Mal d'Egitto

Fatti di Politica

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falak
view post Posted on 11/6/2007, 18:32




Egitto: inizia male la giornata delle consultazioni


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11/06/2007

Comincia gia' con un morto e 4 feriti, nel governatorato di Sharkiah, nel delta del Nilo, la giornata elettorale che dalle 8 di stamattina ha chiamato alle urne 27 milioni di egiziani per il rinnovo della metà del Consiglio consultivo della Shura, la camera alta del parlamento egiziano, il cui secondo turno elettorale è fissato per il 18 giugno. L'incidente è stato causato da uno scontro a fuoco tra i sostenitori delle due coalizioni concorrenti, quella del partito al potere nazionaldemocratico (PND) e quella dei candidati indipendenti, appoggiata dalla persona che ha perso la vita.

L'opposizione è rappresentata in primo luogo dalla confraternita Fratelli musulmani, gli indipendenti. Fanno parte dell'opposizione anche il gruppo liberale Wafd e quello marxista Tagammou, che hanno però deciso di non aderire alla consultazione.

Si ricorda che in questa occasione gli egiziani votano conformemente alle nuove regole decise con il referendum costituzionale dello scorso marzo.

Fonte: Amisnet
 
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hayaty
view post Posted on 14/6/2007, 21:26




Egitto, brogli elettorali in tv

13-06-2007

Contrariamente all’Italia, in Egitto non resta il dubbio che le elezioni siano state regolari o truccate: è certo che siano state truccate. In questo caso, in occasione del rinnovo di un terzo della Majlis Shura (la Camera Alta del parlamento egiziano), Al Jazeera è riuscita anche a filmare i brogli. Gli scrutatori, senza porsi troppi problemi di coscienza, hanno lasciato le finestre aperte, mentre provvedevano essi stessi a votare decine di schede bianche. L’Egitto ha accettato una certa democrazia solo negli ultimi due anni. Prima del 2005 era una democrazia solo formale, ma di fatto un regime a partito unico. Dopo l’annuncio delle riforme, nel corso delle elezioni del 2005 furono commessi brogli e vi furono anche incursioni della polizia nei seggi più a rischio. I Fratelli Musulmani, allora come oggi, sono stati fortemente discriminati nella competizione elettorale. A molti esponenti del movimento islamista è stato anche impedito di accedere al proprio seggio. E se le elezioni fossero del tutto libere e regolari? Avremmo un Egitto completamente islamizzato? Nei seggi in cui erano candidati i più popolari tra i Fratelli Musulmani, le code degli elettori erano più lunghe.

L'Opinione.it
 
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hayaty
view post Posted on 21/6/2007, 19:20




Mo: Egitto da l'ok a governo Fayyad

Appello a fazioni palestinesi di unirsi sotto Abu Mazen

(ANSA) - IL CAIRO, 17 GIU - L'Egitto ha dato il benvenuto al governo di emergenza palestinese di Salam Fayyad augurandogli successo.L'Egitto,afferma il ministro degli Esteri Ahmed Aboul Gheit, 'chiede ai Paesi arabi e alla comunita' internazionale di fornire immediatamente tutte le forme di sostegno al popolo palestinese e al nuovo governo'. L'Egitto rinnova l'appello 'a tutte le fazioni palestinesi ad unirsi intorno alle istituzioni dell'Anp sotto la direzione del presidente Abu Mazen'.

Borsa Italiana




Egitto: vertice israelo-palestinese


21-06-2007 ore 19:22

Lunedì, a Sharm el Sheik, è in programma un vertice al quale parteciperanno il premier israeliano Ehud Olmert, il presidente palestinese Mahmud Abbas, re Abdallah di Giordania e il presidente egiziano Hosni Mubarak, padrone di casa e promotore dell'iniziativa. "Si parlerà di cooperazione e dei modi per procedere nel dialogo", ha detto un portavoce di Olmert. I palestinesi, ha affermato Yasser Abed Rabbo, segretario generale del Comitato esecutivo dell'OLP, vogliono la fine dell'isolamento economico dell'ANP e dei posti di blocco in Cisgiordania, che "stanno soffocando la popolazione".

