Moataz Nasr, l'Egitto contemporaneo
una mostra a San GimignanoLa Galleria Continua celebra il grande artista egiziano, tra i più importanti della scena contemporanea panaraba. In un percorso scandito da installazioni immersive, spiccano anche le fotografie scattate nei giorni delle manifestazioni.L'intervista di LAURA LARCANSAN GIMIGNANO (Siena) - Moataz Nasr è considerato tra gli artisti più importanti della scena contemporanea. E' egiziano, classe '61, e la cultura storica del suo paese nutre profondamente la sua produzione creativa, ma senza velleità esotiche, senza la suggestione stereotipata di echi da un mondo lontano. Pittore, fotografo, scultore, è soprattutto demiurgo di installazioni "abitabili" dal pubblico, dove si passeggia, ci si immerge, si riflette, capaci di trasformare una mostra in un viaggio multisensoriale, in una dimensione spirituale e filosofica. Come accade nella bella mostra personale "The Other Side of the Mirror (L'altro lato dello specchio)" organizzata fino all'1 maggio alla Galleria Continua, con un percorso espositivo che magicamente prende forma e vita tra la platea, i balconi e il palcoscenico dell'ex teatro-cinema riconvertito in spazio d'arte. E insieme alle opere, Moataz presenta anche un corpus inedito di fotografie realizzare proprio nei giorni della rivoluzione in Egitto che ha portato alla destituzione di Hosni Mubarak. Un racconto scandito da volti, emozioni, scorci di una umanità in balia di sogni e paure, che appare adesso come una testimonianza preziosa e magnifica della storia che si è appena scritta. L'abbiamo intervistato.
LE IMMAGINI
QuiPartiamo subito con la serie di fotografie scattate in Egitto durante le giornate di manifestazioni. Cosa voleva cogliere del suo paese? Queste foto mostrano il periodo prima della rivoluzione, dal 2006 ad adesso: la povertà, la depressione, lo sporco. Il Cairo com'è diventata senza che nessuno si prendesse cura di lei, senza che le persone si prendessero cura di loro stesse, fino al momento della grande esplosione, della prima manifestazione. A far smuovere la situazione sono stati i fatti di Alessandria: l'attacco alla chiesa in cui furono uccise 21 persone. E' stato un intervento governativo per dare l'impressione che il problema fosse tra islamici e cattolici. Tutta la manifestazione - che è partita da facebook- era pacifica ma è stata attaccata violentemente.
Cosa voleva raccontare di questa rivoluzione?Gandhi diceva che prima vi ignoreranno, poi vi disgusteranno, poi vi attaccheranno e infine vincerete. Volevo mostrare che questa rivoluzione è avvenuta attraverso persone che non potevano essere migliori, pazienti, pacifiche, felici, resistenti, fantasiose. La mia opera è dedicata a loro e a Ahmaed Basiony, un artista mio amico, padre di due bambini, con il quale stavo lavorando alla parte elettronica di un mio nuovo lavoro per la personale che realizzerò a giugno in Francia (ndr progetto Blandy Art Tour(s) presso Château de Blandy-les-Tours). Lo abbiamo perso durante la manifestazione, è scomparso, e lo abbiamo ritrovato tre giorni dopo, morto in ospedale, è stato picchiato a sangue.
Può raccontarci come sono nate queste immagini, qual era il suo stato d'animo? Il mio lavoro riguarda la mia vita e quello che sento. Gli egiziani erano già pronti per questo almeno da sei anni. Erano ispirati. Le fotografie nascono da molti stati d'animo. Le mie foto del 2006 mostrano tutti quei motivi che hanno ispirato gli egiziani a manifestare.
Come vede questo nuovo capitolo della storia dell'Egitto? Ha una visione positiva?Gli ultimi diciotto giorni sono stati i più belli della mia vita. Persone civilizzate, di cultura, piene di amore e passione per il loro paese sono scese per le strade del Cairo per la nostra libertà.
Ha un sogno speciale per il suo paese?Certo un sogno che condivo con molti altri. Una democrazia libera, con il cuore aperto, per una nazione pulita e non corrotta.
Venendo al percorso della mostra, cos'è "l'altro lato dello specchio"?L'altro lato dello specchio è quello ce non si vede. E' la realtà, quello che non vediamo, al di là di quello che i media vogliono farci vedere del mondo arabo, ad esempio. Oppure, quello che non vogliamo vedere, ogni giorno, nelle nostre vite: con le mie opere metto il visitatore davanti a tutto ciò, enfatizzo dei topic, e così facendo rompo questo muro.
In questa mostra "l'altro lato dello specchio" è anche il titolo di una video installazione che ha collocato sul palcoscenico dello spazio-platea di Galleria Continua. E' composta da 7 monitors e da uno specchio su cui scorrono dei ritratti che rappresentano i diversi tipi di umanità e di ricerca. A questo proposito mi piacerebbe citare le parole del critico Simon Njami che mi segue da alcuni anni e che ha colto in pieno il significato di questo lavoro: "L'altro lato dello specchio rappresenta, precisamente, lo spazio che noi crediamo inaccessibile, poiché non ci siamo dedicati a decifrarne il meccanismo. O forse ci fa tornare all'infanzia, come Alice, il personaggio di Lewis Carroll, per accedere infine, senza meditazione, a uno stato di grazia e di coscienza che ci renderà un po' più umani".
Lei disegna metaforicamente un percorso finalizzato all'elevazione spirituale. Ci può raccontare quali sono gli elementi cardine di questo percorso?Per me le tre parole che sintetizzano questo percorso sono: amore, compassione e bellezza, in questa sequenza, non al contrario. Nelle opere che ho realizzato per questa mostra ricorrono molte icone del mondo islamico come la forma araba della parola elhob (amore), i leoni, le torri alzate da religioni diverse. Questi simboli diventano forme mutevoli, trascese da un senso comune che poggia sull'ottagono dell'anima, come appare evidente in Dome l'installazione luminosa che ho posto al centro della platea. La mia è una riflessione sull'incontro con l'altro, per una convivenza nel nome dell'amore e della comprensione. Per decifrare la diversità occorre accedere alla conoscenza attraverso segni che accomunano civiltà e religioni.
Quale riflessione vorrebbe ispirare al visitatore della sua mostra?Vorrei ispirare la stessa forza di pace che ho scoperto sei anni fa quando ho incontrato le parole di Ibn Arab? che hanno ispirato la mia vita, la mia arte e questa mostra: "Si è fatto, ormai, il mio cuore capace di ogni forma: per le gazzelle è un pascolo, ed è un convento per i monaci cristiani; si trasforma in tempio per gli idoli, e diviene una Ka'ba per i pellegrini; una tavola di Torà, e il libro del Corano. Seguo la religione dell'amore: in qualunque regione mi conducano i cammelli d'amore, là si trovano la mia credenza e la mia religione".
Notizie utili - "Moataz Nasr. The Other Side of the Mirror", fino all'1 maggio 2011, Galleria Continua, via del Castello, 11, San Gimignano (Siena)
Orari: da martedì a sabato, 14.00-19.00
Ingresso libero.
Informazioni: tel. 0577943134,
www.galleriacontinua.com La Repubblica