Mal d'Egitto

Censura Web, blog e libertà d'espressione

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O t t a
view post Posted on 20/12/2010, 17:11




"Mi oscura senza motivo" L'ex imam di Milano Abu Omar contro Facebook

ultimo aggiornamento: 20 dicembre 2010, ore 14:39

I gestori di 'Facebook' hanno oscurato il profilo dell'ex imam di Milano, Hasan Mustafa Ismail, noto come 'Abu Omar', che nel 2003 fu rapito da agenti dei servizi segreti degli Stati Uniti e trasferito in Egitto, suo paese d'origine. A riferirlo ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL è lo stesso Abu Omar, il quale spiega: "E' la quarta volta che mi chiudono il profilo, ne ho dovuto attivare uno di riserva. Ho scritto all'amministrazione del sito per chiedere spiegazioni, ma non ho ricevuto alcuna risposta". Quanto ai cablogrammi inviati dall'ambasciata Usa a Roma al Dipartimento di Stato a Washington e rivelati da Wikileaks, da cui risultano pressioni degli Stati Uniti sul governo italiano per evitare l'incriminazione degli agenti della Cia coinvolti nel sequestro dell'ex imam, Abu Omar spiega: "Quando ero in carcere, hanno cercato di spingermi a rinunciare a fare causa e mi hanno fatto molte offerte, fino a due milioni di dollari e la cittadinanza americana, affinché smentissi le mie dichiarazioni precedenti, evitando il processo agli agenti, ma io mi sono rifiutato".

Sulla sentenza della Corte d'Appello di Milano, che non ha riconosciuto le attenuanti generiche agli agenti americani, condannandoli fino a nove anni di reclusione, l'ex imam di Milano dice che si tratta di "una vittoria, non solo personale, bensì per tutti gli oppressi del mondo, e uno schiaffo in faccia a tutti coloro che pensano che i deboli non abbiano diritto a opporsi alle ingiustizie". Abu Omar ribadisce poi la sua richiesta di risarcimento, alla quale "il tribunale non ha più fatto alcun riferimento".


IGN News
 
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O t t a
view post Posted on 24/1/2011, 15:30




24 gennaio 2011

IL REPORTAGE
di BERNARDO VALLI

Egitto, la democrazia del web
così i blogger sconfiggono la censura
Slogan e proteste, la politica si fa su Internet. Nella rete l'opposizione lancia idee, inventa iniziative, stila annunci bypassando l'imponente apparato repressivo. Tra i più famosi "navigatori" anche il Nobel El Baradei e i Fratelli musulmani


IL CAIRO - Mi piace guardare il Nilo, nella luce del mite inverno levantino, e immaginare le vivaci, inafferrabili conversazioni, fitte come folate di vento infiltratesi tra i lussuosi, prepotenti grattacieli spuntati sulle due sponde del fiume. Hai l'impressione di sentire il fruscio della democrazia. Quello che immagino è infatti un dibattito democratico.
Quello che immagino è infatti un dibattito democratico, appassionato, ininterrotto, non udibile, che l'autoritaria oligarchia dominante non può mettere a tacere del tutto. Sulla terra dei faraoni, blog, Facebook, Twitter, insomma tutte le forme di comunicazione offerte dal web consentono agli internauti di beffarsi dell'imponente apparato di repressione, e di promuovere dialoghi e progetti senza curarsi troppo della censura.

I mukhabarates, gli uomini dei servizi segreti, numerosi come le formiche, annaspano nello spazio informatico, cercano di acciuffare il vuoto nell'invisibile dimensione creatasi tra la diga di Assuan, le tombe di Luxor e la piramidi di Ghiza. La loro secolare esperienza di segugi serve a poco. I sovversivi sono diluiti nell'atmosfera. Certo, il potere potrebbe oscurare la Grande rete mondiale entro i confini nazionali, ma cosi facendo ucciderebbe il progresso elettronico, giusto vanto della sofisticata società che si sovrappone alla povertà ancestrale. Modernità e arretratezza convivono quasi ovunque, come convivono ricchezza e miseria. Qui la miscela è particolarmente densa e bollente. Un giorno potrebbe rivelarsi esplosiva;
e quel discorso silenzioso, che scivola tra i grandi alberghi sul Nilo, potrebbe essere il detonatore. Non sono in pochi a sperarlo o a temerlo. I giovani internauti sono diciassette milioni. Facebook è praticata da dieci milioni. Twitter ha più utilizzatori che in qualsiasi altro paese arabo.

