Mal d'Egitto

Museo Egizio a Torino

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falak
view post Posted on 10/11/2009, 19:40




Museo Egizio di Torino, iniziative di novembre per famiglie e non solo

Il piacere di visitare il Museo Egizio con la famiglia...

Il Museo Egizio di Torino propone anche per il mese di novembre un ricco carnet di iniziative per tutte le età.
Per le famiglie, il Museo propone a partire da questo mese la nuova iniziativa Animali o dei? che consiste in una visita guidata delle sale alla ricerca di tutte le esperienze della vita comune che possono in qualche modo legarsi alla presenza delle divinità. Dalle piene del Nilo alle guerre, è possibile scoprire in che modo gli umori degli dei influenzavano la vita in Egitto...
Sempre alle famiglie si rivolge il percorso A casa di Kha, che permetterà a grandi e piccini di scoprire come si svolgeva la vita quotidiana al tempo dei Faraoni.
Oltre alle iniziative del fine settimana, saranno proposte le consuete visite guidate con gli egittologi, alle quali si affiancano numerose iniziative tematiche in fascia serale. A Museo chiuso, in un’atmosfera esclusiva e di indubbio fascino, i visitatori di ogni età potranno partecipare ai diversi eventi che vengono proposti per tutto il mese.
Si rivolgono soprattutto alle famiglie i percorsi Notte al Museo Egizio (un egittologo esperto nella didattica per l’infanzia svelerà i segreti delle mummie) e Caccia al Teshorus (il Museo diventa teatro di un’affascinante caccia al tesoro con premi finali per tutti!).
Per gli adulti invece a grande richiesta sabato 28 novembre avrà luogo una replica di Sapori d’Egitto, l’affascinante e “gustoso” viaggio alla scoperta dell’alto valore simbolico degli alimenti dell’Antico Egitto che ancora oggi è possibile degustare. La visita termina con una degustazione di birra egizia e prelibati assaggi gastronomici nello Statuario.

Calendario novembre 2009

Ven 13
Caccia al Teshorus


Famiglie
20.30; 21.00
1 ora
8 euro

Sab 14
A casa di Kha


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro

Dom 15
A casa di Kha


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro

Ven 20
Notte al Museo Egizio


Famiglie
20.30; 21.00
1 ora
5 euro

Sab 21
Animali o dei?


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro

Dom 22
Animali o dei?


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro

Sab 28
A casa di Kha


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro

Sapori d’Egitto

Adulti
20.30; 21.30
1h30’
15 euro

Dom 29
A casa di Kha


Famiglie
10.30
1 ora
3,50 euro
Info

per tutte le iniziative è obbligatoria la prenotazione:
tel 011.4406903
email [email protected]
sito www.museoegizio.it

(10 Novembre 2009)

da Eco di Torino
 
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ARNAP
view post Posted on 24/12/2009, 09:34




MALTEMPO: MUSEO EGIZIO TORINO, ALLAGATO UN PIANO

Torino, 23 dicembre 2009 - Ancora disagi a Torino per il maltempo a Torino. Al momento, dopo la nevicata della notte, vi e' una tregua nelle precipitazioni ma freddo e ghiaccio continuano a creare problemi.
Proprio a causa del gelo, nella notte, si e' rotta una tubatura al Museo Egizio di Torino, il secondo per importanza al mondo dopo quello del Cairo, provocando una fuoriuscita di acqua ai piani superiori dell'edificio.
Al momento, comunque, assicurano dal Museo la situazione e' sotto controllo ed alcuni reperti, che si trovavano nelle sale, dove c'e' stato l'allagamento sono stati spostati per precauzione.
Sul posto sono al lavoro i vigili del fuoco, che stanno valutando le conseguenze del danno.

AGI
 
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hayaty
view post Posted on 16/2/2010, 15:20




Museo egizio di Torino Un buon esempio di pubblico-privato

Lun, 15/02/2010 - 17:22

ARCHEOLOGIA. Storia e prospettive di un luogo d’arte che custodisce oltre 30mila reperti, secondo al mondo nel suo genere solo al Museo del Cairo. Oggi, in occasione di S. Valentino, ci sarà la visita guidata da un egittologo intitolata “Il mio cuore segue il tuo amore”. Prendendo spunto da un verso tratto da una lirica composta circa tremila anni fa, il percorso conduce il visitatore alla scoperta dell’armonia di coppia. Ma è l’innovativa gestione museale a fare scuola.
Un ben equilibrato mix pubblicoprivato nella gestione dei beni museali può essere la via giusta per mettere a frutto i nostri “giacimenti” culturali? Se ne dibatte ormai da tempo ma intanto, a Torino, c’è già un caso che può essere assunto come l’indicazione che, probabilmente, è proprio quella la strada da intraprendere. Parliamo del primo esperimento di costituzione, da parte dello Stato, di uno strumento di gestione museale a partecipazione privata: il Museo egizio di Torino, che fa capo alla Fondazione Museo delle Antichità egizie di Torino, presieduta da Alain Elkan dall’ottobre 2004. Sono dunque trascorsi quasi sei anni da quel giorno e quest’operazione può considerarsi un esperimento riuscito. I direttori dei principali musei egizi e curatori delle maggiori collezioni egizie del mondo fanno, o hanno fatto, parte del Comitato scientifico: da Parigi a New York, Londra, Il Cairo, Berlino, Vienna, Basilea, Firenze e, ovviamente, il titolare della cattedra di Egittologia dell’università di Torino.

Ma già si guarda al futuro. È in cantiere, infatti, un grande progetto di trasformazione del Nuovo Museo egizio - richiederà diversi anni di lavori - che sarà motivo di orgoglio per Torino. Si avrà quasi il raddoppiamento degli spazi (da 6.000 a 10mila mq) e una rivisitazione complessiva delle strutture espositive. Con questo ampliamento, il notevole interesse di studiosi e turisti non potrà che crescere ulteriormente. La parte nuova prevede uno spazio espositivo semplice, non invasivo, luminoso, protettivo sia per i reperti sia per il pubblico. Protagonisti assoluti saranno i capolavori della collezione e non le sovrastrutture architettoniche. Sono previste vetrine semplici ed essenziali, didascalie in tre lingue, illuminazione mirata. Due, in particolare, saranno le novità interessanti: il nuovo ipogeo sotterraneo e l’ultimo piano del Museo. Rispettivamente una grande area di accoglienza polifunzionale e un’esposizione dei magazzini che sarà finalmente possibile visitare.

