Mal d'Egitto

Omosessualità

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hayaty
view post Posted on 13/11/2007, 22:17




Egitto, apre la clinica per curare i gay

Lunedì 12 novembre 2007

Le cliniche per guarire dall’omosessualità, che negli Stati Uniti proliferano con risultati imbarazzanti, sono arrivate anche in Egitto.
Secondo quanto riporta il sito della tv all news Al Arabiya, il dottor Wassim Wasfi, famoso psichiatra e sedicente esperto in omosessualità ha infatti aperto una casa di cura per i gay che vogliono guarire dal proprio orientamento sessuale “deviato”. Peccato che la comunità scientifica internazionale non consideri l’omosessualità una malattia, bensì una semplice possibilità della sessualità umana. Teoria che non convince Wasfi, che afferma: «La psichiatria occidentale è assoggettata per fini politici da certe lobby omosessuali penetrate nella medicina, nei media e nelle arti agli inizi degli anni '50 del secolo scorso e dal 1973 non considera l'omosessualità come una malattia da curare».

Babilonia Magazine
 
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hayaty
view post Posted on 13/11/2007, 22:34




Approfondimento:

EGITTO/ APRE CLINICA PER "CURA" GAY,RABBIA DI ULEMA E OMOSESSUALI
Per i religiosi è solo una "casa d'apputamenti"

Non l'avesse mai fatto, il dottor Wassim Wasfi, di aprire la prima clinica per la "cura" dell'omosessualità in Egitto. Non ce n'è uno che l'abbia presa bene: i gay sono infuriati per essere stati definiti "malati" da curare, i "benpensanti" islamici sono scandalizzati perché considerano la clinica del dottor Wasfi "una casa d'appuntamento per devianti sessuali". Insomma, una vera e propria tempesta infuria sulla testa del povero clinico.

La vicenda è stata raccontata oggi sul sito internet della tv satellitare saudita al Arabiya. Il dottor Wasfi è uno psichiatra famoso in Egitto, che già in passato s'è fatto una fama come esperto d'omosessualità. Il suo ponderoso saggio "La cura dell'amore" era stato lodato dai dotti e severi "ulema", che vedevano nelle sue teorie una via per guarire i gay, da loro considerati malati. Ma questo non è bastato.

Il nucleo duro della questione gay, secondo Wasfi è l'errore della psichiatria occidentale, la quale "è assoggettata per fini politici da certe lobby omosessuali penetrate nella medicina, nei media e nelle arti agli inizi degli anni '50 del secolo scorso e dal 1973 non considera l'omosessualità come una malattia da curare". Invece, afferma con certezza il clinico, "il deviato è perfettamente conscio di compiere un suicidio morale verso se stesso e verso la società, ma con la cura può tornare a essere un persona normale e nuova". A questi "pazienti", il dottor Wasfi prescrive una terapia a base di "lezioni sulla fede islamica e sane attività sportive", necessarie "per distrarre i pazienti dall'ossessione del sesso". Teorie che, ovviamente, hanno provocato le proteste della comunità omosessuale, che non ci sta a considerare i gay come malati.

I problemi veri, però, per il solerte psichiatra sono iniziati quando ha deciso di mettere in pratica le sue ipotesi di lavoro, aprendo una clinica per il recupero degli omosessuali. Nonostante Wasfi abbia cercato di tenere un profilo il più basso possibile, non promuovendo la sua iniziativa ed evitando addirittura di contrassegnare il luogo di cura con insegne, è successo il finimondo. Contro di lui si sono scagliati anche i pii ulema con argomentazioni che devo aver molto angustiato lo scienziato. "Molti - racconta al Arabiya - lo accusano di essere egli stesso un pervertito e di aver creato un luogo utile agli incontri omossessuali".

Fortissima la reazione, opposta e contraria, della comunità gay, riportata da al Arabiya. Un anonimo portavoce è netto:"Noi non siamo affatto malati", afferma. "Questa - aggiunge - è una vera e propria crociata reazionaria e ignorante contro i diritti civili dell'individuo".

Notizie Alice
 
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edenrose
view post Posted on 18/2/2008, 14:03




Gay africani e arabi si dichiarano, ma online

18 febbraio 2008

KHARTOUM (Reuters) - di Andrew Heavens



Quando Alì ha cominciato a scrivere sul blog che è sudanese e gay, non si è reso conto che andava ad aggiungersi a tutta una serie di omosessuali africani e mediorientali che, di fronte all'ostilità e alla repressione, hanno dichiarato i propri orientamenti sessuali online.

Ma nel giro di pochi giorni al suo blog, black-gay-arab.blogspot.com, hanno iniziato a giungere diversi messaggi.

"Continua così", ha scritto da Dubai il blogger 'Gay by nature'. "Sii fiero e blogga nel modo in cui sei", scrive il kuwaitiano 'ayboyweekly'. A seguire, commenti post e link almeno metà dei quali da paesi della Lega Araba, tra cui Egitto, Algeria, Bahrain e Marocco.