È difficile trascurare il fatto che la ribalta dell'invisibile, dirompente attività del XXI secolo, consentito dallo spazio informatico, sia un paese ricco di vestigia plurimillenarie. Ma è tempo di abbordare la cronaca, e di lasciar riposare la fantasia. L'Egitto dibatte gli avvenimenti tunisini e quindi il dopo Mubarak su Internet. In una società dove l'opposizione ha margini di manovra limitati e la stampa è sotto stretta sorveglianza, anche se si consente libertà impensabili in tanti altri paesi arabi, è Internet che inventa la democrazia. E' nel suo ambito che si progetta di conquistarla e che già la si pratica con la libertà d'espressione. Si lanciano idee, si stilano annunci, si inventano slogan, si promuovono iniziative. I ministri e gli esponenti del business, integrati nel partito dominante del presidente (il Partito nazional democratico), hanno probabilmente ragione quando dicono che non ha senso parlare di un contagio tunisino. A chi chiede, con apprensione o speranza, se dopo la Tunisia sarà la volta dell'Egitto, rispondono che è impossibile. Non ha senso porsi l'interrogativo trattandosi di due realtà diverse. Non hanno torto.

Ma i piccoli partiti d'opposizione, inascoltati, emarginati e non sempre affidabili, hanno tuttavia intensificato i contatti. Si consultano. Sono entrati in agitazione anzitutto i movimenti estranei al quadro istituzionale. Grazie a Internet si sarebbe formato persino un "parlamento popolare", forse più ideale che reale, da contrapporre a quello ufficiale, in pratica occupato dal partito del presidente. Sul web non si perde tempo. Si ha fretta. Per domani, martedì, è stata programmata una manifestazione. In un primo tempo doveva svolgersi nel cuore della capitale, sulla piazza del Museo, a due passi dal Nilo. Sarebbe stato tuttavia troppo facile per la polizia disperdere, reprimere o addirittura impedire l'appuntamento. E' dunque nei quartieri più popolari che dovrebbero tenersi piccole riunioni (cento al Cairo e una ventina ad Alessandria). Insomma tanti comizi mobili, dispersi in più punti delle due metropoli. Le informazioni sono state diffuse via Internet e sulla partecipazione dei partiti e movimenti regna ancora l'incertezza. Altrettanto incerta è l'origine del progetto, ritenuto fuori legge dallo stato d'urgenza, in vigore dal 1981, quando fu assassinato Sadat. L'idea di una manifestazione sarebbe nata ancor prima degli avvenimenti tunisini. Questi ultimi hanno stretto i tempi.
Il mondo egiziano di Internet è ricco di personaggi. Il più noto è Mohamed el Baradei, premio Nobel per la pace ed ex direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia. Su facebook Baradei chiede una transizione pacifica del potere, a suo avviso il solo modo per evitare una ripetizione dei fatti tunisini in Egitto. Una riforma costituzionale gli consentirebbe di partecipare, anche se con scarse possibilità di successo (dice di avere raccolto un milione di consensi), alle elezioni presidenziali di fine d'anno. Quando si esaurirà il mandato di Hosni Mubarak, al potere da tre decenni.

L'appuntamento è carico di rischi, per un potere che trae le origini dal colpo di Stato militare del 1952, quando re Faruk fu mandato in esilio e si concluse la monarchia egiziana. Nonostante gli eventi traumatici, la morte improvvisa di Nasser, quattro anni dopo l'umiliante disfatta del'67, nella terza guerra con Israele, e l'assassinio di Sadat nell'81, le successioni si sono svolte senza strappi apparenti. E sempre nell'ambito militare.
Adesso, a 82 anni, e con una salute malferma, Mubarak potrebbe anche ripresentarsi per un ulteriore mandato di sei anni. Oppure, come si pensa, potrebbe proporre, vale a dire tentare di imporre, il figlio Gamal di 47 anni. Il quale non sarebbe però gradito all'esercito. Perché non è un militare (il padre gli ha dato responsabilità nel partito) e non sarebbe quindi nella tradizione. Inoltre Hosni Mubarak è un presidente che non ha mai suscitato grandi entusiasmi, e che ha favorito la famiglia. Non sarebbero quindi in molti a vedere di buon occhio una sua riconferma, malato com'è, o una successione in favore del figlio. Questi sono aspetti che fanno pensare alla vicenda tunisina. Ma la grande differenza è che, al contrario di quello tunisino, l'esercito egiziano ha un peso determinante. E ha ben altre dimensioni.

