Mal d'Egitto

Scioperi in Egitto

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Cleopatra79
view post Posted on 17/2/2007, 17:13




SCIOPERA LA MIRAFIORI D'EGITTO
Ondata di proteste operaie, tra inflazione e privatizzazioni. Incrocia le braccia soprattutto l'aristocrazia dei lavoratori: il tessile


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(nella foto, lo sciopero di Ghazl el Mahalla nel dicembre 2006, foto di Nasser Nouri dal blog egiziano arabist.net/arabawy)

Paola Caridi

Venerdi' 16 Febbraio 2007

Torino sta alla classe operaia italiana come Kafr el Dawwar, nel Delta del Nilo, sta a quella egiziana. Così era, agli albori dell’industrializzazione che in Egitto si è sviluppata attorno al tessile. Così è stato dopo la rivoluzione nasseriana, che ha fatto del cotone uno dei simboli della “nuova era”. E così è anche oggi, mentre il governo del Cairo continua, soprattutto negli anni più recenti, a cercare di privatizzare il più possibile delle enormi fabbriche statali. È per questo che, quando all’inizio di febbraio, sono scesi in sciopero anche i lavoratori del comparto tessile di Kafr al Dawwar, al Cairo è suonato forte il campanello d’allarme.
A dire il vero, stavolta gli operai di Kafr al Dawwar non sono stati i primi a incrociare le braccia, come hanno spesso fatto nella loro storia. Sono arrivati, anzi, due mesi dopo i loro colleghi della più grande fabbrica tessile d’Egitto di Ghazl el Mahalla. Una struttura enorme, da 27mila posti di lavoro, costretta a fermare la produzione perché migliaia di operai (chi dice oltre diecimila, chi raddoppia addirittura i numeri) avevano deciso di scioperare. Contro i dirigenti, ma anche contro la locale rappresentanza sindacale. Oggetto del contendere: il bonus annuale che spetta ai lavoratori del pubblico impiego, e che si quantifica in due mesi di stipendio l’anno.
In termini italiani, scioperare per il bonus sembra un lusso. Ma per un operaio di Ghazl el Mahalla, che guadagna sì e no cinquanta dollari come la media dei lavoratori del tessile, quel bonus significa riuscire a far mangiare la famiglia. Soprattutto dopo i vertiginosi aumenti dei prezzi al consumo, che negli ultimi due anni sono saliti del 160%,e con una inflazione che all’inizio del 2007 galoppa al 12%. Dopo un duro braccio di ferro, i lavoratori di Mahalla hanno raggiunto un compromesso onorevole, se così si può dire. La storia, però, non si è conclusa con una stretta di mano tra sindacalisti e dirigenti aziendali. Né è rimasta circoscritta a Ghazl el Mahalla.
Mahalla, anzi, è stato solo l’inizio di un effetto domino che alcuni analisti vedono direttamente legato alle elezioni con cui sono stati rinnovati i vertici della Federazione sindacale egiziana, e che hanno fatto di nuovo gridare le opposizioni al regime di Hosni Mubarak alle violazioni e ai brogli. Lo scorso novembre, oltre un milione e quattrocentomila votanti hanno rinnovato 816 consigli locali di undici tra le più importanti federazioni sindacali, dai tessili alle ferrovie, dal comparto alimentare a quello elettrico, metallurgico, chimico. Il quarto stato egiziano, insomma, è andato a votare per i consigli locali e, a piramide, per i vertici nazionali di un sindacato che è sempre stato controllato dalle autorità. Perché in Egitto non esiste la possibilità legale di un sindacato indipendente. E anche gli ultimi tentativi dei Fratelli musulmani, che avevano provato a creare un’unione studentesca universitaria slegata da quella ufficiale, sono stati subito repressi dalle forze dell’ordine, assieme a una pressione molto forte quando si è trattato di rinnovare i rappresentanti degli studenti “ufficiali”.
La novità, quest’anno, sta nella presenza sempre più evidente dei Fratelli musulmani non solo all’interno della classe media, tra i professionisti di cui dirige tutte o quasi le associazioni di categoria (dagli ingegneri ai medici, dai farmacisti sino a una fortissima presenza tra gli avvocati). L’Ikhwan è ben rappresentata, ora, anche all’interno del mondo del lavoro. Si parla, addirittura, di ruoli importanti della Fratellanza in ben 1700 sindacati locali su 2200. La struttura centralizzata del sindacato, i vertici della Federazione Nazionale insomma, è tutt’altra storia, invece. Perché dopo le ultime designazioni, il partito dei Mubarak, lo Ndp che vede sempre più in ascesa il figlio di Hosni, controlla 22 dei 23 seggi del consiglio. Con l’eccezione del rappresentante di un piccolo partito come il Tagammu.
L’ondata di proteste che è seguita alla tornata elettorale, dunque, ha reso evidente la distanza tra la burocrazia sindacale e le nuove leve dei lavoratori. Prima Ghazl el Mahalla, all’inizio di dicembre. E poi a seguire mille operai della Torah Cement, con management italiano della Italcementi, in sciopero per il bonus. I netturbini del quartiere bene del Cairo, Ma’adi. Quelli di uno degli allevamenti intensivi di polli, che chiedevano incentivi legati alla pericolosità del lavoro per i casi di febbre aviaria negli uomini. I lavoratori tessili di Ghazl Shebeen al Kum, in via di privatizzazione. E infine Kafr el Dawwar, l’aristocrazia operaia del tessile egiziano.
Tutti, o quasi, scioperi partiti con le rivendicazioni sul bonus. Tutti, o quasi, scioperi che hanno sconfessato le proprie rappresentanze sindacali. Con il caso eclatante, ancora una volta, di Ghazl el Mahalla, dove sono state raccolte 14mila firme autenticate per chiedere lo scioglimento del consiglio locale del sindacato. Una richiesta che dà alle rivendicazioni puramente retributive quelle nuance politiche (legate ai Fratelli musulmani, ma anche alla sinistra marxista e operaista) che fanno dell’inverno caldo egiziano un caso da tenere sotto osservazione.

