttavia che sul breve periodo alla stampa venisse concesso il pieno godimento di quella libertà che finora le è stato negato: nessuna parte politica di opposizione mostra di essere tanto impegnata verso una liberalizzazione del sistema politico da rinunciare alla stabilità che il controllo sulla società offre a chi detiene il potere di governo. La priorità anche delle opposizioni non sembra essere tanto il cambiamento delle regole nell'arena politica quanto l'accesso e la permanenza all'interno all'arena politica stessa.

Conclusioni

Le numerose campagne condotte dalle testate di opposizione contro la corruzione delle alte personalità dello stato e contro l'inefficace gestione politica dei problemi del paese hanno creato preoccupazione all'interno dell'establishment di governo, sempre più sensibile alle critiche quanto più si avvicina il momento della successione alla presidenza del paese. La stretta degli ultimi mesi rivela non la forza ma la debolezza del regime che si trova costretto a ricorrere a provvedimenti repressivi nei confronti dei giornalisti perché non in grado di offrire una risposta politica alle obiezioni che gli vengono rivolte.
Nonostante le pressioni interne del sindacato dei giornalisti e quelle internazionali nel senso di una democratizzazione del sistema, è poco plausibile, date le premesse, che nel corso del prossimo quinquennio la strategia di caute concessioni e di opportune repressioni da parte del governo possa evolvere nel senso di una piena indipendenza del mondo della stampa nel paese.
 
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Cleopatra79
view post Posted on 30/6/2006, 01:23




Egitto, carcere per due giornalisti
Lesa maesta' contro presidente Mubarak


Due giornalisti sono stati condannati a 1 anno di prigione da un tribunale del Cairo. Il reato: aver insultato il presidente Mubarak. Se la sentenza verrà confermata dovranno pagare anche un'ammenda di 10mila lire egiziane, pari a 1.400 euro. "E' come il vecchio crimine di lesa maestà, è la prima volta che accade una cosa simile dalla fondazione della repubblica nel 1953", ha detto uno dei giornalisti condannati.

Lo scorso aprile "Al Dostour", settimanale indipendente diretto da Ibrahim Issa, ritenuto colpevole dal tribunale di Giza, aveva pubblicato un articolo in cui si sosteneva che il presidente Mubarak avesse intascato una tangente di 500 milione di lire egiziane (70 milioni di euro) durante la privatizzazione delle imprese pubbliche. Ad accusare l'uomo più potente del Paese, Said Mohammad Abdallah, che in seguito ha smentito le dichiarazioni, querelando il giornale. Ritrattare non gli è servito: Abdallah è stato processato e condannato alla stessa pena (per "offesa alla persona del presidente della Repubblica") del direttore e della redattrice Samar Zaki. Ma Ibrahim Issa, assente in tribunale durante la lettura della sentenza, non demorde: ha detto che ricorrerà in appello.

Libertà di stampa a rischio
"La sentenza è una prova in più della necessità dell'indipendenza della magistratura - si è sfogato Issa - è sconvolgente per la vita politica dell'Egitto. Proprio mentre il governo pretende di portare avanti delle riforme politiche, la sentenza è la conferma che si tratta di pura illusione". Dall'inizio dell'anno numerosi giornalisti, che avevano denunciato nei loro articoli casi di corruzione, sono stati citati in tribunale.

Fonte: TgCom 26/6/2006
 
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Cleopatra79
view post Posted on 11/7/2006, 18:30




Egitto: sciopero giornali per protesta legge stampa

IL CAIRO - I giornali indipendenti e d'opposizione dell'Egitto non sono stati pubblicati oggi, in un'eccezionale protesta contro un progetto di legge che i giornalisti ritengono limiti ulteriormente la libertà d'informazione.

Il progetto, che è stato approvato in via preliminare dal parlamento, cancella la detenzione solo per alcuni reati dei giornalisti, mantenendo la misura in molti casi, in particolare per quelli relativi alle denunce di corruzione dei funzionari pubblici.

Per l'opposizione, la legge è un altro colpo alle riforme politiche in Egitto e conferma la scarsa sincerità del presidente Hosni Mubarak, che in campagna elettorale aveva promesso radicali riforme.