Nel mondo di Internet il problema della successione è trattato con insistenza. E' visto come un momento cruciale, di possibili grandi svolte. Anche prima della scadenza. Come la scrittrice Nawal el Shadawi, molti sono coscienti che gran parte degli ottanta milioni di egiziani "non ha né potere, né educazione, né è organizzata". E che bisogna quindi cambiare il sistema educativo (in Tunisia era di gran lunga migliore) e la mentalità della gente, incline ad accodarsi ai movimenti religiosi. I Fratelli Musulmani sono molto attivi nell'assistenza sanitaria e sociale. Questi mutamenti rientrano negli obiettivi dichiarati di quella che viene chiamata la "democrazia Internet", alla quale partecipano, con posizioni politiche diverse, avvocati, giornalisti, ingegneri, medici, studenti. Tutti ansiosi di discutere e progettare l'avvenire dell'Egitto.

Gamal Eid, ex avvocato e un tempo impegnato nell'Human Rights Watch, è un blogger popolare e non nasconde i pericoli che incorre quando critica il regime. Se i giornalisti vanno raramente in prigione, i blogger sono condannati con facilità. Per avere mancato di rispetto al presidente in una poesia uno di loro è stato condannato a tre anni. Anche i Fratelli Musulmani, in cui militano non pochi professionisti, sia pure in correnti diverse, radicali o riformiste, hanno creato un'ampia galassia di siti. Mahmud Abdel Monem, trent'anni, ha conquistato una grande popolarità raccontando nel suo blog le torture subite nei sei mesi di prigione passati insieme ad altri millecinquecento Fratelli Musulmani. Ha poi preso le distanze dalla confraternita e adesso si ispira, come molti giovani religiosi, al partito turco islamico (AKP). Tra i blogger più popolari c'è anche una donna, Esraa Abdel Fata Ahmed, che coordina una rete di siti Web.

La Repubblica
 
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O t t a
view post Posted on 25/1/2011, 23:18




25/01/2011, ore 19:19

Rivolta in Egitto anche su Internet: oscurati Facebook e Twitter

La piattaforma di microblogging è inaccessibile. Il social network blu è stato oscurato in alcune aree del paese. Gli strumenti di condivisione e di collaborazione online sembrano far paura anche a Mubarak.

Twitter è inaccessibile per i cittadini e i turisti che si trovano in Egitto. E Facebook sembra funzionare a singhiozzo, riferisce l’agenzia di stampa ANSA. In alcune aree del paese, il social network fondato da Mark Zuckerberg risulta essere stato oscurato. Il governo Mubarak avrebbe ordinato agli Internet Service Provider locali di impedire l’accesso alla piattaforma di microblogging e al social network blu e a tutti gli altri siti che possono dare spazio sul web alla protesta in corso.

Non è stato possibile raggiungere per ore anche il sito web del Ministero dell’Interno egiziano, moiegypt.gov.eg. Non è chiaro, riferisce Tiziano Toniutti su Repubblica.it, se dietro vi sia una decisione del governo Mubarak o se, invece, si sia verificato un attacco DDos (Distributed Denial-of-service) o comunque un tentativo di hacking.

Ancora una volta, Internet va ad assumere un ruolo di primo piano. Lo si è visto in Iran e in Tunisia. Oggi è l’Egitto a dare conferma, in circostanze purtroppo tragiche, della paura che gli strumenti di condivisione e di collaborazione generano in alcune amministrazioni, soprattutto di stampo autoritario.

Twitter e Facebook sono solo le espressioni più note della dimensione sociale propria del Web 2.0. Una dimensione che sembra, appunto, preoccupare chi da sempre ha potuto contare sul controllo assoluto e totale dei mezzi di informazione. È anche grazie a Internet se le voci di milioni di persone, per troppo tempo soffocate, iniziano a farsi sentire.