Questi saranno collegati da una scala mobile ambientata da una riconduzione del Nilo su quattro piani che rap presenterà in modo metaforico lo straordinario viaggio di risalita dell’unico fiume che non si discende. La valorizzazione e l’accrescimento degli spazi saranno la stupefacente novità del progetto che mostrerà finalmente la straordinaria collezione torinese che non sarà più un mistero recluso ai più ma una realtà aperta a tutti, democratica proprio perché fornisce gli strumenti per rendere la comprensione dei reperti e della storia accessibile a tutti, non solo alla solita nicchia di studiosi. Il Museo delle Antichità egizie di Torino è uno dei più importanti musei egizi del mondo, secondo solo a quello del Cairo. Facendo un passo indietro, la sua storia inizia nel Seicento quando i Savoia acquisiscono dai Gonzaga di Mantova la Mensa Isiaca, una ta vola di bronzo ageminato con raffigurazioni di cerimonie religiose dedicate alla dea Iside. Nel Settecento, Carlo Emanuele III di Savoia invia in Egitto il naturalista padovano Vitaliano Donati, dalla spedizione nella Valle del Nilo pervengono a Torino la statua della dea Iside, le statue del faraone Ramesse II e della dea Sekhmet.

Il periodo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento è fondamentale per la crescita del Museo e per tutta l’Egittologia; nel 1799 con la spedizione scientifica, al seguito dell’armata napoleonica nella Valle del Nilo, inizia la stesura di una documentazione che fa conoscere in Europa ambiente, vita, costumi, arte e storia dell’Egitto di età faraonica e di lingua e cultura araba. Reperti d’eccezione Nello stesso anno venne alla luce, nella località di Rosetta, la famosa stele con scrittura geroglifica, demotica e greca, fondamentale per la decifrazione dei geroglifici. Nel 1822 il francese Jean-François Champollion decifra i geroglifici ponendo le basi dell’egittologia, la disciplina che studia le antichità dell’Egitto faraonico. A seguito di tali avvenimenti, i consoli delle varie nazioni d’Europa, i viaggiatori e gli avventurieri si dedicano alla raccolta di antichità nella Valle del Nilo e cospicue collezioni raggiungono l’Europa. Nel 1824 Carlo Felice di Savoia acquista la collezione di Bernardino Drovetti, un piemontese che si era appassionato alla ricerca delle antichità durante la sua permanenza in Egitto in qualità di console generale di Francia.

L’ultima importante acquisizione, in ordine di tempo, è il tempietto di Ellesija donato dalla Repubblica Araba d’Egitto nel 1970. Anche solo studiando i trascorsi e la storia di questo museo si evince quanto sia culturalmente importante. Direttore da ottobre 2005 è Elleni Vassilika, alla sua seconda esperienza di “privatizzazione”. Già responsabile delle Antichità al Fitzwilliam Museum è anche curatrice di numerose e importanti pubblicazioni tra cui il recente Tesori d’arte del Museo Egizio, edito nel 2006. Allo stato attuale il Museo vanta 6.500 oggetti esposti e oltre 26mila reperti custoditi nei depositi. Buona parte della collezione non è accessibile al pubblico, in alcuni casi per necessità conservative, in altri perché si tratta di reperti a interesse puramente scientifico ( frammenti di papiri, vasellame, ecc.) che vengono però regolarmente studiati e da cui derivano numerose pubblicazioni. La scultura più antica della collezione è la statua della principessa Redi, scolpita nella diorite al tempo della III dinastia (2800 a.C. circa).

Interessante è la sezione delle mummie degli animali sacri, col legati al culto delle divinità: ibis e babbuini del dio Thot, coccodrilli del dio Sobek, falchi del dio Horo, tori del dio Hapi, pesci della dea Neith, gatte della dea Bastet. Oltre tre secoli di storia hanno reso il Museo egizio di Torino una delle collezioni egizie più importanti al mondo, con documenti eccezionali per la ricerca egittologica e con antichità così numerose e varie da fornire un quadro dalle origini nel IV millennio a.C. fino al V-VI secolo d.C. Gli oltre 30mila reperti custoditi hanno visto il susseguirsi di numerosi allestimenti: basti pensare allo statuario, passato da una concezione puramente ottocentesca alla visione di Dante Ferretti, importante architetto e scenografo italiano. L’esposizione è articolata su tre piani e la visita ai settori più importanti della collezione richiede un minimo di due ore. Numerose sono le attività e le iniziative offerte dal museo consultabili sul sito www.museoegizio.it. Ad esempio oggi 14 febbraio, in occasione di S. Valentino, ci sarà la visita guidata da un egittologo intitolata “Il mio cuore segue il tuo amore”.

Prendendo spunto da un verso tratto da una lirica d’amore composta circa tremila anni fa, il percorso conduce il visitatore alla scoperta dell’armonia di coppia, nelle differenti sfaccettature del quotidiano. Coppie umane e coppie divine rivelano così il senso profondo della loro unione. Promuovere e sostenere l’istituzione museale attraverso forme di marketing culturale è una strategia da prendere in seria considerazione in tempi in cui i musei italiani si trovano in una crisi profonda e, in taluni casi, irreversibile. Inoltre l’apertura internazionale, il miglioramento degli standard museali e un potenziamento della visibilità sono tutti elementi alla base di una concreta promozione di chi crede nel museo come centro che opera diffusione di cultura a più livelli. Non sarà che la costituzione, da parte dello Stato, di uno strumento di gestione museale a partecipazione privata potrebbe essere la salvezza di molti musei italiani? Il Museo egizio di Torino è, insomma, un buon modello da seguire, sia nella gestione sia nell’apertura costante, internazionale. È uno dei musei più importanti del nostro Paese, pur non avendo un “carattere italiano”. È un caso?


Terra News
 
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Minea 313
view post Posted on 24/2/2010, 01:52




Il Nuovo Museo Egizio di Torino di Isolarchitetti

Il progetto di ristrutturazione e rifunzionalizzazione pronto nel 2013





02/12/2009 – Il lavori di realizzazione del progetto di ristrutturazione e rifunzionalizzazione del Museo Egizio di Torino, del raggruppamento Isolarchitetti, vincitore del bando di gara internazionale pubblicato a giugno 2007, si concluderanno nel 2013 e saranno strutturati in due fasi che consentiranno di non chiudere mai completamente il Museo.

