Cercando un altro Egitto: cronistoria di un folle viaggio all’ombra delle PiramidiLa nostra amica reporter
Simona Coppola ci racconta come in certi luoghi essere
disabili diventa una vera e propria avventura, nel bene e nel male. Ecco il suo
Viaggio in Egitto.Sul delta del Nilo.Palme da dattero a perdita d’occhio, minareti in lontananza e palazzoni moderni nei pressi del porto. Osservo il panorama dall’ultimo ponte della nave e non riesco ancora a credere ai miei occhi. Sono ad Alessandria d’Egitto! Ma è davvero questa la città leggendaria, dove riposano le spoglie mortali di Alessandro Magno, teatro suggestivo degli amori sventurati di Cleopatra e tempio di quella antica sapienza custodita nella Biblioteca, andata letteralmente in fumo secoli or sono? La sosta egiziana si risolverà in poco meno di 48 ore. E l’indomani sarà la giornata interamente dedicata all’escursione, per cui oggi resteremo sulla nave, giusto il tempo per acclimatarmi alle temperature del luogo, per l’appunto africane. Sono sul bordo della piscina, questa volta tutta per noi perchè il grosso della ciurma è sceso per le numerose gite in programma, a godermi un the freddo, il sole e la fresca brezzolina. Se domani il tempo e le condizioni climatiche saranno le medesime, credo che ce la farò a sopportare il viaggio le Piramidi! La sera, a tavola, sono tutt’orecchi. I nostri compagni di tavola sono scesi ed hanno visitato Alessandria. Mi aspetto racconti da mille e una notte ed invece raccolgo solo commenti deludenti. “C’è puzza ovunque! Da sentirsi male!”-“Poche cose da vedere e tutte di corsa!”-“Avete fatto bene a restare sulla nave!”. Resto un po’ allibita, a sentire i loro discorsi. Anche loro s’immaginavano un Egitto diverso. Spero che domani le mie attese per l’escusione tanto agognata non siano deluse!
Port Said.Port Said un tempo era una delle più belle città dell’Egitto, strategicamente situata tra il Mediterraneo ed il Canale di Suez. Di quei palazzi dall’architettura elegante e ampie balconate, restano solo gli scheletri che portano i segni dei bombardamenti che la città ha subito in diverse occasioni, nel corso delle guerre contro Israele. L’ultimo conflitto causò tantissimi profughi, che si rifugiarono poi a Il Cairo. Il nostro pullmann percorre lentamente i viali che ci consentono di raggiungere l’autostrada mentre la guida parla e parla di date, battaglie e leader egiziani. Più osservo quei palazzi sventrati, cercando di ritrovare la loro bellezza di un tempo in tanta desolazione, più mi convinco della sporca inutilità dei conflitti bellici. Il pullman improvvisamente inizia a correre, segno che abbiamo imboccato l’autostrada. E la guida inizia il suo abile mercanteggiare. Un mercanteggiare che dura il tempo del nostro viaggio lungo il deserto tagliato a metà dalla strada asfaltata: ovunque sbirciassimo al di là dei finestrini potevamo vedere solo terra sassosa di colore giallastro, non le cinematografiche dune stile Laurence d’Arabia come invece ci aspettavamo. Però il nome della guida è da Mille e una notte: si chiama Alì e come ho già detto è un vero asso nel farci assistere ad una vera e propria ”televendita” di oggetti tipici e souvenirs egiziani.
Nelle due ore di viaggio che ci separavano da Il Cairo ci propose a più riprese:
* T-shirt in cotone egiziano con geroglifici ricamati.
* Cartigli in oro o argento con simboli della fortuna egizia.
* L’immancabile papiro con certificato della sua originalità.
* Un libro in italiano sull’Egitto.
Alì andava avanti e indietro per lo stretto corridoio dell’autobus, con in una mano il prodotto in vendita e nell’altra una cartellina dove segnare i capi venduti. Dell’Egitto e della sua storia millenaria pochissime notizie: qualche riferimento all’attuale governo, scarse informazioni su faraoni e monumenti ancora in piedi.