Venticinque quotidiani e settimanali hanno scioperato, mentre sono usciti come sempre quelli governativi.

Il parlamento, dominato dal Partito nazional democratico di Mubarak, dovrebbe approvare oggi la legge in via definitiva.

da http://www.tio.ch


EGITTO: MUBARAK INTERCEDE, IL PARLAMENTO APPROVA LEGGE SULLA STAMPA

Il Cairo, 10 lug. - (Aki) - Il presidente egiziano Hosni Mubarak è intervenuto personalmente nella polemica divampata tra governo e mezzi d'informazione del Paese, chiedendo al Parlamento di eliminare dalla nuova legge sulla Stampa l'articolo che prevede il carcere per i giornalisti che indaghino o svelino particolari sui patrimoni dei personaggi pubblici. Subito dopo la legge è stata votata e approvata dal Parlamento del Cairo, nonostante i 107 voti contrari dell'opposizione. Lo ha reso noto l'emittente satellitare Al Jazeera.
Al centro delle polemiche, l'articolo 303 della legge che prevedeva la possibilità di incarcerare i giornalisti che pubblicano notizie relative alle "proprietà e ai patrimoni personali di personaggi pubblici", considerato dagli operatori dell'informazione un modo per tutelare la corruzione diffusa nelle istituzioni egiziane e penalizzare i giornalisti.
Ieri, oltre 20 testate indipendenti e dell'opposizione avevano scioperato per protestare contro l'approvazione della legge e molti giornalisti avevano manifestato davanti al Parlamento con striscioni inneggianti alla libertà d'informazione.
A chiarire tuttavia che la categoria continuerà a rivendicare la totale e piena indipendenza degli organi di stampa, è il presidente del Sindacato dei Giornalisti, Galal Aref "La prima battaglia è vinta - ha dichiarato all'emittente del Qatar, durante un collegamento telefonico dal Cairo - ma la legge prevede ancora la possibilità di incarcerare i giornalisti, a differenza di quello che il Presidente aveva promesso durante la campagna elettorale".

Fonte: Aki
 
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maxbad9
view post Posted on 12/9/2006, 08:13




vi siete mai chiesti che idee politiche ha reporter senza frontiere? x dire che la stampa di egitto,giordania ed in generale dei paesi arabi?se loro hanno liberta' noi dovremmo essere incoronati al primo posto
 
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Cleopatra79
view post Posted on 28/9/2006, 01:02




Egitto: messi al bando dei quotidiani europei

Il Cairo, 24 settembre - Come riferito dall'agenzia egiziana Mena e rilanciato dalla Reuters, con un decreto del ministro dell'Informazione egiziano un numero del quotidiano francese Le Figaro e un altro del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung sono stati messi al bando e non potranno essere venduti in Egitto, perché "hanno denigrato l'Islam e hanno affermato che la religione islamica è stata diffusa con la spada".

http://www.arabmonitor.info/?lang=it






Sequestrati in Egitto tre giornali europei

dal Cairo

Il ministro dell'informazione egiziano ha emesso ieri un decreto che vieta la distribuzione di alcune edizioni di tre giornali europei che contenevano commenti giudicati offensivi nei confronti dell'islam. Il provvedimento riguarda l'edizione del 19 settembre del quotidiano francese “Le Figaro”, quella del 16 settembre del giornale tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e un'edizione del britannico “The Guardian Weekly”.
Gli articoli incriminati, pubblicati rispettivamente da “Le Figaro” e dal quotidiano tedesco, sono firmati dal filosofo e insegnante francese Robert Redeker e dallo storico tedesco Egon Flaig, che associano l'islam alla violenza. «Gli articoli pubblicati esprimono disprezzo nei confronti dell'islam e sostengono che l'islam è stato propagato con la spada e che il profeta era un messaggero del male», è scritto nel decreto, firmato dal ministro Anas El-Fikky.
Nel decreto non si mettono in relazione gli articoli con il discorso del Papa a Ratisbona, nel quale Benedetto XVI aveva citato l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo (XIV secolo), secondo cui Maometto predicava cattiveria, disumanità e conversioni fatte con la forza.
Qualche giorno fa lo stesso numero del “Figaro” era stato sequestrato in Tunisia. Stephane Marchand, responsabile delle pubbliche relazioni del quotidiano parigino si era limitata comunicare che la direzione del giornale non intendeva rilasciare alcun commento in proposito.