Fonte: Lettera22
 
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hayaty
view post Posted on 26/9/2007, 06:50




EGITTO: 27MILA OPERAI IN SCIOPERO NEL DELTA DEL NILO
Sit-in a Ghazal el Mahal: dipendenti vogliono aumento salari

Il Cairo, 25 set - Continua lo sciopero degli operai della fabbrica tessile di Ghazal El Mahal, a nord del Cairo, da domenica riuniti in sit-in di fronte ai cancelli dell'azienda. Secondo la televisione araba Al Jazeera attualmente sarebbero 27.000 le persone riunite, al pari degli scioperi già verificatisi nella località lo scorso mese di dicembre e all'inizio del mese di marzo.

Gli operai chiedono sia sostituito il vertice dell'azienda, di controllo statale, e adeguati i salari al costo della vita, in forte aumento negli ultimi mesi in Egitto. Inoltre, i manifestanti protestano contro il proprio sindacato, accusato di non difendere i diritti della categoria.

Lo sciopero, uno dei più significativi nel Paese da alcuni anni a questa parte, riflette la grave situazione di disagio della classe operaia egiziana, già messa a dura prova da retribuzioni minime e mancanza di diritti, e ora confrontata alla nuova politica di privatizzazione progressiva delle industrie pubbliche.

Sminuito dai mezzi di comunicazione nazionali, che non riportano le immagini del raduno, il sit-in può essere seguito su alcuni diari su internet, fra cui il blog egyworkers.blogspot.com, realizzato da alcuni manifestanti. In segno di solidarietà nei confronti degli operai, giornalistici e politici della vicina città di Al Mahala El Kubra sono scesi in strada insieme agli scioperanti, questo secondo il sito internet della Fratellanza musulmana, principale movimento di opposizione politica egiziana.

"Hanno paura della gente, non vogliono il confronto", commenta una reporter egiziana di un organo di stampa indipendente, che preferisce mantenere l'anonimato, sul posto da domenica scorsa. E conferma la presenza di imponenti forze di sicurezza intorno al luogo della protesta.

Notizie Alice
 
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hayaty
view post Posted on 27/9/2007, 23:27




Aggiornamento:

Egitto: operai tessili sul piede di guerra
di Marc Innaro

27/09/2007

“Ogni giorno che passa, siamo sempre piu’ numerosi. Ormai il presidente Mubarak deve intervenire personalmente. Non smetteremo di scioperare finche’ non avremo ottenuto quel che ci spetta. Inshallah!”. Karim Beheiri e’ uno dei leader della protesta operaia. Parla al telefono, asserragliato all’interno della “Misr Spinning & Weaving Company” di Mahalla el-Kubra (160 chilometri a nord del Cairo). E’ una delle piu’ grandi fabbriche tessili al mondo. Appartiene ad una holding statale egiziana che produce filati, tessuti e confezioni pret-a-porter. Non solo per il mercato locale, ma anche per l’esportazione, per conto di alcune importanti marche europee. Disperati per le paghe da fame, ferme da troppo tempo, almeno 7.mila operai (su un totale di 27.mila, per meta’ sono donne) bloccano da giorni la produzione.

