Mal d'Egitto

Censura Web, blog e libertà d'espressione

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Cleopatra79
view post Posted on 5/5/2007, 16:09




In Egitto i bloggers sfidano la censura
Per la Giornata mondiale della libertà di stampa, zoom sul ruolo di Internet (e You Tube) nel regime di Hosni Mubarak.

Quest'anno il 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa , è l'occasione di riflettere sulla necessità libertà di espressione su Internet nei regimi autoritari. Il caso dell'Egitto è sintomatico.

«In Europa i blog commentano l'informazione, in Egitto la fanno»

«In Europa i bloggers, ovvero gli internauti che tengono un diario elettronico (blog), commentano informazioni, ma non sono loro a diffondere le notizie. In Egitto invece, oltre ad essere aspri ed attenti critici, diventano veri giornalisti d’inchiesta» dice il 38enne Julien Pain, dell’organizzazione Reporters senza Frontiere.
Nel novembre 2006 degli internauti egiziani hanno caricato su YouTube un video che riprendeva le scene della tortura del semplice cittadino Emad Al Kabir. Nel video si scorge come il commissario di polizia Islam Nabih e il suo assistente Reda Fati brutalizzano la vittima con un manganello. Il video in questione è una delle prime testimonianze contro le ingiustizie perpetrate dall’amministrazione governativa.
Recentemente, sempre su YouTube, sono stati pubblicati video registrati tramite cellulare, che mostrano brogli elettorali in occasione del referendum del 26 marzo, che verteva su alcuni emendamenti, pensati dal regime di Hosni Mubarak, piuttosto controversi alla Costituzione. La falsificazione di schede ritratta nei video mette in forte dubbio la validità della consultazione elettorale ed evidenzia la mancanza di democraticità e trasparenza nei modi e nelle pratiche del potere egiziano oggi.

Gli stati autoritari e lo spauracchio di Internet

La crescente fioritura di blog e siti per la condivisione di filmati viene percepita come un vero assalto al potere da molti stati autoritari. Ma Internet è molto più difficile da controllare rispetto ai media tradizionali, dove gli autori sono pochi e ben identificabili. On-line chiunque può trasformarsi in giornalista e scambiare con altri opinioni e materiale multimediale: tutto questo in maniera pressoché anonima.
Pain commenta i modi con cui i regimi autoritari cercano di far fronte a queste nuove minacce: «Per loro è un problema nuovo, non sanno come affrontarlo, e la maggior parte delle volte non posseggono i mezzi e la tecnologia necessaria per fare alcunché. Quando trovano un video che ritengono inadatto bloccano tutto il sito». Questo avviene in Brasile, Turchia, Iran, Cina e recentemente in Tailandia, dove lo stato ha bloccato per intero l’accesso a YouTube.
Ma questo tipo di censura di solito non è efficace e non impedisce la circolazione del materiale incriminato, giacché si verifica di solito quando questo ha già acquistato una grande diffusione. Dal momento poi che siti come YouTube sono divenuti popolarissimi, l’accordo tacito e la pratica che si è diffusa è di ripristinarne l’accesso, quando il “materiale caldo” viene rimosso, di solito dagli stessi che l’avevano caricato.
La censura su portali mediatici come YouTube avrebbe effetto solo se lo stato che volesse metterla in pratica potesse intervenire prima che il video da bloccare diventasse popolare e potesse essere concentrata su bersagli specifici, ossia singole pagine invece che interi siti.

La censura all’avanguardia made in Europe

Danny O’Brien, 39 anni, specialista della Electronic Frontier Foundation, dice che questa tecnologia è disponibile e viene già utilizzata in Europa: «Nel Regno Unito, la Telecom britannica coopera con organizzazioni non-governative come Internet Watch Foundation, che cercano siti contenenti pornografia infantile, e blocca ai propri utenti l’accesso a questi siti o specifiche pagine.
Allo stesso modo in Francia ed in Germania tecnologie d’avanguardia vengono usate per escludere, nella lista dei risultati di un motore di ricerca, pagine che hanno un contenuto razzista o vituperoso, o che utilizzano alcune combinazioni di parole riconosciute come “linguaggio dell’odio”, in inglese: “hate speech”. Se ad esempio si utilizza un motore di ricerca per localizzare un’organizzazione nazista in Francia, i risultati che ci verranno forniti conterranno solamente i collegamenti giudicati “appropriati”.