Alì, che indica come propria città Khartoum ma vive in Qatar, è finito in una piccola rete di auto-sostegno di persone che hanno aperto siti web sulla propria sessualità, pur mantenendo segreta la propria identità.

La cautela è cruciale: gli atti omosessuali sono illegali nella maggior parte dei paesi africani e in Medio Oriente, con pene che vanno da diversi anni di prigione alla morte.

"L'idea era partita come un diario. Volevo scrivere quello che ho in testa e in gran parte sull'omosessualità", ha detto Alì a Reuters via e-mail. "A dire il vero, non mi aspettavo tante risposte".

Nel clima attuale, i blogger dicono di aver raggiunto un grande risultato anche solo dichiarando la propria nazionalità e l'orientamento sessuale.

"Se non avete mai sentito o visto dei gay in Sudan allora permettetemi di dirvi che 'Voi non vivete nel mondo reale'", ha scritto Alì in un messaggio ad altri blogger sudanesi. "Sono sudanese e anche un gay fiero".

I sentimenti di Alì trovano eco in un mini-manifesto sul blog "Rants and raves of a Kenyan gay man" (Deliri e farneticazioni di un gay keniota) che sentenzia: "Il gay keniota è un mito e potresti non incontrarne mai uno in vita tua. Comunque, io e molti altri esistiamo; solo, non apertamente. Questo blog è stato creato per consentire l'accesso alla mia psiche, che rappresento migliaia di noi che non siamo rappresentati".

NOTIZIE E ABUSI

Questa forma limitata di coming out, di dichiarasi omosessuali, è valsa ai blogger sia abusi che critiche attraverso i commenti ai loro blog o messaggi di posta elettronica.

Alcuni dei blogger usano il diario in rete per condividere le gioie e i dolori della vita da gay - il dilemma se dichiararsi ai propri amici e genitori, i rischi di incontrarsi in noti bar gay o, secondo il blogger "...and then God created Men!" le gioie di Sharm el-Sheikh, noto luogo di villeggiatura in Egitto .

Altri hanno trasformato i loro blog in notiziari, specializzandosi su notizie di persecuzioni contro omosessuali nella loro zona ma anche all'estero. Il blog GayUganda ha scritto dell'arresto di gay in Senegal questo mese. A gennaio, Blackgayarab ha pubblicato video di presunti abusi della polizia in Iraq.

Il keniota "Rants and Raves" ha scritto che persone gay sono bersagli della violenza elettorale in Kenya, mentre il blogger Gukira ha parlato delle presunte violenze sessuali contro ragazzi nel corso degli scontri. Afriboy ha organizzato un'asta delle sue opere d'arte erotiche per raccogliere fondi che servano ad "aiutare la mia comunità in Kenya".

C'è stato anche un vasto dibattito sulle dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad del settembre scorso sull'omosessualità nel suo paese.

Il numero totale di blogger gay nella regione è ancora relativamente piccolo, secondo i pochi siti web che monitorano la scena.

"C'è un certo numero di persone della comunità (omosessuale) che bloggano sia dall'Africa che dall'estero, ma è ancora abbastanza sporadico", dice il blogger nigeriano Sokari Ekine, che gestisce un elenco di blog lesbici, gay, bisessuali e transgender sul proprio sito web Black Looks.

MODI PER INCONTRARSI

Sacche di gay che usano i blog cominciano a emergere qui e lì.

Ci sono blog che fanno da ponte nel mondo che parla arabo tra il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti. C'è un circolo di auto-assistenza di blogger gay in Kenya e Uganda e un pugno di siti gestiti da gay nigeriani.

Poi c'è il Sud Africa, dove il riconoscimento costituzionale dei diritti degli omosessuali ha incoraggiato molti blogger a dichiararsi apertamente.

"Non preservo affatto il mio anonimato. Abbraccio la nostra costituzione, che ci dà il diritto di libertà di parola... Non c'è niente di sbagliato in quello che sto facendo", dice Matuba Mahlatjie, del blog My Haven.

Oltre la blogosfera, le chat room su Internet e i siti comunitari sono spesso uno dei metodi più sicuri per i gay africani e arabi di incontrarsi, lontano dallo sguardo di una società ostile.

"E' quello che facevo all'inizio, voglio dire: cercavo altri finché non li ho trovati", dice Gug, l'autore del blog GayUganda.

"Oh sì, amo la Rete, e penso sia uno strumento che ha fatto uscire noi gay ugandesi e africani dai nostri villaggi e ci ha fatto capire che l'omofobia del parroco non è una opinione universale. Sorpresa!".

fonte: yahoo notizie
 
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hayaty
view post Posted on 29/7/2009, 09:05




Egitto: Cacciata dall’università perché ha cambiato sesso. La studentessa non si arrende e fa causa al rettore

27 luglio 2009

Fa causa al rettore dell’università che non vuole riammetterla alla facoltà di medicina perché ha cambiato sesso. Sally Mohamed Abdullah, egiziana, da più di dieci anni combatte per studiare alla Al Azhar del Cairo, uno dei più antichi atenei
islamici dell’Egitto, a cui un tempo era iscritta.