Autore: Arianna Bernardini

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O t t a
view post Posted on 26/1/2011, 15:35




Aggiornamento

Egitto: autorita' oscurano 'Facebook' per impedire coordinamento protesta

ultimo aggiornamento: 26 gennaio, ore 14:46

Il Cairo - Le autorita' egiziane hanno reso inaccessibile il social network 'Facebook' a tutti gli utenti che si collegano dall'Egitto. Lo ha annunciato il sito web dei 'Fratelli Musulmani' egiziani. La notizia e' stata confermata anche da fonti del movimenti giovanile '6 aprile' che ha gia' iniziato far circolare tra i suoi militanti un programma, chiamato 'Hotspot', per aggirare i blocchi imposti dal governo. Le manifestazioni in corso oggi in diverse citta' dell'Egitto sono state proclamate infatti attraverso 'Facebook' e il governo sembrerebbe volere impedire un coordinamento in rete della protesta.

IGN
 
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hayaty
view post Posted on 26/1/2011, 16:28




Egitto, la rabbia buca la censura. "E' l'inizio della nostra Intifada"

Alla manifestazione del Cairo hanno partecipato 20mila persone

«Oggi è iniziata la nostra intifada». Tarek Amr blogga dal Cairo. E’ uno dei centinaia di attivisti che nei giorni scorsi hanno organizzato la «giornata della rabbia» contro Mubarak, «il re dei corrotti». Mentre piovono pietre e lacrimogeni aggiorna il suo status su Twitter: la parola d’ordine, l’hashtag, è #Jan25. I sit-in sono scattati contemporaneamente in tutta la capitale, racconta, «in strada ci sono studenti, casalinghe, bambini. Tahrir Square è completamente nostra». La marcia d’avvicinamento è stata lunga, le immagini che arrivano da Tunisi e Algeri hanno acceso la miccia. «In Tunisia migliaia di ragazzi hanno dimostrato per i loro diritti e quelli delle prossime generazioni- dice Egyptian Wish, che coordina i gruppi su Facebook-. Non si sono arresi e hanno obbligato Ben Ali ad andarsene. Ecco, il modello sono loro».

Tarek e gli altri scandiscono slogan contro il Rais, disegnano gelsomini sui loro profili Web. Chiedono il salario minimo, la fine della legislazione di emergenza e il limite a due mandati dell’incarico presidenziale. Chiedono, soprattutto, le dimissioni del ministro dell’Interno, Habib al-Adly, e la condanna delle violenze. I messaggi partono dal Cairo, ma anche da Ismailia, Suez, Alessandria. Su Facebook il link più scambiato è il messaggio partito dalla pagina del Nobel per la pace ed ex direttore dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) Mohamed ElBaradei, che ha espresso il suo sostegno a «chi manifesta contro la repressione» e ha denunciato «la minaccia di usare la forza da parte di un regime che trema davanti al suo popolo».

Sui cartelli dei ragazzi, la faccia di Khaled Said, torturato e ucciso a ventott’anni dopo un fermo in un Internet Point di Alessandria. «Siamo tutti Khaled». E infatti la data scelta per scendere in piazza è tutt’altro che casuale: il 25 gennaio in Egitto è la festa delle forze armate, in ricordo dell’attacco delle forze britanniche contro una stazione di polizia avvenuto nel 1952 ad Ismailia. Racconta Salma Said, che a 25 anni è una delle blogger più lette del Paese, che «negli ultimi giorni ho ricevuto telefonate da chiunque. Vecchi amici che non sentivo da anni, compagni che si erano allontati. Sta succedendo tutto velocemente». Troppo? «E’ l’inizio di qualcosa di grosso, ma non potevamo più aspettare», dice Mohamed Adel, portavoce dell’associazione 6 aprile. Il flusso dei messaggi dura fino all’assalto al Parlamento. Poi, il black out. Twitter resta bloccato per ore, mentre i telefoni cellulari non funzionano in tutta l'area attorno al Cairo.


