Mal d'Egitto

"La città dei morti", Vivere in cimitero

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falak
view post Posted on 6/2/2008, 19:58




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Egitto - Vivere in cimitero

IL CAIRO - In Egitto, alla periferia de Il Cairo, un milione di persone povere e senza lavoro vive in uno dei cimiteri più grandi del paese, senza elettricità né servizi igienici. Lo hanno chiamato "La città dei morti": i suoi abitanti vengono soprattutto dalle campagne in cerca di lavoro. Qui non devono pagare affitto in cambio di alcuni servizi di guardia alle tombe. La popolazione de Il Cairo, stimata intorno ai 18 milioni, cresce ogni anno e con essa la richiesta di case. Nel filmato di Irin News, la testimonianza di Yahya Mohammed e della sua famiglia, da cinque anni nella Città dei Morti. Vivono alla giornata. Mohammed scava fosse per i defunti in cambio di un tetto sotto cui dormire.Clicca per vedere il filmato.

2008-02-06

icn-news
 
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ARNAP
view post Posted on 27/12/2009, 16:31




Il cimitero come un normale quartiere

Egitto, dal collasso sociale alla città dei morti

Un milione e mezzo di abitanti vive nel cimitero della capitale



Il collasso sociale vissuto negli ultimi decenni in Egitto ha spinto un milione e mezzo di cittadini ad andare ad abitare nei cimiteri. Così, tra le poche automobili e lo schiamazzo dei bambini, è nata la “Città dei morti”, il solo luogo vivibile per i ceti bassi. Qui, rispetto ai nostri cimiteri, regna una calma non consona. Tra Bab el-Nasr e Darrasa come confini a nord, la cittadella e le pendici della montagna Moqattam a sud, la vita scorre normale nelle cappelle che ospitano tombe. Il cimitero continua ad essere tale, ma gode di un'insolita e piacevole vitalità.

«Qualcosa come un milione e cinquecentomila poveri dormono e vivono nel cimitero del Cairo. Il posto ha preso il nome di “Città dei morti». Alla faccia sorpresa dei due interlocutori intenti ad ascoltarla, la giornalista sudanese che, per al Jazeera sta lavorando nella capitale egiziana, ha sentito subito l'esigenza di fornire rassicurazioni: «Nulla di particolarmente macabro come il nome potrebbe far credere, si tratta solo di una specie di ridestinazione d'uso per un'area insolita». Di certo la ridestinazione non è stata stabilita dagli amministratori di una delle città più popolose al mondo.

Una crescita demografica esponenziale, la totale mancanza di cura per le case di edilizia popolare costruite negli anni del socialismo di Nasser, il mancato adeguamento dei salari rispetto il costo della vita, l'alto prezzo delle case di recente edificazione, tutto ha determinato nella parte più debole della società un collasso dalle proporzioni enormi. Il cimitero oggi è una città nella città per la povera gente, rappresenta la soluzione più decorosa rispetto le numerose slums che ricordano le tristi favelas latinoamericane. Sembra strano, ma la qualità della vita non è affatto spiacevole nel cimitero.

In una delle città maggiormente inquinate al mondo, con le arterie stradali principali quasi sempre intasate da un traffico intenso, la città dei morti è il posto ideale dove far crescere i bambini, se si è poveri. «Questo è un cimitero musulmano», spiega un abitante nel poco inglese che ha a disposizione «qui abitiamo noi poveri che abbiamo perso la casa». Un tempo le tombe delle persone agiate nella vita terrena, venivano collocate all'interno di una sorta di cappella. La stanza serviva ad ospitare i cari. Ma si sa, come da noi, dalla data della morte la frequentazione del caro estinto col tempo va scemando, al punto da rendere 'disponibili' all'interno della città numerose abitazioni. Il processo di insediamento è avvenuto per alcuni nuclei tramite l'occupazione: il pretesto fornito alle autorità era la manutenzione delle tombe dei propri cari. Altri hanno goduto di un'assegnazione data dai becchini. In alcune zone i Fratelli musulmani assistono i più poveri. Intorno alla tomba, in pietra o in marmo, si svolgono scene di vita coniugale e famigliare. I bambini fuori giocano a pallone e le donne improvvisano altalene. I ragazzi bivaccano sui muretti e consumano dell'hashish improponibile. Molte tombe hanno fiori freschi tutti i giorni, come segno di riconoscenza verso chi assume un significato anche da morto, oltre che il più classico dei modi per rendere gradevole un interno. Tra le poche automobili in transito, come sottofondo lo schiamazzo dei bambini, nella città dei morti regna una calma non consona rispetto ai nostri cimiteri. Fiori e piante, tutte molto curate, anche sulle porte d'ingresso, nel cimitero vi sono belle e semplici abitazioni.


