Mal d'Egitto

Fatti di Politica

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hayaty
view post Posted on 25/3/2007, 23:04




Egitto: l'Inizativa di pace araba è le base dei negoziati con Israele

Il Cairo, 25 marzo - Il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit ha ribadito che il mondo arabo è pronto a negoziare la pace con Israele, ma sulla base dell'Iniziativa di pace araba del 2002: pieno riconoscimento dello Stato ebraico in cambio della completa restituzione delle terre arabe occupate con la violenza. "L'Iniziativa è lo strumento per avviare negoziati", ha detto Abul Gheit.

Ieri, Condoleezza Rice ha chiesto a quattro ministri degli Esteri arabi di essere più "flessibili" nella loro richiesta verso Israele. Tuttavia sembra scontato che l'imminente vertice arabo di Riyadh riproponga l'Iniziativa nella sua forma originale del 2002, proposta che non piace a Israele, perché non intende sgomberare tutti i territori arabi strappati con la forza e tantomeno vuole accettare il ritorno dei profughi palestinesi cacciati con la violenza.

Arab Monitor
 
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falak
view post Posted on 26/3/2007, 22:23




EGITTO: Stampa,Chiesa Copta appoggia riforma costituzionale

26 Marzo 2007 13.45

Il Cairo, 26 mar. - (Aki) - La Chiesa copta d'Egitto è favorevole alla riforma costituzionale e invita i suoi fedeli a votare. Lo hanno rivelato fonti interne alla comunità copta al quotidiano egiziano indipendente 'Al Masri al Yom', affermando che tale posizione sarebbe stata decisa dai responsabili ecclesiastici nel corso di una riunione tenuta la scorsa settimana su invito dello stesso Papa Shenouda III, guida della Chiesa copta ortodossa .
"Ci sono state delle discussioni all'interno della comunità - hanno ammesso le stesse fonti, chiedendo di rimanere anonime - dal momento che alcuni partecipanti hanno manifestato scontento per la decisione del governo di non modificare l'articolo 2 della Costituzione, secondo cui la sharia (legge islamica, ndr) è la fonte principale della legislazione. Ma alla fine, la Chiesa copta ha deciso di mantenere una posizione favorevole nei confronti del referendum e di invitare i propri fedeli a votare per il sì".
Secondo la Chiesa copta, inoltre, il controverso articolo 179, che modifica le attuali norme sulla sicurezza, per fronteggiare la minaccia del terrorismo, ed è tacciato dall'opposizione di metter a repentaglio le libertà individuali, proteggerà la minoranza cristiana dal rischio di scontri settari e attentati.
Ma a convincere maggiormente la comunità di Shenouda, secondo il quotidiano, sarebbe stato l’emendamento all’articolo 5, che sancisce l’impossibilità di costituire partiti su base religiosa. Un articolo – secondo l’opposizione - creato ad hoc per contrastare l’insorgenza della Fratellanza Musulmana, organizzazione bandita ma parzialmente tollerata dalle autorità del Cairo, e che di fatto costituisce la prima forza di opposizione nel paese.
“Il migliore degli emendamenti” lo definiscono i responsabili della comunità copta, che hanno rivelato inoltre, che Shenouda invierà al presidente Hosni Mubarak una lettera di ringraziamento, per l’impegno con cui salvaguarda l’unità del popolo egiziano, alla chiusura delle urne.
Nel pomeriggio, lo stesso Partiarca, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori, si recherà a votare nella sua circoscrizione di Shobra, al Cairo.
Shenouda III, Papa d’Alessandria e Patriarca della predicazione di San Marco e di tutta l’Africa, salito al soglio pontificio 35 anni fa, è la guida della comunità copta d’Egitto, costituita da circa 9 milioni di persone, il 10 per cento di una popolazione a maggioranza musulmana.

Fonte:Adnkronos international
 
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hayaty
view post Posted on 26/3/2007, 23:14




Egitto, pochi elettori ai seggi per il referundum confermativo della riforma costituzionale

Nonostante gli appelli di rito alla mobilitazione fatti dal presidente Hosni Mubarak in pochi in Egitto si sono recati ai seggi per il referendum confermativo della controversa riforma costituzionale. In alcune province a metà giornata il tasso di partecipazione si aggirava intorno al 3%.