La Stampa
 
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O t t a
view post Posted on 28/1/2011, 09:48




Egitto: al Cairo Internet inaccessibile
Governo avverte, "prenderemo misure decisive"


IL CAIRO, 28 gennaio 2011 - 09:23

Al Cairo internet non e' accessibile. Lo denunciano gli utilizzatori della rete. Inoltre non e' accessibile neanche il sito online del quotidiano Al Ahram. Internet in questi giorni e' usata dall'opposizione per lanciare appelli e convocazioni di manifestazioni e proteste. Il ministero dell'Interno egiziano in precedenza aveva avvertito che adottera' 'misure decisive' contro i manifestanti che intendono protestare oggi. Arrestati nella notte una ventina di esponenti dei Fratelli Musulmani.

ANSA

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EGITTO: ISLAMICI E CRISTIANI SU FACEBOOK, UNITI CONTRO OPPRESSIONE

Il Cairo, 28 gennaio 2011 - 09:27

Gia' dalla notte scorsa Internet ha cominciato ad accusare problemi in Egitto, specialmente al Cairo, in vista delle nuove manifestazioni di massa in programma per oggi, dopo le tradizionali preghiere del venerdi' festivo islamico: in mattinata l'accesso al web risultava fuori uso, a un certo punto assolutamente impossibile, mentre continue disfunzioni si registravano anche sui servizi di messaggeria per la telefonia mobile. Sebbene il governo del presidente Hosni Mubarak abbia sempre negato di aver bloccato social network quali Facebook o Twitter e altri siti, sostenendo invece di avere pieno rispetto della liberta' di espressione, l'oscuramento della Rete sembra palesemente mirato a evitare il passaparola on-line che nei giorni scorsi aveva permesso ai contestatori di meglio organizzare le proteste.

Oggi comunque proprio su Facebook era almeno a tratti disponibile una pagina dove compariva un elenco di oltre trenta luoghi di culto, tra moschee e chiese, selezionati come punti di raduno dei dimostranti. "I musulmani e i cristiani d'Egitto usciranno nelle strade per combattere contro la corruzione, la disoccupazione, l'oppressione e l'assenza di liberta'!", ammoniva un proclama pubblicato sul sito, secondo cui in poche ore si erano gia' registrate piu' di settantamila adesioni alle iniziative anti-governative. Il pugno di ferro adottato dal regime, che per la giornata odierna ha avvertito si ricorrera' anche a "provvedimenti risoluti" pur di mantenere l'ordine pubblico, sembra insomma essere riuscito nell'impresa quasi miracolosa di ricompattare le due principali comunita' religiose del Paese, maggioranza islamica e minoranza copta, permettendo loro di superare le ataviche divisioni, di recente ulteriormente acuite dai continui episodi di persecuzione anti-cristiana, culminati nella strage di Capodanno davanti alla Chiesa dei Due Santi ad Alessandria d'Egitto.

AGI
 
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O t t a
view post Posted on 28/1/2011, 16:45




Aggiornamento

L'Egitto esce da Internet
Per soffocare le proteste il Governo ordina ai provider di cessare ogni servizio.


28-01-2011]

Non era mai successo che uno Stato decisse di autoescludersi da Internet.

L'Egitto ha conquistato il dubbio onore di essere la prima Nazione a censurare la Rete in blocco, ordinando ai provider di chiudere i collegamenti: niente più comunicazioni né con l'esterno né all'interno, e allo stesso modo è stato bloccato il servizio SMS.

La decisione arriva dopo i blocchi imposti nei giorni scorsi dalle autorità ai singoli servizi - Facebook, Twitter - per impedire di manifestare contro il governo Mubarak.

Dato che la sospensione dei siti più utilizzati non è stata sufficiente a impedire che i manifestanti trovassero altri modi per organizzare le proteste, ieri sera intorno alle 23.00 ai maggiori ISP nazionali (Link Egypt, Vodafone/Raya, Telecom Egypt ed Etisalat Misr) è arrivato l'ordine di fermare il traffico.

Solo Noor Group, che riceve la connessione via Telecom Italia, è rimasto attivo: è infatti il provider che fornisce la connettività alla Borsa egiziana.

Per ora il governo nega che il blocco sia in atto; eppure, Borsa a parte, l'Egitto non è più raggiungibile: i mezzi di comunicazione di 80 milioni di persone (per non parlare delle ricadute sull'economia, ormai dipendente da Internet) sono attualmente fuori uso.

