Mal d'Egitto

"La città dei morti", Vivere in cimitero

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ARNAP
view post Posted on 27/12/2009, 16:31 by: ARNAP




Il cimitero come un normale quartiere

Egitto, dal collasso sociale alla città dei morti

Un milione e mezzo di abitanti vive nel cimitero della capitale



Il collasso sociale vissuto negli ultimi decenni in Egitto ha spinto un milione e mezzo di cittadini ad andare ad abitare nei cimiteri. Così, tra le poche automobili e lo schiamazzo dei bambini, è nata la “Città dei morti”, il solo luogo vivibile per i ceti bassi. Qui, rispetto ai nostri cimiteri, regna una calma non consona. Tra Bab el-Nasr e Darrasa come confini a nord, la cittadella e le pendici della montagna Moqattam a sud, la vita scorre normale nelle cappelle che ospitano tombe. Il cimitero continua ad essere tale, ma gode di un'insolita e piacevole vitalità.

«Qualcosa come un milione e cinquecentomila poveri dormono e vivono nel cimitero del Cairo. Il posto ha preso il nome di “Città dei morti». Alla faccia sorpresa dei due interlocutori intenti ad ascoltarla, la giornalista sudanese che, per al Jazeera sta lavorando nella capitale egiziana, ha sentito subito l'esigenza di fornire rassicurazioni: «Nulla di particolarmente macabro come il nome potrebbe far credere, si tratta solo di una specie di ridestinazione d'uso per un'area insolita». Di certo la ridestinazione non è stata stabilita dagli amministratori di una delle città più popolose al mondo.

Una crescita demografica esponenziale, la totale mancanza di cura per le case di edilizia popolare costruite negli anni del socialismo di Nasser, il mancato adeguamento dei salari rispetto il costo della vita, l'alto prezzo delle case di recente edificazione, tutto ha determinato nella parte più debole della società un collasso dalle proporzioni enormi. Il cimitero oggi è una città nella città per la povera gente, rappresenta la soluzione più decorosa rispetto le numerose slums che ricordano le tristi favelas latinoamericane. Sembra strano, ma la qualità della vita non è affatto spiacevole nel cimitero.

In una delle città maggiormente inquinate al mondo, con le arterie stradali principali quasi sempre intasate da un traffico intenso, la città dei morti è il posto ideale dove far crescere i bambini, se si è poveri. «Questo è un cimitero musulmano», spiega un abitante nel poco inglese che ha a disposizione «qui abitiamo noi poveri che abbiamo perso la casa». Un tempo le tombe delle persone agiate nella vita terrena, venivano collocate all'interno di una sorta di cappella. La stanza serviva ad ospitare i cari. Ma si sa, come da noi, dalla data della morte la frequentazione del caro estinto col tempo va scemando, al punto da rendere 'disponibili' all'interno della città numerose abitazioni. Il processo di insediamento è avvenuto per alcuni nuclei tramite l'occupazione: il pretesto fornito alle autorità era la manutenzione delle tombe dei propri cari. Altri hanno goduto di un'assegnazione data dai becchini. In alcune zone i Fratelli musulmani assistono i più poveri. Intorno alla tomba, in pietra o in marmo, si svolgono scene di vita coniugale e famigliare. I bambini fuori giocano a pallone e le donne improvvisano altalene. I ragazzi bivaccano sui muretti e consumano dell'hashish improponibile. Molte tombe hanno fiori freschi tutti i giorni, come segno di riconoscenza verso chi assume un significato anche da morto, oltre che il più classico dei modi per rendere gradevole un interno. Tra le poche automobili in transito, come sottofondo lo schiamazzo dei bambini, nella città dei morti regna una calma non consona rispetto ai nostri cimiteri. Fiori e piante, tutte molto curate, anche sulle porte d'ingresso, nel cimitero vi sono belle e semplici abitazioni.


11 dicembre 2009


Agenzia AMI
 
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