Gli elettori sono chiamati a pronunciarsi sulla modifica di 34 articoli della Costituzione che rafforzano i poteri della polizia nella lotta al terrorismo. I partiti di opposizione hanno invitato a boicottare lo scrutinio. La protesta è stata organizzata in particolare dai Fratelli Musulmani che a causa della riforma verrebbero esclusi dal panorama politico. Scontri davanti ai seggi ci sono stati al Cairo e in altri governatorati del paese. I servizi di sicurezza sono intervenuti nella capitale e hanno arrestato una ventina di oppositori.

Euronews


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Bassa afluenza

Seggi ufficialmente aperti in tutto l'Egitto dalle 8 del mattino locali, le 7 in Italia, e fino alle 19 per il referendum popolare sui controversi emendamenti apportati a 34 articoli della Costituzione per volonta' del presidente Hosni Mubarak: una riforma, gia' approvata la settimana scorsa dal Parlamento, che a detta del governo promuovera' l'evoluzione democratica delle istituzioni ma che, secondo le forze di opposizione, limitera' invece le liberta' civili e di fatto releghera' i partiti d'ispirazione islamica ulteriormente ai margini della scena politica. Gli aventi diritto sono quasi 36 milioni, ma l'appello al boicottaggio lanciato dai gruppi dissidenti, a cominciare dai Fratelli Musulmani, sembra aver attecchito, al di la' di un'affluenza alle urne tradizionalmente bassa nel Paese nord-africano: in molte circoscrizioni al momento in cui scattava l'inizio delle operazioni referendarie non c'era infatti ancora nessuno in attesa di entrare, e in qualche caso i seggi sono rimasti chiusi ben oltre l'ora prevista. La risposta del regime e' consistita nell'allestire un vasto servizio di pullman-navetta, che hanno condotto obbligatoriamente a votare funzionari statali e altri dipendenti del settore pubblico prima dell'inizio dei turni di lavoro. Nel centro del Cairo sono stati dispiegati centinaia di agenti e soldati delle forze di sicurezza in assetto anti-sommossa, allo scopo di prevenire nuovi disordini, dopo le manifestazioni di protesta di ieri conclusesi con una ventina di arresti, per lo piu' di militanti dei Fratelli Musulmani.L'iniziativa di Mubarak ha provocato persino le critiche degli Stati Uniti, in una delle rarissime occasioni in cui si e' registrato una presa di distanza di Washington nei confronti di uno dei suoi piu' fedeli alleati nella regione. Gli emendamenti piu' osteggiati dalle opposizioni sono quelli relativi agli articoli numero 88 e 179 della Costituzione, che si riferiscono rispettivamente alla supervisione delle elezioni politiche e alle leggi anti-terrorismo. Nella versione rinnovata, il primo prevede che il controllo del processo elettorale non sia piu' responsabilita' dei giudici, fino a questo momento garanti della correttezza del voto, ma di una commissione indipendente nominata dal governo. Con il secondo, invece, le leggi d'emergenza in vigore dal 1981 e la cui validita' e' stata prorogata ogni tre anni diventeranno una nuova normativa costituzionale, dando quindi mano libera alle autorita' egiziane per arrestare qualsiasi cittadino, disporne la detenzione senza limiti di tempo e processarlo di fronte a un tribunale militare. Rimane per contro invariato l'articolo 77, in base al quale i mandati presidenziali sono di sei anni, "rinnovabili" senza limiti di tempo; i critici avrebbero voluto che fosse imposto un massimo di due mandati: non cosi' Mubarak, che e' gia' al quarto consecutivo e che intende rimanere ulteriormente in sella.

La Repubblica
 
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hayaty
view post Posted on 27/3/2007, 22:35




Egitto: referendum; giudici 'si lavano mani' dei risultati

27.03.2007 - 21:57

IL CAIRO - I giudici egiziani "si lavano le mani" dei risultati del referendum che ha approvato con il consenso del 75,9 per cento dei votanti - l' affluenza alle urne ufficialmente è stata del 27,1 per cento, quella indicata non ufficialmente del 6 per cento - gli emendamenti a 34 articoli della costituzione proposti dal partito del presidente Hosni Mubarak, il Partito Nazionale Democratico (Ndp).