http://www.ilgiornale.it/

 
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hayaty
view post Posted on 3/5/2007, 06:41




Egitto: giornalista condannata
Per programma su trattamento nei commissariati di polizia

(ANSA)-IL CAIRO, 2 MAG- Una giornalista egiziana di Al Jazira, Howaida Taha, e' stata condannata oggi da un tribunale egiziano a sei mesi di prigione dura. L'accusa e' di attentato agli interessi superiori del Paese. La giornalista e' stata condannata per un suo programma nel quale documentava il 'trattamento degli egiziani nei commissariati di polizia'. L'avvocato difensore ha fatto ricorso. Taha era stata arrestata in gennaio.

Borsa Italiana
 
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hayaty
view post Posted on 7/10/2007, 22:35




Egitto: sciopero quotidiani per liberta' di stampa

07 Ottobre 2007, 10:43

IL CAIRO - La stampa indipendente e quella che fa capo ai partiti di opposizione politica - 22 testate in tutto - sciopera oggi in Egitto per difendere la liberta' di espressione e protestare contro il giro di vite del governo nei confronti della stampa libera. I direttori di quattro testate anti-governative che dalle colonne dei loro giornali avevano attaccato figure di spicco del partito al governo, l'Ndp, e il presidente Hosni Mubarak, sono stati condannati a un anno di prigione, per ora evitata pagando una cauzione di 10mila lire egiziane (pari a circa 1.300 euro).

Instablog
 
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hayaty
view post Posted on 11/10/2007, 10:21




CITAZIONE (hayaty @ 7/10/2007, 23:35)
Egitto: sciopero quotidiani per liberta' di stampa

Approfondimento:

Egitto: sciopero giornalisti, listati a lutto per un giorno anche i loro siti Internet
di Marc Innaro

09/10/2007


“E’ stata una decisione sofferta ma giusta. Dovevamo esprimere la nostra solidarieta’ con i colleghi arrestati. Pensi che in Egitto, ancora oggi, un giornalista puo’ finire in carcere sulla base di 18 articoli del codice penale”. Mahmud Bakri e’ il vice-direttore di “Al-Osbo’a”, uno dei 22 giornali indipendenti che domenica 7 ottobre hanno deciso, tutti insieme, di non uscire per protesta. “Liberta’ per la stampa e per i giornalisti”: listati a lutto per un giorno anche i loro siti Internet. Una decisione senza precedenti, e certamente molto coraggiosa, in un Paese dove, per aver scritto che “il 90 per cento dei giudici egiziani di primo grado non ha le competenze giuridiche necessarie”, 3 giornalisti sono stati recentemente condannati a due anni di galera per “oltraggio alla giustizia”. O, come 4 direttori di giornali, condannati ad un anno di lavori forzati per aver definito “dittatoriale” il Partito del presidente egiziano Hosni Mubarak, al potere da oltre un quarto di secolo.
“Era ora che scioperassimo”, dice Mustafa Obeid, un giovane redattore di ‘Gomhurriya’, “ma temo che un solo giorno non basti per far passare il messaggio”.
“Il problema”, aggiungono altri, “e’ che agli egiziani manca la coscienza dei propri diritti. Anche perche’ noi giornalisti a stento riusciamo a dar conto del crescente malcontento sociale del Paese”.
Un malcontento che solo sporadicamente emerge su stampa e TV di regime, e solo quando a scioperare sono i simboli stessi del settore produttivo e industriale dell’Egitto.
Come due settimane fa, a Mahalla el-Kubra, una citta’ a nord del Cairo, dove i 27.mila operai della piu’ antica industria tessile del Paese erano scesi in sciopero ad oltranza contro le paghe da fame: solo 15 centesimi di euro per un’ora di lavoro. Ebbene, proprio grazie all’enorme risonanza mediatica del loro sciopero, gli operai tessili sono riusciti ad averla vinta. Conclusione: se in Egitto oggi qualcosa si muove, lo si deve spesso proprio alla stampa. Un esempio? La “campagna per la sicurezza sul lavoro”, un progetto mai realizzato prima in Egitto, nato su iniziativa della Italcementi, che ha recentemente acquisito il controllo di alcuni grandi cementifici egiziani.
“Quando siamo sbarcati in Egitto, la situazione era semplicemente catastrofica”, spiega Roberto Callieri, consigliere delegato della Suez Cement. “Con un’accorta e capillare politica di sensibilizzazione, grazie anche ai mass-media egiziani, oggi abbiamo invertito decisamente la tendenza e, ad un solo anno dall’inizio del programma, abbiamo ridotto di oltre il 30% l’incidenza degli incidenti sul lavoro nei nostri stabilimenti. Risultato incoraggiante, certo, ma e’ anche la dimostrazione di quanto, purtroppo, sia carente questo aspetto nella mentalita’, nei comportamenti di tutti”.