Il primo museo nella storia interamente dedicato all’arte e alla cultura dell’Antico Egitto, va incontro ad uno straordinario e radicale rilancio che lo porterà a valorizzare e rendere pienamente fruibili i grandi tesori della sua collezione, in linea con i parametri internazionali più attuali. Il cambiamento del Museo Egizio è stato avviato nel 2004 con l’istituzione della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, primo esempio in Italia di gestione a partecipazione pubblico-privata che ha reso possibile il conferimento delle collezioni da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e lo stanziamento dei fondi necessari da parte degli altri soci fondatori quali Città di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT.

Il progetto prevede un profondo rinnovamento del Museo: dalla struttura architettonica interna ai servizi al pubblico, dai principi su cui si basa l’allestimento delle sale al numero e alla varietà degli oggetti esposti, per riportare uno dei gioielli dell’offerta culturale italiana in linea con gli standard richiesti a un museo d’avanguardia.

Il Progetto assegna al nuovo museo oltre 10.000 mq di spazi nuovi e restaurati, oltre mille metri lineari di nuove vetrine ad alta tecnologia pronte a ospitare, esporre e valorizzare circa 6.500 pezzi scelti tra gli oltre 26.000 conservati dal Museo.
Il disegno, in coerenza con le indicazioni della Fondazione, oltre a raddoppiare lo spazio del Museo risolve tutte le questioni fondamentali poste, tra le quali:
- i collegamenti verticali ed orizzontali;
- gli accessi e la sintassi dei flussi;
- il recupero dell’immagine dell’edificio;
- la rifunzionalizzazione degli spazi esistenti e l’invenzione di nuove superfici per il Museo;
- il rapporto con l’Accademia delle Scienze e la Città;
- l’individuazione delle aree corrispondenti alle diverse e complesse funzioni e all’ottimizzazione delle loro relazioni di uso e gestione;
- l’impostazione di uno schema di allestimento che preserva e valorizza l’edificio, restituendo dignità, spettacolarità e, ove necessario, senso del sacro alla collezione;
- l’impiego di tecnologie integrate con l’allestimento per la conservazione dei reperti e la climatizzazione degli ambienti;
- la realizzazione del nuovo Museo attraverso “inaugurazioni-evento” progressive nel tempo;
- la continuità di apertura del Museo in tutte le fasi di realizzazione.

Attraversato incessantemente da flussi di visitatori il Museo è movimento, e come tale è stato pensato. Il nuovo Museo Egizio sarà, mutevole e flessibile e costantemente aggiornabile. Il progetto nasce anche dall’intuizione di liberare il piano terra dalle funzioni ad alta frequentazione, portare gli ospiti attraverso la manica Schiaparelli nel ventre del Museo e da lì accompagnarli, con un’esperienza emozionale e culturale, velocemente verso l’alto delle gallerie restaurate.

La gestione dei flussi e degli ingressi è un importante traguardo: ci sarà la possibilità di fare entrare le scolaresche da Via Eleonora Duse, mentre i visitatori accederanno al Museo attraversando la spettacolare corte da Via Accademia delle Scienze.

Già dalla galleria attraverso la corte trasparente saranno anticipate al visitatore prospettive sulla collezione. Una grande sala ricavata all’interno manica Schiaparelli restaurata accoglierà i visitatori nel nuovo ingresso. Da qui con una rampa e con collegamenti verticali i visitatori saranno condotti alla nuova grande sala ipogea progettata sotto la corte.

Questo nuovo spazio flessibile conterrà le aree destinate all’accoglienza (informazioni, biglietteria, bookshop, laboratori didattici, servizi). Poi un veloce collegamento verticale (ascensori e scale mobili) permetterà ai visitatori di salire al secondo piano ed entrare nella grande sala a tre livelli lunga sessanta metri dove inizia il percorso Dagli ultimi piani i visitatori attraverseranno le sale e scenderanno verso il basso seguendo il percorso delle scale storiche dell’edificio, in questo modo si instaurerà un movimento circolare senza incroci di flussi pur conservando la possibilità di personalizzazione della visita. Parallelo al movimento verticale ed orizzontale del pubblico gli spazi necessari al management del Museo verranno dotati di accesso indipendente e occuperanno gli ultimi livelli della manica su Piazza Carignano. Gli uffici saranno direttamente collegati ai laboratori, alle sale e ai depositi. La manica Schiaparelli accoglierà anche la nuova biblioteca e una grande caffetteria con roof garden.
I depositi del museo saranno accessibili dai tre lati dell’edificio.

L’allestimento, l’architettura e la tecnologia concorrono a rappresentare, mettere in scena, storia, cultura e fascino della civiltà egizia. Il disegno degli spazi è studiato per ottenere un sapiente allontanamento dalla città e dal presente.

Il racconto dei reperti, la coralità delle collezioni finalmente esposte per intero, il lavoro di generazioni di archeologi sono accompagnati da profonde suggestioni sensoriali. Lo sguardo del visitatore è accompagnato dalla luce al buio e ancora alla luce in un movimento circolare. Lo spettatore, dagli spazi scuri e misteriosi della corte ipogea, viene portato alla luce che gradualmente cambia ai livelli superiori, e ancora alla penombra delle tombe in un percorso ciclico come la rotazione della notte sul giorno, della vita sulla morte, del silenzio sulla festa. Da sacri luoghi sotterranei alle sale, calde di colori e infinite come i deserti della storia, allo spazio verde dell’oasi di riposo: la scenografia in costante mutamento ci porta a sentire i luoghi per potere, dalla loro storia, trarne vantaggio.

L’allestimento permette, sempre con luce e trasparenza, la percezione del contesto architettonico di cui il museo è ospite, la visione d’insieme delle collezioni nella loro esposizione corale si alterna con la possibilità di uno studio attento e ravvicinato del singolo reperto, un Museo per la città che alla città regala squarci segreti attraverso la corte-piazza che, come fata Morgana, attira l’attenzione verso uno spazio reale e vivo.

Il progetto architettonico è firmato Isolarchitetti s.r.l., I.C.I.S. s.r.l., prof. arch. Carlo Aymonino, prof. arch. Paolo Marconi e dall’arch. Gabriella Barbini.

Il progetto del restauro architettonico porta la firma del prof. arch. Paolo MARCONI, arch. Giancarlo Battista e dell’arch. Marco Grimaldi, mentre quello del restauro artistico della dott.ssa Maria Gabriella De Monte.

