Mal d'Egitto

Cattolici e copti

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view post Posted on 3/2/2014, 09:12




3 febbraio 2014
I copti, il generale al Sisi e l'Egitto diviso

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(©LaPresse) Egitto, gruppo di copti


L'uomo forte dell'esercito si appresta a candidarsi presidente e i cristiani egiziani sono in prima fila tra i suoi sostenitori

Giorgio Bernardelli

Sta per candidarsi alle elezioni presidenziali il generale al Sisi, l'uomo forte dell'esercito egiziano. E i copti sono per la stragrande maggioranza schierati dalla sua parte. Se c'era ancora qualche dubbio sulle intenzioni del militare che il 3 luglio scorso ha posto fine alla presidenza dell'islamista Mohamed Morsi, un'ulteriore conferma è arrivata con l'annuncio di un imminente rimpasto di governo che comprenderà la casella del ministero della Difesa. Quella che - appunto - al Sisi deve lasciare libera per poter candidarsi alle elezioni, che si svolgeranno entro il mese di aprile. Del resto i manifesti con la sua immagine che campeggiano sulle strade al Cairo erano già un indizio molto eloquente in proposito.

Non è un mistero per nessuno che questa candidatura sia guardata con favore dalla Chiesa copta. Domenica 26 gennaio - il giorno dopo il terzo anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir, segnato da un nuovo grave bilancio di morti negli scontri tra l'esercito e i sostenitori del deposto presidente Morsi - il papa copto Tawadros si è recato in visita proprio da al Sisi, accompagnato da una delegazione di altri sei vescovi copti. E il giorno successivo - quando il Consiglio supremo delle forze armate ha dato notizia della sua promozione al grado di feldmaresciallo - il papa copto ha inviato al militare un telegramma di felicitazioni in cui ha scritto che «questa promozione è veramente meritata». Messaggi analoghi - ha riferito l'agenzia Fides - sono stati inviati ad al Sisi anche dalle guide delle due comunità cristiane egiziane in comunione con Roma: il patriarca di Alessandria dei copti cattolici Ibrahim Isaac Sidrak e l'eparca di Alessandria degli armeni cattolici Kricor Okosdinos Coussa.

Pur non entrando direttamente nel merito della candidatura presidenziale, sono gesti che appaiono come un sostegno esplicito ad al Sisi. Pesa in questa scelta di campo le esperienze amare vissute dai copti durante la presidenza Morsi: i colpi di mano attraverso cui i Fratelli musulmani hanno cercato di aprire la strada a un ruolo più marcato dell'islam nella vita civile, ma anche le violenze contro le chiese iniziate ben prima delle giornate incandescenti dell'estate (in aprile ci fu addirittura un assalto alla sede patriarcale di San Marco). Ancora oggi - poi - i rischi per i cristiani in Egitto restano alti, come ha confermato proprio in questi giorni l'uccisione di un poliziotto che si trovava di guardia davanti a una chiesa dedicata alla Vergine Maria, in uno dei quartieri periferici dell'immensa area metropolitana del Cairo.

Se tutto questo è difficilmente negabile, restano però i rischi che uno schiacciamento all'ombra dei militari comporta per la Chiesa copta. Anche perché tra quanti stanno subendo il pugno di ferro imposto da al Sisi ci sono anche quanti invocano una «terza via», alternativa tanto ai Fratelli musulmani quanto ai militari. Emblematico il caso di Alaa Abd El-Fattah, blogger egiziano protagonista delle giornate del 2011 in piazza Tahrir, agli arresti dal novembre scorso per le sue denunce sui metodi poco ortodossi utilizzati dall'esercito. Alaa vanta una specie di primato: quello di essere stato arrestato prima da Mubarak, poi da Morsi e adesso da al Sisi. Un caso isolato il suo? Al Cairo c'è chi sostiene che non lo sia, sostenendo che molti giovani di orientamento liberal sono sempre più insofferenti di fronte all'idea del ritorno all'«uomo forte». Lo stesso settimanale copto Watani - del resto - ha riconosciuto che il 38,6 per cento di votanti al recente referendum sulla costituzione è stato un dato al di sotto delle aspettative. «Dobbiamo lavorare per ottenere la fiducia di quelli che non hanno votato», ha scritto in un editoriale il direttore Youssef Siddhom. Impresa oggi non facile in un Paese che resta profondamente diviso. E che può riuscire solo se in qualche modo i copti sapranno evitare di rimanere impigliati in un abbraccio troppo stretto con gli uomini in divisa.

Vatican Insider
 
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