Solo che, quando frequentava l’università, Sally si chiamava Sayyed ed era un uomo. Poi ha deciso di cambiare sesso, ed è stata cacciata.

Ora ha fatto causa a Mohamed al-Tayeb, rettore della al Azhar, accusandolo di aver rubato i documenti di una precedente sentenza della Corte Suprema amministrativa che obbligava l’università a riammettere Sally dopo l’operazione.

La battaglia della ragazza risale infatti a più di dieci anni fa, quando il giovane Sayyed scelse di operarsi per diventare donna. Successivamente, una commissione disciplinare dell’ateneo decise di cacciarla dalla facoltà di medicina, a cui era iscritta, motivando il provvedimento con il fatto che Sally aveva lavorato in alcuni night-club come danzatrice del ventre. Lei allora si appellò alla corte amministrativa che le diede ragione.

Ma quando Sally si è recata in tribunale per ritirare la documentazione della sentenza, questa era sparita. Da qui l’accusa al rettore della al Azhar: il procuratore generale Abdel-Meguid Mahmoud ha aperto un’indagine sul furto dei documenti.


Blitz Quotidiano
 
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ARNAP
view post Posted on 5/9/2009, 11:20




CITAZIONE (hayaty @ 29/7/2009, 10:05)
Egitto: Cacciata dall’università perché ha cambiato sesso. La studentessa non si arrende e fa causa al rettore

Islam/ Egitto, trans va all'Onu contro università al Azhar


Roma, 4 set. (Apcom) - Sali Abdallah, noto transessuale egiziano, ha portato la sua battaglia fino alle Nazioni Unite contro il 'Vaticano dei musulmani', l'Università di al Azhar al Cairo, che l'aveva espulsa dalla facoltà di Medicina che il trans frequentava prima di cambiare sesso diventando donna.
Il sito web panarabo, Elaph, riprende la storia di Sali, che da 20 anni sta conducendo una battaglia contro i pregiudizi.
La storia è nota all'opinione pubblica egiziana. Sali, che da uomo si chiamava 'Said' (Signore -ndr) si opera nel 1988. Nello stesso anno ottiene il riconoscimento dell'anagrafe egiziana che emette la sua nuova carta d'identità. Nell'Università islamica di al Azhar vige la segregazione tra i sessi. Così, la direzione della facoltà di Medicina dove studiava decide di trasferirla alla sezione femminile, dove però non viene accolta.
Da allora Sali conduce una feroce battaglia legale durante la quale vince cinque cause. L'ultima e definitiva del Tribunale Amministrativo dello Stato ordina la reintegrazione nella facoltà femminile, in quanto donna a tutti gli affetti. Ma l'Università non è d'accordo e si fa forte di un solenne editto religioso fatto emettere nientemeno che dal Gran Muftì, Ali Jumaa, egiziana, massima autorità religiosa in materia di editti, che non riconosce il cambio di sesso.
Irremovibili i dotti islamici, che hanno minacciato di rivolgersi alla Corte Costituzionale Suprema dell'Egitto, presentando "prove assolute" sulla bontà delle loro argomentazioni.
E' di ieri la decisione di Sali di rivolgersi alle Nazioni Uniti. Con l'aiuto di un legale, la speranza è di "trovare udienza in seno alla Commissione dei Diritti dell'Uomo" dell'organismo internazionale per "ottenere giustizia".


Il cittadino
 
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ARNAP
view post Posted on 3/5/2010, 22:09




Elton John: "Gesù era gay"

E l'Egitto annulla il concerto del 18 maggio



"Credo che Gesù avesse molta compassione, era un gay superintelligente, che ha capito i problemi dell'umanità. Gesù voleva che noi ci amassimo e perdonassimo. Non capisco cosa renda le persone così crudeli. Prova ad essere una lesbica in Medio Oriente, sarebbe meglio essere morti". E' per queste più che discutibili e "controverse dichiarazioni contro le religioni" che il britannico Elton John non potrà cantare in Egitto il prossimo 18 maggio, come previsto.
La popstar, 63 anni, ha scatenato diverse polemiche negli ultimi mesi, dopo l'intervista pubblicata a febbraio dal magazine Parade, in cui John si raccontava ed esprimeva pareri su omosessualità, religione e celebrità.
Il sindacato dei musicisti egiziani ha deciso di non concedere al britannico la possibilità di esibirsi in un Paese arabo. Il numero uno dei sindacalisti, Mounir al-Wasimi, ha spiegato: «Come possiamo permettere che un gay, che vuole mettere al bando le religioni, rivendichi che il profeta Eissa (Gesù, ndr) era gay e fa appello ai Paesi del Medioriente alla riforma sessuale per i gay» si esibisca in Egitto.
Il cantante era già pronto a un bagno di folla. Nel 2008, il concerto negli Emirati arabi raggruppò oltre 13mila fan.