Il progetto degli allestimenti è firmato dall’arch. Dante Ferretti, due volte Premio Oscar, da Isolarchitetti e da I.C.I.S.


Archiportale.com


 
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O t t a
view post Posted on 29/4/2010, 14:19




TORINO, 29/04/2010

Kha e Merit, un amore dall'antico Egitto
Una novità al Museo: la tomba di un architetto e della moglie.


Abita a Torino ormai da oltre un secolo, ma solo ora riesce a rivelare tutti i suoi segreti ai visitatori, che la riscoprono come una sorprendente novità. E’ la tomba dell’architetto Kha e di sua moglie Merit, custodita al Museo Egizio.

Rimossa dai 30 metri quadri del piano nobile, nella quale l’aveva sistemata nel 1906 il suo scopritore, l’egittologo Ernesto Schiapparelli, dalla scorsa Pasqua è stata ricollocata nella prima sala del Museo. Qui ogni giorno scolaresche e pellegrini della Sindone si affollano. Eleni Vassilika, la direttrice del Museo, ha creato per Kha e signora un allestimento provvisorio, ma capace di valorizzare i resti e il patrimonio di una coppia di coniugi innamorati l’uno dell’altra, fino all’ultimo giorno di vita.

Vissero fra il 1450 e il 1380 avanti Cristo. Conobbero tre faraoni: Amenofi II, Tutmosi IV e Amenofi III. Morirono entrambi attorno ai 60 anni. Una bella età per l’epoca, ritenuta «giusta» per gente agiata, «dopo venti anni di gioventù, venti di studi e venti di professione», come ricorda il papiro «Insinger». Merit, «l’amata da Dio», nome che in lingua ebraica divenne Maria, morì per prima. Kha, come estremo gesto d’amore, le donò il sarcofago che aveva preparato per sé. Lasciarono tre figli: una ragazza e due maschi, uno dei quali divenne decoratore di tombe regali. I due coniugi portarono nel sepolcro letti, panche, sgabelli, cofani, tele, tuniche, stoffe, vasellame in ceramica, metallo e pietra. Non dimenticarono unguentari, vetri per profumi e bistro. Kha volle con sé i suoi strumenti di misura.

La loro tomba fu rintracciata il 16 febbraio 1906 da Schiapparelli. Ricollocò i corredi al Museo di Torino, in un ambiente angusto come il sepolcro. La scelta, corretta sotto il profilo filologico, finì per impedire la piena visione del patrimonio. Ora l’Egizio ha rimediato. Merit e Kha hanno trovato ospitalità in una delle sue più prestigiose sale, in tre grandi e luminose vetrine, disposte a «U».

Mettono in risalto oggetti che prima sfuggivano alla vista. Hanno permesso anche l’ispezione di reperti che la precedente collocazione aveva negato persino alla fotografia scientifica. Tutti gli oggetti ora sembrano volare su sostegni di plexiglass. I letti funebri, le parrucche, la biancheria dei due coniugi, spolverati a regola d’arte, hanno rivelato cartigli e dettagli biografici dei loro proprietari. Gli utensili di Kha evidenziano l’usura di un lavoro quotidiano. Manca però il «cubito» dorato di Kha, simbolo del suo rango. Quello esposto è una copia. Fa parte dei 22 mila tesori dell’Egizio che lo Stato non ha ancora conferito alla Fondazione antichità egizie.

LA STAMPA.it
 
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O t t a
view post Posted on 26/5/2010, 15:42





Sorprese d'Egitto

Tesori mai visti fra 4 mila nuovi pezzi conferiti al Museo

VISITA AI DEPOSITI RITROVATA ANCHE UN’ANTICA STELE PUNICA DI CUI SI ERA PERSA LA MEMORIA

di Maurizio Lupo

26/05/2010 -


Torino

I loro corpi non ci sono più. Ma i sarcofagi che riproducono le loro fattezze esistono ancora. Sono trenta. Appartengono a una famiglia che visse a Tebe d’Egitto più di due millenni fa.

Ricordano cinque generazioni di alti borghesi, donne e uomini, alcuni dei quali sacerdoti, specializzati nella cultura del loto. Per tre secoli riposarono insieme. Oggi giacciono in un magazzino sotterraneo del Museo Egizio di Torino.

In un altro si conservano le spoglie di uno sconosciuto, che visse 4 mila anni fa. Di lui non si sa nulla. Ma è certo che da noi diverrà famoso. Perché i suoi resti sono raccolti in un sarcofago forse unico al mondo. E’ fatto con fasci di giunchi, avvinti fra loro come in una cesta, fino a formare una bara vegetale.

Eleni Vassilika, la direttrice del Museo, dice «di non averne mai visto uno eguale». E’ una vera rarità. Con la famiglia di Tebe diverrà una delle nuove «star» dell’Egizio, che sarà esposta nel nuovo allestimento. Ora infine si può.

Perché i sarcofagi dei tebani e questo eccezionale feretro «verde», che pare uscito dalle fantasie di Pandora, l’immaginario pianeta di Avatar, fanno parte di 4 mila reperti che la «Fondazione Antichità Egizie», presieduta da Alain Elkann, ha appena avuto in conferimento dallo Stato. Si aggiungono ai 6500 beni già esposti. E attendono che altri 16 mila, ancora da conferire, li seguano.

Perché la Fondazione sta facendo del suo meglio per esporli come meritano. Ieri Vassilika ha presentato il lavoro già fatto nei magazzini. Ogni oggetto è stato inventariato e riposto in scatole, sotto velina.

La sua scheda, la sua storia, la sua descrizione, sono state codificate con la sua fotografia, in un archivio informatico che dal prossimo settembre permetterà a tutto il mondo di esaminare le collezioni dell’Egizio, presentate sul suo sito Internet, ancora prima che il Museo raddoppi gli spazi, come si accinge a fare.

Nel cortile d’onore lo scavo archeologico che lo ha indagato è pronto a lasciare i suoi volumi al grande padiglione sotterraneo che offrirà all’Egizio nuove aree di accoglienza e sale per mostre temporanee. Di qui, entro il 2013, si salirà ai piani superiori, ricomposti in un percorso che presenterà le collezioni in ordine cronologico, sottolineando non solo i particolari archeologici, ma anche quelli artistici, con possibilità di approfondimenti tematici, disposti lungo le sale.

