Mal d'Egitto

Le Fatwa in Egitto

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maxbad9
view post Posted on 12/9/2006, 08:17




ultime di questi giorni,in Arabia Saudita e presto in gran parte del mondo islamico,si stanno vietando gli animali domestici in casa,animali da compagnia ,cani e gatti,perche' secondo l'islam il cane e' sporco ed il gatto lo segue,dal tg3 di sabato 9/09/06
 
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Cleopatra79
view post Posted on 12/9/2006, 20:02




max ti ringrazio per la news ma è off topic. Se magari trovi qualche approfondimento sul web, citando la fonte, puoi riportarla creando un "nuovo topic"
 
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Cleopatra79
view post Posted on 12/9/2006, 20:08




6 Settembre 2006
L’ignoranza degli imam blocca lo sviluppo culturale di chi vuole vivere secondo l’islam
di Samir Khalil Samir

Nel mondo islamico cresce a dismisura la richiesta di fatwa sugli argomenti più disparati, per sapere ciò che è lecito e ciò che non lo è. Ciò accresce la dipendenza dai religiosi e il potere dei fondamentalisti. L’esperimento delle donne imam in Marocco. Terza parte di una serie sulla crisi dell’Islam, a cura di p. Samir Khalil Samir.



Beirut (AsiaNews) - Ciò che preoccupa di più i governi sono le fatwa della violenza, che hanno attinenza con la politica. Ma un segno della crisi dell’islam sono soprattutto le fatwa che vengono prodotte ogni giorno, per ogni aspetto della vita, soprattutto quella delle donne.

In Egitto – dove vi sono i mufti più fantasiosi e prolifici – ogni giornale, radio, televisione ha una rubrica o programma dedicato alle fatwa. Per due o tre volte alla settimana gli spettatori telefonano con le loro questioni e un mufti risponde alle loro domande. Al Cairo vi sono addirittura dei call-center che ti danno la possibilità di ricevere una fatwa seduta stante. È un vero e proprio business: da una parte vi sono specialisti delle fatwa e dall’altra vi è la gente che chiama. Ogni chiamata ha un prezzo maggiorato rispetto alla normale telefonata (anche 10 volte): una parte del ricavato va al businessman che organizza questo mercato religioso, e una parte va allo stesso mufti. La gente ormai chiama da tutto il mondo, e non solo dall’Egitto, per sapere come comportarsi in una situazione o nell’altra della vita quotidiana.

Una domanda che ricorre spesso è se è permesso mangiare con un non musulmano. La richiesta viene soprattutto da businessmen che viaggiano in Germania, in America, a Londra. La risposta, dipendendo dalle conoscenze giuridiche del mufti, potrà essere sì o no. Se mi attengo al testo coranico che dice “Oggi vi sono permesse le cose buone, e vi è lecito anche il cibo di coloro ai quali è stata data la Scrittura, e il vostro cibo è lecito a loro” (5,5), allora si può fare un “pranzo d’affari” con gli occidentali, considerati come appartenenti a “coloro ai quali è stata data la Scrittura”. Ma se considero che gli occidentali sono in genere miscredenti, allora il loro cibo non è halāl ma harām, illecito. Perché lo scopo di tutte le fatwa è di stabilire che cosa è halāl (lecito) e che cosa è harām (illecito).

Un altro campo è quello del come comportarsi con una donna: se si può tenere la sua mano in pubblico; se ci si può baciare fra sposi; come fare l’amore a letto; ecc…. In Egitto baciarsi in pubblico è proibito. Chi lo fa, rischia di essere arrestato. Ma queste fatwa vanno oltre: influenzate dal radicalismo, i mufti proibiscono agli sposi perfino di baciarsi in privato. La tendenza fondamentalista nelle fatwa interviene per proibire agli sposi di mostrarsi nudi reciprocamente; ordinano di fare l’amore solo nell’oscurità, oppure – come propone qualcuno – di mettere fra i due corpi un velo sottilissimo… E di tutto questo se ne parla in modo infervorato alla televisione!

In questi ultimi mesi mi sono divertito ad ascoltare le fatwa più curiose: “uno stiratore (i negozi di stiratori fioriscono da sempre in Egitto) deve o non deve stirare i vestiti di una donna che normalmente non porta il velo islamico?”; “Se una donna esce dal bagno nuda e vi è un cane nell’appartamento, ha fatto qualcosa di lecito o illecito?”. Risposta: “Dipende dal cane. Se è un cane maschio, la donna ha compiuto qualcosa di illecito”.

Un’altra fatwa molto comica, riportata da un giornale: “Mentre sto pregando passa una donna. La mia preghiera è valida o no?”. Risposta: “Se passa un asino, una donna, o un cane nero, la preghiera deve essere ripetuta”. Incredibile la spiegazione: “L’asino è un animale impuro; il cane nero potrebbe essere Satana che ha preso quelle sembianze; la donna è impura sempre e comunque”.

