16 luglio 2013
Storie vereL'Egitto sognato dalle donne"Con la caduta del presidente Mohamed Morsi e del suo governo islamico abbiamo intravisto un futuro più illuminato, soprattutto per i diritti di noi donne. Ma molte di noi non hanno fiducia nel governo provvisorio né in quello che verrà". Così racconta la scrittrice Sheeren El Feki in questo testo affidato alla Thomson Reuters Foundation e pubblicato in esclusiva da D.itdi Sheeren El Feki*
Donne in Egitto
"Questo è un giorno triste, per me, per l'Egitto." Sono rimasta shoccata nel sentire Azza, la mia migliore amica al Cairo, lamentarsi della caduta dell'ex Presidente Mohamed Morsi. Per mesi
Azza, madre di tre figli ed espressione della classe media Egiziana mi aveva elencato le difficoltà alle quali sia lei che la sua famiglia erano andate incontro durante il governo Islamico. La crisi economica aveva creato una scarsità di beni di prima necessità e una delle sue preoccupazioni quotidiane era diventata quella di riuscire a comprare della benzina. "L’auto era diventata essenziale", mi racconta. "Uno scudo per potere uscire di casa da sola, cercando di schivare la crescente ondata di violenza, particolarmente rivolta nei confronti delle donne". Nel quartiere di Azza l’influenza dei partiti filo-islamici si era andata gradatamete rafforzando, portando alla chiusura dei parrucchieri e all’introduzione una serie di repentine probizioni, tra cui le classi di danza,ritenute immorali, frequentate da sua figlia. La tendenza generale, a suo avviso era che il governo stesse cercando di imporre uno standard morale islamico, un trend che Azza fortemente rifiutava.
Ma anche quando la situazione si era fatta insopportabile, Azza non era stata tra quei milioni di Egiziani che gran voce avevano chiesto le dimissioni del presidente Morsi. "Non ho mai fatto mistero del fatto che non fossi una sostenitrice di Morsi e del governo, ma non credo che possiamo semplicemente far piazza pulita con un colpo di spugna, e rimpiazzare il Presidente", dice oggi Azza. "Sono convinta che se ci fosse stata più pressione da parte del popolo, le cose sarebbero cambiate. Siamo frustati, ma
non mi aspettavo certo che un presidente facesse miracoli, o che ci facesse diventare ricchi, o che iniziasse d’un tratto a rispettare le donne. Questo non era successo quando l'esercito era al potere, e neanche durante l’era Mubarak. E' una questione di cultura, non di politica" dice infervorandosi. "Non gli [Morsi] abbiamo dato una chance, non lo abbiamo appoggiato in pieno. Nessuno stava dalla sua parte, ne’l'esercito, né i mass media né i giudici. Dobbiamo rispettare il risultato elettorale, rispettare il Presidente che noi Egiziani abbiamo democraticamente eletto".
Azza è Musulmama, ed è religiosa: si copre i capelli con orgoglio ed una delle sue preoccupazioni è che suo figlio, ventenne, possa imboccare la cattiva strada e fare sesso prima del matrimonio. Come molti Egiziani però, né Azza né la sua famiglia hanno formalmente aderito al partito dei Fratelli Musulmani, le cui politiche hanno da anni fallito nel generare e preservare consenso politico. Ciononostante però, al momento del voto, Azza e molti come lei hanno dato il loro appoggio, prima al nuovo gruppo politico espressione dei Fratelli Musulmani, e sei mesi dopo a Giustizia e Libertà, appoggiando formalmente il loro candidato alla Presidenza, Mohammed Morsi.
Che differenza, soltanto un anno dopo.
Insieme a quei milioni di Egiziani scesi in piazza nelle settimane passate, Azza ha visto le sue speranze, e quelle dei suoi figli infrangersi; è questo infatti il risultato del fallimento di una presidenza e di un parlamento islamiccizzato e costretto a confrontarsi con i cronici problemi sociali, politici ed economici dell’Egitto di oggi, che a dire il vero avrebbero confuso anche la classe politica più navigata. Collocarsi al di sopra della legge, come un moderno faraone, come ha fatto Morsi l'anno scorso, è stato sicuramente un gesto da evitare. Come era da evitare anche incarcerazione dei manifestanti, il tentativo di imbavagliare la stampa, il costante abuso del sistema giudiziario, la tendenza ad opprimere la società civile, la nomina al governo di vecchi amici, la totale assenza di dialogo politico e tante altre iniziative di cui si è reso colpevole l’ex presidente.
Le donne, in particolare, hanno molto di cui lamentarsi. Le cose, per loro, sono andate di male in peggio. Secondo un recente studio dell’ONU il 99% delle donne in Egitto ha subito violenze sessuali nell'ultimo anno. Le statistiche annoverano anche casi di stupri di massa avvenuti in pieno centro del Cairo. La loro situazone non migliora all’interno delle mure domestiche. Gli ultimi dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziano come più di un terzo delle donne sia stato vittima di violenze domestiche, molte a sfondo sessuale. Meno di un quarto ha attualmente un lavoro, e la disoccupazione in crescita ha ridotto le loro prospettive per una maggiore indipendenza economica, e di conseguenza, anche personale. La crisi economica e la crescente disoccupazione non ha fatto distinzione di genere. Anche gli uomini ne hanno sofferto.