03/05/2010


Libero news
 
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O t t a
view post Posted on 4/5/2010, 14:46




CITAZIONE (ARNAP @ 3/5/2010, 23:09)
Elton John: "Gesù era gay"

...

Libero news

Approfondimento:


"Difende i gay": Elton John in Egitto non può suonare
La decisione è stata presa dall'Unione dei musicisti egiziani: "Come possiamo concedere il permesso a chi considera omosessuale il profeta Isa (Gesù per i musulmani)?"

Il Cairo, 4 maggio 2010 -

Niente Egitto per Elton John. Il concerto previsto per il prossimo 18 maggio non s'ha da fare. Motivo: "Dichiarazioni sconvenienti contro la religione". Le parole sono del presidente dell'Unione dei Musicisti Egiziani, Mounir al-Wasimi.

"Come possiamo concedere il permesso - ha dichiarato Al-Wasimi - a chi chiama il profeta Isa (Gesù, il Messia cristiano, nella tradizione musulmana) gay e a chi vuole che nel Medio Oriente venga introdotta la totale libertà per gli omosessuali?". Elton John poco tempo fa aveva infatti detto che per lui Gesù era "un gay superintelligente".

Un paio d'anni fa John si era esibito negli Emirati Arabi davati a una folla di oltre 13mila persone. Tuttavia questo precedente nel mondo arabo – d'altronde assai variegato per posizioni e culture – pare non sia stato sufficiente a sorvolare sulle frasi pronunciate lo scorso febbraio nel corso di una manifestazione per i diritti degli omosessuali: "In Medio Oriente, l'unico modo per farsi accettare socialmente se sei una donna e sei omosessuale è morire", aveva dichiarato l'autore di 'Madmen across the water'.

QUOTIDIANO.NET

Edited by hayaty - 4/5/2010, 23:27
 
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O t t a
view post Posted on 28/8/2010, 10:18




Spot omoerotico per la Coca Cola in Egitto
pubblicato: sabato 28 agosto 2010 da Desperate Gay Guy

Spot omoerotico per la Coca Cola in Egitto
pubblicato: sabato 28 agosto 2010 da Desperate Gay Guy

Decisamente omoerotico questo spot della Coca Cola trasmesso in Egitto e realizzato dall’agenzia Fortune Promoseven de Il Cairo. Non è che lo spot sia gay in sé, ma ha tutto un sottotesto che ci piace vedere (e creare) quando veniamo censurati ottenendo grandi risultati con pochissimi passaggi: la mano del primo egiziano (molto carino) che prende quella del suo vicino, la guida fino a far stappare la bottiglia che porta voluttuosamente alla bocca sotto lo sguardo voglioso dell’amico…

Considerato che in Egitto il clima verso le persone omosessuali è estremamente pesante, chissà se per gli egiziani il video è così omoerotico come per noi?

Si può visionare lo spot alla fonte queerblog
 
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delfinroma
view post Posted on 28/8/2010, 10:47




in effetti questa pubblicità è un pò omoerotica..strano..per l'egitto..
 
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O t t a
view post Posted on 20/1/2011, 16:00




La vita nascosta degli arabi gay

Coperta, condannata e perseguitata, l’omosessualità esiste nei Paesi arabi. I gay e le lesbiche di questi Paesi sono costretti spesso ad una doppia vita, e in poche città di questa regione possono esprimere la loro vera personalità. La legge, la religione e la morale disapprovano chi ama persone dello stesso sesso, e la società araba, basata su rapporti familiari molto più intensi di quella occidentale, si rivela un blocco per chi vorrebbe vivere serenamente la propria vita, ma è invece destinato a nascondere ciò che veramente è.

VIAGGIO NEL VICINO ORIENTE – Il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung ha realizzato un approfondito reportage sulle comunità LGBT che vivono in alcuni Paesi arabi, come Siria, Egitto o Libano. Un racconto che passa attraverso le voci di gay o lesbiche che vivono non senza problemi il loro orientamento sessuale. Zamina ha una relazione da due anni con la sua migliore amica, non lavora e aspetta con grande preoccupazione il possibile marito che la sua famiglia le vorrà imporre.
[....]