"I giudici si lavano le mani dei risultati del referendum", ha dichiarato il portavoce del Club dei giudici (che raccoglie 10.000 giudici), Ahmed Sabr, "noi non saremo più l'albero che nasconde la foresta". "Abbiamo constatato che il ruolo del giudice - ha dichiarato da parte sua il vicepresidente della Corte di Cassazione, Ahmed Mekki - si è limitato ieri a contare i voti nei 334 seggi principali, cosa che poteva essere fatta da un giovane diplomato di un istituto commerciale".

Per questa ragione "i giudici egiziani chiederanno al presidente Mubarak di dispensarli dall'obbligo di fare supervisione nei prossimi scrutinii". "Tutta la filosofia degli emendamenti costituzionali - ha quindi valutato, a proposito dei contenuti del referendum - è basata sull'impedimento di un cambiamento del potere attraverso le elezioni ed in questo caso i giudici preferiscono allontanarsene e rifiutare di essere uno strumento di inganno".

Swiss Politics

 
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hayaty
view post Posted on 30/3/2007, 22:12




Il referendum e gli emendamenti costituzionali: una valutazione critica dei risultati

Egitto: approvati gli emendamenti costituzionali di Mubarak

Mubarak rafforza il potere dell'esecutivo e predispone nuove leggi anti-terrorismo per combattere i Fratelli Musulmani

Il Cairo (dal nostro corrispondente), 29 mar. - Sono definitivi i risultati del referendum che è stato fatto il 26 marzo per proporre alla popolazione egiziana 34 emendamenti costituzionali già adottati dal Parlamento. Il 75.9% dei votanti ha approvato gli emendamenti, e l’affluenza registrata è stata circa del 27.1%. Nonostante diverse forze di minoranza, partiti politici sia di destra sia di sinistra ma anche la maggiore forza di opposizione, i Fratelli Musulmani, abbiano chiamato la popolazione a boicottare il referendum, il dato sulla affluenza può essere valutato come notevolmente alto rispetto ad altre esperienze precedenti di voto in Egitto. Si prevedeva di votare dalle 8 del mattino alle 19 di sera, però a causa della folla, il voto è stato prolungato fino alle 21 di sera. Un livello di partecipazione piuttosto alto che, a mio giudizio, segnala una parziale crescita nella cultura politica degli egiziani nonostante la ancora prevalente convinzione che vi siano sempre alterazioni e manipolazioni del voto.

Non tutti i trentaquattro articoli erano controversi, anzi, vi è stato un grande supporto da quasi tutti i partiti politici per emendare la costituzione in alcune parti che non rappresentavano più la realtà politica, economica e sociale del paese. Al contrario, l’opposizione ha concentrato su pochi articoli, tre in particolare, la propria lotta. Prima di menzionare questi tre articoli, è molto importante rilevare che nel referendum si apponeva un solo voto (si/no) per tutto il pacchetto di modifiche (tutti i 34 articoli), e non su ogni emendamento separatamente. Un fatto che ha sollevato critiche e ironie sia sul piano interno che su quello internazionale.

Il primo emendamento controverso riguarda la nuova legge sul terrorismo che il governo sta preparando da quasi un anno. Mubarak è stato sottoposto a diverse pressioni, interne ed esterne, per porre fine allo stato di emergenza che è in vigore dagli anni settanta quasi senza interruzione. Le legge d'emergenza dà infatti alla polizia il diritto di trattenere sospetti senza alcun processo e tanti altri mezzi repressivi. Con questo emendamento il governo può tranquillamente sostituire le legge di emergenza con una nuova legge sul terrorismo, aumentando il timore che sia pure più repressiva della prima, anche se sono previsti meccanismi di supervisione giudiziaria.

Il secondo emendamento che ha irritato i Fratelli Musulmani riguarda la proibizione della libertà di fondare partiti politici a carattere religioso. È così che il governo Mubarak cerca di combattere la formazione dei Fratelli Musulmani in una vera compagine partitica. Inoltre, l’emendamento proibisce in ugual modo lo svolgimento di qualsiasi forma di attività politica basata sulla religione. Al mio avviso, i due emendamenti vanno valutati congiuntamente: prima Mubarak emanerà una legge per combattere il terrorismo e preservare la sicurezza interna, poi combatterà i Fratelli Musulmani, a cui ora è proibito non solo costituirsi come formazione politica ma anche, più generalmente, effettuare qualsiasi tipo di attività politica.