Non intendono tornare al lavoro se prima non avranno ottenuto gli aumenti salariali e i premi di produzione promessi, la rimozione del direttore e il rilascio di sette loro colleghi, arrestati martedì 25 settembre con l’accusa di istigazione allo sciopero. Fra slogan e rulli di tamburi, gli operai hanno cacciato i funzionari dei sindacati, controllati dal governo, che non riconoscono come loro rappresentanti. “Ci sono stati brogli nelle elezioni dei sindacalisti. Sono stati emarginati tutti quelli che davvero difendevano i nostri interessi”, spiega Ramadan Abu Hamed, caporeparto. Da giorni, migliaia di poliziotti in assetto anti-sommossa circondano il complesso. Con i megafoni, gli ufficiali minacciano un blitz imminente se i manifestanti non usciranno al piu’ presto dalla fabbrica occupata. Ma loro non demordono. Anzi, rilanciano.
A migliaia, questi disperati della globalizzazione adesso rifiutano l’offerta di Aisha Abdel–Hadi, Ministro del Lavoro: 40 giorni di paga in cambio di un rinvio “a tempi migliori” degli aumenti pattuiti. L’anno scorso, a dicembre, si erano lasciati convincere a tornare al lavoro, ma la situazione era subito tornata come prima. Peggio di prima. Oggi non si fidano piu’. Vogliono tutto e subito. Anche perche’ e’ quasi impossibile, persino qui in Egitto, riuscire a sopravvivere con uno stipendio mensile che oscilla fra 200 e 500 lire egiziane (30-70 Euro). Ad ascoltarli c’e’ solo da rabbrividire. “Una mia ora di lavoro vale 1 lira egiziana (15 centesimi di euro)”, racconta un’operaia. Dopo 23 anni in fabbrica, il suo stipendio sfiora le 225 lire egiziane. L’affitto piu’ economico di un appartamento a Mahalla el-Kubra si aggira ormai sulle 300 L.E. al mese. Ecco perche’, fra le tante rivendicazioni degli operai della Ghazl Al-Mahalla c’e’ anche la richiesta di assegnazione di case popolari. In questi giorni, molti bambini accompagnano in fabbrica le mamme in sciopero. Molti di loro sono stati allontanati dalle scuole, perche’ non avevano i soldi per acquistare i libri di testo.
Non cede di un millimetro Mohsen al-Ghilani, presidente della holding statale. E’ furibondo: “Rivendicazioni respinte. Sono tutte illegali e illogiche. Non ho alcuna intenzione di recarmi in fabbrica. Quel che siamo disposti a concedere, a fine anno, e’ la loro parte di profitti, ossia l’equivalente di 120 giornate lavorative”.
“Sono i Fratelli Musulmani ad incoraggiarli”, dichiara Mohamed el-Kaliubi, presidente della Camera degli industriali tessili egiziani. “Il governo non deve cedere, altrimenti ci sara’uno sciopero per ogni problema”.
Sara’, ma intanto fra scioperi e sit-in di solidarieta’ gia’ dichiarati in altre fabbriche egiziane, il governo e’ chiaramente preoccupato per il crescente malcontento sociale. Ad aprile era stata fatta chiudere la sede di una ONG egiziana che fornisce consulenze legali agli operai.
Come per il 2006, in Egitto, la crescita economica superera’ anche quest’anno il 7 per cento, ma ancora una volta senza evidenti ricadute positive sulla popolazione. Al contrario, con un’inflazione dichiarata dell’8,5 per cento, sono le fasce sociali piu’ deboli a pagare il prezzo di una massiccia serie di riforme liberiste del governo. Riforme, che a voler credere ad un recente rapporto della Banca Mondiale, oggi pongono l’Egitto in testa al lungo elenco di Paesi dove e’ piu’ semplice avviare iniziative imprenditoriali. Sara’ forse vero, ma nessuno evidentemente ha il coraggio di andare a spiegare agli operai della “Misr Spinning & Weaving Co. di Mahalla el-Kubra. “Da qui –insistono- non ce ne andremo finche’ non avremo ottenuto quel che chiediamo. Tanto non abbiamo piu’ nulla da perdere…”.

Articolo 21
 
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hayaty
view post Posted on 30/9/2007, 13:29




Egitto: fine sciopero colosso tessile, vittoria dicono operai

29/09/2007 18:20

IL CAIRO - Con un accordo considerato una "vittoria" dagli operai, si è concluso dopo sei giorni lo sciopero di 27'000 dipendenti della fabbrica tessile più grande del Medio Oriente, in Egitto, sul Delta del Nilo.

Disperati per paghe sempre più svalutate, migliaia di operai, su 27.000 maestranze, di cui un terzo donne, hanno occupato per quasi una settimana i cortili della fabbrica statale "Misr Spinning and Weaving" nella città di Mahalla el Kubra, a circa 170 chilometri a Nord del Cairo.

Gli operai, ha detto all'ANSA uno dei leader della protesta, Khatabi Ayed, hanno ottenuto il licenziamento dell'amministratore delegato e premi di produzione pari a 150 giorni di salario (chiedevano un anno intero).