Articolo 21
 
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sealove
view post Posted on 27/10/2007, 10:27




Per ottenere il perdono dovrà esporre 12 stendardi sui tetti di altrettanti notabili
EGITTO: giornalista deve pagare 1000 cammelli

Il Cairo (Egitto)
Le cause civili esistono anche in Occidente ma in Egitto c'è una differenza: il prezzo di una condanna si paga ancora, come una volta,
prendendo come valore di riferimento il cammello. Così nel Sinai Egiziano, per essere stati offesi attraverso un articolo, i componenti del
consiglio della tribù al Tarabin condannano un giornalista a pagare l'equivalente del valore di 1000 cammelli.
Il quotidiano Panarabo "Al Sharq al Awsat" riferisce che i saggi dei Tarabin si sono detti disposti al perdono "a patto che, in segno di scuse, la tribù al Bayyadiya, a cui appartiene il giornalista, esponga 12 stendardi sui tetti di altrettanti notabili".
Il giornalista, Amer Sulaiman, interpellato dal quotidiano Arabo, non ha esitato a far presente le proprie scuse per le polemiche sollevate dall'articolo pubblicato, secondo lui, senza alcun intento di offendere.
La sentenza, in realtà prevede il pagamento della somma di 2,7 milioni di pounds (pari a circa 350.000 euro) ma è stato il quotidiano arabo a equiparare la somma al valore di mercato di cammelli nel paese arabo.
Per sospendere la multa, la tribù offesa, oltre alle scuse della tribù di appartenenza del giornalista, chiede "la pubblicazione delle stesse su
tre quotidiani nazionali"

23 ottobre 2007
"Sharq al Awsat" (notizia ripresa dal Corriere della Sera)
 
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edenrose
view post Posted on 20/2/2008, 20:49




Islam, Chiesta La Confisca Del Libro 'Amore e Sesso In Maometto'

Adnkronos - Mer 20 Feb - 16.32

Il Cairo, 20 feb. (Aki) - E' al centro di aspre polemiche in Egitto il libro dal titolo 'Amore e sesso nella vita di Maometto', oggetto negli ultimi giorni di attacchi da parte degli estremisti islamici. L'università islamica di al-Azhar, considerata la più autorevole nel mondo sunnita, ne ha chiesto ufficialmente la confisca da parte delle autorità. Secondo quanto riferisce il giornale 'al-Sharq al-Awsat', poco dopo la richiesta dell'ateneo islamico, un gruppo di fondamentalisti ha minacciato di morte l'editore del libro, Imam al-Sayd, della casa editrice 'Il dialogo'.

"Da quando al-Azhar ne ha chiesto il ritiro (del libro, ndr), stiamo subendo una serie di attacchi da parte dei giornali locali - confessa l'editore - e ora anche le minacce di morte. Mi stanno chiamando, minacciando di colpire anche la mia famiglia". L'uomo si è rivolto alla procura del Cairo e ha chiesto la protezione della polizia, anche se assicura che "il contenuto del libro non è come si crede. Non c'è alcuna offesa nei confronti del profeta. Anzi, abbiamo cercato di chiarire alcuni aspetti della sua vita proprio dopo gli attacchi lanciati dalla stampa europea nei suoi confronti".