L’ISLAM NON ACCETTA? – Per comprendere a fondo i motivi dell’astio verso la comunità LGBT presente nel mondo arabo è obbligatorio ascoltare il centro di queste società, ovvero le moschee e le comunità che attorno ad esse si raccolgono. L’Imam Mohammed Hubasch è direttore del centro degli studi islamici di Damasco e deputato nel parlamento siriano. Una delle figure guida tra i religiosi islamici della Siria, e secondo molti osservatori esprime una visione piuttosto liberale della fede musulmana. “L’Islam non vieta le nuove idee”, inizia Hubasch, “perché l’interpretazione del Corano e il rinnovamento sono pilastri della società musulmana. Ci sono più vie per raggiungere Dio, e il pensiero conservatore non ci aiuta “, sottolinea l’Imam di Damasco. Ma alle domande su quale sia questo rinnovamento, Hubasch risponde con poco, indicando gli altoparlanti per il minareto, oppure le Tv al plasma per trasmettere la predica. Per quanto riguarda il sesso, e più specificamente rapporti omosessuali, l’atteggiamento è molto più rigido, tanto che perfino la definizione di gay sfugge inizialmente all’Imam. “Non esiste una libertà senza limiti. L’omosessualità e la fede musulmana però non sono conciliabili. Chi è gay, deve essere aiutato per farsi correggere. Chi crede in un Dio deve seguire le sue regole, e queste sono rigide per quanto riguardo il sesso”, rimarca Hubasch. Nel libro sacro del Corano però l’omosessualità viene solo definita come innaturale, ed un’esplicita condanna di essa non si trova, tanto che nel testo non esiste alcun passaggio su una sua punizione. “E’ questa terribile società, non il Corano”, esclama la Sorella, protagonista indiscussa di un bar per incontri gay di Damasco, il nuovo Hammamm. Posizionato alla fine di una stradina stretta, con una fontana nel cortile interno e la foto del presidente siriano alle pareti, l’Hammamm è diventato il luogo principale per chi vuole vivere la propria omosessualità a Damasco senza costrizioni.
[....]

DOPPIA VITA UNICA DIFESA – Beirut però rappresenta un unicum, e le grandi capitali del Medio Oriente rimangono luoghi ostili per chi è gay. Ci sono posti come cinema, bar o hotel dove gli omosessuali si possono incontrare, ma sempre con grande discrezione, se non vera e propria segretezza. Al Cairo la situazione è ancora più difficile, e la preferenza per la comunità LGBT va alle feste private, dove ci si può incontrare e conoscere con più tranquillità. La polizia interviene in Egitto, così come anche in Siria, sulla base della legge che punisce i rapporti tra persone dello stesso sesso. Ma essere fermati dalle forze dell’ordine non è l’unica paura, perché l’umiliazione delle famiglie cancellerebbe immediatamente legami apparentemente inossidabili. “ Una famiglia in Egitto è formata da molte persone, con amici e parenti che vanno oltre lo stretto cerchio del nucleo formato da padri e figli. Non siamo una società individualistica come l’Occidente, dove ognuno è libero di fare le proprie cose. Qui la parentela è tutto. E’ una splendida prigione ricca di affetti e solidarietà, dove uno ha tutto. Tranne la propria libertà”, confessa Ramy, un gay egiziano. Lo stesso concetto di coming out è descritto dal direttore dell’Iniziativa egiziana per i diritti personali come un elemento estraneo alla cultura mediorientale. Una simile rivelazione porterebbe a cure consigliate, se non coatte, per correggere le inclinazioni sessuali. Gli stessi medici pensano ancora che chi ama una persona dello stesso sesso sia un malato. Secondo un sondaggio condotto da Helem, quest’opinione è condivisa dai due terzi dei dottori siriani. Per questo la comunità LGBT è costretta a nascondersi dietro false identità, a creare doppi profili Facebook, uno per familiari e amici, l’altro per chi condivide le inclinazioni omosessuali. Una vita faticosa, sempre vigile sui possibili omofobi che spesso si nascondono per picchiare poi i gay o denunciarli alla polizia.

29 dicembre 2010

si può leggere tutto l'articolo alla fonte giornalettismo
 
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O t t a
view post Posted on 13/3/2011, 17:46




Intervista al blogger omosessuale egiziano IceQueer

3 Marzo 2011

Uno dei più noti blogger gay egiziani spiega, dal suo punto di vista, la mancanza di democrazia e di laicità che esiste nel suo paese e che lo hanno spinto a partecipare alla rivolta di piazza Tahrir.

L’Egitto è un paese in cui le lesbiche e i gay non possono amarsi. L’Egitto è un paese dove lesbiche e gay continuano a finire in prigione. L’Egitto è un paese dove l’esercito e i rappresentanti del fondamentalismo mussulmano inquietano lesbiche e gay. Stanchi di vivere in una terra che non vuole cambiare, gli egiziani dicono basta ed è rivoluzione… Sentiamo come è nato tutto.

Quali sono state le cause principali della vostra rivolta?
Il popolo egiziano non ne poteva più di Mubarak e del suo regime: la rivoluzione è stato il risultato naturale di quello che abbiamo sofferto negli ultimi 10-15 anni e forse anche di più. Il popolo in piazza Tahrir chiedeva i diritti più essenziali, che sono libertà, giustizia sociale e democrazia.

Qual è stato il ruolo di Facebook, di Twitter, dei blog?

I social network hanno giocato un ruolo importante nell’organizzare il popolo e anche nello smascherare l’ipocrisia dei mass media. I social network semplicemente dicono la verità. Puoi leggere di un caso di tortura su Twitter, vedere il video su YouTube e poi discuterne su FaceBook!