La "Misr Spinning and Weaving", nata nel 1917, è una delle fabbriche tessili più grandi del mondo, produce tessuti e pret a porter anche per l'esportazione. Secondo le autorità, lo sciopero ha causato un danno economico di circa sei milioni di lire egiziane al giorno (1,3 milioni di franchi svizzeri).

Gli operai dichiarano un salario mensile di 150 lire (31,50 frs) contro profitti della società nell'anno fiscale 2006/07 pari a 217 milioni di lire egiziane (45,5 mio frs).

Lo scorso dicembre, dopo un primo sciopero, gli operai avevano ottenuto la promessa, mai soddisfatta, di un premio di produzione pari a 45 giorni di paga.

Corriere del Ticino
 
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edenrose
view post Posted on 5/4/2008, 18:40




EGITTO/ DOMANI GIORNATA DI DISOBBEDIENZA CIVILE - FOCUS
Ong chiedono mobilitazione a sostegno operai di Mahalla El Kubra


Il Cairo, 5 apr. (Apcom) - E' previsto per domani un nuovo sciopero generale dei lavoratori di Mahalla El Kubra, il maggiore complesso di filatura e tessitura del Nord Africa e del Medio Oriente, più volte protagonisti nel biennio 2006-2007 e all'inizio di quest'anno di iniziative di protesta. A sostegno dei 27.000 lavoratori della fabbrica - che rivendicano migliori condizioni salariali - sindacati e organizzazioni per la difesa dei diritti dei cittadini si stanno mobilitando dall'inizio di aprile, affinché lo sciopero assuma il valore e le dimensioni di una giornata di disobbedienza civile nei confronti delle autorità.
Nel frattempo, secondo quanto denunciato dagli stessi dipendenti del cotonificio nei giorni scorsi, da giovedì ingenti forze di sicurezza sono schierate intorno al complesso industriale in previsione delle agitazioni di domani.
Minacciosi i venti che tirano dal ministero degli Interni: lo stesso titolare, Habib Al Adly, ha fatto sapere che intende rispondere adeguatamente a qualsiasi tentativo di istigare "attività criminali".
Lo sciopero - che, a giudicare dal serrato tam-tam su internet di queste ore, potrebbe coinvolgere anche atenei universitari e istituti scolastici, attività commerciali, trasporti pubblici - non sarà tuttavia sostenuto dalla Fratellanza musulmana, il maggiore movimento politico di opposizione al regime del presidente Hosni Mubarak.
I Fratelli, infatti, in un primo momento schierati a difesa del diritto degli egiziani a scioperare, hanno preso le distanze da quella che viene definita "un'azione specifica di uno specifico gruppo", secondo quanto dichiarato dalla Guida suprema Mohammed Mahdi Akef.
E' probabile che la forte repressione in atto contro la Fratellanza a pochi giorni dalle elezioni amministrative dell'8 aprile - riferiscono gli osservatori - abbia spinto i vertici del movimento a evitare ulteriori occasioni di conflitto con il governo.
Quanto ai contenuti della protesta, nei messaggi pro-mobilitazione diffusi via posta elettronica e sms i motivi per i quali gli egiziani dovrebbero scioperare sono molteplici: inflazione galoppante, inefficienza del sistema sanitario e del settore scolastico, lotta alla corruzione, all'uso della tortura da parte della polizia, alle disparità sociali, al condizionamento del sistema giudiziario da parte di quello esecutivo.
Ai cittadini viene chiesto di non andare al lavoro, non fare acquisti, indossare abiti neri ed esporre la bandiera egiziana in segno di sostegno agli operai di Mahalla.

fonte: alice notizie

Edited by hayaty - 6/4/2008, 00:22
 
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edenrose
view post Posted on 6/4/2008, 14:41




EGITTO/ MAHALLA, 27.000 OPERAI SETTORE TESSILE IN SCIOPERO
Società civile e partiti spaccati sul sostegno ai lavoratori


Il Cairo, 6 apr. (Apcom) - Tornano a scioperare i lavoratori di Mahalla El Kubra, il maggiore complesso di filatura e tessitura del Nord Africa e del Medio Oriente, situato nel governatorato di Gharbeya, a nord del Cairo.

Già protagonisti nel biennio 2006-2007 e all'inizio del 2008 di iniziative di protesta, i dipendenti della Misr Spinning and Weaving Company rivendicano l'adeguamento dei salari al costo della vita (a fine febbraio l'inflazione ha raggiunto il 12,5%, ndr) e condizioni di lavoro più sicure.

A sostegno dei 27.000 operai e impiegati della fabbrica, dalle 7 di questa mattina in sciopero, sindacati e organizzazioni per la difesa dei diritti dei cittadini hanno rivolto un appello alla popolazione, affinché non si rechi al lavoro, si astenga dal fare acquisti, indossi abiti neri ed esponga a finestre e balconi la bandiera egiziana: lo sciopero, nelle intenzioni degli attivisti politici, dovrebbe assumere il valore e le dimensioni di una giornata di disobbedienza civile nei confronti delle autorità.