La tomba dell’architetto Kha e della sua amata moglie Merit, già ricollocata in via provvisoria nella sala Drovetti, ne è un chiaro esempio. Il suo ricco corredo ha trovato respiro più ampio, in attesa della sua collocazione finale, al primo piano. Nei prossimi mesi anche lo Statuario sarà ritoccato.

La scenografia realizzata nel 2006 da Dante Ferretti, attorno alla famosa statua del faraone Ramesse II, resterà pressoché inalterata. Ma la sala attigua, senza turbare le suggestioni di Ferretti, verrà riallestita con un progetto museografico ideato dalla direzione, per ospitare parte della collezione ora sistemata nell’ala sotterranea, che verrà coinvolta da cantieri d’ampliamento.

Il Museo si rinnoverà in due tappe. La prima verrà conclusa nel 2011, in occasione dei 150 anni di unità italiana. La seconda avrà termine entro il 2013. Ma anche in futuro sarà in continuo fermento. I progettisti del suo rinnovamento prevedono un allestimento in grado di variare nel tempo, con vetrine di disegno minimalista, che permettano di valorizzare gli oggetti sotto un’illuminazione calibrata per ciascuno di loro.

Con queste linee guida verranno esposti anche i tesori appena conferiti. Oltre ai sarcofagi tebani, che verranno presentati in piedi, con altri 20, le collezioni appena aggiunte spaziano da oggetti di uso quotidiano a strumenti di lavoro. E’ il caso di alcuni gioghi per buoi o di ceste d’uso ancora da accertare.

L’inventario condotto nei magazzini ha permesso di riscoprire anche un bene di cui si era persa memoria. Si tratta di una stele di civiltà fenico- punica, proveniente dagli scavi di Tebnytis, località del medio Egitto. Gli egittologi la stanno ancora studiando. E’ molto antica, ma di difficile lettura. Documenta il legame fra l’antico Egitto e i commercianti fenici.

Fra i pezzi invece ancora da conferire si annovera il «cubito dorato», di cui si fregiò l’architetto Kha. Quello esposto nella sua tomba è una replica, che invita lo Stato a perfezionare le pratiche che permetteranno all’Egizio di stupire per la sua ricchezza.

La Stampa.it
 
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O t t a
view post Posted on 27/5/2010, 14:43




Approfondimento:

Cantiere Egizio, viaggio tra 'le scoperte' dei magazzini
La Fondazione ha finora acquisito dallo Stato diecimila reperti che non erano mai stati esposti
Uno dei pezzi di maggior interesse sarà un sarcofago in foglie di palma intrecciate del Medio Regno


di MARINA PAGLIERI

26 maggio 2010

Un sarcofago in foglie di palma intrecciate appartenente al Medio Regno, reperto unico che troverà adeguato spazio nel nuovo allestimento. Un tronco di legno in cui era stata adagiata una mummia di bambino. Un cofanetto in cui si conservavano gli ushabti, statuette che facevano parte di ogni corredo funerario. E ancora una stele di epoca molto remota che attesta la presenza dei fenici in Egitto. Sono alcune delle "scoperte" emerse durante l'inventario dei 4mila reperti conservati in tre differenti magazzini - detti dei "Legni", dei "Sarcofagi" e di "Tebtynis" - di recente conferiti dal ministero per i Beni culturali alla Fondazione Antichità egizie. Tra i nuovi "ingressi" nel museo cantiere di via Accademia delle Scienze - che ha acquisito a oggi dallo Stato 10mila reperti in tutto, ne restano da inventariare e consegnare ancora 22mila - anche cinquanta sarcofagi antropoidi databili fra il 1000 e l'epoca romana, trenta dei quali appartenenti a una stessa famiglia per cinque generazioni

Leggi tutto alla fonte La Repubblica Torino.it


Si possono vedere 11 foto dei reperti qui
 
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Minea 313
view post Posted on 24/7/2010, 23:39




Il nuovo museo Egizio è un’Isola azzurra

11/12/2008 di MAURIZIO LUPO


Aimaro: “Sul percorso, specchi, luci e colori originali”





Sbirciare nel futuro Museo Egizio, per scoprire come sarà nel 2013, è già possibile. Basta andare a Roma, a Cinecittà. Qui lo scenografo e Premio Oscar Dante Ferretti ha realizzato il suo plastico, nei minimi particolari, pari a uno sviluppo di 120 metri quadri. Riproduce in scala 1/20 ogni sala del nuovo Egizio, progettato da «Isola Architetti» per la Fondazione Antichità Egizie, guidata da Alain Elkann.

«Il plastico sarà presto trasferito a Torino, per essere esposto alle Ogr» dice l’architetto Aimaro Isola, affiancato dal figlio Saverio. «E’ uno strumento di lavoro, sempre perfettibile. Fa riferimento al Museo completo, come apparirà nel 2013. Mentre nel 2011 saranno aperti la nuova corte sotterranea, l’attuale statuario rivisitato e la tomba di Kha, collocata in via provvisoria nella sala al piano terra dell’Accademia delle Scienze».

Il lavoro di Ferretti è impressionante. Riproduce il Museo al dettaglio: «Solo i colori del plastico non rispecchiano ancora quelli definitivi. Saranno riproposti da una tavolozza orientata su varie tonalità di azzurro, identiche a quelle originali, rilevate dalle stratigrafie effettuate nelle sale».
Comunque sia, il percorso di visita già evidenzia il suo fascino. Prende avvio dalla «Manica Schiapparelli», dalla quale si scende nella «Corte Ipogea», scavata nel cortile del Collegio dei Nobili, che in via Accademia delle Scienze 6 ospita il Museo. Il nuovo spazio è caratterizzato «da un grande soffitto specchiante, che ne raddoppia l’altezza». Al centro vi sono due «pozzi di luce». Offrono all’esterno la vista di 21 statue. Intorno sono collocati il book-shop e i servizi. «Il tutto - sottolinea Saverio Isola - è cinto da un colonnato d’acciaio, rivestito di vetro satinato e luminescente».

Di qui scale mobili risalgono il flusso del fiume Nilo, riprodotto da Ferretti in un bassorilievo parietale. Raggiunge il secondo piano, che riceve il visitatore nella «Grande sala a doppia altezza». E’ alta 8 metri, larga altrettanto ed è lunga 50. «Recupera - spiegano gli architetti - volumi che la Galleria Sabauda aveva tramezzato». Al centro teche di cristallo espongono collezioni che narrano storie remote: quella predinastica e dell’antico regno. Mentre sulle pareti passerelle pensili in acciaio permettono di visitare i depositi del Museo, esposti «per dare al pubblico l’idea della sua ricchezza».