Su un altro giornale leggo una fatwa che riguarda le bambine: “È lecito o no giocare con una bambola Barbie?” Risposta: “ No, perché questa bambola mette in evidenza le cose attrattive del corpo della donna e questo è peccato”. Proprio per questo in Iran hanno vietato il commercio delle Barbie ed hanno creato delle bambole islamiche, vestite alla maniera musulmana, col velo, il chador, il burkha.

Talvolta queste fatwa creano scandalo anche fra i fedeli. Ho visto alla televisione egiziana un dibattito durato più di un’ora su “a chi la donna può mostrare il seno”. Tutto era nato dalla tranquilla abitudine che le donne egiziane hanno di allattare i loro neonati in pubblico. Le mamme scoprono il loro seno in autobus, in chiesa, per strada, ovunque: tutto ciò in Egitto non è mai stato uno shock. Ma durante la discussione si è arrivati a chiedersi: può una donna allattare il proprio autista? Vi sono state grida fra gli spettatori, critiche giunte per telefono al canale televisivo. La risposta dell’imam è stata: “Dipende: a seconda del grado di parentela con l’autista, questa cosa è vietata o lecita”. E alle immense proteste del pubblico, egli ha risposto: “Siete degli ignoranti. Questo non è un problema di sensibilità, ma un problema giuridico”.


C’è chi prende tutto questo sul serio. Ancora una volta, questo moltiplicarsi delle domande di fatwa dimostra con evidenza la confusione mentale ormai diffusa e, nello stesso, l’impresa dell’interpretazione fondamentalista dell’islam: essenziale è sapere che cosa è lecito e che cosa non lo è. Il buon senso non c’entra più.

2. L’ignoranza degli imam e la dipendenza

Il problema che qui emerge non è tanto la morbosità delle domande e delle risposte, quanto la comune ignoranza del popolo, dei suoi imam e mufti. Nella gente c’è in effetti un grande desiderio di vivere secondo i dettami religiosi. Il punto è che questo ha generato uno stato di dipendenza quasi assoluta delle persone dai loro mufti. Per far sì che l’Islam penetri nella mia vita, dalle cose più intime, alle cose pubbliche, la via è affidarsi al dotto religioso che risponde alle mie domande.

A onor del vero, devo dire che anche nella Chiesa copta ortodossa vi è lo stesso pericolo. Ogni venerdì il Patriarca Shenouda III fa una lunga predica di un’ora. Mentre predica, le famiglie mandano a lui i bambini portando dei biglietti con sopra delle domande. Alla fine il Patriarca, ne sceglie alcuni e dà le risposte. I messaggi sono di tutti i tipi – per la verità non così ridicoli come quelli delle fatwa che ho elencato prima… Ma sono messaggi sulla vita morale: se è lecito andare al cinema; se è permesso camminare mano nella mano fra ragazzo e ragazza; se cantare la musica della radio è peccato; ecc. Vi sono anche domande sulla fede, sui problemi del credere in Dio.

L’ignoranza delle persone e il desiderio di religiosità ha generato questa struttura di totale dipendenza ai religiosi. Questo mi fa pensare ai dottori della legge che vi erano ai tempi di Gesù. Anche quella società, essendo religiosamente ignorante, e allo stesso tempo, non avendo altro orizzonte che la religione, rendeva le persone succubi in modo totale dei dotti della religione. Questi “dotti” sono senz’altro esperti nella loro specialità (leggi, tradizioni, detti, ecc.) ma possono essere ignoranti dal punto di vista umanistico.

3. La formazione degli imam

Alla Mecca il problema è stato affrontato solo di striscio: davanti al dilagare delle fatwa e soprattutto di quelle sulla violenza, i governi si sono limitati a dire che non tutti devono pronunciare delle fatwa. Ma la vera radice del problema è la mancanza di profonda formazione degli imam, dei mufti e in genere degli “uomini di religione” come li chiamiamo noi arabi (rijāl al-dīn). Essendo loro ignoranti, rendono ignoranti anche le persone del popolo. Oltre al fatto che tanti mufti e imam si sono auto-proclamati tali.

Qual è la formazione ricevuta dai dotti islamici? Nella stragrande maggioranza dei casi – e parlo del mondo arabo, ma penso che nel mondo asiatico o africano-musulmano non si stia meglio - la loro formazione è strettamente religiosa e islamica: essa si basa sullo studio della lingua araba, del Corano e dei detti del Profeta dell’islam. Ma qui, la parola “studio” significa: imparare a memoria il Corano; imparare a memoria migliaia di detti [i cosiddetti hadith, detti di Maometto]; imparare a memoria migliaia di fatwa, di risposte giuridiche. In seguito, basandosi su un detto di Maometto o su un commento di un dotto dei primi secoli, gli imam applicheranno ad una situazione presente qualche fatto o detto del passato, usando il principio dell’analogia: “Ecco, siamo in una situazione parallela, simile: possiamo dunque applicare questo o quel detto, questo o quel criterio”. Ma anche per queste applicazioni, si usa la memorizzazione; lo sforzo di riflessione è quasi inesistente.