In previsione di eventuali manifestazioni, nelle piazze centrali della capitale sono schierati centinaia di poliziotti in assetto anti-sommossa e agenti in borghese. Non si segnalano fino ad ora cortei di cittadini.

Da giovedì scorso, anche il complesso industriale di Mahalla è circondato dai mezzi della polizia. Nella giornata di ieri, il ministero degli Interni ha fatto sapere che intende rispondere adeguatamente a qualsiasi tentativo di istigare "attività criminali". In virtù delle Leggi d'emergenza in vigore nel paese dal 1981 (in seguito all'assassinio dell'allora presidente Anwar El Sadat, ndr), qualsiasi assembramento è illegale perché ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale.

Lo sciopero non sarà sostenuto dalla Fratellanza musulmana, il maggiore movimento politico di opposizione al regime del presidente Hosni Mubarak. I Fratelli, in un comunicato ufficiale della Guida suprema Mohammed Mahdi Akef diffuso ieri, hanno espresso il proprio sostegno morale agli operai tessili, ma non intendono partecipare a nessuna manifestazione. Un duro colpo per gli organizzatori, privati così dell'appoggio di una forza anti-regime diffusa capillarmente sul territorio.

E' probabile che la forte repressione in atto contro la Fratellanza a pochi giorni dalle elezioni amministrative dell'8 aprile - riferiscono gli osservatori - abbia spinto i vertici del movimento a evitare ulteriori occasioni di conflitto con il governo. A favore della mobilitazione generale il movimento Kefaya (Basta!), con sit-in, previsti per il pomeriggio, di fronte alle sedi dei principali sindacati dei lavoratori. Fzo



fonte: alice notizie
 
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edenrose
view post Posted on 7/4/2008, 15:01




07/04 07:33
Sciopero generale in Egitto contro il carovita: due morti negli scontri con la polizia. 500 arresti


Il basso potere d'acquisto dei salari e il carovita hanno spinto anche gli agiziani a proclamare uno sciopero generale, riuscito solo a metà a causa della repressione poliziesca. Secondo un'agenzia di stampa, durante gli scontri a Mahalla al Kubra, nel nord del Paese, due persone sarebbero state uccise da proiettili di gomma sparati sulla folla. 30 i feriti e oltre 500 gli arresti.

"La gente è stanca dell'aumento dei prezzi, li sta uccidendo - dice un'uomo - l'80% della popolazione è esausta, mentre il resto non si rende conto di quello che sta succedendo".

L'aumento dei prezzi al consumo e' stato, in meno di un anno, del 12%. I generi alimentari sono diventati quasi inaccessibili ai piu' poveri.

I lavoratori chiedono che i loro salari mensili arrivino, dalle attuali 300 lire (circa 34 euro) a quota 1000.

fonte: euronews

Edited by hayaty - 23/5/2008, 00:00
 
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melasf
view post Posted on 8/4/2008, 08:50




Approfondimento:

EGITTO: SCONTRI SCIOPERO GENERALE, ALMENO 2 MORTI

Il Cairo, 21:53 - E' di 2 morti, almeno quattrocento persone ferite e piu' di trecento arresti il bilancio della giornata di sciopero generale indetta per oggi in Egitto. Teatro degli scontri la fabbrica tessile di Mahalla, una delle piu' grandi al mondo, 170 chilometri dal Cairo. dove lo sciopero previsto per le 7.30 ora locale, non e' mai iniziato a causa delle ingenti forze di sicurezza che sono entrate nello stabilimento gia' alle 3 del mattino. Secondo diversi testimoni la giornata lavorativa e' quindi proseguita senza troppi disguidi fino alle 3 del pomeriggio, quando locali e lavoratori si sono riuniti nella piazza principale dove sono iniziati i pesanti scontri con la polizia. L'idea di protestare contro il carovita egiziano ha contagiato movimenti e partiti d'opposizione, associazioni e gente comune Imponenti misure di sicurezza hanno bloccato in ogni angolo del paese manifestazioni e sit in di proteste, organizzati nei giorni scorsi con un fitto tam tam di e mail, messaggi telefonici e annunci su blogs, assieme al piu' comune passaparola. Forse il timore "di immediate e ferme misure contro ogni tentativo di sciopero o dimostrazione" annunciate dalla polizia o forse la terribile tempesta di sabbia che si e' accanita sul Paese, ma oggi sotto il cielo giallo egiziano le strade di molte citta' sono rimaste vuote, almeno piu' del solito. A presidiare ogni angolo di strada invece migliaia di poliziotti, per lo piu' in assetto antisommossa, protagonisti delle centinaia di arresti, soprattutto contro esponenti di movimenti d'opposizione fermati prima che potessero partecipare alle manifestazioni di piazza, nella capitale cosi' come in altre citta'. Deserte anche diverse universita', come quella del Cairo o di Helwan o di Ain Shams, dove molte aule sono rimaste vuote a causa della sospensione delle lezioni per un giorno decisa da diversi professori. Con il 45% della popolazione che vive con meno di 2 dollari al giorno, il 70% dei piu' poveri concentrati nelle campagne dell'Alto Egitto e del delta del Nilo, la popolazione egiziana sta attraversando un momento di grandi difficolta' nonostante l'economia del Paese nell'ultimo anno sia cresciuta del 7,5 per cento. Ma secondo il Programma alimentare mondiale (Pam) dal gennaio 2008 il costo della vita e' salito del 50%.

