Egitto: Mubarak succede a Mubarak 13/09/2007A novembre il Partito Nazionale Democratico (PND) del presidente Mubarak, attraverso elezioni interne, eleggerà il suo nuovo leader. Gamal Mubarak, il figlio, dovrebbe diventare la nuova guida del partito.
Questo in un paese dove le voci di opposizione sono represse dal governo e dove la crisi dell'agricoltura e del modo operaio ha raggiunto ormai livelli preoccupanti.
Il PND con un'elezione su tre livelli (l'ultima sarà quella per la elezione del presidente del partito) entro novembre riorganizzerà i suoi vertici. Le indicazioni che emergano dalle prime due tornate elettorali mettono in evidenza un congresso formato a maggioranza da elementi favorevoli a una leadership di Gamal Mubarak.
Una volta assicuratosi il controllo del partito, negli ultimi tempi mai in discussione, Mubarak ha spianato la strada al figlio anche contro le opposizioni interne all'Egitto. Le recenti modifiche della Costituzione (circa 34 emendamenti), incentrate sulla necessità di garantire la sicurezza nel paese contro il terrorismo, non hanno fatto che rafforzare il regime del presidente, sotto una nuova luce apparentemente più democratica, ma non aprendo concretamente alle istanze dell'opposizione. Gli emendamenti costituzionali introducono il divieto di fare attività politica basata sulla religione, la cancellazione della supervisione della magistratura sulla elezioni, l'introduzione dei tribunali militari e della sorveglianza elettronica.
Negli ultimi tre anni il governo ha soffocato in maniera sistematica le voci del dissenso con i classici strumenti degli arresti di massa, della chiusura di organi di informazione con gli attacchi della polizia ai manifestanti.
Dal 2001 si sono tenuti "processi militari" contro i civili, come quello nei confronti di un dei maggiori leader dei Fratelli Musulmani, Khairat al-Shatir e del parlamentare Tal'at Sadat, processato da un tibunale militare con l'accusa di aver insultato le forze armate.
Politica di repressione che sta avendo un impatto importante anche per le finanze dello stato. Il budget per la sicurezza interna nel 2006 è arrivato a 1,5 miliardi di dollari, molto superiore all'intero budget per la sanità. Le forze di polizia contano 1,4 milioni di ufficiali, circa quattro volte di più il numero di effettivi delle forze armate. Uno stato di polizia dove l'autonomia del potere giudiziario è scarso (emblematico è il caso delle violenze nella priamvera 2006, contro giudici, avvocati e magistrati che manifestavano in piazza a difesa dell'autonomia della magistratura) dove nelle prigioni ci sono circa 80 mila dissidenti politici e dove dal 1993 sono stati uccisi per mano della polizia 167 dissidenti.
I movimenti di opposizioneOgni giovane carismatico, possibile coalizzatore del consenso nel paese, e possibile avversario del figlio di Mubarak, è stato diffamato, arrestato ed eliminato dalla scena nazionale. Tra questi uno dei leader dei Fratelli Musulmani Essam El-Erian, che guida le sezioni dei gruppi politici e un numero di accademinci, e due uomini d'affari legati ai Fratelli come Khayrat El-Shatar (guida suprema delegata dei gruppi) e Nabil Moqbel. Negli ultimi mesi gli arrestati sono stati circa 550. Nonostante detengano un quinto dei seggi in parlamento (come indipendenti), in base alla nuova Costituzione adottata a marzo il 2007, sono fuori legge. Le offensive degli ultimi mesi contro gli esponenti di spicco dei Fratelli hanno portato agli arrestati del capo dell'ufficio politico Essam sl-Erian e di Mehmoud Hussein membro dell'ufficio esecutivo dell'organizzazione. Pesanti attacchi ha subito il centro di ricerca degli attivisti democratici Ibn Khaldun (il centro per la democrazia e i diritti dell'uomo fondato da Saad Edin, docente di sociologia dell'università americana del Cairo, che negli anni si è impegnato in battaglie per monitorare la legalità della varie elezioni che si sono tenute nel paese), dove sono stati arrestati nove membri e il centro è stato chiuso. Tutti gli esponenti in carcere non sono stati finora sottoposti a processi formali. Il leader del principale movimento di opposizione egiziano Mohamed Mahdi Akef, ha più volte chiesto sostegno alla comunità internazionale, in particolare agli Stati Uniti, per fare pressioni sul governo e rilasciare i detenuti politici, ma senza ottenere grossi risultati. Le nuove rappresaglie del governo contro i Fratelli Musulmani coincidono con l'imminente stesura da parte dei suoi leader di una piattaforma per la costituzione di un partito politico, una bozza della quale è già stata pubblicata e ha catalizzato un forte interesse da parte della stampa internazionale, suscitando reazioni negative da parte del PND che ha visto distogliere l'attenzione dalla sue elezioni interne.