Bluewin

Edited by hayaty - 2/4/2008, 20:43
 
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hayaty
view post Posted on 27/6/2007, 20:04




Esteri : Egitto, vertice tra Abu Mazen e Olmert
Inviato da Val il 26/6/2007 10:30:35

Si è svolto, nella serata di ieri a Sharm el Sheik, l’atteso vertice tra il presidente palestinese Abu Mazen ed il premier israeliano Olmert.
Diverse le promesse e le iniziative prese da entrambe le parti. Olmert ha annunciato, definendolo atto di “buona volontà” il rilascio di 250 palestinesi di al Fatah, specificando che verranno liberati solo individui non accusati d’omicidio. “Come gesto di buona volontà”, ha dichiarato, “chiederò al mio esecutivo di liberare 250 prigionieri di Fatah non colpevoli di reati di sangue se s’impegneranno a non tornare alla violenza” Olmert ha inoltre confermato lo scongelamento di 600 milioni di dollari bloccati nei conti israeliani da più di un anno. Abu Mazen ha chiesto ufficialmente di intavolare un giusto processo di recupero della vecchia “road map” palestinese al fine di “salvare una regione al crocevia tra pace e violenza”. Olmert, pur dando la sua disponibilità, ha chiesto al presidente egiziano, mediatore da tempo tra le due parti di “sigillare Gaza e bloccare il contrabbando d’armi ed esplosivi diretti ad Hamas” proponendo anche a Re Abdallah di Giordania di essere mediatore di Israele nei confronti della Lega Araba alla luce del riconoscimento dello stato ebraico. Se ciò avvenisse, Israele sarebbe pronta a riconoscere e coadiuvare la nascita di uno stato palestinese basato sui confini del 1967. “Il nuovo governo nell'Autorità palestinese riconosce il diritto d’Israele ad esistere ... e si oppone alla violenza e all'uso del terrore come mezzi per raggiungere i loro obietti”, ha riportato infine Olmert nel corso della conferenza stampa congiunta tra i quattro partecipanti al vertice a proposito degli accordi presi nel corso dell’incontro.

Expobg
 
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hayaty
view post Posted on 2/7/2007, 22:36




M.O.: SOLANA, VERTICE QUARTETTO-OLMERT-ABU MAZEN A LUGLIO

02/07/2007

Dopo il mancato vertice di giugno, saltato per il colpo di mano di Hamas a Gaza, il Quartetto di mediatori per il Medio Oriente prova nuovamente a far ripartire il processo di pace. I rappresentanti di Onu, Ue, Russia e Usa si incontreranno a meta' luglio in Egitto con il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente dell'Anp Abu Mazen. Lo ha annunciato l'Alto rappresentate dell'Ue per la politica estera e di sicurezza Javier Solana. "Prima della fine del mese di luglio, verso la meta' del mese, riprenderemo questa iniziativa (di pace)", ha dichiarato Solana. Secondo il responsabile della diplomazia europea un incontro tra il Quartetto, Abu Mazen e Olmert insieme ai rappresentanti di Egitto, Giordania, Arabia Saudita e gli Emirati Arabo Uniti e' "il meccanismo piu' adatto" per far decollare i colloqui di pace. Solana non l'ha chiarito ma il vertice di meta' luglio potrebbe vedere l'esordio dell'ex premier britannico Tony Blair nel suo nuovo ruolo di inviato del Quartetto in qualita' di mediatore per la regione.

La Repubblica
 
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hayaty
view post Posted on 10/7/2007, 20:03




Una pace senza giustizia
di R.A. Segre - martedì 10 luglio 2007, 07:00

I ministri degli Esteri della Giordania, Abdul Illah al Khatib, e dell'Egitto, Ahmed Aboul Gheit, arriveranno giovedì in visita ufficiale in Israele. Non è la prima volta, né per loro né per i loro predecessori, dato che Israele è in stato di pace formale e di collaborazione con i due Paesi vicini. Ma la loro missione potrebbe diventare «storica» dal momento che si recano a Gerusalemme in qualità di rappresentanti della Lega Araba. Cioè dei rimanenti 20 Paesi arabi che non hanno ancora firmato la pace con Israele; hanno però dato un mandato per iniziare le trattative miranti a realizzare l'«iniziativa di pace» proposta dall'Arabia Saudita e approvata dalla Lega, nel marzo scorso, a Riad.

Di questa iniziativa saudita e della sua approvazione da parte della Lega Araba si è già molto parlato. Molti hanno visto in essa un tentativo - fallito - del governo di Riad di affermarsi come interlocutore privilegiato nel conflitto medio-orientale dopo gli scacchi subiti dagli Stati Uniti in Irak e l'insuccesso egiziano di mediare fra Hamas e al Fatah.