11 dicembre 2009


Agenzia AMI
 
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ARNAP
view post Posted on 27/12/2009, 16:48




LA CITTA' DEI MORTI

Vivere tra le tombe al Cairo

L’immenso cimitero della capitale egiziana è stato occupato abusivamente da una moltitudine impressionante di poveri che hanno trovato rifugio negli antichi monumenti funerari. Ora migliaia di persone vivono accanto ai morti



Il tassista sbuffa e scuote la testa. «E’ sicuro di voler andare al grande cimitero?», chiede con un tono di disappunto e di (finta) sorpresa. «Quello non è un posto per turisti, può essere pericoloso. Sarebbe molto meglio non andarci». La sua apparente reticenza è solo una scusa per aumentare la tariffa della corsa. Non c’è alcun motivo di avere paura nel visitare l’immenso cimitero musulmano del Cairo. Al contrario si tratta di una meta consigliata da molte guide turistiche e persino l’autorevole Lonely Planet la segnala tra i posti da visitare nella capitale egiziana, assieme alle piramidi e al museo egizio.

Una meta turistica
La “Città dei morti” - come viene comunemente chiamata la grande area destinata, sin dal 640 d.C., alla sepoltura dei defunti – si estende per oltre dieci chilometri all’estrema periferia orientale della metropoli, ai piedi della collina della Moqattam, a ridosso delle tangenziali a 8 corsie che avvolgono come un gomitolo la capitale egiziana. Un posto neppure troppo isolato. Le comitive di turisti lo sfiorano, spesso senza accorgersene, poiché nelle sue immediate vicinanze sorgono la grandiosa moschea di Al-Azhar e l’affollato bazar di Khanal-Khalili, due mete obbligate dei tour organizzati. E non è raro che qualche intraprendente turista decida di allontanarsi dalla bancarelle di souvenir per curiosare in questo sorprendente camposanto. Qui si trovano infatti alcuni preziosi mausolei e luoghi di preghiera fatti costruire nei secoli scorsi dai sultani e dagli emiri che governarono la città. Tra le tombe sorge la Moschea di Qaitbey, risalente al 1474, considerata la massima espressione dell’architettura islamica della capitale egiziana. Ma gli antichi monumenti religiosi non sono l’unica attrattiva del cimitero.

«Un bel posto per vivere»
Il fascino nascosto di questo luogo – di certo particolare, ma per nulla inquietante - sta nella vita che pulsa tra i sepolcri. La grande necropoli infatti è abitata da migliaia di persone povere che hanno trovato un rifugio di fortuna negli edifici funerari. «Abitiamo qui da una quindicina di anni – racconta Said, professione lattoniere, padre di cinque bambini, tutti nati nel cimitero. «Prima stavamo in centro città ma gli affitti erano troppo alti e c’era un traffico terribile. Questo è un bel posto per vivere e per crescere i figli». Sono in tanti a pensarla così. Il numero degli abitanti del cimitero è cresciuto parallelamente all’acuirsi della crisi socio-economica. Già nel XIV secolo esistevano abitazioni-tomba usate dai più bisognosi per ripararsi. Ma nel corso del secolo scorso, con l’esplosione demografica e il fallimento delle politiche di edilizia popolare, una moltitudine impressionante di senzatetto ha occupato abusivamente le camere mortuarie e le piccole casette costruite originariamente per ospitare i pellegrini e i guardiani dei mausolei.

Il popolo del cimitero
A dir la verità il cimitero era abitato sin dall’antichità poiché le tombe tradizionali includevano dei piccoli alloggi che permettevano ai parenti lontani di visitare i propri morti per più giorni. Persino i più umili sepolcri erano progettati per contenere una stanza dove i pellegrini potevano fermarsi a dormire. Ma si trattava di rifugi temporanei, usati al solo scopo di rendere omaggio ai defunti. Oggi la gente vive stabilmente all’interno del cimitero. Alcuni si sono installati nelle tombe di famiglia, vicino ai resti dei propri antenati. Altri hanno occupato abusivamente i mausolei abbandonati oppure hanno legittimamente ottenuto il “domicilio funebri” attraverso una sorta di bando pubblico, gestito dai becchini del posto, per l’assegnazione degli edifici mortuari senza proprietari. Le autorità egiziane preferiscono non interferire nella gestione del cimitero. Si limitano ad assicurare al popolo della “Città dei morti” i servizi sociali di base: l’acqua, l’elettricità, la scuola e le fognature. Nella necropoli esiste persino un commissariato di polizia e un ufficio postale.