Fonte: repubblica.it
 
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hayaty
view post Posted on 6/5/2008, 07:36




EGITTO: STAMPA ARABA:"FALLITO" LO SCIOPERO PER COMPLEANNO MUBARAK
Ma analisi contrastanti su cause sconfitta su iniziativa protesta

5 mag.
- Il "fallimento" dello sciopero indetto ieri dall'opposizione egiziana in occasione dell'80esimo compleanno del presidente Hosni Mubarak, domina le aperture dei principali quotidiani arabi di questa mattina. A seconda della linea politica dei giornali, le ragioni che avrebbero portato al fiasco dell'opposizione sarebbero diverse: al Ahram, 'primo' quotidiano egiziano lo attribuisce alla "serietà" degli egiziani, mentre per al Quds al Arabi, sono stati "i mezzi corazzati e gli agenti di polizia" schierati in gran massa nelle strade delle città ad impedire alla gente di dare sfogo alle proteste per il caro vita.

"L'attaccamento al lavoro e la serietà hanno sconfitto i promotori dello sciopero", titola oggi al Ahram. Il commento del foglio 'semi-governativo' tradisce la preoccupazione della viglia: "Una luminosa giornata dove tutto si è svolto come al solito", scrive il fondo che ricopre d'elogi "impiegati, studenti, operai" e persino "i venditori ambulanti" che si sono recati ai loro posti di lavoro, "perchè non hanno tempo da perdere".

Di diverso tenore, il commento del quotidiano palestinese al Quds al Arabi che attribuisce "la scarsa adesione popolare" allo sciopero a "mezzi corazzati e forze armate che hanno occupato le strade per proteggere le foto del rais" dalla distruzione. La maggior concentrazione degli agenti antisommossa sarebbe avvenuta nei "centri operai e nei grandi agglomerati urbani dove esiste una maggioranza studentesca".

Secondo il foglio palestinese, Mehella el Kubra, il grande centro tessile che il 6 aprile scorso è stato teatro di violenti scontri tra polizia e manifestanti, "è stato invaso da 100mila agenti" che non avrebbero comunque impedito una "significativa adesione" alla protesta. La presenza nelle strade sarebbe stata massiccia "nel centro del Cairo" e in grande città, come Alessandria e Dimyat.

I grandi quotidiani panarabi come al Sharq al Awsat e al Hayat, entrambi editi a Londra, mettono invece l'accento alle divergenze tra i promotori dell'iniziativa di protesta e i Fratelli Musulmani. Al Sharq al Awsat riporta che la potente confraternita islamica è stata accusata "d'inerzia" dai "giovani internauti" che hanno indetto lo sciopero. Mentre al Hayat, commenta che il ruolo dei Fratelli era di "adesione" che però ha visto i "leader del movimento rinchiusi nelle loro case".

Notizie Alice
 
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hayaty
view post Posted on 6/4/2009, 19:06




Egitto, domani sciopero generale
Annunciata grande mobilitazione per la protesta di Mekall

IL CAIRO, 5 APR
- Grande mobilitazione in Egitto domani per uno sciopero promosso dal movimento dei 'Giovani del 6 Aprile', dopo la protesta di Mekall. Ieri la polizia aveva picchiato e fermato una ventina di manifestanti aderenti al gruppo del 6 aprile mentre oggi si e' diffusa la notizia dell'arresto di un blogger. Lo sciopero e' stato indetto ad un anno di distanza dalla grande manifestazione di protesta che a Mekall, nel Delta del Nilo, che degenero' in scontri con la polizia.