L'Arabia Saudita è diventata più prudente dopo che ha visto evaporare il suo «trionfo» diplomatico, realizzato prematuramente con la costituzione di un governo di unità «nazionale» in Palestina. Il risultato, come si è visto, è la guerra civile fra Hamas e Al Fatah. Un conflitto che ha ridato vita al ruolo di mediazione dell'Egitto.

Ciò detto, la missione sottolinea il radicale cambiamento di posizioni della Lega Araba. A Khartum, nel settembre 1967, sotto la guida di Nasser e dell'Arabia Saudita, c'era stato un unanime accordo per decretare i tre «no» degli arabi a Israele: no al riconoscimento, no ai negoziati, no alla pace. Da Riad è invece giunto un sì molto condizionato ai tre punti. Ed è sulle condizioni che i delegati della Lega aprono i negoziati con Gerusalemme.

Il successo della missione è lungi dall'essere garantito. Mentre da parte israeliana il ritorno ai confini del 1967 - con qualche possibile scambio di territorio in Palestina per portare all'interno dello Stato ebraico l'ottanta per cento dei coloni stanziati in Cisgiordania e sulle Alture del Golan - è, in principio, trattabile (anche se con grosse difficoltà di realizzazione per qualsiasi governo), la richiesta della Lega a Israele di riconoscere il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi sul suo territorio è inaccettabile non potendo farlo senza distruggere il carattere ebraico dello Stato.

Il Giornale
 
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hayaty
view post Posted on 29/7/2007, 23:07




RICE E GATES IN PARTENZA PER MISSIONE IN MEDIO ORIENTE

29-LUG-07 18:14

I segretari di Stato statunitensi Condoleezza Rice, insieme al collega della Difesa Robert Gates, sono in partenza domani per una missione in Medio Oriente, per raccogliere il sostegno dei Paesi arabi su Iraq e sulla conferenza internazionale di pace tra palestinesi e israeliani. La prima tappa sara' Sharm, in Egitto, dove Rice e Gates incontreranno i ministri degli Esteri del Ccg (consiglio di cooperazione del Golfo), Giordania ed Egitto.

Leggo on line
 
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hayaty
view post Posted on 30/7/2007, 22:36




Egitto: Lega Araba, Siria abbandona riunione per protesta

30/07/2007 20:00

Il Cairo - La Siria si è ritirata dalla riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi in corso al Cairo in segno di protesta contro l'esame dell'iniziativa del presidente americano George Bush di una conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente. Lo ha dichiarato Yussef Ahmed, capo della delegazione siriana in assenza del ministro degli Esteri Wali El Moallem.
Yussef Ahmed ha espresso "le riserve del suo Paese verso l'iniziativa di Bush" e ha spiegato che guardare in questo modo alla soluzione della questione palestinese significa "liquidare la causa". Ha sottolineato che il suo Paese ha chiesto che questa riunione pubblichi una risoluzione che confermi l'intenzione degli arabi di riconciliare la Palestina e garantire l'unità dei Territori Palestinesi, ma i ministri non sono riusciti ad accordarsi su questa risoluzione

Corriere del Ticino
 
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hayaty
view post Posted on 30/7/2007, 22:58




Ovviamente da bravi americani: cerchiamo la pace con le armi!!! Che nervi!!! :angry: Hayaty


USA: RICE, COMMESSE MILITARI PER ISRAELE ED EGITTO OLTRE AD ARABIA SAUDITA

30-LUG-07 16:57

Gli Stati Uniti annunciano commesse militari per Israele ed Egitto, pari rispettivamente a 30 e 13 miliari di dollari per i prossimi anni, oltre a quelle per l'Arabia Saudita ed altri paesi del Golfo. "Questo sforzo aiutera' a rafforzare le forze moderate e sostenere una strategia piu' ampia per contrastare l'influenza negativa di al Qaeda, Hezbollah, Siria ed Iran" ha detto Condoleezza Rice che ha formalizzato l'annuncio delle nuove forniture militari poche ore prima della sua partenza insieme a Robert Gates per una rara missione congiunta del segretario di Stato e del capo del Pentagono in Egitto ed Arabia Saudita con l'obiettivo di ottenere maggiore sostegno da parte dei paesi arabi alla stabilizzazione dell'Iraq.