Segue la «Tomba di Ignoti», chiusa in una vetrina che evoca una tenda. Ecco poi gli oggetti del «Nuovo regno», sistemati in vetrine a cassettiera, consultabili, fino a raggiungere lo scalone storico del palazzo, per scendere al primo piano. Qui la scena si riapre con la tomba dell’architetto Kha e della moglie Merit, presentata fra due grandi portali di cristallo. Individuano uno spazio centrale, che in campane di vetro accoglie i corredi funebri. Sono sovrastati dal papiro del «Libro dei morti», che per sette metri si snoda sulla parete.

Il viaggio prosegue nel villaggio operaio di Deir el Medina, con i reperti esposti in una fuga di vetrine a centro sala. Anticipano un’altra parata. E’ quella della «Galleria dei sarcofaghi». Li propone in piedi, affiancati a coppie, lungo 60 metri. A metà del percorso è possibile riposare, in uno spazio che ripropone le vetrine storiche del Museo.

Introduce anche alle tre sale che raccontano le epoche tarda, tolemaica, ellenistica e romano copta. Sono caratterizzate da ricostruzioni di ambienti d’epoca, ricomposti con pezzi originali. Ma qualche cosa ora sfavilla dietro l’angolo. E’ la «papiroteca», organizzata come un prezioso caveau a cassettiere, fra pareti foderate di foglia d’oro. Di qui lo scalone intercetta di nuovo l’ospite, per condurlo allo statuario, al piano terra. «Sarà più luminoso - assicura Saverio Isola - per far ammirare la sua architettura. Ma avrà pareti azzurro scuro. Le statue, confermate nell’attuale posizione, forse saranno illuminate da “microsoli”. Con movimenti quasi impercettibili giocheranno con il mutare delle ombre», come fa il sole nel suo corso quotidiano.


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O t t a
view post Posted on 31/7/2010, 20:33




27/07/2010 - L'EGIZIO DI TORINO

Il faraone deve morire

Da un papiro che pochi visitatori prendono in considerazione la storia della congiura ordita nell'harem per eliminare Ramesse III
di MAURIZIO ASSALTO

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Un particolare del «Papiro giudiziario di Torino»

TORINO
I visitatori che arrancano accaldati nel Museo Egizio, quando arrivano nella sala 13 del primo piano, quasi in fondo al percorso (provvisorio, perché è in corso una profonda ristrutturazione), tirano un sospiro: le sfingi e i colossi di pietra dello Statuario sono alle spalle, i sarcofagi e le mummie con la loro potenza suggestiva sono laggiù, nell'altra ala, a evocare torbide fantasie di intrighi e maledizioni millenarie. Qui si può tirare dritto, un'occhiata distratta ai papiri ingialliti-ingrigiti sui muri e nelle teche, e via verso l'uscita. Eppure, è proprio in questa sala che le fantasie diventano realtà storica, remota ma ancora bruciante. I papiri parlano, se li si sta ad ascoltare.

«Tutto ciò che hanno fatto ricada sulle loro teste», proclama terribile una voce che scende dalla parete. Due pezzi di rotolo inquadrati distintamente, per uno sviluppo complessivo di quasi 5 metri di scrittura ieratica: quello che è noto in tutto il mondo come il «Papiro giudiziario di Torino», o anche «Papiro della congiura dell'harem», racconta una cupa storia di tremila e più anni fa, un complotto maturato nel cuore di una delle istituzioni più intimamente legate al potere: vittima designata, il faraone stesso. Siamo nella prima metà del XII secolo a.C., dal marzo del 1186 la corona dell'Alto e del Basso Egitto è saldamente sul capo di Ramesse III, secondo sovrano della XX dinastia, l'ultimo grande faraone del Nuovo Regno. Volonteroso emulo dell'inarrivabile predecessore di cui aveva scelto di portare il nome (Ramesse II, vissuto cent'anni prima), aveva respinto a Ovest la minaccia dei Libici e a Nord-Est quella dei Popoli del Mare, aveva costruito templi e palazzi da Tebe a Karnak, da Heliopolis a Menfi alla Nubia e alla Siria. Ma aveva anche i suoi problemi: una spinosa crisi politica, per il perdurante braccio di ferro con il clero tebano di Amon, una difficile situazione economica che gli creava difficoltà nei pagamenti e che nell'anno 29 di regno portò al celebre sciopero degli operai di Deir el Medina, il più antico di cui ci sia giunta documentazione - anch'essa posseduta dal Museo Egizio, ed esibita in questa stessa sala.

L'insidia maggiore, però, covava nel segreto dell'harem. Quando usiamo questa parola, per comodità di traduzione, l'immaginazione corre inevitabilmente alle mollezze del serraglio ottomano; niente di tutto ciò: qui si trattava di una realtà più complessa, una unità produttiva e immobiliare dove le donne e i bambini vivevano insieme, con uno stuolo di servitori e sotto giurisdizione maschile, coltivando la bellezza e l'educazione. Il ruolo di leadership femminile se lo giocavano la «Madre del re» e la «Grande sposa reale», dopo le quali venivano le spose secondarie e le concubine. E proprio qui nasce la trappola, per Ramesse III. Un po' se l'era cercata, il faraone, perché non avendo designato ufficialmente una «Grande sposa reale» aveva lasciato aperta una pericolosa ambiguità sulla linea di successione. L'erede da lui indicato era il figlio maggiore Amonhirkhopshef, avuto dalla moglie Ise Ta-Hemdjert. Ma un'altra sposa secondaria, Teye, voleva sul trono il proprio figlio Pentaur. La storia è raccontata nel resoconto del processo, in un burocratico accumulo di reticenze, perifrasi e eufemismi, come se qua e là si volesse nascondere più che rivelare, far capire senza dire apertamente. A parlare (in apparenza) è lo stesso Ramesse III, che inizia spiegando di avere istituito un tribunale-commissione d'inchiesta di dodici alti funzionari e fa mostra di prendere le distanze dalle pene inflitte ai colpevoli.