ANSA
 
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hayaty
view post Posted on 8/4/2009, 22:59




Forze sicurezza 'allertate' per sciopero generale di oggi
Al Quds al Arabi: "vento di cambiamento in Egitto"

6 apr. (Apcom)
- "Vento di cambiamento in Egitto", con questo titolo il quotidiano panarabo al Quds al Aarbi apre l'edizione odierna sullo sciopero generale promosso dal "giovani del 6 aprile", ad un anno di distanza dalla grande manifestazione di protesta delle fabbriche tessili di al Mehalla nel Delta del Nilo a nord del Cairo, che degenero' in scontri con la polizia. Il quotidiano arabo edito a Londra, dà ampio risalto alla "mobilitazione generale dell forze di sicurezza" per fare fronte allo sciopero che si preannuncia "esteso". Stando a fonti della sicurezza citate da al Quds al Aarbi, "unità speciali di pronto intervento" sarebbero "decise a fermare ad ogni costo" la riuscita dello sciopero. D'altro lato, circolari di vari ministeri egiziani sarebbero arrivate agli uffici del Lavoro del Cairo e di tutte le province del Paese, in cui "si minaccia il licenziamento agli impiegati pubblici che si asterranno del lavoro per la giornata di oggi". Molte forze politiche dell'opposizione hanno annunciato di aderire allo sciopero. In particolare il gruppo parlamentare dei Fratelli musumlmani, ha annunciato che diserterà la seduta di oggi "per solidarietà con gli scioperanti". "E' un evento di portata storica - ha detto il deputato islamico Subahi Saleh - ed è un dovere patriottico che non deve essere disatteso da nessun cittadino onesto". Intanto, sarebbe "oltre 200" gli arresti avvenuti nel Paese tra le file dei promotori dello sciopero, come sostiene al Quds al Arabi. Ieri, un giovane blogger egiziano nella provincia di al Fayyum è stato arrestato per aver sostenuto un invito allo sciopero.


Wall Street Italia
 
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hayaty
view post Posted on 3/3/2010, 22:08




Egitto niente sciopero: aumentati i salari agli imam

martedì 02 marzo 2010, 07:00

Il governo egiziano ha deciso di aumentare il salario degli oltre 47mila imam che operano nelle moschee di tutto il Paese. Secondo quanto riferisce la tv satellitare «al-Arabiya», il governo del Cairo ha inserito in bilancio un aumento di 250 sterline egiziane, che equivalgono a 45 dollari, per gli stipendi delle guide religiose a partire dal salario del prossimo luglio. In questo modo le autorità egiziane hanno esaudito le richieste degli imam che avevano minacciato di dare vita per la prima volta a uno sciopero generale a partire da venerdì prossimo.


Il Giornale
 
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O t t a
view post Posted on 28/6/2011, 14:36




Egitto: prosegue la protesta dei portuali di Suez

Martedì 28 Giugno 2011 10:46

Tredicesimo giorno di protesta per circa 850 lavoratori marittimi di due compagnie della città di Ismailiya, sul Canale di Suez. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente dell’autorità di gestione dell’infrastruttura, Ahmed Fadel.

Secondo il rappresentante sindacale dei dimostranti, Nasser Othman, Fadel avrebbe incitato i lavoratori di altre compagnie a scagliarsi contro i loro colleghi in sciopero. Othman ha annunciato nuove iniziative di protesta e ha ricordato che i portuali di altre cinque compagnie a Suez e a Port Said sono in mobilitazione per sostenere le stesse richieste dei manifestanti di Ismailiya. I lavoratori rivendicano l’applicazione dell’accordo siglato ad aprile, che prevede un aumento dei salari del 40% e un bonus del 7%. Perciò dal 20 giugno hanno incrociato di nuovo le braccia. Nell’anno fiscale 2009-2010, il Canale di Suez ha fruttato all’Egitto circa 4,5miliardi di dollari.

FocusMO
 
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O t t a
view post Posted on 7/7/2011, 15:41




Aggiornamento

EGITTO: LOTTA OPERAIA AL CANALE DI SUEZ

L’Autorità del Canale di Suez è una delle maggiori fonti di valuta pregiata del paese ma anche di gravi violazioni dei diritti dei lavoratori. Da tre settimane vanno avanti scioperi e sit-in per aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro.


Suez, 07 luglio 2011

Operai in sciopero a Suez

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Piazza Tahrir al Cairo è il luogo-simbolo delle lotte per i diritti e della costruzione di un nuovo Egitto. Il Canale di Suez invece diventa sempre di più il centro delle lotte operaie per la dignità del lavoro e gli aumenti salariali. Da tre settimane migliaia di dipendenti dell’Autorità del Canale di Suez (Acs) si battono per ottenere significativi aumenti dei salari e la loro battaglia potrebbe aprire una nuova stagione di scioperi simile a quella del 2010 che ha modo anticipato la rivolta di Piazza Tahrir contro l’ex raìs Hosni Mubarak e il suo regime.