Leggo on line
 
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hayaty
view post Posted on 28/8/2007, 01:02




Egitto - Mubarak incontra vertici del Pnd
Secondo alcuni osservatori l'obiettivo è concretizzare i poteri del figlio Gamal

13/08/2007 - 16.51

Hosni Mubarak, presidente egiziano, ha incontrato oggi i vertici del Partito nazionale democratico per discutere delle elezioni di novembre del congresso annuale del Pnd che vedrà l'elezione del nuovo leader del partito. Alcuni osservatori hanno spiegato che si tratterebbe di un'iniziativa per concretizzare i poteri del figlio di Mubarak, Gamal, all'interno del partito.

ASG
 
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falak
view post Posted on 4/9/2007, 22:13




Egitto: salute Mubarak e' tabu'
Il governo punira' la stampa 'indiscreta'

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IL CAIRO, 4 SET - Mubarak sta male, e' morto, ha diversi sosia: si rincorrono le voci sulla salute del presidente egiziano e ora la stampa teme punizioni.Il governo, infatti, reagisce con commissioni d'inchiesta per indagare e punire la stampa indiscreta. Per avere 79 anni ed essere molto malato, come sostenevano le voci, Mubarak e' di un attivismo stupefacente. Nella sola giornata di oggi ha incontrato 3 leader stranieri: Tony Blair, il re di Giordania e Massimo D'Alema.

04-09-2007 21:57

Ansa





 
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hayaty
view post Posted on 4/9/2007, 23:34




"Approfondimento? Non solo...direi piuttosto un riassunto di tutta la sezione! Hayaty"


EGITTO, PER I FRATELLI UN FUTURO DA PARTITO?
L'Ikhwan discute sul programma politico, in vista di una divisione tra movimento social-religioso e formazione partitica. Mentre la repressione da parte del regime di Mubarak si acuisce.