Internet vs. censura: 1 a 0

Con l’aiuto di compagnie occidentali, come British Telecom e Cisco, gli stati autoritari potrebbero adottare simili tecnologie di punta. Ma rimane il fatto che questi modi sofisticati e precisi di censura sono costosi e quanto più un paese spende nel tentativo di bloccare un certo tipo di informazione, tanto meno può investire in crescita e competitività tecnologica. È probabile che Internet resti un “media libero”, dice O’Brien, perché: «c’è una coincidenza di interessi tra i bisogni delle compagnie, degli utilizzatori e degli attivisti per i diritti umani: ossia un flusso di informazioni libero e senza ostacoli». O’Brien ritiene anche che Internet rimarrà impermeabile alla censura: «Nella lotta costante per il controllo dell’informazione su internet, per la prima volta la fortuna arride a chi difende la libertà di espressione: hanno in mano un poker d’assi».

Hanna Sankowska - Boston - 3.5.2007
Fonte: CafèBabel
 
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hayaty
view post Posted on 17/5/2007, 22:08




Il tribunale di Alessandria ha aperto un'indagine

Egitto, altri 29 blog e siti rischiano la chiusura

Nuove accuse contro i diari on line. Un magistrato: ''Screditano l'immagine del paese e offendono il presidente''. A marzo la condanna a 4 anni di detenzione per il blogger Kareem Amer


Il Cairo, 16 mag. (Aki) - Un magistrato egiziano, Abdel Fattah Mourad, ha chiesto l'oscuramento di 29 tra blog e siti internet che a suo avviso ''screditano l'immagine del paese e offendono il presidente''. Lo rivela la stampa locale, secondo cui Mourad è lo stesso magistrato che ha formulato l'accusa contro il blogger Kareem Amer, condannato a 4 anni di detenzione a causa degli scritti pubblicati sul suo diario on line.

I siti in questione, che si aggiungono ad altri 21 di cui lo stesso giudice ha chiesto la chiusura, comprendono oltre a diversi blog, anche i portali di organizzazioni per i diritti umani come la 'Egyptian Association for Combating Torture', lo 'Hisham Mubarak Law Center' e il sito del quotidiano di opposizione liberale 'Al Ghad'.

Il direttore dello 'Human Rights Network', Gamal Eid, ha accusato Mourad di perseguitare i blogger e la stessa associazione, che si occupa di tutelare la libertà d'espressione, per distogliere l'attenzione dalle accuse di plagio che gli sono state rivolte. Risale a diversi mesi fa, infatti, una querela per plagio che lo stesso Eid ha depositato contro il magistrato, accusandolo di aver pubblicato a proprio nome documenti e ricerche dell'associazione, tutelati da copyright. Il tribunale amministrativo di Alessandria ha comunicato di aver aperto un'indagine relativa ai 50 siti denunciati, i cui risultati saranno diffusi in un'udienza fissata per il 9 giugno prossimo.

Adnkronos
 
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falak
view post Posted on 14/6/2007, 19:30




L'Egitto affronta i suoi tabù via YouTube

di Alfonso Maruccia


Roma - YouTube, il portale di social broadcasting preferito dai netizen può essere molte cose: c'è chi come Google ci ha visto un affare dal valore di quasi due miliardi di dollari, chi come l'industria dei contenuti lo considera, alternativamente, un possibile alleato o un nemico mortale e chi ha infine cominciato a sfruttarlo per diffondere schifezza-ware in giro per la rete. Per Ahmad Sherif, nickname dietro cui si nasconde un giovane blogger egiziano, YouTube può rappresentare un'occasione di comunicazione affrancata dalle imposizioni dello status quo, all'insegna di quella libertà di espressione che nel suo paese è continuamente schiacciata e ammutolita.

Ahmad Sherif, già promotore dell'iniziativa Mubarak...You've Got Mail!, è stato positivamente colpito dal successo ottenuto con i suoi video inseriti su YouTube, tanto da decidere di iniziare una vera e propria "campagna di libertà", producendo piccole clip multimediali pensate per essere scaricate dal videoportale sui cellulari. Obiettivo della campagna è parlare dei tre principali argomenti-tabù per la moderna società egiziana, ovvero i rapporti amorosi prematrimoniali, la libertà di fede e la libertà di parola.

Il blogger conta sulle capacità di distribuzione virale dei contenuti audiovisivi in rete per scatenare una reazione a catena che abbia un duplice effetto: aprire una discussione libera sulle problematiche dei principi di libertà civile in Egitto e sensibilizzare la Rete, e attraverso essa l'opinione pubblica internazionale, sulle attuali condizioni della vita sociale nel suo paese.