Il volume incriminato è stato scritto la scorsa estate da una giornalista egiziana, Basant Rishad, che lavora per il giornale del movimento nasseriano. Si concentra in particolare su una fase della vita del profeta dell'Islam e sui rapporti che ha avuto con due delle sue mogli, Khadija e Aisha. Il punto della ricerca, che non viene accettato dagli Ulema e dai fondamentalisti, è quello nel quale, per confutare le tesi avanzate da molti intellettuali occidentali riguardo la vita sessuale del profeta, si afferma che molti dei racconti riportati sul suo conto all'interno della Sunna (tradizione) siano in realtà dei falsi.

fonte: Yahoo Notizie
 
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hayaty
view post Posted on 29/4/2008, 23:07




EGITTO: TOLTO PREMIO A POETA "BLASFEMO", MINISTERO CONTRARIO
Helmi Salem accusato di avere "mancato di rispetto alle divinità"

Roma, 28 apr.
- Il ministero della Cultura egiziano ha respinto una sentenza del tribunale amministrativo del Cairo che aveva disposto il ritiro di un premio dato al poeta Helmi Salem accusato dai giudici di avere "mancato di rispetto alle divinità". E' quanto riporta oggi il sito web della tv satellitare al Arabiya.

Il premio di un valore equivalente a circa 15mila euro era stato consegnato l'anno scorso a Salem dal Consiglio Superiore della Cultura come riconoscimento per le sue opere letterarie. Il 4 aprile scorso, il Tar del Cairo, dopo l'esposto di uno sceicco di al Azhar, massima autorità religiosa del paese, aveva disposto il ritiro del premio. "Offende la divinità e manca di rispetto verso Dio", era la motivazione della sentenza. Alla poesia messa all'indice, "Il balcone di Leila Murad" (nota cantante egiziana), si contestava di contenere termini irriguardosi verso il Signore, come "Dio non è un poliziotto", oppure in una chiara allusione alle pratiche di al Qaida di decapitare le sue vittime. Un verso può infatti tradotto così: "Dio non è un volatile che raccoglie le teste della gente".

Interpellato dal sito di al Arabiya, Ali Abu Shadi, segretario del Consiglio superiore della Cultura egiziana, ha spiegato il rifiuto del suo ente di annullare il premio: "Vogliamo predicare illuminismo e lotta all'oscurantismo che blocca ogni opera creativa", perchè "non è concepibile lasciare a queste forze oscure di trascinarci verso il passato e noi stare a guardare".

Notizie Alice Virgilio
 
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hayaty
view post Posted on 2/7/2008, 12:27




"Finalmente una cosa positiva! Hay"

EGITTO: GIORNALE PORTATORI HANDICAP, CAPOREDATTORE NON VEDENTE
Promotrici donne: "Vogliamo dare dignità ai marginalizzati"

30 giu
. - Si chiama "Candele egiziane", il primo giornale arabo per portatori di handicap che ieri ha visto la luce guidato da un capo redattore non vedente. E' quanto riferisce stamane il quotidiano panarabo al Sharq al Awsat che riporta il "manifesto" delle promotrici, donne che accusano la società araba di essere "crudele" con le persone in difficoltà e di marginalizzarle.

"Il Gruppo Femminile", un'organizzazione non governativa che si occupa di problematiche sociali a favore dei portatori di "handicap fisico e mentale", firmataria del "manifesto" denuncia "la cultura generale nel mondo arabo che tratta le persone con problemi motori e portatrici di handicap alla stregua di mendicanti che vengono sistematicamente marginalizzati". Il gruppo ribadisce quindi il diritto questa categoria di persone di esercitare il suo "diritto-dovere sancito dalle leggi locali e le convenzioni internazionali".

Il foglio panarabo trova "intelligente" l'idea di assegnare ad un non vedente la redazione del giornale e riporta i titoli del primo numero del tabloid di 24 pagine uscito ieri. Uno sul numero degli invalidi in Iraq, un altro che si interroga: "ma un portatore di handicap è idoneo per diventare un compagno di vita?"; un terzo che è un'inchiesta sull'opportunità di "inserimento dei sordomuti nelle scuole dell'obbligo".

Non manca una punta di autoironia. Nell'ultima pagine viene raccontato un aneddoto sulla "Signora del canto arabo, Umm Kaltoum", che irritata per il ritardo ad un appuntamento di alcuni elementi della sua orchestra, si sente rispondere dal suo musicista non vedente: "Perdonami, è stata colpa mia, ero io alla guida dell'auto".