di Paola Caridi


Lunedi' 3 Settembre 2007

L’attacco è stato duro. Affidato a un alto funzionario anonimo, che al principale giornale indipendente egiziano, Al Masri al Youm, ha detto che ci sono i Fratelli musulmani dietro le notizie che, da settimane, circolano sulla salute di Hosni Mubarak. Sarebbe stato lo stesso presidente ad accusare l’Ikhwan, Hamas e anche qualche stato del Golfo per il tam tam mediatico sulla presunta morte di Mubarak. Lo scontro tra regime e Fratelli musulmani, insomma, è aperto. Anche se i membri del più importante movimento di massa islamista del mondo arabo sono convinti che sia il dibattito in corso sul loro programma politico, la causa dell’intensificarsi della repressione tuttora in corso. Perché la discussione sul programma politico è il perno per la costituzione di un partito, staccato dalla vera e propria organizzazione politico-social-religiosa.
In effetti, la recente ondata di fermi ha avuto una tempistica parallela all’uscita delle indiscrezioni sul programma politico in via di elaborazione. Ma il pugno duro in corso contro i Fratelli musulmani, formalmente illegali, non dovrebbe sorprendere. La repressione, unita a una sostanziale accettazione della presenza dell’Ikhwan nella società e nella politica egiziane, ha sempre fatto parte del confronto tra regimi e Fratellanza, sin dalle origini. Ora, però, si avverte qualcosa di diverso nell’aria. Tanto da far scrivere a uno degli intellettuali di punta di parte islamista che “l’attuale confronto ha superato e si prefigge di superare i limiti” precedenti. Per Fahmi Howeidy, l’obiettivo è quello “di paralizzare i movimenti dell’organizzazione e persino di sradicarla e farne finire la storia”. Un cambio di direzione, dopo quello del bastone e della carota seguito da Hosni Mubarak per quasi tutto il quarto di secolo del suo “regno”, che ha fatto dire a uno dei dirigenti che il dibattito interno proseguirà anche se verranno messi tutti in galera.
L’inizio della strategia governativa – secondo tutti gli osservatori – data dalla conquista da parte della Fratellanza degli 88 seggi al parlamento nelle elezioni dell’autunno 2005. Da allora, la strategia ha avuto due direzioni: retate di centinaia di militanti e dirigenti e, in parallelo, cambiamenti costituzionali restrittivi, che hanno per esempio consentito di deferire dei civili (40 tra i leader più in vista dell’Ikhwan) a un tribunale militare, in un processo controverso ancora in progress.
La modifica costituzionale più stringente dal punto di vista politico, comunque, impedisce la creazione di partiti d’ispirazione religiosa. Di qui, per la Fratellanza, la necessità di creare un partito staccato dalla casa madre. E qui parte il capitolo più interessante: perché la discussione sul programma politico, seppure solo in parte pubblica, sta facendo arrivare in superficie le linee di divisione interne dell’Ikhwan. E uscire allo scoperto i dirigenti sui nodi più controversi. Come Mohammed Habib, il numero due, che vuole una riforma centrata sull’individuo e – dal punto di vista istituzionale – la separazione dei pilastri dello Stato, anzitutto l’indipendenza della magistratura. Stessa linea, quella sulla separazione dei poteri, per Abdel Moneim Abul Futouh, il più moderato dell’ala dei cinquantenni, che in un commento sul sito della Fratellanza ha poi cercato di rassicurare i “fratelli copti” egiziani dall’idea che – se andassero al potere gli islamisti – i non musulmani sarebbe considerati cittadini di serie B. Ogni cittadino, scrive Abul Futouh in una pagina segnata da un nazionalismo esplicito, ha gli stessi diritti, a prescindere da sesso o appartenenza religiosa. E lo stato che hanno in mente è uno in cui un copto o una donna possono diventare presidenti, anche se le tradizioni debbono essere tenute in debita considerazione.
Abul Futouh è sempre stato il ponte con le opposizioni di diverso colore. Altri, dentro l’Ikhwan, non la pensano come lui. Ed è per questo che, ha detto uno degli intellettuali americani che più conosce il “nuovo” mondo arabo, è ora che i Fratelli musulmani, e in primis la guida suprema Mahdi Akef, parlino agli americani, chiarendo i punti controversi. E usando il giusto linguaggio. In un singolare “memorandum” a distanza su “come parlare all’America”, Marc Lynch ha consigliato di sopportare questa fase difficile senza sentire le chimere di chi, dentro l’islamismo, vuole abbandonare la via elettorale dopo le repressioni in corso in Egitto, ma anche in Cisgiordania verso Hamas. Per Lynch, insomma, i Fratelli musulmani dovrebbero dimostrare di essere un firewall, una paratia che separa gli islamisti dal radicalismo jihadista, e “cattura” l’islam politico a un programma più moderato. E non diventare, invece, la cinghia di trasmissione che “catapulta i musulmani verso il radicalismo”. È solo l’ultima richiesta, in ordine di tempo, ai Fratelli musulmani per chiarire le posizioni e diventare l’Akp egiziano. Proprio quando, in Turchia, l’islam politico arriva sino al soglio di Ataturk.

Lettera 22
 
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hayaty
view post Posted on 6/9/2007, 09:25




PREMIER LIBANESE SINIORA OGGI IN VISITA UFFICIALE IN EGITTO

Il Cairo, 6 set. (Apcom) - Prevista per oggi la visita ufficiale in Egitto del premier libanese Siniora. Il presidente Mubarak, solo in questo inizio di settimana, ha già ricevuto le visite ufficiali del ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema, dell'ex premier britannico Tony Blair, dello stesso Abdullah II, dell'Alto commissario dell'Unione europea per la Politica estera e di sicurezza Javier Solana.

Tendenze On Line
 
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hayaty
view post Posted on 15/9/2007, 23:38




Egitto: Mubarak succede a Mubarak

13/09/2007

A novembre il Partito Nazionale Democratico (PND) del presidente Mubarak, attraverso elezioni interne, eleggerà il suo nuovo leader. Gamal Mubarak, il figlio, dovrebbe diventare la nuova guida del partito.
Questo in un paese dove le voci di opposizione sono represse dal governo e dove la crisi dell'agricoltura e del modo operaio ha raggiunto ormai livelli preoccupanti.