Zeus News
 
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hayaty
view post Posted on 31/1/2011, 17:14




Su Youtube bimba di 8 anni a Mubarak: Fai votare egiziani
Altrimenti "ti creeranno dei problemi"

31/01/11

Sta spopolando fra gli internauti il video diffuso su youtube di una bambina di 8 anni, Juju, che chiede al Presidente egiziano Hosni Mubarak di "consentire agli egiziani di votare", perchè altrimenti "ti creeranno dei problemi".

Inoltre, aggiunge la bimba, "alcuni dei tuoi agenti di polizia sono pronti a togliersi la divisa e a unirsi alla popolazione", afferma la piccola, 'esperta' di politica internazionale. Non è possibile sapere per certo se la bambina abbia avuto dei 'suggeritori' o se sia molto precoce e degli adulti si siano limitati a riprendere le sue riflessioni: in ogni caso, sulla pagina di Youtube è scritto che Juju sarebbe saudita.


Virgilio Notizie

 
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hayaty
view post Posted on 31/1/2011, 17:31




Egitto: internet ko, la rivolta corre sui fili del vecchio telefono fisso

31 gennaio 2011 | 16:53

Accedere a Internet è ancora quasi completamente impossibile in Egitto. La rete universitaria, per definizione la più salda e sicura, è del tutto inaccessibile. Nel resto del Paese la situazione è ancora più grave e dei circa 3mila prefissi attivi sulla rete egiziana fino a giovedì scorso, 27 gennaio, oggi ne restano circa 150.

Nel frattempo i pochi siti ancora attivi stanno consigliando come accedere alla rete, per esempio utilizzando la vecchia telefonia fissa per raggiungere punti di accesso a Internet da altri Paesi. La rete universitaria è muta e, secondo alcuni esperti, ”sembra isolata anche dal punto di vista fisico”. E’ probabile, spiegano, che sia stato staccato il cavo in fibra ottica che la collega alla rete internazionale Eumedconnect 2, tramite la quale l’Europa è connessa ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

A partire da giovedì scorso, 27 gennaio, risultano silenziati i maggiori provider del Paese (Telecom Egypt, Vodafone/Raya, Link Egypt, Etisalat Misr e Internet Egypt). Dei 2.903 prefissi di rete attivi in Egitto fino a giovedì scorso, ieri ne restavano 327 ed oggi quelli ancora connessi risultano circa 150: ”una goccia nel mare”, osservano gli esperti.

Nel frattempo i blog ancora attivi consigliano come bypassare il silenzio della rete egiziana utilizzando sistemi di comunicazione più tradizionali, a partire dalla linea telefonica fissa e dal fax. Per esempio la voce di alcuni gruppi di attivisti riesce ancora a raggiungere un social network come Twitter con l’aiuto del telefono e di gruppi che vivono all’estero. Nel loro sito spiegano: ”Stiamo usando telefoni e altri sistemi per parlare con gli egiziani che si trovano dietro il blocco di internet, in questo modo diffondiamo la loro voce via Twitter in tempo reale”.

Le comunicazioni si stanno organizzando in queste ore anche tramite gruppi di radioamatori. Anche collegarsi a Internet è ancora possibile, per esempio utilizzando modem via radio o via satellite. Si può anche tentare l’accesso telefonico a Internet raggiungendo punti di accesso internazionali, basati in altri Paesi come Francia, Spagna, Olanda o Stati Uniti.

Tuttavia ancora prima che cominciasse la protesta, gli autori di un manuale su ”Come protestare in modo intelligente”, che suggerisce le tattiche più efficaci da adottare nella protesta, raccomandano: ”Per cortesia, diffondetelo soltanto stampandolo da e-mail o tramite fotocopie”, spiegando che ”Twitter e Facebook sono controllati”.


Blitz Quotidiano
 
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hayaty
view post Posted on 31/1/2011, 17:33




Egitto, è guerra contro il web
Scomparso il blogger Wael Ghonim

31/01/11


E’scomparso nel nulla senza lasciare traccia, se non una serie di messaggi lanciati dal social network Twitter. L'unica cosa certa è la sua avversione al regime di Mubarak. Ormai sono giorni che non si hanno più notizie del blogger egiziano Wael Ghonim. Una scomparsa che sa di bavaglio e censura brutale, che cade in seguito all’annuncio dell'internauta di volersi unire ai manifestanti scesi in piazza per protestare contro il presidente egiziano.