Per Ahmad Sherif l'amore, la possibilità di esprimersi in libertà o di seguire i precetti della religione che si preferisce sono bisogni connaturati nella stessa natura dell'uomo e della società civile, e vanno pertanto difesi non solo come fondamenti culturali del mondo occidentale.

La campagna è già iniziata, con il primo video intitolato Love: so what?: il testo è scritto in caratteri orientali, ma le immagini sono ben intelligibili e descrivono esplicitamente baci appassionati, suggeriscono contraccettivi per entrambi i partner e trattano più in generale un argomento che, come dimostra il recente "caso" della sessuologa televisiva Heba Kotb, sfida apertamente le rigide tradizioni culturali della moderna civiltà musulmana.

Le reazioni contrarie o critiche nei confronti del video non mancano, segno evidente del fatto che Sherif ha colto nel segno: "Il mio obiettivo è mettere in evidenza che sì, c'è un problema di tipo sessuale nel nostro paese - scrive il blogger in risposta ad uno di questi interventi - Ma in maniera altrettanto importante che c'è anche un problema di libertà di pensiero e di parola".

14 Giugno 2007

Punto Informatico



 
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hayaty
view post Posted on 21/6/2007, 19:23




Blog e giornalismo “dal basso” in Egitto parlano arabo
21/06/2007 19:38

La libertà di espressione garantita da internet su attualità e politica ha scatenato una blog-mania in Egitto sfociata nella fondazione del sito “The Egyptian blog ring”, che raccoglie 1.481 blog di fattura esclusivamente egiziana. Su “Open arab” è invece possibile apprendere i fondamenti del “cityzen journalism” attraverso la traduzione in arabo della guida di Stephen Franklin.

Il successo esploso in Egitto ha richiamato l’attenzione dell’autorità governative che hanno minato proprio quella libertà d’espressione che ha raccolto i consensi degli internauti. L’ultimo arrestato in ordine di tempo è stato Omar Sharqawi, fermato mentre scattava foto per denunciare brogli nelle ultime elezioni del consiglio della Shura. “Non smetterò mai di scrivere, scrivere è la mia vita ed è l’unica cosa che qui mi permette di respirare”, ha affermato coraggiosamente Sharqawi dopo tre giorni di detenzione e maltrattamenti.

Quo Media
 
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hayaty
view post Posted on 30/6/2007, 22:27




EGITTO: LIBRI ONLINE PER DIRE NO ALLA CENSURA

'Kotobarabia' è la prima casa editrice mediorientale che distribuisce i libri del suo catalogo, in arabo, solo attraverso Internet. Il visitatore sceglie il testo, lo acquista con la carta di credito e può subito scaricarlo sul suo pc. "Volevamo offrire agli arabi che vivono lontano dal Medio Oriente la possibilità di leggere testi nella loro lingua madre e insieme trovare una via per aggirare la censura", ha raccontato all'ANSA Rami Habeeb, direttore e co-fondatore di Kotobarabia.

Affari Italiani
 
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hayaty
view post Posted on 21/11/2007, 21:23




Blogger egiziano picchiato in carcere, dice Rsf

martedì, 20 novembre 2007 12.53

IL CAIRO -
Un blogger egiziano che sta scontando una pena a quattro anni di reclusione per aver insultato l'Islam ed il presidente Hosni Mubarak è stato picchiato in prigione e mandato in cella d'isolamento. Lo hanno denunciato oggi un gruppo per i diritti umani.

Abdel Karim Suleiman, ex studente di legge, è stato arrestato in relazione a otto articoli che aveva scritto dal 2004, ed è stato il primo blogger processato in Egitto per scritti diffusi su Internet.

La sentenza dello scorso febbraio è stata ampiamente condannata dai gruppi per i diritti umani e da blogger come un pericoloso precedente che può limitare la libertà online nel più popoloso Paese arabo.

Reporters Senza Frontiere ha detto che Suleiman, in lettere inviate dal carcere, ha lamentato di esser stato ammanettato, picchiato e messo in isolamento dove riceve pochissimo cibo ed acqua.

"Sono stato sottoposto ad un trattamento crudele, inumane degradante", ha detto Suleiman secondo quanto riferito dal gruppo per la difesa della libertà di stampa ed i diritti degli operatori dell'informazione (...rsf.org).