Dal punto di vista occidentale, il ruolo dell’esercito non è molto chiaro…
Ad essere onesti, il ruolo dell’esercito adesso non è molto chiaro neppure per noi. Il popolo è contro questo governo di transizione e l’esercito sta cercando di rimanere il più neutrale possibile, ma non è abbastanza.

Non è molto chiaro neppure il ruolo dei Fratelli Musulmani…

La rivoluzione egiziana non ha portato avanti alcun programma politico o religioso, ma gran parte del popolo fino ad ora non vuole i Fratelli Musulmani per le prossime elezioni.

A Palermo, un ragazzo marocchino, Noureddine Adnane, si è dato fuoco per protestare contro le persecuzioni della polizia italiana, emulando il gesto storico del tunisino Mohamed Bouazizi. Credi che i giovani delle due sponde del Mediterraneo possano unirsi per lottare contro tutti gli oppressori?
La gente non ha alcuna idea di come ci si senta quando inizi a uccidere le tue paure e diventi capace di dire: “No, ora basta, andatevene via!”. E’ uno spirito che spero che persista in Egitto e nel mondo intero.

Cosa ne pensi dell’Italia?
Sarò superficiale: ti dico che l’Italia per me è la moda, i bei ragazzi e l’architettura, ma sono sicuro che ci sono molte più cose da conoscere a proposito dell’Italia. Io sto cercando di conoscerle attraverso i miei amici italiani, qui in Egitto.

E del nostro governo, cosa ne pensi?

Del vostro governo? Beh, io non sono un’esperto di politica, quindi non so davvero cosa dire sulla situazione in Italia, ma di tanto in tanto leggo notizie sulla corruzione di Berlusconi.

Come vivono i gay e le lesbiche in Egitto?

La vita per i gay e le lesbiche in Egitto varia da persona a persona: alcuni sono profondamente repressi, alcuni sono “discreti”, alcuni sono dichiarati, ma non con tutti, e una minoranza sono dichiarati con i propri genitori e con gli amici. Fondamentalmente ci incontriamo tra di noi attraverso i siti di incontro online.

Qual è la situazione dal punto di vista legale?
Anche se in Egitto l’omosessualità non è illegale in senso stretto, gli omosessuali vengono arrestati in riferimento ai reati di “depravazione abituale” e di “comportamenti osceni”, in base all’articolo 9c della legge n. 10 del 1961 sulla lotta alla prostituzione, e al reato di “disprezzo della religione”, in base all’articolo 98 del codice penale.

tuttouomini
 
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O t t a
view post Posted on 21/11/2011, 15:47




21/11/2011

Egitto: 1. gennaio, manifestazione pro gay in piazza Tahrir

TRADOTTO DA RACHELE CINARELLI


Nell'Egitto post-rivoluzionario, donne e minoranze religiose, non sono certo le sole a subire le minacce degli islamisti. Accade lo stesso (o peggio) anche alla comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Motivo per cui nei giorni scorsi è stata creata una pagina Facebook per la promozione dei diritti degli omosessuali e per lanciare l'appello a una manifestazione per il 1 gennaio 2012 in Piazza Tahrir.

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Appello per manifestazione gay, 1 gennaio 2012, in Piazza Tahrir



Circa duemila le adesioni raggiunte finora da tale pagina: in parte, però, non per dare sostegno, quanto piuttosto per aggiungere commenti omofobici, minacce di morte, e per citare versetti del Corano da cui deriverebbe che l'Islam proibisce l'omosessualità e la considera un peccato capitale. Sotto l'immagine caricata dall'amministratore della pagina, si legge una nota per spiegare il motivo della stessa e per argomentare le ragioni del diritto dei gay a una vita normale:
من حقنا الظهور في المجتمع بشكل علني لحمايه نفسنا و لحمايه المجتمع من اضطهاد المثليين لان المجتمع اللي لا يقبل الاخر يبقى مريض
Abbiamo il diritto di vivere apertamente nella società e di eliminare l'oppressione verso gli omosessuali, perché una società che non accetta l'altro è una società malata.

Per illustrare i motivi che hanno portato a proclamare la protesta in Piazza Tahrir a inizio anno, c'è un post in cui si legge:

من نحن: نحن مجموعه من شباب مصر المثلي الجنس..نزلنا الميدان و شاركنا في الثوره..و نرى الان انه لنا كل الحق في العيش باحترام و علانيه..فنحن جزء من مصر الثوره ..فلا يزايد علينا احد
Siamo un gruppo di giovani gay egiziani. Eravamo in Piazza Tahrir e abbiamo preso parte alla rivoluzione. Riteniamo che ognuno di noi abbia il diritto di essere rispettato nella vita pubblica. Facciamo parte della rivoluzione egiziana e non permetteremo a nessuno di mettere in discussione la nostra lealtà.