Virgilio Alice Notizie
 
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hayaty
view post Posted on 5/9/2008, 10:08




Egitto: Stampa indipendente, ricominciano i processi-focus
A breve sentenza per direttore Al Dustour, pressione sui bloggers

Il Cairo, 4 set. - Settembre di fuoco per la stampa indipendente egiziana. Si riaprono questo mese i processi che vedono imputati direttori e firme di punta delle maggiori testate giornalistiche egiziane anti-governative.

Il prossimo 6 settembre, sarà il turno dei quattro direttori accusati di aver deliberatamente diffamato e insultato il presidente Hosni Mubarak, il figlio Gamal, segretario del Comitato politico del Partito nazionale democratico (Ndp) e altri esponenti di spicco della maggioranza, con articoli apparsi sulle rispettive testate circa due anni fa: si tratta di Ibrahim Eissa di Al Dustour (La costituzione), Adel Hamouda del settimanale Al Fagr (L'alba), Wael el Abrashi di Sawt Al Umma (La voce della comunità) e Abdel Halim Kandil di Al Karama (La dignità). Gli imputati, riconosciuti colpevoli in primo grado, hanno potuto evitare la pena detentiva di un anno, stabilita da una corte minore del Cairo, pagando una cauzione di 20.000 lire egiziane, pari a circa 2.500 euro. Ora sono in molti a temere che, una volta terminato il mese di Ramadan, per i quattro si aprano le porte della prigione.

Il prossimo 28 settembre, poi, Ibrahim Eissa tornerà in tribunale per difendersi dall'accusa di aver pubblicato volontariamente notizie false sulla salute del presidente Hosni Mubarak, creando così un clima di panico e incertezza sui mercati finanziari e fra la popolazione. Il fatto risale all'agosto 2007.

Già riconosciuto colpevole e condannato a sei mesi di carcere, Eissa - e i suoi numerosi avvocati, forniti dalle maggiori organizzazioni egiziane per la difesa dei diritti dell'uomo - attendono ora la sentenza della Corte di Boulaq Abul Ela. Strenuo oppositore della presidenza Mubarak, ormai quasi trentennale, Eissa è da decenni nel mirino delle autorità egiziane, al pari del sociologo Saad Eddin Ibrahim, condannato in contumacia a due anni di prigione per aver danneggiato la reputazione del suo paese.

Al pari dei giornalisti, anche i bloggers, autori di diari su internet anti-Mubarak, sono nell'occhio del ciclone da alcuni anni. Fra tutti, è ancora in carcere Abdel Kareem, in carcere dal novembre 2006 per aver insultato l'Islam e il presidente Mubarak dalle pagine del proprio blog. Famiglia e legali non riescono ad ottenere il permesso di fargli visita. "Il nostro ruolo - spiega ad Apcom Wael Abbas, autore del diario online Misr@digital - è quello di denunciare gli abusi delle autorità in Egitto, siano esse il governo, la polizia, l'esercito. Chi fa vera informazione, da un blog o da un media convenzionale, è sulla stessa barca in questo paese. Finché ne avrò la possibilità rimarrò in questo paese, poi si vedrà".

Più volte premiato da Cnn, Bbc e Human rights watch per il coraggio dimostrato nel fare informazione, Abbas è uno dei più scomodi blogger egiziani attualmente liberi.


Alice Notizie
 
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fatma1
view post Posted on 5/9/2008, 11:14




image ci sarebbero tante cose da dire in merito, di questo presidente,solo il popolo egiziano ha la possibilità di farlo,però vuol dire fare la rivoluzione...malesh
 
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malika78
view post Posted on 4/11/2008, 17:00




CITAZIONE (fatma1 @ 5/9/2008, 11:14)
image ci sarebbero tante cose da dire in merito, di questo presidente,solo il popolo egiziano ha la possibilità di farlo,però vuol dire fare la rivoluzione...malesh

il problema è che la maggioranza della popolazione viene tenuta in povertà e ignoranza
 
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51 replies since 1/4/2006, 18:32   4730 views
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