Segue un primo elenco di congiurati e delle loro punizioni: «Il grande nemico Pabakkamen, che era maggiordomo. È stato processato per essersi messo in combutta con Teye e le donne dell'harem. Si era messo a far passare all'esterno i loro messaggi per le loro madri e i loro fratelli dicendo “Radunate degli uomini, fomentateli perché si ribellino al loro signore!”. \ Le sue colpe si sono impadronite di lui». Teye (sulla cui sorte il papiro tace) l'anima del complotto, Pabakkamen il braccio operativo. Con loro gli altri congiurati principali, «il grande nemico Mesedsure, che era coppiere», «il grande nemico Panik, che era direttore della camera del re dell'harem», «il grande nemico Pendua, che era scriba». E poi tutti quelli che erano a conoscenza del complotto ma non l'avevano denunciato, una dozzina di alti e altissimi funzionari pubblici e un importante capo militare, il comandante degli arcieri di Kush (la Nubia) che era stato subornato dalla sorella, dama dell'harem. Più sei mogli dei guardiani che avevano fatto causa comune con i congiurati. Per ognuno la stessa formula: «Portato davanti ai grandi magistrati della corte di giustizia. Dichiarato colpevole. Si è disposto che la punizione ricadesse su di lui». La punizione che il faraone per pudore non dice, per questo primo gruppo di colpevoli più colpevoli degli altri, era qualche cosa che andava oltre la morte. Dopo essere stati uccisi, forse per squartamento, dovevano essere stati bruciati e le loro ceneri sparse al vento: il che significava negare agli sventurati anche la vita nell'aldilà, accessibile soltanto se si erano osservati i riti della conservazione del corpo attraverso la mummificazione.

Meno infamante la pena riservata al secondo gruppo di congiurati: «Abbandonati a se stessi nella corte di giustizia, si sono dati la morte da soli». In tutto, sei «grandi nemici», tra i quali un sacerdote e un mago che - come si apprende da altri due documenti collegati a quello di Torino, il Papiro Rollin conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi e il Papiro Lee del British Museum - aveva introdotto nell'harem scritti magici «per provocare confusione e spavento» e statuette di cera «per fiaccare gli arti». Quattro altri congiurati furono ritenuti meritevoli di uno speciale riguardo: quello di uccidersi a casa loro. Tra questi il beneficiario mancato del fallito golpe, Pentaur. Che proprio di recente è ricomparso sulla scena, come in film horror. La scansione ai raggi X e l'esame del Dna su una delle 40 mummie reali rinvenute nel 1881 da Gaston Maspero vicino a Luxor, un giovane stranamente privo di titolatura, ha rivelato che era proprio lui, il principe ribelle: aveva mani e piedi legati e un'espressione di terrore dipinta sul volto. Il complotto doveva scattare durante la celebrazione della Festa della Valle a Medinet Habu, dove il faraone si era fatto costruire un grandioso tempio. Ma, alla fine, si risolse davvero in un nulla di fatto? In parte sì, è sicuro, perché a Ramesse III subentrò nel 1154 a.C. l'erede designato, che assunse a sua volta il nome di Ramesse, come tutti i successori della XX dinastia. Ma il faraone che doveva morire si era veramente salvato? Oppure fu proprio la congiura dell'harem la fine del suo regno e della sua vita?

Non bisogna lasciarsi ingannare dal fatto che nel papiro sia lo stesso Ramesse III a raccontare: potrebbe benissimo trattarsi di un artificio retorico, una prosopopea apologetica come quella per cui lo stesso sovrano parla in prima persona in un altro celebre documento, il Papiro Harris, prodotto sotto il suo successore. Né vale osservare che la mummia di Ramesse III è quella di un uomo sui 65 anni che non presenta ferite evidenti: questo non esclude, per esempio, che sia stato soffocato. Oppure avvelenato, come si potrebbe ipotizzare per la presenza tra i congiurati di un esperto di pozioni e incantamenti. E il riferimento alle «cattive azioni» non meglio precisate del mago non potrebbe alludere a un fatto così grave da essere considerato tabù, l'indicibile assassinio del sovrano?

Difficilmente sapremo la verità. Il processo riservò comunque un colpo di scena finale, puntualmente riferito nel Papiro di Torino. Ultimo elenco di congiurati, dalla sorte decisamente privilegiata: quattro «grandi nemici» a cui vennero «soltanto» mozzati naso e orecchie. Tra questi, Pabes e Mai, due nomi che il faraone aveva già citato nell'elenco della commissione inquirente. La loro colpa? Essersi lasciati sedurre da alcune ragazze procurate da uno dei capi del complotto. Un altro giudice che aveva partecipato ai baccanali, Hori, fu invece «rimproverato in termini molto aspri», ma lasciato andare. Come mai? Una sola risposta è possibile: aveva denunciato i suoi colleghi e in cambio aveva ottenuto l'immunità. Giudici corruttibili, pentitismo: una vecchia storia.

Il Museo Egizio di Torino, il più importante al mondo dopo quello del Cairo, è ospitato nel palazzo dell'Accademia delle Scienze, al numero 6 dell'omonima via. Visitato ogni anno da oltre mezzo milione di persone, è attualmente in fase di ampliamento e di totale ristrutturazione, ma resta aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 8,30 alle 19,30.

Per informazioni www.museoegizio.it

La Stampa
 
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O t t a
view post Posted on 10/8/2010, 23:13




Ferragosto al Museo Egizio

Torino, 10/08/2010

In occasione della domenica di Ferragosto, il Museo Egizio resterà aperto con orario 8,30-19,30 e applicherà la tariffa d’ingresso ridotta a 3,50 euro.

I visitatori potranno girare i tre piani di esposizione da soli oppure compiere un tour in compagnia di un cicerone d’eccezione, optando per le visite guidate con un egittologo, previa prenotazione obbligatoria al numero 011-4406903.

Le famiglie con bambini avranno anche la possibilità di scegliere, alla medesima tariffa di 3,50 euro, il divertente percorso intitolato «Animali o dei?» che, alle 10,30, li porterà alla scoperta dei tanti particolari curiosi legati alle divinità egizie, racchiusi nei reperti esposti.

Per sfuggire alla calura di Ferragosto, tra un gelato e una passeggiata, torinesi e turisti potranno quindi rifugiarsi al Museo Egizio, tra papiri millenari e statue giganti di dei e faraoni.

LA STAMPA
 
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O t t a
view post Posted on 12/8/2010, 12:44




Una visita virtuale del museo di Torino per carpire la ricchezza dei reperti che custodisce.
La qualità dell'immagine lascia a desiderare a causa del buio, ma il tuffo nel passato si assapora.
Buona visione.