Una nave trainata lungo il canale di Suez

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«Credevamo e pensavamo di avere un ruolo nazionale e, quindi, di non poter fermare (il canale di Suez), una delle fonti di reddito del nostro paese. Ma ora le cose sono cambiate, siamo consapevoli dei nostri diritti e della piena legalità della nostra lotta», spiega al sito Ahram online Ahmed Ali, 52 anni, uno dei 2.200 operai che oggi cominciano il 23esimo giorno di sciopero. «Quando ti senti umiliato e depresso, sottopagato e non stimato allora scompare quel sentimento di romantico nazionalismo e ad esso si sostituiscono rabbia e amarezza», aggiunge Ali che parla appoggiato ad un muro dove campeggia uno striscione con la scritta «I lavoratori hanno sempre ragione, non i clienti». Scritta che si riferisce alle 60 navi cargo, grandi e medie, che annualmente si fermano per manutenzioni e riparazioni alla Suez Shipyard Co., una delle sette grandi compagnie che operano sotto l’Autorità del Canale di Suez che ha generato, tra il 2009 e il 2010, 4,5 miliardi di dollari per le casse statali. Ma il lavoro ora è fermo e cinque grandi navi mercantili e lo yacht del taycoon egiziano delle comunicazioni Naguib Sawiris attendono da tre settimane di essere riparate. «Un imprenditore siriano proprietario di uno dei mercantili in attesa ci ha offerto 100 mila dollari per farci interrompere lo sciopero ma noi non li abbiamo accettati perché conosciamo i nostri diritti e lottiamo per ottenerli», racconta un altro operaio, Hamdy Saleh.

Un lavoratore espone le sue richieste (foto di Houssam al Hamalawy)

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L’agitazione è cominciata l’8 febbraio, quando i lavoratori della Acs hanno cominciato a chiedere aumenti salariali sull’onda delle manifestazioni oceaniche anti-Mubarak in corso in tutto il paese e che avevano visto protagonista la città-operaia di Suez. I dirigenti dell’Acs avevano fatto diverse promesse che non sono state mantenute.«L’8 giugno perciò i membri dei consiglio di fabbrica hanno tenuto un riunione d’emergenza per decidere cosa fare. Quindi è stato deciso un ampio sit-in per ribadire le nostre richieste. Infine sono partiti gli scioperi anche a Ismailiya, Port Said e qui a Suez», dice Ali Shaarawy, un portavoce dei lavoratori. «Chiediamo un aumento dei salari del 40 %, un aumento del 7% dei bonus di produzione, il miglioramento della quantità di cibo in mensa e le dimissioni del presidente dell’Acs Ahmed Fadel». Quest’ultimo, che gli operai chiamano «il dio arrogante», ha fatto promesse su promesse, senza alcun esito. Ma il clima nelle fabbriche e nelle rimesse del Canale di Suez è totalmente cambiato dopo la «rivoluzione del 25 gennaio» e oggi gli operai non si accontentano più di parole e di minuscole concessioni da parte dell’Acs.

L’aumento dei salari non è più rinviabile. Un operaio porta a casa ogni mese tra i 500 e il 1000 pound egiziani (70-140 euro) contro i 1.500-3.000 pound degli impiegati dell’amministrazione e i ben 24.000 pound dei consulenti del presidente del Acs. Una disparità non sopportabile. I lavoratori sono praticamente alla fame di fronte ad un costo della vita in continuo aumento. E non rinunciano all’arma dello sciopero che era e resta la loro più efficace forma di protesta. Secondo “Solidarity with Worker’ s Rights in Egypt”, un rapporto sul mondo del lavoro egiziano pubblicato nel febbraio 2010, tra il 2004 e il 2008, 1,7 milioni operai e manovali hanno partecipato a 1.900 scioperi. Un dato che non comprende la forte ondata di proteste dello scorso anno. Intanto a Suez la lotta si intensifica. Ieri gli operai hanno portato al sit-in permanente anche le loro famiglie. Minacciano inoltre di bloccare l’ingresso meridionale del Canale e quindi di interrompere l’enorme flusso di denaro generato dalle tasse di passaggio che versano le navi delle compagnie marittime di tutto il mondo che transitano per Suez.

Nena News
 
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O t t a
view post Posted on 10/7/2011, 20:08




Egitto:canale Suez in sicurezza

10 Luglio 2011 - 17:41

IL CAIRO - La navigazione nel canale di Suez é una "linea rossa" e "a nessuno sarà consentito di oltrepassarla". Lo ha detto all'ANSA il presidente dell'authority che regola lo strategico passaggio, gen. Ahmed Fadel. "Il canale è totalmente sotto stretta sorveglianza e non permetteremo a nessuno di avvicinarsi o di creare una situazione di rischio perché riguarda la sicurezza nazionale egiziana". Da mercoledi' sono in corso proteste che però non hanno inciso direttamente sulla operatività del Canale.

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Il Corriere della Sera
 
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