CITAZIONE (ARNAP @ 4/2/2010, 15:20)
Niente Facebook per musulmani
Egitto, fatwa perché rovina le famiglie
CITAZIONE (mu'minah @ 6/2/2010, 06:28)
Fatwa contro Facebook? Coro di no dai giovani musulmaniAl Azhar, mai emessa. Studenti egiziani, come pensare a divieti?IL CAIRO, 5 febbraio 2010 - Facebook 'haram'(proibito)? "E' assurdo!Perché? Che c'é di male nel parlare con amici e colleghi, che siano ragazzi o ragazze, su questo sito?". "Non mi riguarda per niente, è segno di una mentalità arretrata! Continuerò ad usarlo!". Commentano con una scrollata di spalle giovani egiziani, grandi frequentatori del social network, la notizia, poi smentita, di una presunta fatwa di uno sheikh di Al Azhar che avrebbe proibito l'accesso al sito, considerandolo "una bomba a orologeria", che "può far crollare completamente le società islamiche".
La notizia era stata pubblicata dal quotidiano arabo edito a Londra Al Quds Al Arabi. Le dichiarazioni erano attribuite a Abdel Hamid Al Atrash, ex presidente della commissione fatwe (avvisi religiosi) dell'autorevole istituzione cairota Al Azhar, da sempre ritenuta il massimo riferimento teologico dell'Islam sunnita. Facebook "incita a relazioni illegali secondo la sharia" (il complesso delle norme coraniche), avrebbe detto il religioso, citando uno studio secondo il quale "un divorzio su cinque è causato da una relazione extraconiugale stabilita attraverso Facebook". Lo stesso religioso, però, stamane ha diffuso una dichiarazione sul sito Islamonline per smentire quanto gli era stato attribuito, mentre anche da Al Azhar è stato negato con decisione all'ANSA che sia mai stata emessa una fatwa sul sito.
"Perché complicarci la vita così?. Non c'é niente di male nel sito. E' solo malizia da parte di qualcuno", osserva Anour Mohamed, studente di 18 anni, che come molti suoi coetanei passa ore a chattare al computer. In Egitto già nel 2007 veniva segnalato un milione di frequentatori del sito, ed ora il numero sarebbe almeno triplicato. "Quasi tutti i giorni rimango almeno un paio d'ore su Facebook", dice all'ANSA Samer Nagueh, universitario, 22 anni, "solo così posso sapere che cosa succede in Egitto". "Twitter, Hi5, MySpace - sottolinea Hoda, 23 anni - sono altri siti frequentati dagli egiziani di ogni eta e sesso, ma nessuno così spesso e in gran numero come Facebook: é diventata un'abitudine quotidiana, forse una mania. E poi, io ci ho trovato l'amore mio. Chi puo pensare di vietarlo?". Laila, studentessa di diritto, sottolinea: "Facebook è una finestra per i rapporti sociali, in cui troviamo amici e scambiamo opinioni su tutti i problemi che ci preoccupano, anche questioni critiche e delicate, in totale libertà. A volte conosciamo aspetti del paese e della vita che altrimenti non ci verrebbero mai raccontati e che ci aprono orizzonti fino a quel momento sconosciuti".
Ed è forse questo, osservano commentatori stranieri, uno degli aspetti che avrebbe attirato su Facebook l'attenzione delle autorità egiziane, delle quali circola voce non confermata che più volte avrebbero valutato l'ipotesi - come è accaduto in Iran - di chiudere l'accesso al sito. Specie a seguito delle manifestazioni organizzate dal movimento "6 Aprile", nel 2008 contro la chiusura di una fabbrica, che radunarono 70.000 persone nel nord dell'Egitto, violando la legge d'emergenza del 1981 emessa dopo l'assassinio di Sadat, che proibisce raduni non autorizzati. Ma più sorprendente, infine, è la scoperta proprio in web di chi ricorda che nel 2007 fu proprio lo sheikh Al Atrash ad emettere una fatwa che autorizzava le donne a picchiare i mariti che le maltrattano.
Ansa