RSF ha chiesto all'Egitto di scarcerare Suleiman, conosciuto anche con il nome di Kareem Amer, detenuto nella prigione di Borg el-Arab vicino alla città settentrionale di Alessandria d'Egitto.

L'Arabic Network for Human Rights Information, che rappresenta Suleiman, ha detto che un secondino ed un altro detenuto lo hanno picchiato mentre un ufficiale lo stava a guardare. Nell'aggressione l'uomo ha subito la rottura di un dente.

Reuters
 
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hayaty
view post Posted on 6/12/2007, 00:00




Censura, YouTube ci ripensa

lunedì 03 dicembre

YouTube ha ripristinato l'account di Wael Abbas, il blogger egiziano autore di una delle più massicce campagne di denuncia della brutalità delle forze dell'ordine del suo paese.

Il suo account era stato sospeso a causa delle immagini violente contenute nei video postati: non si trattava però di violenza gratuita ma di un documento della ferocia con cui le forze dell'ordine egiziane infieriscono sui cittadini.

Mentre pare che Yahoo! abbia sospeso la sua casella di posta elettronica, YouTube è tornato sui suoi passi e ha riattivato l'account di Abbas. Nessuna traccia però delle testimonianze video postate in precedenza dal blogger. "Abbiamo esaminato il caso e abbiamo riattivato l'account del blogger egiziano Wael Abbas - ha spiegato un rappresentante di YouTube a FoxNews - naturalmente i video non verranno rimossi se Abbas deciderà di postarli di nuovo contestualizzandoli adeguatamente, così che gli utenti possano comprendere il suo importante messaggio."

Punto Informatico
 
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hayaty
view post Posted on 22/5/2008, 22:09




"Un articolo omnicomprensivo, una riflessione che parte dai blog egiziani. Hay"


Egitto: la seconda generazione di Internet ed il cambiamento politico

di Ahmad Zaki Osman
20 Maggio 2008


I recenti scioperi in Egitto hanno messo in luce un fenomeno nuovo, che ha colto di sorpresa il regime egiziano: la capacità di Internet e di alcuni giovani blogger di sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica. Ma quello di Internet è un fenomeno che in Egitto ha dato visibilità anche alla componente riformista dei Fratelli Musulmani, ed alle minoranze religiose, come i copti e i Baha’i

Sebbene gli scioperi generali del 6 aprile e del 4 maggio abbiano riportato una limitata partecipazione pubblica, essi hanno rivelato un nuovo importante fenomeno politico in Egitto: la mobilitazione politica di una seconda giovane generazione di utenti di internet, tramite i blog, YouTube e Facebook. Dopo due anni di intensi sforzi da parte del governo per vincere in astuzia l’opposizione, questa mobilitazione ha colto il regime impreparato. Essa ha evidenziato il ruolo che i media interattivi non tradizionali possono giocare nella lotta per il cambiamento politico in Egitto, proprio nel momento in cui la risposta autoritaria del governo agli scioperi ha messo in luce la sua incapacità di trovare nuove forme di controllo politico alternative alla solita repressione da parte dell’apparato di sicurezza.

Il crescente ruolo dei media non tradizionali ha spinto lo stato a cercare di porre un freno a questo fenomeno attraverso vari meccanismi. Diversi blogger sono stati arrestati, incluso Moneim Mahmoud (che cura il blog Ana Ikhwan, ovvero “io sono Fratellanza” (che evoca il movimento della “Fratellanza Musulmana”, di cui egli è un simpatizzante (N.d.T.) ) ). Anche Isra Abdel Fattah, che ha creato un gruppo su Facebook chiedendo agli egiziani di unirsi allo sciopero del 6 aprile (oltre 74.000 persone si sono unite a questo gruppo), è stata arrestata e detenuta per 16 giorni. Wael Abbas (curatore del blog Al-Wa’i al-Misri , ovvero “Consapevolezza egiziana”), è stato diffamato dai media governativi poiché era riuscito a documentare le brutalità della polizia egiziana nei centri di detenzione tramite video inseriti su YouTube. Nel febbraio 2007, il blogger Karim Amer è stato condannato a quattro anni di detenzione per aver criticato il presidente Hosni Mubarak e le istituzioni religiose.