L’ultimo emendamento controverso riguarda la limitazione della funzione dell’autorità giudiziaria nella supervisione delle elezioni. Insieme a questo emendamento, ve ne è poi un altro che permette al Primo Ministro, anziché al capo del Parlamento, il controllo del governo quando il Presidente temporaneamente non può svolgere i suoi doveri. Questi provvedimenti hanno inevitabilmente rafforzato la posizione dell’autorità esecutiva, e in particolare i poteri del Presidente come Capo di Stato, a spese delle altre due autorità, quella legislativa e quella giudiziaria.

Nelle intenzioni iniziali vi era anche un altro emendamento proposto: suggeriva di fare dei principi della Shariaa Islamica “una delle fonte principali della legislazione”, anzichè “la fonte principale della legislazione”. Il governo però alla fine ha rinunciato a questo emendamento a causa della temuta reazione di tutti i partiti politici e dell’opinione pubblica. Questa è considerata l’unica concessione da parte del governo. E’ molto importante notare che questo articolo è stato inserito nella costituzione del 1971 su proposta del Presidente Anwar al Sadat – il predecessore di Hosni Mubarak. Sadat infatti seppe usare l’Islam come strumento per rafforzare il proprio potere sul piano interno. La decisione del governo Mubarak di non emendare questo articolo non influenza molto – anzi, forse non lo influenza per niente – le linee generali che il governo ha disegnato per un futuro più “democratico” del paese. L’osservatore più attento potrà notare che i principi della Shariaa Islamica non sono mai stati la fonte principale della legislazione in Egitto, diversamente da come effettivamente è in uso in altri paesi arabi come l’Arabia Saudita. Piuttosto, come l’articolo nacque per uso politico da parte di Sadat, per lo stesso motivo il governo Mubarak ne ha deciso la sua sopravvivenza: una mossa politica per dare un segno di legittimità agli altri emendamenti.

Evidentemente, questi emendamenti cercano di dare un nuovo spirito nella vita interna egiziana, in tutti i lati economici, sociali, e soprattutto politici. Ma i diversi aspetti di questo spirito sono ancora confusi e ci vorrà un po’ di tempo per vedere come saranno interpretati.

Dr.ssa Sally Khalifa Isaac,
Assistant Professor in Scienze Politiche dell'Università del Cairo



Data: 29/03/2007 8.09.00

La Voce d'Italia
 
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hayaty
view post Posted on 2/4/2007, 12:46




Egitto: le organizzazioni sindacali e l'influenza sul governo
29 marzo 2007

Le leggi dello stato egiziano introdotte nel 1952 e inasprite nel 1981 con la morte di Sadat forniscono al governo del Cairo i mezzi per controllare le organizzazioni sindacali e impedire l'infiltrazione di elementi vicini ai partiti di ispirazione islamica. Questo e la recente nuova legge sul lavoro hanno portato a numerosi scioperi che coinvolgono una buona parte dei lavoratori, proprio in occasione dell'elezione dei nuovi vertici sindacali nazionali.

Lorenzo Nannetti

Equilibri



 
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Cleopatra79
view post Posted on 2/4/2007, 15:31




Soldi per dittature e burocrazie
di Martino Pillitteri - 31 marzo 2007

L'Unione europea ha approvato un pacchetto di 558 milioni di euro in cash da destinare all'establishment di Mubarak per incentivare riforme politiche ed economiche in Egitto. E' stata la stessa commissaria per le relazioni esterne della Ue, Benita Ferrero Waldner, a dare l'annuncio in persona a Mubarak. Il presidente egiziano, da parte sua, dopo aver ringraziato i finanziatori, è passato subito all'opera facendo approvare dal suo parlamento un pacchetto di «contro riforme», che senza ipocrisia formalizza un dato di fatto che la stampa e la classe politica corretta europea persistono a negare: l'Egitto è ufficialmente una dittatura.

In uno slancio di buonismo o illusionismo europeista, l'ambasciatore dell'Eu in Egitto, Klaus Ebermann ha spiegato al The Middle East News che l'Europa sta promuovendo «un'agenda politica di altissimo calibro che si basa su un approccio di riconoscimento per gli sforzi effettuati nel cammino verso la democrazia». E quali sarebbero questi sforzi? Ebbene, ogni egiziano potrà essere detenuto a tempo indeterminato prima del processo e sarà giudicato da corti militari; la magistratura non è più responsabile della certificazione dell'esito delle elezioni; si proibiscono la formazione di partiti religiosi ma nel contempo non si dà ai candidati indipendenti liberali il diritto di candidarsi alle elezioni; la polizia infine, potrà controllare telefonate, leggere e-mail, lettere private senza autorizzazione da parte di un giudice.

