Mal d'Egitto

Rinnovare l’Islam

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view post Posted on 2/3/2011, 10:18




27 febbraio 2011

Imam e intellettuali egiziani: rinnovare l’Islam verso la modernità


Il programma – davvero rivoluzionario – vuole ripensare al valore della donna, alla mescolanza fra i sessi, al rapporto alla pari coi cristiani. E desidera pure ripulire le interpretazioni sui detti di Maometto e sui miti del salafismo fondamentalista, rifiutando le influenze che provengono dall’Arabia saudita

Ripensare alla mescolanza dei sessi; aprire le porte alle donne fino alla presidenza della Repubblica; garantire il diritto dei cristiani ad accedere a posti di prestigio (anche alla presidenza); reinterpretare e purificare i detti del Profeta (le Hadith); avvicinare la gente a Dio attraverso la gratitudine e la saggezza e non con le minacce…: sono alcune delle proposte – davvero rivoluzionarie – che un gruppo di professori, teologi e imam egiziani fanno alla loro comunità. Il tentativo è di modernizzare la vita dei musulmani, frenando (e perfino bloccando) le influenze fondamentaliste che provengono dall’Arabia saudita. Al gruppo di studiosi sta a cuore sia il rinnovamento dell’insegnamento dell’islam, sia un rapporto di concordia con i cristiani.

Una ventina di teologi e intellettuali di Al Azhar hanno diffuso un testo di enorme importanza dal titolo “Documento per il rinnovamento del discorso religioso”. Il testo è stato “postato” su internet lo scorso 24 gennaio, alle 18.27, sul sito del settimanale Yawm al-Sâbi’ (“Il settimo giorno”).
L’importanza del documento deriva anche dai suoi firmatari, tutti noti studiosi e profondi fedeli islamici.

Fra questi vale la pena citare: il dott. Nasr Farid Wasel, ex gran Mufti dell’Egitto; l’imam Safwat Hegazi; il dott. Gamal al-Banna, fratello del fondatore dei Fratelli Musulmani; i professori Malakah Zirâr e Âminah Noseir; il celebre scrittore islamista Fahmi Huweidi; il dott. Mabruk Atiyyah ; un gran numero di predicatori (du‘ât), incaricati della Propaganda islamica quali Khalid al-Gindi, Muhammad Hedâyah, Mustafa Husni, ecc.

È la prima volta che avviene un tentativo del genere da parte di personalità islamiche riconosciute. Non appena pubblicato sul sito, il documento ha ricevuto in un giorno 153 commenti. La maggior parte (88,25%) condannano il testo, dicendo che esso snatura l’islam o tenta di fondare una nuova religione. Solo 18 persone si congratulano con gli autori. Ciò significa che il cammino di rinnovamento sarà lungo e richiederà molto tempo e sforzi.

Il testo originale del documento (in arabo) e i commenti si possono trovare a questo indirizzo: www.youm7.com/News.asp?NewsID=343007.

Riportiamo qui una traduzione nostra (a caldo) del documento, che potrà forse aver bisogno di una revisione. Nei prossimi giorni daremo anche un commento su alcune delle proposte.