La politica di aggressione nei confronti dei Fratelli tuttavia ha determinato una prima frattura all'interno del PND: una parta di è schierata a favore di una politica di "pene pesanti" contro gli oppositori e un'altra più moderata, che punta al rilascio dei detenuti politici. Altro movimento di protesta contro il governo è quello fondato da George Ishaq (del movimento Kifaya) che si batte contro il caro prezzi e sta organizzando una forte mobilitazione pubblica. Kifaya, nato nel 2004, e messosi in luce con la campagna referendaria per la riforma costituzionale e le successive elezioni presidenziali nel 2005, è il primo che ha messo in scena una dimostrazione pubblica contro il governo egiziano. Del movimento, che sta acquisendo sempre di più una dimensione non politica, fanno parte insegnanti, dottori, lavoratori, che attraverso il paese stanno organizzando sit-in e minacciano scioperi, spesso ottenendo il consenso della famiglie povere (circa il 40% che vivono sotto la soglia di povertà) con la leadership del movimento sempre più convinta che questo è il momento favorevole per una vasta mobilitazione di massa. Mentre Kifaya continua a muoversi a livello politico con la battaglia contro le frodi elettorali, parallelamente il nuovo movimento concentra la sua attività contro il caro prezzi. Secondo uno dei fondatori, il parlamentare indipendente Gamal Zahran, nel giro di poco tempo il movimento avrà il suo programma e un'identità ben definita. Tra le prime iniziativa che verranno intraprese, ci sarà quella di pubblicare una lista nera dei nomi degli uomini d'affari responsabili del rialzo dei prezzi per poi partire con il boicottaggio dei beni da loro prodotti. In particolare il movimento si sta scagliando contro gli uomini d'affari che ricoprono importanti cariche pubbliche come Ahmed Ezz (uno dei massimi esponenti del PND e organizzatore delle elezioni) che controlla il 60% della produzione d'acciaio del paese.
Un nuovo movimento di opposizione è nato il primi mesi del 2007 e si sta opponendo al programma di privatizzazione del governo con dei primi successi. Il gruppo chiamato "Non vendere l'Egitto", guidato da Yehia Hussein Abdel Hady, sostiene la necessità che il governo di Mubarak sospenda tutte le privatizzazioni, in attesa che le nuove elezioni politiche eleggano il nuovo governo democratico.
Primi risultati che il movimento è riuscito ad ottenere è quello legato alla vendita della Banque du Caire, sulla quale nonostante non abbia avuto la possibilità di bloccarla, è riuscito almeno a modificare il programma di vendita. Un risultato che ha avuto molta risonanza ed è servita al movimento a catalizzare molto interesse. Il leader Abdel Hady, che sostiene di avere l'appoggio di 88 parlamentari (dai Fratelli Musulmani e dal partito nazional liberale WAFD), afferma che il suo movimento è simile a quello Kefaya del 2005 soprattutto come modalità d'azione. I prossimi obiettivi saranno quelli di espandere la piccola base di elitè che sostiene il movimento, cercando di organizzare la protesta dei lavoratori delle aziende che sono in vendita a società estere.