Anche se è lampante che Mubarak prenda in giro contemporaneamente l'Unione europea e gli egiziani, per l'ambasciatore Ebermann, «c'è dopo tutto una linea rossa che non possiamo attraversare per cui non possiamo imporre nulla a Mubarak». Il fatto è che non solo non si è arrivati al confine della linea rossa, ma si è andati nella direzione opposta. E' stato dato un incentivo economico a Mubarak per compiere certe scelte e si è ottenuto l'esatto contrario. Non siamo neppure al punto di partenza; l'agenda democratica in Egitto ha fatto passi indietro.

L'attitudine dell'Unione europa in materia di agenda per l'avanzamento della libertà e valori democratici si basa su una visone burocratica della società e dell'economia. L'Ue, tra l'altro, è anche molto reticente nell'applicare una lezione che gli americani hanno imparato in Iraq: gli incentivi economici non si distribuiscono in anticipo ma si stanziano in base ai risultati. I fondi per la promozione delle istituzioni democratiche devono essere elargiti per consolidare un trend, non per delle promesse senza garanzie.

Bisogna ammettere però che l'Egitto si vende molto bene. Apparentemente, infatti, non sembra un dittatura. Da un lato si confondono gli alberghi super lusso con sviluppo e ricchezza, dall'altro invece, gli egiziani hanno questa qualità di saper reagire con ironia alle proprie disgrazie e miserie. Quello che non si nota facilmente è la forza opprimente di un altro tipo di potere: quello della burocrazia. La classe media egiziana, e anche quella degli altri paesi arabi, è stata per decenni protagonista in negativo di un processo di burocratizzazione operato dai regimi. Invece di dare sfogo alla creatività e di contribuire alla crescita nel settore privato, i regimi hanno svuotato la classe media della sua capacità imprenditoriale facendola diventare non parte della soluzione, ma parte del problema sociale economico che affligge il mondo arabo. Quando la classe media ha cercato di emanciparsi, ha dovuto imbattersi in situazioni di emergenza interne ed esterne come la crisi tra Iran-Irak, la guerra civile in Libano, in Algeria e quella contro le cellule fondamentaliste. Quando non ci sono crisi reali, i regimi riescono a gestire al meglio la coesione sociale speculando sulle cospirazioni riguardanti l'imperialismo americano e l'espansionismo dello Stato di Israele.

La maggioranza degli aiuti economici elargiti all'Egitto vengono investiti in spese militari e nel sostentamento di una vastissima classe burocratica, che oltre ad essere non produttiva è in continuo conflitto con il resto della popolazione che non ha «la fortuna» di essere sul libro paga dello Stato. Mentre il Congresso americano considera la possibilità di tagliare i fondi che annualmente invia al Cairo in seguito agli accordi di Camp David, i nostri «eurocratici», più che allo sviluppo delle potenzialità e del talento degli egiziani e di altri milioni di giovani arabi, pensano più alla tutela dei loro colleghi burocrati sulle rive del Nilo. Paradossalmente, sebbene le aspirazioni e le libertà dell'egiziano medio siano soffocate dalla burocrazia e dal regime, il popolo egiziano continua a considera l'Europa come un amico e la Casa Bianca come il nemico.

Martino Pillitteri
Fonte: RagionPolitica

 
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ARNAP
view post Posted on 3/4/2007, 17:27




In questa riforma costituzionale ci sono per caso leggi che riguardano diritti sulle coppie di fatto e gay?
Qualcuno ne ha sentito parlare?
 
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hayaty
view post Posted on 3/4/2007, 22:07




Ma penso proprio di no... Sebbene si parli di politica e non di religione, l'Egitto è comunque un paese musulmano dove la religione sicuramente non vede di buon occhio la convivenza e ancor meno gli omosessuali...
 
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jasmina623
view post Posted on 4/4/2007, 17:59




per la convivenza ci vorranno ancora parecchi anni...e anche per altre cose ma l'egitto sta camminando piu' veloce di quel che sembra.....
 