Documento per il rinnovamento del discorso religioso

1. Riesaminare i libri delle Hadith (le parole attribuite a Maometto) e i Commentari coranici per epurarli.
2. Mettere a punto il vocabolario politico-religioso islamico, come ad esempio la gizyah (l’imposta speciale richiesta ai dhimmi, i cittadini di seconda classe).
3. Trovare una nuova espressione del concetto di mescolanza fra i sessi.
4. Mettere a punto la visione islamica riguardo alla donna e trovare modi convenienti per il diritto matrimoniale.
5. L’islam è una religione della creatività.
6. Spiegare il concetto islamico di gihâd, e precisare norme ed obblighi che la reggono.
7. Bloccare le aggressioni sulla religiosità esteriore e gli usi stranieri che ci giungono dagli Stati vicini [un eufemismo che mira a denunciare l’influenza dell’Arabia saudita-ndr].
8. Separare la religione dallo Stato.
9. Purificare il patrimonio dei “primi secoli dell’islam” (salafismo), eliminando i miti e le aggressioni contro la religione.
10. Dare una preparazione adeguata ai predicatori missionari (du‘ât) e in questo campo aprire le porte a coloro che non hanno studiato all’università di Al Azhar, secondo criteri ben chiari.
11. Formulare le virtù comuni alle tre religioni rivelate.
12. Eliminare gli usi sbagliati e dare orientamenti riguardo agli usi occidentali.
13. Formulare la relazione che deve esistere fra membri delle religioni attraverso la scuola, la moschea e la chiesa.
14. Redigere in maniera differente [adattata] per l’occidente la presentazione della biografia del Profeta.
15. Non allontanare le persone dai sistemi economici con l’interdizione di trattare con le banche.
16. Riconoscere il diritto delle donne alla presidenza della Repubblica.
17. Combattere le pretese settarie, [sottolineando] che la bandiera dell’islam [deve essere] unica.
18. Invitare la gente ad andare a Dio mediante la gratitudine e la saggezza, e non con le minacce.
19. Far evolvere l’insegnamento di Al Azhar.
20. Riconoscere il diritto dei cristiani [ad accedere] a posizioni importanti e [anche] alla presidenza della Repubblica.
21. Separare il discorso religioso dal potere e ristabilire il legame con i bisogni della società.
22. Stabilire il legame fra la Da’wah (l’appello alla conversione all’Islam) e la tecnologia moderna, le catene satellitari e il mercato delle cassette islamiche.

La Perfetta Letizia
 
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view post Posted on 31/1/2013, 10:19




L'Islam frammentato dell'Egitto e non solo

31 gennaio 2013

di Roberto Catalano

I Fratelli musulmani perdono consenso, mentre imam autorevoli protestano contro una deriva autoritaria del governo. Attenzione però a contrapporre Occidente e Islam: una definizione geopolitica non può essere paragonata a una religione; serve invece accompagnare il processo di rivisitazione del ruolo della fede in campo civile

Le notizie che arrivano dall’Egitto in questi giorni hanno nuovamente attirato i riflettori dell’opinione pubblica mondiale sul Paese del Nord Africa. La partita che si sta giocando, ormai da tempo, è di vitale importanza non solo per la zona a Nord del Sahara e per l’evoluzione dell’attuale fase storica di alcuni Paesi a maggioranza musulmana. L'iniziale "Primavera araba", diventata successivamente "rivoluzione", si sta rivelando un passaggio cruciale, complesso e dai risvolti imprevedibili per le nazioni che ne sono teatro. Si tratta di un momento chiave per l’Islam in generale. La situazione attuale, infatti, mette a fuoco quanto il mondo musulmano sia un mosaico, dove i tasselli sono molti più di quanto appare all'esterno, mentre sono in atto processi complessi e fluidi di riposizionamento.

L’Egitto di questi giorni è quello delle condanne a morte inflitte ai colpevoli di una strage in uno stadio – decisione politica e non solo legale – ed è quello degli incidenti che ne sono seguiti e dei morti che hanno lasciato sulle strade. Ma è anche la celebrazione del secondo anniversario della rivolta contro Mubarak e la sua dittatura, la risposta della gente al coprifuoco proclamato dal presidente Morsi, che – scrivono testimoni da Port Said, Ismailia e Suez – nessuno rispetta: gruppi di giovani lo sfidano, organizzando partite di calcio notturne. La polizia, poi, pare non riconoscere più l'autorità del ministero degli Interni. C’è anche la voce del popolo che si esprime nelle strade del Cairo, dove piazza Tahrir e il quartiere di Helipolis sono presidiati da migliaia di persone, in una sorta di sit-in di massa che vorrebbe costringere il presidente a rivedere la Costituzione, revocare il governo e far dimettere il procuratore generale da lui nominato.