In un recente aggiornamento, l'amministratore della pagina ha caricato il messaggio ricevuto da un gay locale, che aveva timore di postarlo in prima persona dopo aver visto gli insulti e le minacce che riempivano la bacheca:

ايه الضرر لما يكون في اتنين من نفس الجنس في مكان ما في العالم نايميين في حضن بعض؟؟ انا ضريتك في ايه؟؟ اخدت حاجة بتاعتك؟؟ اكلت اكلك؟؟ ايه؟؟ انا انسان احس واحب واكره واغضب واسامح وافرح
Dov' è il male se due persone dello stesso sesso da qualche parte in questo mondo si abbracciano? Che male vi ho fatto? Vi ho forse rubato qualcosa? Ho mangiato il vostro cibo? Cosa ho fatto? Sono un essere umano che ha dei sentimenti, ama, odia, si arrabbia, perdona e si sente felice!

Non manca uno specifico avviso ai media per spiegare le ragioni dietro alla scelta di rifiutare le interviste:

لكننا نعتذر لجميع الصحفيين عن عدم التواصل معهم..حيث اننا نرى ان تناول الاعلام لهذا الحدث الان سيؤدي الى احداث بلبله و ضجه اعلاميه قد تؤدي الى اجهاض اليوم من اساسه وارهاب شخصيات مثقفه وطنيه كانت قد ابدت موافقتها على المشاركه..و نرى انه من الانسب تغطيه الحدث وقت حدوثه وسيتم توجيه دعوات لجميع المؤسسات الاعلاميه في حينه
Chiediamo scusa ai giornalisti se non rispondiamo loro. Pensiamo che se i media parlassero di noi, ci sarebbe solamente una gran confusione che porterebbe al fallimento della Giornata Nazionale Gay che stiamo organizzando. Inoltre farebbe in modo che alcuni personaggi e intellettuali cambino idea sulla loro partecipazione, dopo averci dato conferma. Riteniamo sia meglio che l'evento venga ripreso quando accadrà e invitiamo tutti i media a essere presenti in piazza.

Un ulteriore aggiornamento risponde alle minacce apparse in bacheca:

الى الساده المصدومين من اعداد المثليين في مصر : احنا موجودين بينكم من زمان لكن انتم فرضتم علينا نعيش تحت الارض و دفنتم رؤسكم في الرمل كالنعام..ثانيا :كفايه بلطجه ومحاولات ارهاب لينا مش هانسمح لحد يشكك في وطنيتنا
A tutti quelli che sono sconvolti da quanti di noi esistono in Egitto: per lungo tempo abbiamo vissuto con voi, ma ci avete costretto a nasconderci. Basta con i vostri tentativi terroristici; non vi permettiamo di mettere in discussione il nostro patriottismo.

Nella pagina è stato caricato anche un video da YouTube con un messaggio scritto da parte di un omosessuale, in cui dice di essere solo un cittadino che dà il proprio contributo alla società e rispetta tutti, e si aspetta di essere trattato allo stesso modo nel proprio Paese.

Oltre a Facebook, le segnalazioni arrivano anche via Twitter. Ahmad Abdelhady (@Hadeezz) si esprime così:

عامة .. حق المثليين جنسيا فى الزواج والمعاملة بدون تمييز ده انا بؤيده ... انما ف الشارع ويوم وطنى ده تعدى على حرية الاخرين ..نقطة وكلامى خلص
In generale, appoggio i diritti degli omosessuali al matrimonio e di essere trattati equamente, ma avere una giornata nazionale nella piazze è una violazione alla libertà altrui. Punto, è tutto ciò che ho da dire.

L'attivista Mostafa Hussein (@moftasa) condanna le minacce di morte contro i gay, con una punta di sarcasmo:

أيه حكايةالناس اللي عاوزة تقتل المثليين دول كمان؟ هي ناقصةدم؟ طيب لو انت رايح تقتلة كده راح هو مدافع عن نفسه و قتلك؟ نسميك أيه؟ شهيد الشرج؟
Cos'è questa storia di uccidere gli omosessuali? Dobbiamo versare altro sangue? Quando uccidi un omosessuale e gli impedisci di ucciderti, come dovremmo definirti? Un "martire anale"?

Un ingegnere, Hussain Imam (@kemam) diffonde vari 'tweet' sulla giornata LGBT e in uno di questi suggerisce:

بأفكر أعمل جروب لمناهضة المثليين دول بتوع 1 يناير!
Dovremmo aprire un gruppo contro questi omosessuali del 1. gennaio.

Un altro utente di Twitter (@MiSrBtfHam) fa appello ai propri contatti per segnalare e far chiudere la pagina Facebook sulla 'Giornata Omosessuale Egiziana'.

اطالب الجميع بعمل ريبوت للصفحه دي الحريه مش معناها كده المثليين ميتمحكوش في الثورة واللي عاوز يدافع عنهم يتحرق
Vi chiedo di segnalare questa pagina. Libertà non significa che siano gli omosessuali a guidare la rivoluzione. Chi li difende dovrebbe essere bruciato.