Il PND con un'elezione su tre livelli (l'ultima sarà quella per la elezione del presidente del partito) entro novembre riorganizzerà i suoi vertici. Le indicazioni che emergano dalle prime due tornate elettorali mettono in evidenza un congresso formato a maggioranza da elementi favorevoli a una leadership di Gamal Mubarak.
Una volta assicuratosi il controllo del partito, negli ultimi tempi mai in discussione, Mubarak ha spianato la strada al figlio anche contro le opposizioni interne all'Egitto. Le recenti modifiche della Costituzione (circa 34 emendamenti), incentrate sulla necessità di garantire la sicurezza nel paese contro il terrorismo, non hanno fatto che rafforzare il regime del presidente, sotto una nuova luce apparentemente più democratica, ma non aprendo concretamente alle istanze dell'opposizione. Gli emendamenti costituzionali introducono il divieto di fare attività politica basata sulla religione, la cancellazione della supervisione della magistratura sulla elezioni, l'introduzione dei tribunali militari e della sorveglianza elettronica.
Negli ultimi tre anni il governo ha soffocato in maniera sistematica le voci del dissenso con i classici strumenti degli arresti di massa, della chiusura di organi di informazione con gli attacchi della polizia ai manifestanti.
Dal 2001 si sono tenuti "processi militari" contro i civili, come quello nei confronti di un dei maggiori leader dei Fratelli Musulmani, Khairat al-Shatir e del parlamentare Tal'at Sadat, processato da un tibunale militare con l'accusa di aver insultato le forze armate.

Politica di repressione che sta avendo un impatto importante anche per le finanze dello stato. Il budget per la sicurezza interna nel 2006 è arrivato a 1,5 miliardi di dollari, molto superiore all'intero budget per la sanità. Le forze di polizia contano 1,4 milioni di ufficiali, circa quattro volte di più il numero di effettivi delle forze armate. Uno stato di polizia dove l'autonomia del potere giudiziario è scarso (emblematico è il caso delle violenze nella priamvera 2006, contro giudici, avvocati e magistrati che manifestavano in piazza a difesa dell'autonomia della magistratura) dove nelle prigioni ci sono circa 80 mila dissidenti politici e dove dal 1993 sono stati uccisi per mano della polizia 167 dissidenti.