Ma c’è dell’altro, segni che non hanno a che fare solo con la vita civile, la magistratura e l’amministrazione politica. Vanno al cuore di alcune delle manifestazioni dell’Islam maggiormente seguite nel mondo dai fedeli di questa religione. Lo scorso 24 gennaio, Ahmed al-Tayeb, grande imam di al-Azhar, ha compiuto un gesto importante che deve far riflettere: si è rifiutato di partecipare alle celebrazioni per la nascita di Maometto e da allora vive in una sorta di esilio volontario nel suo villaggio natale vicino a Luxor. È un segno di protesta contro gli islamisti più integralisti. Non solo, un altro autorevole esponente della stessa università, Sheikh Shaheen, nel suo sermone per la preghiera del venerdì, non ha avuto timore di accusare il Consiglio supremo dei militari (Scaf) di ascoltare solo i politici e non le richieste dei giovani. Conosciuto come «l’imam della rivoluzione», ha chiesto alla tivù di Stato di concedere un canale televisivo ai manifestanti, in modo che possano esprimere e diffondere le loro opinioni. Addirittura al-Azhar ha ventilato la possibilità di far uso di un canale televisivo per poter correggere immagini errate sull’Islam.

Tutti fatti che dimostrano il panorama variegato con cui l’Islam si presenta oggi, non tanto nel Paese nordafricano, ma come religione. «I Fratelli musulmani – spiega un giornalista all'agenzia Asia news – sono lontani dalle esigenze della popolazione egiziana. La loro autorità e la loro popolarità stanno scendendo di giorno in giorno, nessuno vuole dialogare con loro perché essi non hanno argomenti e vogliono difendere solo il potere guadagnato». A dimostrazione di questo c'è che anche la popolazione delle campagne, feudo elettorale dei Fratelli musulmani, sta raffreddando i suoi rapporti con il movimento. Per questo in occasione del 25 gennaio gli islamisti non hanno partecipato alle manifestazioni per la "Primavera araba", per organizzare distribuzioni di cibo a metà prezzo nei villaggi e svolgere opere di volontariato. «In questo modo – continua il giornalista egiziano – essi tentano di comprare almeno il consenso degli analfabeti, che però hanno iniziato a comprendere di essere una semplice pedina nelle mani di persone senza scrupoli». È uno scollamento che fa riflettere e, soprattutto, indica che proprio all’interno dell’Islam, non solo dell’Egitto, si sta giocando un momento importante.

Mi pare opportuno approfittare proprio di quanto sta accadendo in questi giorni per riflettere, da europei e occidentali, su quanto assurdo sia lo stereotipo, purtroppo ben radicato nel nostro immaginario, della polarizzazione Occidente-Islam. Cedendo a sottili e martellanti propagande dei media e di una certa politica che usa la religione in modo scriteriato, non ci siamo resi conto di aver messo sulla stessa bilancia una definizione geopolitica – l’Occidente –, tra l’altro anch’essa molto diversificata e piuttosto opinabile in quanto a unitarietà, con una di ambito religioso, l'Islam, appunto. A parte l’incongruenza intellettuale di abbinare e contrapporre due categorie tutt’altro che omogenee e, quindi, con significati e implicazioni diverse, sembra che non vogliamo renderci conto che l’Islam non è uno solo. L’Egitto sta dimostrando al mondo, purtroppo a spese sia di musulmani che di cristiani suoi cittadini, che all’interno di ogni religione si muovono veri e propri cosmi che non possono essere riassunti in un termine, per quanto lato esso sia.

Il caos dell’Egitto è, senza dubbio, un problema civile, politico e un snodo storico, un appuntamento con la storia per un Paese e per il suo popolo. In esso l’Islam, da secoli religione maggioritaria, in questa nazione come in tutto il Nord Africa, dovrà trovare un suo ruolo che non potrà essere quello avuto nel corso dei secoli dell’impero ottomano e nemmeno quello dei decenni scorsi. Si stanno ridefinendo equilibri fra storia, tradizione, religione, politica ed amministrazione civile, vita quotidiana. E tutto questo in un Paese dove la religione di maggioranza non distingue, almeno fino ad oggi, il piano della fede e della sua vita personale e comunitaria da quello della vita pubblica e dell’ordinamento giuridico.