La Stampa
 
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O t t a
view post Posted on 21/5/2012, 14:51




Essere gay in Egitto. Paura, speranza e sfida

di Matteo Colombo

Lunedì 21 Maggio 2012

La zona di Downtown è un insieme disordinato di palazzi liberty mai ristrutturati, negozi e locali alla moda. Qui s’incontrano migliaia di egiziani per bere un tè, discutere sulle prossime elezioni o fare compere nei negozi di Talaat Harb. Tra loro ci sono diversi omosessuali. Al Cairo non esiste una comunità gay, ma i ragazzi e le ragazze omosessuali si conoscono tutti. Molti di loro erano in Piazza Tahrir nei primi giorni della rivoluzione, altri frequentano i locali di Downtown, dove si trova qualche bar che serve alcolici e si respira un’aria più liberale delle altre zone del Cairo.

L’ostilità verso i gay è molto diffusa
, ma non esistono organizzazioni che difendano i loro diritti con efficacia. A volte, la polizia fa irruzione nei locali frequentati da omosessuali. Nonostante essere gay non sia reato in Egitto, non è difficile mandare un omosessuale in prigione. Nel 2001, per esempio, cinquantadue ragazzi sono stati arrestati su una nave in riva al Nilo e condannati ad alcuni anni di galera per “immoralità abituale“. Quando non ci sono le forze dell’ordine, ci pensa la gente comune a “fare pulizia”. Un episodio famoso è l’assalto al bar Odeon, uno dei ritrovi più famosi per gli omosessuali egiziani, che ha costretto i padroni di questo locale a rifiutare i clienti gay.

Così, per evitare problemi, molti ragazzi gay si sposano. Qualcuno però decide di vivere la propria omosessualità, senza nascondersi. Gamal (nome di fantasia) mi racconta di essere scappato da casa a soli sedici anni. Il padre salafita ha reagito al suo coming out con le botte e così si è dovuto arrangiare per sopravvivere. Gamal vive in uno dei tanti appartamenti di Downtown con alcuni studenti stranieri e egiziani. In questo quartiere abitano diversi ragazzi omosessuali che hanno trovano qui un ambiente tollerante e diverse persone disposte ad accettarli.

Non ci sono, infatti, soltanto oppressione e paura nella vita degli omosessuali egiziani, ma c’è anche la speranza di poter cambiare la loro condizione. Qualcuno la spiega così: “C’è stata la rivoluzione, non è più possibile rifiutarsi di discutere. In democrazia non esistono i tabù e prima o poi si arriverà anche a parlare di omosessualità”. Il modello per gli omosessuali egiziani è il Libano. Nel Paese dei Cedri, è stata fondata sei anni fa Helem, la prima rivista dedicata ad un pubblico gay e arabo.

Il tema dell’omosessualità è sempre più discusso a Beirut, anche grazie agli artisti libanesi. Due esempi di questo cambiamento sono il film Caramel, che racconta anche della storia d’amore tra due ragazze, e la canzone Shimm el Yasmine (odore di gelsomino) del gruppo Masrouh Leila, che parla della tristezza di un ragazzo omosessuale alla notizia del matrimonio del suo fidanzato con una ragazza (qui trovate il testo in inglese).

I primi a rispondere alla sfida lanciata da Helem sono stati alcuni ragazzi marocchini che hanno fondato Aswat (le voci): la prima rivista omosessuale di questo Paese. Il primo numero è uscito su internet lo scorso mese ed è stato scaricato da più di ventimila persone, ma il loro sogno è di poter vendere questa rivista anche in edicola. Intanto Aswat ha provocato un acceso dibattito in Marocco e un Imam ha condannato a morte i ragazzi che hanno pubblicato questa rivista. Gamal è uno delle persone che ha letto Aswat e promette di organizzarsi con alcuni amici per creare un giornale simile anche al Cairo. “Mancano la capacità e il tempo, ma c’è la volontà di fare sentire la propria voce”.

Forse c’è anche un po’ di paura, ma questo Gamal non lo dice.


Matteo Colombo vive tra Ankara e Il Cairo per studiare arabo e turco. Collabora con diversi siti di politica internazionale. Le sue grandi passioni sono l’Egitto, la Siria e la Turchia

Panorama


 
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O t t a
view post Posted on 7/12/2013, 09:22




Il primo film sui gay dell’Egitto
E le pesanti censure che rischia

06/12/2013

“Segreti di famiglia”, diretto da Hany Fawzy, è il primo film egiziano che tratta direttamente il tema dell’omosessualità. Anche se il film non avendo contenuti sessualmente espliciti, i censori del paese hanno contestato 13 scene della pellicola e hanno chiesto la loro eliminazione. La notizia è stata riportata dal Telegraph.[/URL]
Giornalettismo


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13 replies since 13/11/2007, 22:17   757 views
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