La salita al potere degli Islamici più conservatori non ha fatto altro che amplificare ed esasperare questo tipo di atteggiamenti, minacciando nel frattempo di convertirli in legge. La costituzione, ora sospesa e disperatamente voluta da un Morsi sempre più in difficoltà, era stata pensata e scritta come un’emanazione della shari'a, la legge Islamica. Proprio per questo motivo
la Carta riduceva notevolmente ed intenzionalmente i diritti delle donne. All’interno dell’organizzaione dei Fratelli Musulmani e in seno a un parlamento ultra tradizionalista e con pochissime donne, varie erano state le iniziative per ridurre l'età legale per il matrimonio a 9 anni (per le donne), per proibire loro la possibilità di intrapendere le procedure di divorzio, e per azzerare altre libertà personali. I funzionari del governo ultra conservatore Egiziano avevano anche intrapreso iniziative per disincentivare l’uso dei contraccettivi (una mossa non da poco in un Paese popoloso come l'Egitto) e per de-criminalizzare la mutilazione genitale femminile. Certi di loro avevano anche iniziato ad incolpare pubblicamente le donne vittime di stupri e a vietare loro la partecipazione ad eventi internazionali contro la violenza contro le donne, inclusi quelli organizzati dall’ONU.
Ma se si fosse trattato soltanto di Morsi e delle sue tendenze anti-democratiche o dichiaramente misogine dubito che le masse sarebbero scese in strada per protestare. I liberali come me avrebbero certo continuato a indignarsi, e in molti avrebbero manifestato aperta antipatia nei confronti della crescente islamizzazione della cosa pubblica. Ciò che ha scatenato la piazza e decretato la caduta del governo è stata la sua incapacità ad affrontare i problemi essenziali del Pasese come l'economia e la sicurezza.
Io non sono d'accordo con la mia amica Azza. Nonostante l'incapacità e intransigenza di questo governo, il colpo di stato delle forze armate, con l'appoggio del popolo, è stato il miglior risultato possibile per il futuro a lungo termine del Paese, a condizione che l'esercito rimanga però fedele al piano di riforme costituzionali e al trasferimento dei poteri alla società civile, con il coinvolgimento dei rappresentati di tutte le sfere politiche, inclusa la Fratellanza Mussulmana. La vera speranza è che l'esercito faccia meglio di Morsi, e che riesca in fretta a fare tesoro degli errori della passata classe politica. Appena due anni fa gli Egiziani erano passati dal celebrare le forze armate come liberatori, durante la rivoluzione contro Mubarak, al bruciare le foto dei colonnelli in Piazza Tahrir quando era diventato chiaro che il potere era passato in mano loro. Adesso che l'esercito ha senza dubbio consolidato i propri interessi politici ed economici, ai colonnelli non resta che ritornare tra i propri ranghi e lasciare l'ingrato compito di guidare il paese a cittadini esperti, i quali senza dubbio avranno da confrontarsi a loro volta con la piazza una volta che l’attuale luna di miele volgerà al termine. Sarà questa la tortuosa e lunga strada verso la democrazia.
Si è trattato di un cammino difficile, durato due anni. Ma non è stato un viaggio inutile. L'opposizione liberale, storicamente allo sbando, si è rapidamente organizzata dando filo da tortcere ai partiti folo-islamici. Se i liberali riusciranno a rimanere uniti potrebbero riuscire ad offrire un'alternativa valida alle prossime elezioni. Le organizzazioni di società civile, incoraggiate dal fallimento della Fratellanza Mussulmana, si stanno già attivando, mettendo i riflettori su tematiche recentemente considerate tabù tra cui la violenza sessuale. Anche i media si sono liberati da precedenti restrizioni, mettendo sotto torschio la classe politica in una maniera che solo dieci anni fa era del tutto inconcepibile. Ma affinché le cose migliorino sostanzialmente, c'è bisogno di cambiamento reale. Serve una riforma dell’economia, dell’istruzione, della giustizia. Riforme vere, nell'interesse del popolo e non della casta.
Ma i diritti politici, economici e sociali che milioni di persone stanno anora aspettando non verrano dati ad Azza e sua figlia senza la lotta politica. Appena due anni fa le donne Egiziane erano scese con entusiasno in piazza per cacciare il padre-padrone della Nazione, per trovarsi subito dopo esautorate da ogni potere politico. In cambio sono arrivati i test di verginità obbligatori e gli abusi perpetrati delle autorità militari. Come ha dimostrato l'esperienza accumulata in questi ultimi due anni, la rivoluzione non porta a un approdo su un terreno politico social-liberale né in Egitto né nel resto del mondo Arabo. Le donne, e gli uomini, dovranno ancora lottare con forza per ottenere la parità dei diritti, perché
la società patriarcale è profondamente radicata a prescindere di chi stia al potere.
Ma a differenza di Azza, che guarda al futuro con diffidenza e paura, io resto cautamente ottimista. Credo che gli eventi di questa settimana possano giovare a lungo termine a cammino dell'Egitto, rinvigorendo la 'Primavera Araba' e dando una spinta propulasiva ch potenzialmente potrebbe estendersi a tutta la regione. "Le avversità spesso sono utili", diceva spesso la mia nonna, egiziana. Lo spero dal momento che in questo momento di avversità ce n’è da vendere, e che l’Egitto e i suoi vicini fanno ancora fatica a creare un futuro migliore del passato.
* Sheeren El Feki è autrice di ‘Sex and the Citadel’ e collaboratrice della Foundazione Thomson Reuters, che promuove i diritti umani in tutto il mondo attraverso il giornalismo, l'assistenza legale gratuita alle ONG e progetti di formazione nel settore della comunicazione. trust.org
Sheeren El Feki durante una conferenza. Credit: James Duncan Davidson
La Repubblica