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hayaty
view post Posted on 11/4/2007, 21:44




Rapporto di Amnesty International sull’Egitto: “La nuova legge antiterrorismo non deve rafforzare le sistematiche violazioni dei diritti umani”

Roma, 11 aprile 2007

In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha accusato le autorità egiziane di commettere sistematiche violazioni dei diritti umani in nome della sicurezza nazionale e ha sollecitato il governo a garantire che la nuova legge antiterrorismo non rafforzi ulteriormente queste violazioni.

Presentato nel corso di una conferenza stampa al Cairo, il rapporto “Sistematiche violazioni in nome della sicurezza nazionale” fa seguito all’allarme lanciato da Amnesty International un mese fa, sul rischio che le attuali riforme costituzionali e l’annunciata legge antiterrorismo potessero costituire un’ulteriore minaccia per i diritti umani.

“Migliaia di egiziani sono finiti in prigione in nome della sicurezza; alcuni di essi sono detenuti da anni senza accusa né processo, spesso nonostante i tribunali ne abbiano ordinato il rilascio; altri ancora sono stati condannati al termine di processi palesemente iniqui” – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. “Il governo egiziano ha il dovere di proteggere i cittadini e combattere il terrorismo ma, nel farlo, deve rispettare gli standard fondamentali sui diritti umani e i suoi obblighi di diritto internazionale. Troppo spesso, non lo ha fatto”.

Il rapporto di Amnesty International denuncia arresti arbitrari, detenzioni prolungate senza accusa né processo, torture e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, specialmente dei servizi per le indagini sulla sicurezza dello Stato (Ssi), cui lo stato d’emergenza, in vigore quasi ininterrottamente da quasi 40 anni, conferisce ampi poteri. Il rapporto condanna anche il ricorso ai tribunali speciali militari e di emergenza per processare civili accusati di reati contro la sicurezza e descrive come inique le loro procedure, che hanno anche determinato la messa a morte di alcuni imputati.

Secondo il rapporto, l’Egitto è stato anche una destinazione importante nella “guerra al terrore” diretta dagli Usa. Molti cittadini egiziani sospettati di terrorismo sono stati trasferiti in Egitto da parte degli Usa e di governi di paesi europei e arabi, nonostante il rischio di tortura, per essere arrestati e torturati. Il destino di alcuni di essi, vittime di rendition illegali da parte degli Usa, rimane sconosciuto. La loro identità, così come le informazioni sul luogo dove sono detenuti, non sono state rese note.

“Il governo deve fare chiarezza e rendere pubblici il numero, i nomi, le nazionalità e l’attuale situazione di tutti i sospetti terroristi che si trovano in carcere in Egitto a seguito di estradizione, rendition o ulteriore forma di trasferimento” – ha proseguito Hassiba Hadj Sahraoui.

Il rapporto elenca sei raccomandazioni fondamentali che il governo dovrebbe attuare per spezzare il ciclo di violazioni dei diritti umani, tra cui porre fine alle detenzioni segrete e indagare tempestivamente e adeguatamente su tutte le denunce di tortura.

“La tortura è ampiamente usata dai funzionari dell’Ssi, da altre agenzie di sicurezza e dalle forze dell’ordine, ma le inchieste sulle denunce sono rare e i loro risultati scarsi. Il governo deve rimuovere l’impunità che protegge chi tortura in nome dello Stato” – ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.

È essenziale, sottolinea Amnesty International, che il governo egiziano, nel momento in cui si appresta a varare nuove norme antiterrorismo, autorizzi le visite degli esperti Onu in tema di tortura e di contrasto al terrorismo. Queste visite costituirebbero una chiara indicazione della volontà dell’Egitto di rispettare i suoi obblighi internazionali.

Amnesty International, infine, rinnova le proprie preoccupazioni per il fatto che i recenti emendamenti alla Costituzione e l’imminente introduzione di una nuova legge antiterrorismo potrebbero aprire la strada a ulteriori violazioni dei diritti umani. Sebbene la bozza della legge non sia stata resa pubblica, il governo egiziano ha fatto sapere che si sarebbe ispirato a leggi simili in vigore in altri paesi, Usa compresi.

“Sarebbe un grosso errore se l’Egitto si ispirasse al Patriot Act statunitense” – ha commentato Curt Goering, vicedirettore della Sezione Usa di Amnesty International. “Il Patriot Act è contestato da molte parti negli Usa come un grave attacco alle libertà fondamentali, a causa del modo arrogante con cui sacrifica i diritti umani e la supremazia della legge in nome della sicurezza”.