Negli ultimi anni, i blogger e altri utenti di internet, hanno giocato svariati ruoli nella politica egiziana. Per prima cosa, hanno espresso aperte critiche nei confronti del regime di Mubarak. Ad esempio, i blogger sono andati al di là di una semplice critica dell’emendamento dell’articolo 76 della costituzione, che regola lo svolgimento delle elezioni presidenziali, e si sono mobilitati per testimoniare gli evidenti abusi che hanno macchiato il referendum popolare sull’emendamento, nel maggio 2005, e soprattutto le molestie sessuali nei confronti di alcune giornaliste. I blogger hanno inoltre sostenuto i giudici riformisti soggetti agli attacchi sistematici di ambienti vicini al regime.

I blogger hanno giocato un ruolo cruciale nello svelare gli abusi commessi dalle istituzioni fedeli al regime. Il diffondersi della tecnologia dei videofonini ha permesso loro di rivelare episodi di torture in numerosi centri di detenzione, episodi che successivamente sono diventati casi legali portati davanti ai tribunali. Questi sforzi da parte dei blogger hanno consentito loro di entrare in contatto con gruppi locali schierati a favore dei diritti umani; alcuni blog oggi indicano sistematicamente in quali centri di detenzione le guardie commettono maltrattamenti e violenze nei confronti dei detenuti. L’opposizione politica ha usato la documentazione dei blogger per attaccare il regime accusandolo di impiegare la tortura non solo come mezzo di repressione dell’opposizione politica, ma anche per controllare la mobilità politica e sociale.

Un’altro campo in cui i blogger sono attivi è quello delle condizioni delle minoranze religiose, questione estremamente delicata in Egitto. Negli ultimi tre anni, alcuni blog si sono specializzati nel trasmettere i punti di vista delle minoranze religiose in Egitto, così come le forme di discriminazione praticate contro di esse. Forse gli esempi più importanti sono i blog fondati dai membri della religione Bahai. Blog come Baha’i Misri (Bahai egiziano) e Min Wijhat Nazar Ukhra (Da un’altra prospettiva) sono diventati, non solo fonti di informazione sulla confessione Bahai e sulla sua situazione in Egitto, ma anche un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alle richieste di questo gruppo confessionale.

Ci sono anche blog che documentano la discriminazione religiosa contro i cristiani, esprimendo delle critiche che differiscono radicalmente dal discorso politico conciliatorio della Chiesa copta ortodossa egiziana. Il blog Aqbat Bila Hudud (Copti senza frontiere), curato da Hala Butrus, ha dato voce a quelli che ritengono che la discriminazione contro i cristiani sia radicata non solo nella società ma anche nello stato, e che mettono in dubbio la retorica ufficiale del regime a proposito dell’ “unità nazionale”.

Un’altra area che i blogger stanno esplorando riguarda la battaglia sulle strategie che i diversi protagonisti politici dovrebbero mettere in atto. Alcuni esempi recenti includono i blog di alcuni membri della “Fratellanza Musulmana” ed i loro dibattiti sulla bozza del programma di partito proposta dall’ufficio politico del movimento nel 2007. In passato, i blog dei Fratelli Musulmani servivano principalmente per esprimere le idee politiche del movimento e reclutare nuovi membri, ad esempio studenti. Nel discutere il programma di partito, tuttavia, i blog hanno portato alla luce la battaglia tra i riformisti (come Ana Ikhwan) ed i conservatori. La maggior parte dei blog dei “Fratelli Musulmani” si è schierata dalla parte dei riformisti, nel dibattito, rifiutando idee come quella della supervisione del potere esecutivo e legislativo da parte di un consiglio religioso, o quella dell’esclusione delle donne e dei copti dalla presidenza. Ai blogger della “Fratellanza Musulmana” viene anche riconosciuto il merito di portare alla luce le discussioni e i dibattiti interni al movimento a proposito del programma di partito – come stanno facendo con molti altri temi politici che una volta erano tabù in Egitto.

Ahmad Zaki Osman è un giornalista del quotidiano egiziano “al-Badeel”; questo articolo è comparso all’interno dell’Arab Reform Bulletin, Vol. 6, issue 4 (May 2008)

Titolo originale:
Egypt: Second Generation Internet Users and Political Change


Arab News
 
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falak
view post Posted on 26/8/2008, 12:41




Egitto: Mubarak dichiara guerra ai blogger

Il blogger egiziano Mohammed Refaat, arrestato una prima volta il 21 luglio scorso con l'accusa di aver offeso le istituzioni dello Stato e di aver attentato alla sicurezza pubblica e rilasciato appena sei giorni fa, è stato arrestato nuovamente. Lo hanno annunciato oggi con un comunicato la Rete araba per i diritti dell'uomo e il Centro giuridico Hisham Mubarak.