"Nonostante tutti gli avvertimenti, mi unisco ai miei familiari e amici, sarò lì per protestare il 25 gennaio", annunciava su Twitter alcuni giorni fa Ghonim, che, oltre a blogger è anche direttore dell'ufficio marketing di Google negli Emirati Arabi. Di Ghoim non si hanno più notizie, però molti dei suoi “tweet” pubblicati nei primi giorni delle proteste sono stati ripresi e rilanciati da molti media. Il 26 gennaio, Ghonim, noto anche per i suoi numerosi interventi sul canale satellitare al-Jazeera, scriveva, riferendosi al blocco imposto a Internet dalle autorità: "Un governo che ha paura di Facebook e Twitter dovrebbe governare Farmville, non un paese come l'Egitto".

Nel suo ultimo post, datato 27 gennaio, chiedeva al mondo intero di pregare per l'Egitto. Da allora è come se fosse scomparso nel nulla. Sul web è stata diffusa una sua foto. Social network e blog, oltre ad essere usati dai giovani egiziani per convocare le manifestazioni e raccontare quello che accade in piazza, sono diventati in questi giorni anche uno strumento per raccogliere informazioni sulle decine di persone scomparse nell'ultima settimana. Un documento di Googledocs aperto al contributo di tutti gli utenti per cercare persone scomparse in Egitto nell'ultima settimana è stato lanciato da alcuni utenti di Twitter proprio per cercare di ritrovare coloro che sono scomparsi. Nel documento compaiono già i nomi, foto, numeri telefonici, di una decina di persone che risultano disperse, o con le quali si sono persi i contatti da 48 ore se non di più. Dal profilo di alcuni, sembrerebbe trattarsi perlopiù' di blogger, o attivisti del web, ''scomparsi'' anche dalla rete da qualche giorno. Essere arrestati in Egitto non è un caso eccezionale. Solo nel 2007 infatti furono arrestati con le accuse più disparte i blogger Omar El Sharkawy, Abd El-Rahman Faras, Malek, Mina, Mohammad Gamar, Hossam El-Hendy, Abdul-Moneim Mahmud e Ahmed Mohsen.

Eppure, come per uno scherzo della sorte, per tanti che vengono zittiti, c’è sempre qualcuno che riesce a raggiungere la rete e a raccontare la verità al mondo. E’ il caso di Issandr El Amrani che dalle pagine del suo blog sta scrivendo in questi giorni. “La popolazione, soprattutto al Cairo, è stata manipolata e terrorizzata dal ritiro delle forze di polizia, ed il conseguente inizio dei saccheggi - scrive - El Amrani - Posso parlare solo per la zona centrale del Cairo. Lasituazione è molto peggiore nelle città nei pressi del canale di Suez, ad Alessandria, nel Delta, e nella gran parte del Sinai. Un mio amico ad Aswan mi ha detto che lì la polizia è ancora nelle strade, e non si vedono militari. Insomma, la situazione è diversa in ogni posto". El Amrani è molto scettico davanti ai segnali di apertura offerti da Mubarak nelle ultime ore: “ Secondo me, Omar Soleiman nominato vicepresidente vuol dire che è lui che comanda ora. Il vecchio regime sta tentando di salvarsi", spiega ancora il blogger convinto che Soleiman e gli altri dirigenti sono "complici" di quanto accaduto nel Paese negli ultimi 30 anni. "Spero di riuscire a riconnettermi - conclude El Amrani -. Intanto mi chiedo, perché la tv di Stato terrorizza la gente mandando a rotazione le immagini dei saccheggiatori? Perché la polizia è stata ritirata, chi lo ha deciso? Chi guida i militari, il capo di Stato maggiore Sami Enan è ancora al suo posto?".


TGCOM
 
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hayaty
view post Posted on 1/2/2011, 00:20




Egitto, spento ultimo web provider
Il Paese è isolato da rete Internet

01/02/11


Il gruppo Noor, l'ultimo fornitore d'accesso a Internet ancora in funzione in Egitto, è stato bloccato dalle autorità. Lo segnala il sito americano, Renesys, specializzato nella sorveglianza di quanto accade nel web. Secondo Renesys, Noor è scomparso dalla Rete intorno alle 21.46 italiane di lunedì. Il gruppo fornisce i servizi di Internet a importanti clienti tra cui l'Università americana del Cairo, e la Borsa egiziana.