Picnic sulle tombe
Oggi almeno 25mila persone hanno trovato rifugio tra le tombe e l’inarrestabile processo di inurbamento ha sconvolto la fisionomia del cimitero. Un visitatore distratto non si accorgerebbe neppure di trovarsi all’interno di un camposanto. Accanto ai monumenti tombali si affollano negozi e botteghe artigiane, come in un qualsiasi quartiere popolare del Cairo. Tra i mausolei pendono i fili usati dalle donne per stendere la biancheria. I vicoli sabbiosi che serpeggiano tra i sepolcri sono percorsi da scassati motorini, poche auto e molti carretti trainati dagli asini. I bambini giocano tra le tombe, a calcio e nascondino, senza alcun apparente riguardo per chi dovrebbe riposare in pace in quel luogo. Non hanno motivo di preoccuparsene: il cimitero ha perso da tempo il suo alone di sacralità. I fornelli all’aperto diffondono nell’aria gli aromi pungenti delle spezie con cui si cucina l’agnello e il cuscus. E’ un luogo pieno di vita. Che non rinuncia però alla sua religiosa quiete. «C’è un silenzio tombale», dice scherzando l’amico Said. Con un gesto indica le tombe attorno alla sua abitazione. «Non possiamo certo lamentarci dei vicini di casa: sono tutti molto tranquilli». Solo nel pomeriggio del giovedì, e fino alla tarda serata del venerdì, il cimitero si riempie di gente rumorosa. La Città dei Morti diventa frenetica e chiassosa. E’ quello il momento della settimana in cui, secondo la tradizione locale, gli spiriti dei morti tornano a farsi vedere nel mondo dei viventi. Intere famiglie si recano al cimitero per rendere omaggio ai cari estinti. E sulle tombe si improvvisano picnic e piccole feste in onore dei defunti.

Visite guidate tra le tombe
Turismo responsabile nel cimitero abitato

Aprire un Bed & Breakfast nel grande cimitero del Cairo. Ospitare i visitatori occidentali nelle vicinanze delle tombe e condurli alla scoperta dei segreti della Città dei Morti. La stravagante idea è venuta all’ento-antropologa italiana Anna Tozzi che ha condotto lunghi anni di ricerca e di studio nella capitale egiziana. «La peculiarità delle mie visite guidate nel cimitero sta nel proposito di contribuire alla valorizzazione e alla conservazione della cultura autoctona», spiega Anna Tozzi. «E offrire al visitatore un approfondimento su un aspetto originale della città del Cairo: la coabitazione tra vivi e defunti». Il rispetto degli usi e dei costumi rappresenta l'etica portante di questa proposta di viaggio. A tal fine le visite al cimitero sono organizzate in piccoli gruppi di persone e sono suddivise per itinerari nelle zone più significative della necropoli. Ogni percorso è caratterizzato da una particolare lettura della realtà locale: sociologica, antropologica, storico-religiosa e architettonica. Sono disponibili anche stage full immersion di una settimana con corsi di artigianato e primi rudimenti della lingua araba. Il Bed & Breakfast - situato nella necropoli mamelucca, vicino al mercato di Khan el Kalili e alla Cittadella - è aperto a chi desidera approfondire la cultura popolare, araba ed egiziana, dall'interno.


Report Africa
 
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O t t a
view post Posted on 14/2/2012, 15:06





Egitto: 'La città dei morti' torna al Cairo
documentario su cimitero-citta' a Istituto Cultura Italia


14 febbraio 2012 - 13:59

IL CAIRO - Nella città dei morti al Cairo le tombe servono ai bambini per riconcorrersi, alle donne di casa per stenderci i panni, agli attori di un piccolo teatro ambulante per allestire il loro spettacolo di burattini. E' quanto racconta il documentario del regista portoghese Sergio Trefaut, dedicato al piu' grande cimitero del mondo, dove le tombe sono case per un milione di persone.

Girato fra il 2004 e il 2009 e presentato per la prima volta al Cairo all'Istituto italiano di cultura nell'ambito del progetto co-finanziato dall'Ue di cinema Rising star, per giovani registi egiziani, il film fa entrare per la prima volta le telecamere nell'immensa necropoli, tuttora utilizzata come cimitero, per raccontare la vita degli abitanti. ''Sono molto emozionato - ha raccontato il regista davanti ad una affollata platea - perche' e' la prima volta che questo film viene proiettato al Cairo e quindi sono molto interessato a conoscere che reazione provochera' qui''. Trefaut ha raccontato di non avere mai ottenuto l'autorizzazione a girare dalle autorita' all'epoca dell'ex rais Hosni Mubarak e di avere deciso di dedicare un film alla citta' dei morti quando un amico gli ha raccontato di questo immenso cimitero nel quale migliaia di persone vivono, si sposano, vanno a scuola e organizzarono il piu' grande mercato in Egitto.