Sul suo sito il blogger si descrive come "un musulmano egiziano che sogna di vedere il suo Paese libero e cerca di realizzare il suo sogno con i media". Negli ultimi mesi la polizia ha arrestato diversi blogger.

23 Agosto 2008

Agenziaradicale


 
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tom61
view post Posted on 2/11/2008, 13:21




Egitto: arrestato blogger coranista
Autorita' controllano siti che non rispettano legge e Sharia
(ANSA) - IL CAIRO, 1 NOV - Agenti della sicurezza egiziana hanno arrestato un blogger di 32 anni accusato di appartenere ad un gruppo di 'coranisti'. Si tratta di coloro che ritengono il Corano l'unica fonte di diritto islamico, e non riconoscono ne' il corpo di norme della Sunna, ne' gli Hadith (i detti di Maometto), in violazione della legge islamica. Da qualche mese sul conto dell'uomo era stata aperta un'indagine. L'uomo aveva dovuto promettere di non diffondere piu' le sue convinzioni nel blog.
 
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hayaty
view post Posted on 12/3/2009, 23:38




Egitto, contro la censura blogger in prima linea
"Grazie a noi tutti hanno visto i metodi usati dalla polizia"

di PATRICE CLAUDE

IL CAIRO, 12/3/2009


E’ un video sconvolgente. C’è un giovane di 21 anni, Imad El-Kebir, che piange e urla di dolore, piegato in due, nudo dalla vita in giù. Qualcuno gli tiene i piedi sospesi in aria lo tortura con un lungo bastone nero. E’ la scena di un interrogatorio in un commissariato del Cairo che, grazie a Internet, milioni di egiziani hanno potuto vedere. Nel suo rapporto 2008 sui diritti dell’uomo, Amnesty International spiegava che in Egitto «continuano a essere sistematiche le torture, le botte, le sevizie, l’elettroshock, l’isolamento, gli abusi sessuali e le minacce di morte». Anche il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti dell’uomo dice le stesse cose. Due dei quattro torturatori di Imad El-Kebir, un taxista che aveva cercato di bloccare dei poliziotti che picchiavano per strada un suo cugino, sono stati identificati e condannati a tre anni di carcere. Alla vittima, tre mesi per «resistenza alle forze dell’ordine». L’uomo che ha diffuso questa storia su Internet è uno dei più celebri blogger d’Egitto: Waël Abbas. «Il più bravo e il più coraggioso di noi», ci dirà Shahinaz Adbel Salem, una giovane blogger, ingegnere delle telecomunicazioni. Abbas ci ha dato appuntamento accanto alla Borsa del Cairo, il quartiere alla moda, diventato il quartier generale dei blogger della capitale: «Non tradirà nessun segreto se scrive che la polizia più o meno sa tutto di noi. E’ così: sa chi siamo, dove abitiamo, quando ci incontriamo».

L’Egitto non è l’Iraq di Saddam Hussein. Non si uccidono gli oppositori, non si arrestano - sarebbero troppi - tutti i critici dell’autocrate militare ottuagenario che da 27 anni governa il Paese, Hosni Mubarak. Ma esercito e forze di sicurezza mettono la museruola agli oppositori - laici o islamici -, impediscono gli scioperi, le manifestazioni, l’organizzazione politica e la libera espressione. Nelle carceri marciscono 18 mila prigionieri «amministrativi», cioè incarcerati senza processo. Ovvio che in un Paese dove l’articolo 179 del codice penale vieta qualunque critica diretta del raïs, i media - compresi i tre o quattro giornali detti indipendenti - siano prudentissimi. Praticamente muti sulla corruzione, i brogli elettorali, gli abusi di ogni genere.

E’ in questo contesto - occorre saperlo per capire il coraggio che ci vuole - che Waël Abbas e i suoi amici ribelli si danno alla loro pericolosa attività. Ciascuno ha i suoi motivi. «E’ un movimento nato dalla frustrazione, senza capi né strutture», spiega la star della blogosfera. «Eravamo stufi di obbedire ai nostri genitori, ai professori, ai poliziotti, allo Stato, a Mubarak, senza poter mai dire la nostra», dice Shahinaz, l’ingegnere. Così si apre un blog. In un Egitto che ormai conta 80 milioni di abitanti, una buona metà dei quali analfabeta, circa 12 milioni di persone navigano regolarmente, sui loro computer o negli Internet Caffè. Duecentomila hanno aperto un blog. Meno del 5 per cento, cioè circa diecimila, possono essere considerati politicamente impegnati. I più famosi possono contare su una media di 30 mila lettori regolari. E’ più di quanti ne abbiano certi giornali di governo. O anche di opposizione.