«Prima di tutto salvare l’Egitto», ha dichiarato Youssef Sidhom, direttore di Watani, settimanale di riferimento della comunità copto-ortodossa egiziana, fondato nei primi anni Cinquanta, che conta circa 250 mila lettori. Un monito importante per coloro che in quel Paese sono nati, cresciuti e stanno ora lottando per una nuova fase della sua vita. Ma è anche un monito all’Occidente perché i fatti, che vediamo svolgersi sugli schermi televisivi o sui social media, ci aiutino a capire che deve cambiare anche la nostra prospettiva se vogliamo capire la portata di quanto si sta giocando, purtroppo con le vite di molti, in un Paese non distante dal nostro, con riflessi anche nei nostri vicini di casa che arrivano da quel mondo o che, solamente, professano la stessa religione.

Città Nuova
 
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view post Posted on 13/2/2013, 11:11




Egitto: eletto nuovo Gran Mufti
Scelto dai religiosi di Al Azhar, e' professore diritto islamico


11 febbraio 2013 - 15:33

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IL CAIRO - Il collegio degli ulema, i religiosi, di al Azhar, ha eletto per la prima volta il nuovo gran Mufti d'Egitto, che emette pareri religiosi che hanno grande influenza sulla vita sociale e politica del Paese. Finora era nominato dal presidente, come e' avvenuto per il mufti uscente, Ali Gomaa, nominato nel 2003 dall'ex rais Hosni Mubarak. Il suo successore e' Shawki Ibrahim Allam, professore di giurisprudenza islamica di al Azhar nella citta' di Tanta, scelto in una rosa di tre nomi.

ANSA
 
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view post Posted on 18/8/2013, 16:59




Egitto: Fratellanza rischia di tornare fuorilegge
Abbattuto potere conquistato dopo attesa 85 anni


17 agosto 2013 - 21:04


di Remigio Benni

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I Fratelli Musulmani in piazza al Cairo



IL CAIRO - La confraternita dei Fratelli Musulmani, una delle realtà politiche più discusse del Medio Oriente, in Egitto potrebbe essere sciolta. Lo ha annunciato oggi il governo del Cairo, mentre e' in corso una sanguinosa battaglia per mettere fine alla rivolta contro la deposizione del presidente islamico Mohamed Morsi, decisa dai militari oltre un mese e mezzo fa, su forte pressione popolare.
''Truppe per il messaggio dell'Islam. Fratelli al servizio dell'islam, siamo Fratelli Musulmani (al Ikhwan al Muslimin)''. E' la formula base del giuramento costitutivo della Fratellanza, scritto dal 'Murshi-e-Aam' (Guida Suprema) Hassan el Banna, che nel 1928 fondò il movimento con dichiarato spirito politico-religioso. Era lo stesso periodo in cui l'Europa avrebbe conosciuto fascismo prima e nazismo poi. Nel giro di circa vent'anni, alla confraternita aderirono circa due milioni di egiziani, suddivisi in duemila gruppi sparsi in tutto il paese.
Ucciso dai servizi segreti di re Faruq nel febbraio del 1949, El Banna lasciò la sua eredità a vari successori, il più illustre dei quali fu Sayyid Qutb, un ispettore del ministero dell'Istruzione, che studiò un nuovo sistema educativo ed andò in visita negli Stati Uniti. Di ritorno in Egitto, aderì all'organizzazione e cominciò ad applicare i principi già elaborati da Banna, predicando la necessità di combattere il male attraverso la 'Jihad'.
Per l'Islam questa è ''una dichiarazione della libertà dell'uomo dalla schiavitù verso altri uomini'' attraverso il conflitto necessario per la costruzione di 'Dar el Islam' (La Casa dell'Islam), dove si attua la Sharia. Dar el Islam si contrappone a 'Dar el Harb' (la Casa della Guerra), costituita dal resto del mondo. Con questa i musulmani possono avere solo due tipi di rapporto: la pace, basata su un accordo negoziato, o la guerra.
Sparsi in vari altri paesi arabi - come testimoniano le solidarietà espresse in questi giorni in Giordania, Yemen, Qatar e alcuni paesi del Maghreb, oltre che in Turchia e da parte di Hamas - i Fratelli Musulmani hanno in Egitto la loro base più ampia e solida. Per molti anni sono stati arrestati e considerati fuori legge, ma hanno potuto anche avere seggi in parlamento, per un'ambigua tolleranza durante il regime di Hosni Mubarak.

Dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011, alla quale la confraternita non aveva aderito nei primi giorni, i Fratelli hanno cominciato a costruire l'ascesa al potere che, dopo 85 anni di attesa, sembrava finalmente disponibile.
L'estrema confusione dei cosiddetti rivoluzionari - inclusi i deboli partiti di opposizione - ha permesso agli 'Ikwan' non solo di vincere elezioni parlamentari, ma anche di eleggere, in forme rispettose della democrazia formale, il primo presidente, nella persona di Mohamed Morsi, con il consenso di quasi 13 milioni di egiziani.
Ma la loro presa sul popolo, alimentata inizialmente dalle opere di beneficenza che colmavano le lacune del welfare statale (scuole, case, cibo, sanità, assistenza legale), si è erosa durante l'anno di attività' della presidenza Morsi. Il capo dello stato si è rivelato con i suoi consiglieri incapace di provvedere alle necessità economiche di un paese in grave crisi.
Ma non solo. Forti risentimenti sono stati provocati - specie nella piccola e media borghesia - dal tentativo di imporre più rigorose norme di morale religiosa nella vita quotidiana, creando anche qualche tensione con il più' alto potere teologico dell'Islam sunnita, quello del Grande Imam di Al Azhar. Quest'ultimo è stato tra i primi ad esprimere consenso per la destituzione del presidente islamico da parte dell'esercito, il 30 giugno.

ANSAmed
 
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view post Posted on 10/1/2014, 08:24




Islam: ricerca, ecco come si deve vestire musulmana perfetta
Velo e viso scoperto in Egitto e Tunisia, niqab per 62% sauditi


09 gennaio 2014 - 19:59

Capelli e orecchie completamente nascosti dal velo, ma viso scoperto. Così, secondo una ricerca dell'università del Michigan svolta in sette paesi a maggioranza musulmana (Tunisia, Egitto, Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita e Turchia), le donne dovrebbero vestirsi in pubblico. Uniche eccezioni Libano e Turchia dove oltre uno su quattro ritiene che una donna possa anche andare in giro a capo scoperto.

Premesso che il sondaggio non specifica se gli interpellati siano uomini o donne, le alternative da scegliere erano sei: il burqa, il niqab nero (che lascia scoperti solo gli occhi), lo chador nero (che non nasconde il viso ma arriva fino alle caviglie), l'hijab bianco (che lascia scoperto il viso), un foulard che copre solo i capelli ma non completamente, oppure nulla. La maggior parte delle persone interpellate ha scelto l'opzione hijab bianco: capelli e orecchie completamente nascosti ma ovale del viso scoperto. Questa la scelta preferita anche dal 57% delle persone in Tunisia, 52% in Egitto, 46% in Turchia e 44% in Iraq. In Iraq e Egitto, la seconda scelta è stata invece il più castigato chador nero. In Arabia Saudita invece spopola il niqab nero che lascia scoperti solo gli occhi (62%), mentre solo per l'11% delle persone intervistate le donne dovrebbero indossare il burqa.

La possibilità che una donna possa decidere liberamente cosa indossare in pubblico, è la preferita del 56% dei tunisini - paese dove proprio oggi è stata sancita nella futura Costituzione "la parità di uomini e donne nelle assemblee elette" - del 52% dei turchi e il 49% dei libanesi. Ma anche per il 47% delle persone interpellate in Arabia Saudita la donna dovrebbe essere libera di scegliere come vestirsi.


ANSAmed

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il burqa

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lo chador

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l'hijab

 
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