Visita al Museo Egizio di Torino - 06 luglio 2010


 
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hayaty
view post Posted on 27/10/2010, 15:08




Nuovo allestimento per la Tomba di Kha

27 Ottobre 2010

La Tomba di Kha, uno dei pezzi più importanti della collezione del Museo Egizio, ha un nuovo sistema di illuminazione che rende molto più piacevole la sua visione al visitatore. E questo grazie all’intervento di un soggetto privato, Ilti Luce, esperta di applicazioni museali, che ha deciso di investire nel Museo Egizio, ovvero in cultura. Il corredo funebre dell’architetto Kha e di sua moglie Merit, preziosa testimonianza di vita quotidiana dell’antico Egitto con i suoi 504 reperti di cui è composto, sono ora esaltati da un’illuminazione a Led dall’elevato indice di resa cromatica. Una luce, peraltro, rispettosa della materia antica e fragile di questi oggetti e altamente economica. Il Museo Egizio e Ilti Luce hanno all’attivo già un primato risalente al 1991: quando l’istituzione torinese fu riconosciuta dall’Unesco quale prima realtà museale in Italia ad adottare le fibre ottiche. Venti anni dopo, Ilti Luce ha deciso di investire sul Museo Egizio realizzando un importante intervento sulla Tomba di Kha, e partecipando così al processo di ristrutturazione del museo in corso. Al momento, infatti, i cantieri procedono a ritmo serrato: avviati a luglio 2009, si concluderanno in due tranche nel 2011 e nel 2015. Il Museo oggi si presenta come un luogo in fermento, che riesce a conciliare l’avanzamento dei lavori con l’accessibilità e la sicurezza del pubblico. Il riallestimento della Tomba di Kha è un esempio di come si stia applicando la formula ‘sala per salà: per cui si effettuano interventi mirati su singole porzioni di edificio, riallestendo parti della collezione in ambienti diversi. «Questa nuova illuminazione realizzata nella prima sala del Museo per la Tomba di Kha è un esempio della trasformazione in corso – ha detto il direttore Elena Vassilika -: le vetrine minimaliste, la luce che valorizza gli oggetti esposti con naturalezza, l’approccio che mette in risalto l’aspetto artistico oltre a quello archeologico, fanno dei reperti il punto di partenza e dello spettatore il punto d’arrivo».


Diretta News
 
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angeltite
view post Posted on 28/10/2010, 12:01




..caspita e pensare che io sto proprio a torino e ci sono andata solo una volta :) e con la scuola per di più!!!!
 
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O t t a
view post Posted on 28/10/2010, 16:01




Halloween al Museo Egizio di Torino con... Forze divine e formule magiche (29-31 ottobre)

25 / 10 / 2010

Con “Halloween al Museo Egizio” e “Forze divine e formule magiche” le visite dei bambini si riempiono di fascino... e di divertimento!
Tra il 29 ed il 31 ottobre il Museo Egizio di Torino si prepara ad accogliere i bambini più coraggiosi e le famiglie più curiose con due imperdibili iniziative magiche e spaventosamente divertenti. Il periodo più pauroso dell’anno, oltre alle visite serali in occasione di Halloween, vedrà debuttare il nuovo percorso di visita incentrato sulla magia.

Venerdì 29, sabato 30 e domenica 31 ottobre il Museo sarà eccezionalmente aperto di sera e, a partire dalle ore 20:00 fino alle ore 22:30, proporrà ogni mezz’ora un percorso per bambini dai 6 ai 12 anni e alle loro famiglie. Rigorosamente in maschera, guidati da un egittologo, nel buio delle sale illuminate solo da una torcia, i giovani e coraggiosi
esploratori incontreranno misteriosi personaggi che vivono tra i reperti e prendono vita ad “Halloween al Museo Egizio”...

Tuttavia il Museo non si animerà solo la notte: sabato 30 e domenica 31 ottobre alle ore 10:30 debutterà il nuovissimo evento per famiglie “Forze divine e formule magiche”. La magia diventerà protagonista assoluta e attraverso riti, formule magiche ed incantesimi verrà alla luce il lato segreto dell’antico popolo egizio.

Parallelamente alle nuove iniziative sarà possibile partecipare al percorso tematico “A casa di Kha”, che sabato 24 e domenica 25 ottobre alle ore 10:30 farà vivere alle famiglie una giornata in perfetto stile “antico Egitto”.

A fine ottobre, tra zucche e faraoni, tutti potranno trovare la giusta dose di suspense e di divertimento attraverso una movimentata visita nel misterioso Museo Egizio di Torino...

Tariffe di partecipazione

* Halloween al Museo Egizio:
7,00€ bambini (6-12 anni), 10,00€ adulti
* Forze divine e formule magiche:
3,50€ *
* A casa di Kha: 3,50€ *

* La tariffa indicata non comprende il biglietto d’ingresso (Gratuito da 0 a 18 anni, Ridotto € 3,50 da 18 a 25 anni e oltre i 65 anni, Intero e 7,50 da 26 a 64 anni)

Per tutte le iniziative è obbligatoria la prenotazione al numero 011- 4406903
 
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O t t a
view post Posted on 11/12/2010, 23:49




Natale: Torino, l'Egizio moltiplica offerta per i più piccini.

Torino, 11 dicembre 2010

Il Museo Egizio di Torino moltiplica, in vista del Natale, l'offerta per i piccoli visitatori che potranno trascorrere un pomeriggio in compagnia di faraoni e regine. Domani e giovedi' 30 dicembre saranno svelati i segreti dei sacerdoti dell'antico Egitto mentre il giorno di Santo Stefano e' in programma un percorso dedicato alle famiglie sulle abitudini alimentari degli antichi egizi che non trascuravano di nutrire anche divinita' e defunti.

Per gli adulti, invece, il 28 dicembre prendera' il via una nuova iniziativa, 'Viaggio in Egitto', un percorso che consente di scoprire le collezioni del Museo Egizio anche attraverso resoconti e diari di viaggio di studiosi e appassionati dell'800.

In calendario, per tutto il mese di dicembre, infine, anche i percorsi piu'classici,'A casa di Kha', 'Animali o dei?' e 'La famiglia egizia', quegli piu' amati dai piccini perla capacita' di illustrare la vita di tutti i giorni nell'Egitto di oltre duemila anni fa.

libero-news
 
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76 replies since 21/2/2006, 23:21   4313 views
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