I movimenti di opposizione
Ogni giovane carismatico, possibile coalizzatore del consenso nel paese, e possibile avversario del figlio di Mubarak, è stato diffamato, arrestato ed eliminato dalla scena nazionale. Tra questi uno dei leader dei Fratelli Musulmani Essam El-Erian, che guida le sezioni dei gruppi politici e un numero di accademinci, e due uomini d'affari legati ai Fratelli come Khayrat El-Shatar (guida suprema delegata dei gruppi) e Nabil Moqbel. Negli ultimi mesi gli arrestati sono stati circa 550. Nonostante detengano un quinto dei seggi in parlamento (come indipendenti), in base alla nuova Costituzione adottata a marzo il 2007, sono fuori legge. Le offensive degli ultimi mesi contro gli esponenti di spicco dei Fratelli hanno portato agli arrestati del capo dell'ufficio politico Essam sl-Erian e di Mehmoud Hussein membro dell'ufficio esecutivo dell'organizzazione. Pesanti attacchi ha subito il centro di ricerca degli attivisti democratici Ibn Khaldun (il centro per la democrazia e i diritti dell'uomo fondato da Saad Edin, docente di sociologia dell'università americana del Cairo, che negli anni si è impegnato in battaglie per monitorare la legalità della varie elezioni che si sono tenute nel paese), dove sono stati arrestati nove membri e il centro è stato chiuso. Tutti gli esponenti in carcere non sono stati finora sottoposti a processi formali. Il leader del principale movimento di opposizione egiziano Mohamed Mahdi Akef, ha più volte chiesto sostegno alla comunità internazionale, in particolare agli Stati Uniti, per fare pressioni sul governo e rilasciare i detenuti politici, ma senza ottenere grossi risultati. Le nuove rappresaglie del governo contro i Fratelli Musulmani coincidono con l'imminente stesura da parte dei suoi leader di una piattaforma per la costituzione di un partito politico, una bozza della quale è già stata pubblicata e ha catalizzato un forte interesse da parte della stampa internazionale, suscitando reazioni negative da parte del PND che ha visto distogliere l'attenzione dalla sue elezioni interne.
La politica di aggressione nei confronti dei Fratelli tuttavia ha determinato una prima frattura all'interno del PND: una parta di è schierata a favore di una politica di "pene pesanti" contro gli oppositori e un'altra più moderata, che punta al rilascio dei detenuti politici. Altro movimento di protesta contro il governo è quello fondato da George Ishaq (del movimento Kifaya) che si batte contro il caro prezzi e sta organizzando una forte mobilitazione pubblica. Kifaya, nato nel 2004, e messosi in luce con la campagna referendaria per la riforma costituzionale e le successive elezioni presidenziali nel 2005, è il primo che ha messo in scena una dimostrazione pubblica contro il governo egiziano. Del movimento, che sta acquisendo sempre di più una dimensione non politica, fanno parte insegnanti, dottori, lavoratori, che attraverso il paese stanno organizzando sit-in e minacciano scioperi, spesso ottenendo il consenso della famiglie povere (circa il 40% che vivono sotto la soglia di povertà) con la leadership del movimento sempre più convinta che questo è il momento favorevole per una vasta mobilitazione di massa. Mentre Kifaya continua a muoversi a livello politico con la battaglia contro le frodi elettorali, parallelamente il nuovo movimento concentra la sua attività contro il caro prezzi. Secondo uno dei fondatori, il parlamentare indipendente Gamal Zahran, nel giro di poco tempo il movimento avrà il suo programma e un'identità ben definita. Tra le prime iniziativa che verranno intraprese, ci sarà quella di pubblicare una lista nera dei nomi degli uomini d'affari responsabili del rialzo dei prezzi per poi partire con il boicottaggio dei beni da loro prodotti. In particolare il movimento si sta scagliando contro gli uomini d'affari che ricoprono importanti cariche pubbliche come Ahmed Ezz (uno dei massimi esponenti del PND e organizzatore delle elezioni) che controlla il 60% della produzione d'acciaio del paese.
Un nuovo movimento di opposizione è nato il primi mesi del 2007 e si sta opponendo al programma di privatizzazione del governo con dei primi successi. Il gruppo chiamato "Non vendere l'Egitto", guidato da Yehia Hussein Abdel Hady, sostiene la necessità che il governo di Mubarak sospenda tutte le privatizzazioni, in attesa che le nuove elezioni politiche eleggano il nuovo governo democratico.
Primi risultati che il movimento è riuscito ad ottenere è quello legato alla vendita della Banque du Caire, sulla quale nonostante non abbia avuto la possibilità di bloccarla, è riuscito almeno a modificare il programma di vendita. Un risultato che ha avuto molta risonanza ed è servita al movimento a catalizzare molto interesse. Il leader Abdel Hady, che sostiene di avere l'appoggio di 88 parlamentari (dai Fratelli Musulmani e dal partito nazional liberale WAFD), afferma che il suo movimento è simile a quello Kefaya del 2005 soprattutto come modalità d'azione. I prossimi obiettivi saranno quelli di espandere la piccola base di elitè che sostiene il movimento, cercando di organizzare la protesta dei lavoratori delle aziende che sono in vendita a società estere.
Anche Ayman Nour, capo del Partito del Domani (GHAD), che nelle elezioni del 2005 è arrivato solo all'8% dei consensi dal presidente Mubarak, è stato arrestato (per lui l'Alta Corte ha respinto anche la richiesta di scarcerazione per motivi di salute).
La Corte civile de Il Cairo ha ribadito il riconoscimento come leader ufficiale del partito Moussa Mustafa, nemico storico di Nour all'interno del partito stesso. Altra voce di opposizione è quella di Mohamed Sarhan, parlamentare del partito di opposizione WAFD, che ha visto come scandaloso il fatto che le lezioni del PND si tengano in un momento di grave crisi idrica (manca acqua potabile in molti governatorati) e dove in molte fabbriche montano le proteste degli operai per i salari bassi, per l'aumento del costo dei fertilizzanti e per la scarsità di frumento. Sulle elezioni interne del PND, si è espresso anche il leader del partito di sinistra Tagammu, Rifaat El-Said, che le ha definite "manifestazione di partito", accusando molti esponenti che si sono presentati all'elezione di aver pagato per essere eletti.

Risvolti socio-economici
Il nuovo fermento di opposizione che sta montando nel paese, non sembra avere caratteristiche transitorie e ne tanto meno ridotte a "protesta d'élite". Le condizioni precarie degli strati sociali poveri (ingigantite da un caro prezzi che il governo fa finta di non vedere) stanno spingendo queste masse (sia nelle città, che lungo le rive del Nilo), a dare sostegno ai movimenti di opposizione. Gli operai delle grandi imprese di stato che sono state o stanno per essere vendute all'estero, stanno aderendo alle proteste cercando di difendere il posto di lavoro minacciato dal taglio dei costi dai nuovi proprietari. Le condizioni di povertà vengono ormai percepite come causate direttamente dalle politiche del regime di Mubarak considerate "indifferenti" verso i poveri e di sostegno solo al potere economico controllato da molti esponenti dello stesso PND, soprattutto grazie alla politica di liberalizzazioni del governo, che negli anni ha dimesso gran parte della proprietà pubblica "regalandola" agli "amici" del regime, ai quali tra l'altro viene permessa una quasi totale evasione fiscale, in un sistema di diffusa corruzione (l'indice di percezione della corruzione nel 2006, in base ai dati della Transparency International, si è attestato al 3.3, ponendo l'Egitto al 70 posto della classifica mondiale, su 159 paesi) . Manca tra l'altro una politica di opere pubbliche, soprattutto nel settore idrico, dove la scarsità di infrastrutture sta minacciando l'esistenza di milioni di persone. Le spese per il settore sanitario sono di gran lunga inferiori al necessario, soprattutto se paragonate alle spese per la sicurezza.