Il rapporto Egypt: Systematic abuses in the name of security, è disponibile in lingua inglese all’indirizzo http://web.amnesty.org/library/index/engmde120012007


Amnesty International
 
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hayaty
view post Posted on 28/4/2007, 06:50




L'Egitto offre truppe per le Nazioni Unite nel Darfur

Il governo egiziano ha annunciato l'invio di 750 soldati e 130 supervisori militari per la prossima fase del dispiegamento delle truppe delle Nazioni Unite nel Darfur. I soldati rientrano nella forza Onu di 3.000 uomini che rafforzerebbe le 7.000 truppe dell'Unione africana già nella regione del Sudan. Dopo mesi distallo, il presidente sudanese al Bashir ha approvato la seconda fase del piano dell'Onu per il Darfur, devastato dalla guerra civile.

28 aprile 2007

Canisciolti
 
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hayaty
view post Posted on 14/5/2007, 19:47




M.O.: RICE POTREBBE TORNARE IN EGITTO A GIUGNO PER RILANCIO PROCESSO PACE

14-MAG-07 09:38

Il Cairo, 14 mag. (Adnkronos/Dpa)- Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice potrebbe venire il mese prossimo in Egitto per rilanciare il processo di pace in Medio oriente. Lo ha dichiarato oggi Soliman Awad, portavoce presidenziale egiziano, spiegando che la Rice potrebbe giungere nel paese nell'ambito di un incontro del Quartetto, di cui si sta parlando in questi giorni.

Leggo on line

 
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hayaty
view post Posted on 15/5/2007, 06:50




BERTINOTTI DA MUBARAK PER il RILANCIO DELLE TRATTATIVE DI PACE

"Il problema israelo-palestinese e' per l'Egitto un elemento sovraordinatore, indispensabile per affrontare poi qualunque altro problema dal terrorismo ai rapporti economici e di cooperazione internazionale". Lo ha detto il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, al termine dell'incontro con il presidente dell'Egitto Hosni Mubarak, avvenuto nel palazzo presidenziale de Il Cairo e che ha preceduto soltanto di qualche ora l'incontro tra lo stesso Mubarak e il vice presidente Usa, Dick Cheney. Bertinotti ha ribadito la sensazione comune con il suo interlocutore egiziano per cui la questione israelo-palestinese viaggia lungo linee parallele "tra il rischio di guerra e la possibilita' della trattativa. Il presidente dell'Egitto scommette molto su una pressione da parte del contesto internazionale e, in particolare, da parte dell'Europa". Quella che ha sostenuto Bertinotti nel suo viaggio ufficiale in Medio Oriente e' una trattativa che parta al piu' presto e senza pregiudiziali: "Anche secondo Mubarak - ha sottolineato il presidente della Camera - la trattativa dovrebbe partire dai problemi piu' immediati, per poi affrontare i nodi spinosi come quello di Gerusalemme e quello dei profughi palestinesi. Insomma, un'idea 'in progress' della trattativa. Il Presidente egiziano ha anche espresso la preoccupazione per una possibile contaminazione estremistica che muova dal panorama israelo-palestinese e che possa investire l'Egitto e piu' in generale l'intera area".

Il Cairo, 13 maggio

AGI
 
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hayaty
view post Posted on 8/6/2007, 12:55




G8: EGITTO NON PARTECIPA, MA NEGA POLEMICHE

(AGI) - Heiligendamm (Germania), 8 giu.- Il presidente egiziano Hosni Mubarak non si e' presentato a Heiligendamm per l'incontro tra i leader del G8 e quelli africani e non ha inviato alcun rappresentante. Il ministro degli Esteri, Ahmed Abul-Gheit, ha spiegato che Mubarak non e' potuto partire perche' impegnato per le elezioni del Consiglio della Shura (la Camera alta egiziana), che si terranno martedi'. Gia' due anni fa Mubarak aveva saltato il vertice euromediterraneo per lo stesso motivo. Abul-Gheit ha negato che l'assenza sia da mettere in relazione con presunte tensioni con gli Stati Uniti e ha riferito che per i primi di luglio sono in programma colloqui bilaterali ad alto livello con gli Usa.

AGI
 
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516 replies since 24/5/2006, 01:03   6793 views
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