''Generalmente i cimiteri, ma anche gli ospedali, nella cultura occidentale sono sempre tenuti separati e lontani dai luoghi dei vivi e quindi volevo vedere come fosse possibile che la gente vivesse nel luogo dei morti, dove fosse il confine'', ha raccontato il regista.

Lo stesso stupore lo hanno manifestato gli spettatori egiziani, che, pur sapendo della citta' dei morti, non ne avevano mai sentito parlare gli abitanti. Come la madre di famiglia che seduta su una tomba racconta alla troupe dei suoi figli, tutti nati nella citta' dei morti. ''Per me questa e' casa'', dice.

ANSAmed
 
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O t t a
view post Posted on 14/2/2012, 15:27





Alla periferia della metropoli egiziana, un milione di poveri ha trovato rifugio nello slum improvvisato tra le tombe.

Un video non recentissimo ma ben fatto.

Video

Caricato da "la stampa it" in data 26/ott/2010



Servizio di Francesca Paci
Riprese e regia di Carolina Popolani
 
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O t t a
view post Posted on 24/1/2013, 01:47




Il Cairo e le città dei vivi e dei morti

23 gennaio 2013

Il Cairo, "megalopoli dei vivi", è l'emblema dei forti contrasti estetici che un viaggio in Egitto riserva. È tra le città più popolate del mondo, sullo sfondo di grattacieli e moschee si innalzano le piramidi.


Il Cairo, "megalopoli dei vivi", è l'emblema dei forti contrasti estetici che un viaggio in Egitto riserva. È tra le città più popolate del mondo, sullo sfondo di grattacieli e moschee si innalzano le piramidi, un'esplosione di forme verticali che appartengono a storie diverse: dai minareti delle moschee, ai campanili delle chiese copte, ai grattacieli e agli alberghi internazionali. E ancora dal silenzio quasi irreale degli interni delle moschee alla caoticità delle strade, tra i colori e i profumi dei bazar, come Kan-el-Kalili, secondo soltanto a quello Bagdad e Instanbul.

Attraversando il ponte sul Nilo si va verso Giza, situata sulla sponda dei morti. L'altopiano di Giza domina il Cairo, con le sue tre grandi piramidi (Keope, Kefren, Macerino) e la Sfinge, guardiano del tempio secondo alcune leggende. Sempre sulla stessa sponda verso sud si incontrano le necropoli più antiche, Menfi e Saqqara, dove si può notare la diversa architettura, più primitiva, delle piramidi a gradoni. Saqqara è un'oasi sulla sponda del Nilo, quasi un'allucinazione di verde nell'immensità del deserto. Tipica del posto è la manifattura di tappeti e la vendita del papiro stampato.

Tornando sulla sponda dei vivi, imperdibile la visita ai grossi templi eretti in onore delle divinità, testimonianza concreta della intensa ritualità egiziana. Scritte e disegni sulle colonne e sulle pareti raccontano la storia delle piene del Nilo, delle dinastie, della società. Il tempio di Karnak, è il più grande d'Egitto, centro della devozione, della sacralità e del culto, come San Pietro per la cristianità. Ogni faraone apportava il proprio contributo all'edificazione del tempio e ogni nome del faraone vi è qui scolpito. Le colonne della sala ipostila sono sorprendenti per la loro grandezza: 134 colonne ordinate in 16 file, alte circa 24 metri (grande atrio ipostilo). Si tratta di colonne papiriformi, incise cioè come papiri, e dal significato molto profondo, simbolo dell'ordine che nasce dal caos, un po' come la nostra Genesi. Il tempio di Luxor fu eretto da Amenhotep III e in seguito ampliato da Ramesse II. Molto suggestivo il viale delle sfingi in riva al Nilo, su un villaggio in mezzo al deserto.

Sulla sponda occidentale c'è Tebe la città dei morti il cui ingresso è sorvegliato dai colossi di Memnone. Uno di questi, cosiddetto "colosso parlante", si dice che parli con il vento. Sulla sponda occidentale, si trova il Tempio di Edfu, dedicato al dio Orus, più turistico con un villaggio e un piccolo bazar. Il fascino di questi tempi più moderni è che hanno una struttura ben conservata, quasi integra. Un altro tempio sulla sponda orientale prima di Assuan, è quello di Comombo, dedicato alle divinità del Nilo. Diviso in due parti, rispettivamente dedicate al Bene (dio Falco) e al Male (dio Coccodrillo).

cairo_moschea-59621305
La Moschea Mohamed Ali


Turismo.it
 
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