Conclusioni
Mentre gli oppositori e la stampa filogovernativa hanno sottolineato come le elezioni interne al PND non stanno avendo un grosso afflusso e che la loro valenza è solamente formale, il regime di Mubarak continua a ricevere il sostegno degli Stati Uniti, con il quale di recente è stato sottoscritto un vasto accordo per la fornitura di armamenti, nell'ambito della politica regionale di bilanciamento antiiraniana in Medio Oriente. Proprio il ruolo fondamentale che l'Egitto gioca nella "guerra al terrore", ha permesso a partire dal 2001, al regime di Mubarak di avere mano libera contro chiunque di opponesse. Ora la domanda è se le opposizioni saranno in grado di scalfire la forza del regime e di evitare la "successione ereditaria" di Gamal nelle prossime elezioni. Il problema principale è quello di trovare una leadership forte che coalizzi intorno a se i vari movimenti e partiti di opposizione, cosa che finora è stata impossibile a causa dell'attività repressiva del governo e fare che questa possa godere del sostegno della comunità internazionale.

Clandestinoweb
 
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hayaty
view post Posted on 17/10/2007, 00:02




M. O.: VIA LIBERA DA EGITTO ALLA CONFERENZA

Il Cairo, 16 ott. - Il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, e' riuscita a ottenere l'appoggio dell'Egitto per la conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente, voluta dagli Stati Uniti per l'autunno. La Rice -che nel corso della settimana ha visitato Israele e i territori palestinesi- era arrivata in Egitto tra le voci di un possibile rinvio della Conferenza di pace. L'Egitto, Paese che svolge una mediazione-chiave tra gli arabi e gli israeliani, aveva espresso un profondo scetticismo sull'esito del vertice; e lunedi', il ministro degli Esteri, Ahmed Aboul Gheit aveva ipotizzato di rimandare la data per evitare un fallimento in mancanza di un'ipotesi di accordo. Dopo l'incontro della Rice al Cairo, l'Egitto s'e' detto incoraggiato sulle prospettive del meeting. "Siamo sollevati da quel che (la Rice) ha detto e abbiamo promesso di aiutarla e aiutare le parti a raggiungere questo obiettivo, che e' l'avvio di negoziati che portino a uno Stato palestinese", ha detto il ministro degli Esteri. "Il segretario ci ha aiutati a capire la posizione americana e ha acceso una serie di luci sugli sforzi americani tra Israele e i palestinesi", ha spiegato nel corso della conferenza stampa congiunta. La Rice ha descritto i colloqui come "molto fruttuosi": la conferenza di Annapolis "non e' il fine, ma il principio" e il vertice si chiudera' con un documento con le basi del futuro negoziato che abbia come obiettivo "la conseguenza di uno Stato palestinese e la coesistenza di due Stati, uno palestinese e l'altro israeliano". Il disaccordo tra israeliani e palestinesi sul contenuto del documento congiunto, al quale lavorano i tecnici e che dovrebbe servire come base di discussione, era stato finora considerato una possibile causa di rinvio. I palestinesi vorrebbero un accordo dettagliato e un calendario per la soluzione dei piu' spinosi 'nodi' del conflitto (i confini del futuro stato palestinese, lo status di Gerusalemme, la questione dei rifugiati, gli insediamenti e l'approviggionamento dell'acqua), mentre gli israeliani puntano a un documento piu' vago con i temi nodali lasciati al dopo-conferenza. Al termine dei colloqui la Rice e' immediatamente ripartita alla volta di Israele, per un nuovo round di colloqui con il presidente Palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Ehud Olmert.

AGI
 
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