Intanto l’autobus correva spedito, anzi a razzo, con i freni messi a dura prova dalle improvvise frenate, incurante delle auto e dei passanti… I passanti sull’autostrada? sembrerebbe una follia, ma in Egitto c’è l’usanza di attraversare l’autostrada come se fosse una via cittadina, perchè non esistono sottopassaggi o cavalcavia. A causa di questi attraversamenti gli incidenti sono all’ordine del giorno: all’andata ne ho contati almeno cinque. Arrivati a Il Cairo la guida spericolata del nostro autista non sembra avere un freno, anzi l’uomo al volante diventa ancora più eccitato dal traffico caotico e senza regole della città: il Codice Stradale non è rispettato, con sorpassi azzardati a destra e a sinistra, litigi in mezzo alla strada, frenate talmente brusche che i freni fischiano in modo assordante. Perfino Alì sbianca dalla paura!
Il Cairo.Siamo nel traffico congestionato della capitale egiziana, Il Cairo. Più o meno tutti tiriamo un sospiro di sollievo perché i semafori costringono il nostro autista ad una andatura più rallentata. Perfino Alì riprende l’uso della parola, riaccende il microfono e inizia a descrivere il quartiere che vediamo dai finestrini: palazzoni moderni, poco ma curato verde pubblico. “Questa è la zona ovest della città quella moderna, dove c’è pura la residenza del nostro amato presidente!” Ma la zona che più colpisce l’immaginazione mia e quella degli altri turisti è la visione della Citta dei Morti: un esteso e antico agglomerato cimiteriale, utilizzato però dai vivi come loro dimora. Perché lì – spiega la guida – trovarono rifugio i profughi di Port Said dopo gli ultimi bombardamenti. E tu non puoi non restare impressionato al solo vedere quell’ammasso di casupole marrone scuro, cresciuto a dismisura in quell’area della città. L’autobus poi arriva finalmente dopo tre ore e passa di viaggio attraverso il deserto africano, alla parte antica de Il Cairo, la Cittadella del Saladino. Ora questa famosa Cittadella sorge, come tutte le roccaforti, su una collina ricca di storia e monumenti e moschee. Dopotutto a Il Cairo se ne contano più di mille e come potevamo non visitarne una? E così scendiamo per una veloce puntatina alla moschea turca, una delle più importanti della città.
Scendo sicura di me e della mia fedele stampella:
mi hanno assicurato che la gita è a misura di disabile, voglio godermi questa giornata da egittomane! Ma, (come in tutte le storie c’è un ma) dopo nemmeno un paio di marciapiedi mi si para davanti il primo ostacolo: una scalinata! E la guida è già lassù, che declama la bellezza del monumento marmoreo, mentre io arranco passo dopo passo su quei gradini segnati dal tempo e sbrecciati in più punti!
Arrivata non so come in cima, mi avvicino ad Alì e mostrandogli la stampella gli dico, incavolata ma ancora col sorriso sulle labbra: ”per cortesia al ritorno facciamo un percorso alternativo? Per me le scale sono impegnative!”
“ok-ok” mi dice appena in un sussurro, proseguendo nella sua spiegazione. Fa caldo, maledettamente caldo. Tuttavia resisto perché le Piramidi sono lontane. Se mi lascio abbattere alla prima difficoltà, posso anche ritenere preclusa qualsiasi altra escursione! Perciò stringo i denti e vado avanti!
…vado avanti per modo di dire, perché il selciato in pessime condizioni mi fa inciampare malamente e cado come corpo morto cade (perdonatemi la citazione dantesca!) spaventandomi alquanto. Una bella caduta, magistrale, da stunt-man! Solo che le controfigure non si fanno un graffio, io invece resto a terra, nella polvere, col ginocchio sbucciato e senza fiato.
Accorre mio marito, che un secondo prima mi aveva vista all’in piedi, un secondo dopo spiaccicata al suolo. Accorre anche un’altra coppia di turisti in mio soccorso. Io mi rialzo, tranquillizzo tutti i presenti, e riprendo stoicamente la marcia verso la moschea, bramando un po’ di frescura e soprattutto una sedia.
Della guida, che avrebbe dovuto soccorrermi ed assistermi, nemmeno l’ombra.
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