Mustafa Naggar, un dentista di 29 anni, è diventato famoso attaccando «l’arcaismo» dei Fratelli musulmani», la principale opposizione, teoricamente proibita, praticamente e sporadicamente tollerata, almeno fino a un certo limite. Membro attivo della confraternita, Naggar si è battuto sul suo blog per «una rinascita islamica moderata, aperta agli altri e lontana dai valori estremisti del waabismo».

Con altri «fratelli» famosi della rete, come Abdumonen Mahmud, il pioniere che nel 2004 osò mettere in rete un blog intitolato «sono un fratello musulmano», Naggar è riuscito a lanciare un dibattito interno alla confraternita sul posto della donna nell’islam, che vogliono «uguale a quello dell’uomo», la separazione tra Stato e religione - che vogliono «totale» - e la necessità di istituire «una vera democrazia». Nulla però è cambiato Idem nel campo laico, piuttosto di sinistra, al quale appartiene la maggioranza dei blogger. Waël Abbas è un po’ depresso: «Ho l’impressione che ultimamente siamo meno attivi. I giornali, anche i più indipendenti, hanno sempre più paura di pubblicare quello che noi scriviamo sui nostri blog. C’è stanchezza, disillusione, anche paura». Secondo l’avvocato Gamal Eid, anche lui blogger e difensore di tutti i «fratelli di rete», nel 2008 sono stati interrogati più di 500 blogger e giornalisti. Dal 2002 è attiva un’unità di polizia con 18 ufficiali specializzati nel controllo di Internet. «Leggono circa il 15 per cento di quello che scriviamo», dice l’avvocato Eid. A volte si impuntano su uno e gli piombano addosso: arresto, confisca del computer, interrogatorio feroce. Mettono paura. Ma stimolano anche la resistenza.

Copyright Le Monde


La Stampa
 
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hayaty
view post Posted on 6/4/2009, 19:08




Su un blog invitava allo sciopero generale: arrestato
Contro la politica del governo, ora è in sciopero della fame

Il Cairo, 5 apr. (Apcom)
- Un giovane blogger egiziano è stato arrestato oggi per aver sostenuto un invito a uno sciopero generale contro la politica del governo. Lo ha riferito un responsabile dei servizi di sicurezza egiziani. Abderrahmane Farès è stato arrestato nel Fayyom, a sudest del Cairo, ha riferito il responsabile parlando sotto copertura di anonimato. Sul blog del giovane, viene riferito che è stato arrestato a casa sua " a causa del suo invito allo sciopero generale il 6 aprile" e che ha cominciato uno sciopero della fame.


Wall Street Italia
 
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O t t a
view post Posted on 12/7/2010, 17:56




Egitto: nasce Facebook dei Fratelli Musulmani, ma nel paese e' gia' vietato

ultimo aggiornamento: 12 luglio, ore 15:35

Il Cairo

I Fratelli Musulmani hanno lanciato una loro versione della nota piattaforma di social network Facebook. Dopo aver creato la versione beta a fine maggio, IkhwanBook e' ora in piena attivita', ma resta inaccessibile proprio in Egitto, per un divieto delle autorita'. Ikhwan (in arabo vuole dire fratelli) raggruppa per ora solo alcune decine di membri, ma sta raccogliendo interesse in tutto il mondo islamico e non solo. I nuovi iscritti sono soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni e provengono da vari paesi, come Indonesia, Libia e Francia. Il suo obiettivo e' competere con Facebook, che nella sola regione mediorientale e in Nord Africa conta piu' di 15 milioni di utenti ed e' una delle piattaforme principali per la trasmissione di informazioni. La creazione di IkhwanBook si inquadra nel tentativo da parte dell'organizzazione di mantenersi aggiornata rispetto alle sfide del mondo digitale. I creatori del sito intendono raggiungere il numero maggiore possibile di 'fratelli' e promettono di garantire liberta' di espressione e promuovere una versione moderata dell'Islam.

IGN/News
 
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hayaty
view post Posted on 7/11/2010, 16:02




Il blogger Kareem Amer, ancora in carcere
Era stato arrestato quattro anni fa per offese all'Islam e al presidente Mubarak.
Ora ha scontato la sua pena, ma nessuno ha notizie di lui e del suo rilascio di prigione.