TGCOM
 
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hayaty
view post Posted on 1/2/2011, 11:37




Crisi in Egitto, Google e Twitter scavalcano il blocco
Google ha annunciato attraverso il suo blog ufficiale di aver attivato, con la collaborazione di Twitter, un servizio che consente di postare tweet a tutti coloro che si trovano in Egitto, scavalcando di fatto il blocco della rete imposto dal regime.

Pubblicato il: 01/02/2011


Google ha comunicato l'apertura di un servizio, realizzato in collaborazione con Twitter, che permetterà a chiunque si trovi in Egitto di pubblicare tweet, aggirando di fatto il blocco di internet che il regime ha imposto in seguito alla crisi istituzionale che ha recentemente colpito il paese.
Nello specifico chiunque risieda nel paese arabo potrà digitare un numero telefonico speciale e lasciare un messaggio vocale, il quale verrà trasformato in file audio e in seguito pubblicato sul famoso sito di microblogging, usando il tag #egypt.
I numeri di telefono internazionali messi a disposizione da Google sono tre e uno è italiano: 06-62207294.
Google si sta dimostrando molto attento alla crisi che è scoppiata nel paese arabo: "come molte persone siamo incollati alle notizie che arrivano dall'Egitto e pensiamo che questo è ciò che possiamo fare per aiutare la gente sul posto".


Bit City
 
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O t t a
view post Posted on 2/2/2011, 10:06




CITAZIONE (hayaty @ 1/2/2011, 11:37) 
Crisi in Egitto, Google e Twitter scavalcano il blocco
Bit City

Approfondimento

pubblicato il 02/02/2011 alle ore 9:34:55

Google e Twitter per aggirare censura Internet in Egitto in rivolta.
Nuovo servizio Google e Twitter per ovviare alla censura imposta dal governo egiziano. Come funziona


Autore: Marianna Quatraro

L’Egitto censura Internet e oscura le pagine dei principali social network, Facebook e Twitter, a causa delle rivolte che stanno insanguinando il Paese. Prima Facebook, poi a poco a poco è scomparso anche Twitter e sono stati censurati e arrestati numerosi blogger.

Del resto, non è la prima volta che accade. Essere arrestati in Egitto non è un caso eccezionale: nel 2007 furono già arrestati con diverse accuse i blogger Omar El Sharkawy, Abd El-Rahman Faras, Malek, Mina, Mohammad Gamar, Hossam El-Hendy, Abdul-Moneim Mahmud e Ahmed Mohsen. Ma, per tanti che vengono zittiti, c’è sempre qualcuno che riesce a raggiungere la rete e a raccontare la verità al mondo, come Issandr El Amrani che dalle pagine del suo blog in questi giorni scrive: “La popolazione, soprattutto al Cairo, è stata manipolata e terrorizzata dal ritiro delle forze di polizia ed il conseguente inizio dei saccheggi. Posso parlare solo per la zona centrale del Cairo. La situazione è molto peggiore nelle città nei pressi del canale di Suez, ad Alessandria, nel Delta, e nella gran parte del Sinai”.

E tante altre sono le storie di verità, violenza e terrore che arriverebbero se il governo non avesse censurato quello che tanti pensano debba essere un libero strumento di comunicazione e informazione. Per cercare di aggirare la censura egiziana, Google ha proposto un servizio che permetta di twittare per telefono. Si chiama Speak To Tweet ed è stato sviluppato da un team di ingegneri di Google, SayNow e Twitter.

Il servizio è stato pensato per permettere agli egiziani di inviare messaggi attraverso il telefono, superando quindi il blocco imposto su Internet. I responsabili di Google hanno spiegato che il sistema è già attivo, tutti possono twittare semplicemente lasciando un messaggio telefonico e il servizio pubblicherà istantaneamente il messaggio su Twitter.

business online

 
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Baby65
view post Posted on 2/2/2011, 13:54




stamane è stato ripristinato l'uso di internet e facebook :)
Barbara
 
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delfinroma
view post Posted on 2/2/2011, 15:36




sììì! mi ha scritto il mio amico amr infatti su fb!
 
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123 replies since 12/5/2006, 00:08   2130 views
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