Anche Ayman Nour, capo del Partito del Domani (GHAD), che nelle elezioni del 2005 è arrivato solo all'8% dei consensi dal presidente Mubarak, è stato arrestato (per lui l'Alta Corte ha respinto anche la richiesta di scarcerazione per motivi di salute).
La Corte civile de Il Cairo ha ribadito il riconoscimento come leader ufficiale del partito Moussa Mustafa, nemico storico di Nour all'interno del partito stesso. Altra voce di opposizione è quella di Mohamed Sarhan, parlamentare del partito di opposizione WAFD, che ha visto come scandaloso il fatto che le lezioni del PND si tengano in un momento di grave crisi idrica (manca acqua potabile in molti governatorati) e dove in molte fabbriche montano le proteste degli operai per i salari bassi, per l'aumento del costo dei fertilizzanti e per la scarsità di frumento. Sulle elezioni interne del PND, si è espresso anche il leader del partito di sinistra Tagammu, Rifaat El-Said, che le ha definite "manifestazione di partito", accusando molti esponenti che si sono presentati all'elezione di aver pagato per essere eletti.
Risvolti socio-economiciIl nuovo fermento di opposizione che sta montando nel paese, non sembra avere caratteristiche transitorie e ne tanto meno ridotte a "protesta d'élite". Le condizioni precarie degli strati sociali poveri (ingigantite da un caro prezzi che il governo fa finta di non vedere) stanno spingendo queste masse (sia nelle città, che lungo le rive del Nilo), a dare sostegno ai movimenti di opposizione. Gli operai delle grandi imprese di stato che sono state o stanno per essere vendute all'estero, stanno aderendo alle proteste cercando di difendere il posto di lavoro minacciato dal taglio dei costi dai nuovi proprietari. Le condizioni di povertà vengono ormai percepite come causate direttamente dalle politiche del regime di Mubarak considerate "indifferenti" verso i poveri e di sostegno solo al potere economico controllato da molti esponenti dello stesso PND, soprattutto grazie alla politica di liberalizzazioni del governo, che negli anni ha dimesso gran parte della proprietà pubblica "regalandola" agli "amici" del regime, ai quali tra l'altro viene permessa una quasi totale evasione fiscale, in un sistema di diffusa corruzione (l'indice di percezione della corruzione nel 2006, in base ai dati della Transparency International, si è attestato al 3.3, ponendo l'Egitto al 70 posto della classifica mondiale, su 159 paesi) . Manca tra l'altro una politica di opere pubbliche, soprattutto nel settore idrico, dove la scarsità di infrastrutture sta minacciando l'esistenza di milioni di persone. Le spese per il settore sanitario sono di gran lunga inferiori al necessario, soprattutto se paragonate alle spese per la sicurezza.
ConclusioniMentre gli oppositori e la stampa filogovernativa hanno sottolineato come le elezioni interne al PND non stanno avendo un grosso afflusso e che la loro valenza è solamente formale, il regime di Mubarak continua a ricevere il sostegno degli Stati Uniti, con il quale di recente è stato sottoscritto un vasto accordo per la fornitura di armamenti, nell'ambito della politica regionale di bilanciamento antiiraniana in Medio Oriente. Proprio il ruolo fondamentale che l'Egitto gioca nella "guerra al terrore", ha permesso a partire dal 2001, al regime di Mubarak di avere mano libera contro chiunque di opponesse. Ora la domanda è se le opposizioni saranno in grado di scalfire la forza del regime e di evitare la "successione ereditaria" di Gamal nelle prossime elezioni. Il problema principale è quello di trovare una leadership forte che coalizzi intorno a se i vari movimenti e partiti di opposizione, cosa che finora è stata impossibile a causa dell'attività repressiva del governo e fare che questa possa godere del sostegno della comunità internazionale.
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