6 novembre 2010


Nel 2006 fa l’allora ventiduenne Abdul Kareem Nabeel Suleiman — Kareem Amer, il suo pseudonimo — fu il primo blogger arrestato in Egitto a causa dei suoi articoli online. Ora, quattro anni dopo, nonostante Amer abbia scontato la sua pena, Al Jazeera scrive che il governo egiziano non lo ha ancora rilasciato.
La Free Kareem Coalition, un gruppo di attivisti da diverse nazioni che protesta contro la detenzione di Amer, ha scritto sul proprio blog che il rilascio era previsto per venerdì. Esra’a Al Shafei, il direttore della coalizione, ha scritto ad Al Jaazera riportando che diverse persone avevano cercato di ottenere informazioni senza alcun risultato, e che nemmeno gli avvocati di Amer sapevano nulla.
Tarek Elfaramawi, un fotografo freelance che avrebbe dovuto lavorare con Amer dopo la sua liberazione, ha detto ad Al Jazeera che il blogger non sarebbe stato effettivamente rilasciato. Al Jazeera ha provato a telefonare all’ambasciata egiziana a Washington ma la portavoce non ha risposto alla chiamata.
Amer era stato arrestato una prima volta nel 2005 e una seconda nel 2006, a causa di articoli considerati antireligiosi e denigratori nei confronti del presidente egiziano Hosni Mubarak. Il 22 febbraio 2007 Amer è stato condannato a tre anni di prigione. Il suo arresto aveva portato a una serie di manifestazioni di protesta in tutto il mondo, dalla Svezia agli Stati Uniti, ed era stato seguito con attenzione dalla stampa internazionale. Anche il governo americano aveva pubblicamente espresso la sua preoccupazione per la detenzione, menzionandola nel documento sui diritti umani di quell’anno.
Sul suo blog, Amer scriveva dei problemi che riguardano la repressione politica, gli estremismi religiosi e i diritti delle donne. Nell’ottobre 2005, ad Alessandria sono avvenuti violenti scrontri tra musulmani e cristiani copti a causa dell’uscita di una canzone intitolata “Prima ero cieco ma ora posso vedere”, che raccontava la storia di un giovane copto e del tentativo di militanti islamici di ucciderlo. Tre persone sono morte negli scontri e una suora è stata pugnalata da un giovane musulmano. Amer scrisse un articolo sul suo blog riguardo agli scontri: “i musulmani hanno tolto la maschera mostrando il loro vero volto, facendo vedere quanto sono brutali e inumani.


Il Post
 
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O t t a
view post Posted on 17/11/2010, 18:13




mercoledì 17 novembre 2010

Egitto, liberato il blogger
Kareem Amer è stato scarcerato, dopo quattro anni di detenzione per aver incitato all'odio verso la religione islamica ed insultato il Presidente Mubarak. Il blogger era rimasto misteriosamente dieci giorni in più in prigione
di Mauro Vecchio

Roma - Ad annunciarlo per primi sono stati gli stessi attivisti che lo hanno difeso online per quattro anni: il blogger egiziano Abdul Kareem Nabeel Suleiman - meglio noto come Kareem Amer - è stato scarcerato. Liberato dalle fredde mura della sua cella a Borg al-Arab, prigione di Alessandria d'Egitto.

Condannato a quattro anni nel 2006, Kareem Amer era rimasto misteriosamente in carcere dopo 1463 giorni di detenzione. I responsabili del sito web freekareem.org avevano subito lanciato l'allarme, preoccupati per il mancato rilascio da parte delle autorità egiziane.

Quattro anni fa, il blogger veniva condannato per aver incitato all'odio verso la religione islamica, oltre che per aver pubblicato sul web contenuti ritenuti offensivi nei confronti del Presidente egiziano Mubarak. Si era trattato della più severa delle pene contro la libertà d'espressione.

Kareem Amer è stato scarcerato, dopo quattro anni di detenzione per aver incitato all'odio verso la religione islamica ed insultato il Presidente Mubarak. Il blogger era rimasto misteriosamente dieci giorni in più in prigione

Kareem Amer ha ora deciso di chiudersi nel più assoluto silenzio per almeno una settimana. La stampa internazionale dovrà quindi attendere, come suggerito dagli stessi attivisti di freekareem.org. Che hanno poi ringraziato tutti i supporter raccolti nel corso degli anni.

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