D’altra parte gli imam non ricevono alcuna vera formazione in sociologia, psicologia, letteratura fuori dall’orizzonte arabo. Spesso, al di fuori della lingua araba (o della loro lingua materna, più l’arabo) non conoscono nessun altra lingua. È molto raro che essi sappiano leggere libri in inglese, francese o italiano. Anzi è rarissimo: di certo gli imam che conoscono una lingua straniera, diversa dall’arabo, non sono più del 5%. Tutto questo crea dunque una cultura, certo molto specializzata, dotta nei cavilli e nelle risposte, ma essa è una cultura chiusa, come un vaso tappato ermeticamente. Manca loro la capacità di situare la questione che studiano nell’ambito più largo, più universale; la capacità di affrontare una questione dal punto di vista storico, sociologico, politico ecc., insomma di avere dei punti di paragoni fuori del loro mondo islamico.

4. L’esperimento delle donne imam nel Marocco

Molti musulmani e personalità politiche riconoscono che i loro imam sono ignoranti e che la formazione che essi danno al popolo è davvero insoddisfacente. Così diversi Stati stanno riformulando nuove strutture educative. Un esempio interessante di formazione è quello varato dal Marocco, dove hanno iniziato addirittura una scuola per imam maschi e anche per le donne (che non si chiamano imām, ma murscidāt, “donne che guidano o consigliano”).

Ogni 6 mesi il Ministero degli Affari islamici del Marocco prende decine di uomini e donne e offre loro un periodo di formazione della durata di un anno. Nell’ultima “infornata” hanno assunto 60 donne giovani, e molti più uomini. La scuola a prima vista ha un carattere molto tradizionale: in classe le donne sono separate dagli uomini, indossano un velo tradizionale delle marocchine (non il cosiddetto “velo islamico” importato dall’Arabia Saudita), ecc. Parte della formazione consiste naturalmente nello studio del Corano, ma è uno studio più aperto, con un’interpretazione favorevole alla modernità. Negli studi religiosi si affronta il diritto, la storia religiosa, ecc.

Ma il fatto assolutamente nuovo è che essi frequentano anche corsi di scienze umane, psicologia, diritti umani e spiegazione della mudawwana, il nuovo diritto di famiglia varato due anni fa dal re del Marocco. Questa nuova mudawwana garantisce maggiore uguaglianza di diritti fra uomo e donna; ha suscitato molte proteste da parte dei fondamentalisti, ma resiste. I nuovi imam formati, uomini e donne, servono anche a diffonderne il valore e attuarlo.

Infatti, dopo 12 mesi di formazione, le donne in particolare sono mandate nelle moschee, nelle prigioni, negli ospedali, nelle scuole, nelle associazioni per parlare e predicare alle donne, ma non in modo esclusivo. È una specie di “femminilizzazione” dell’Islam che fa capire ai musulmani l’importanza della donna nel mondo islamico. Le prime valutazioni sull’esperimento sono tutte molto positive. Le murscidāt ricevono un salario dal governo, corrispondente a circa 450 euro che per il Marocco è un buon salario. Leggendo alcune interviste fatte a loro, si comprende che esse sono animate da uno spirito missionario, di voler far aprire gli occhi su un islam tutto aperto alla modernità. Questo esperimento del Marocco è uno dei più belli fra quelli proposti dagli Stati musulmani. In Francia, alcuni gruppi privati stanno cercando di varare qualcosa di simile, ma non sono ancora riusciti a formare bene gli imam.


Fonte: AsiaNews
 
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Cleopatra79
view post Posted on 17/3/2007, 16:13




10/3/2007

Egitto lancia il sito fatwa.org

Saranno offerti pareri religiosi personalizzati



CAIRO
Il mufti d’Egitto Ali Gomaa ha annunciato oggi di aver lanciato un sito ufficiale su internet per diffondere le fatwa in quattro lingue e poter così avere un controllo sugli sceicchi che emettono decreti religiosi sulle televisioni satellitari: è quanto riporta oggi la stampa egiziana.

Il sito fatwa dar_alifta.org renderà accessibili a tutti i fedeli le fatwa sulle questioni che richiedono un parere delle autorità religiose, stando a quanto ha dichiarato il mufti al quotidiano governativo Al Ahram. I fedeli potranno rivolgere le loro richieste anche al numero verde 107, a un numero di fax e a un indirizzo postale, oppure recandosi direttamente a Dar al-Ifta, sede del mufti. «Queste fatwa saranno accessibili gratuitamente in quattro lingue: arabo, inglese, francese e tedesco - ha precisato il mufti - lo scopo è quello di diffondere il parere moderato degli ulema di Al-Azhar, che riflette il giusto mezzo e la moderazione dell’islam».

Gomaa ha quindi aggiunto di volersi anche «opporre a quanti trasformano le fatwa in un commercio a fini di lucro e sfruttano il bisogno dei musulmani di tale servizio, senza considerare le ripercussioni negative» di tali pratiche. Il mufti d’Egitto ha spesso criticato gli sceicchi e altre personalità invitate dalle televisioni satellitari che emettono pareri religiosi presentandosi come punti di riferimenti dell’islam.

Fonte: La Stampa
 
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hayaty
view post Posted on 23/5/2007, 20:22




"...ho difficoltà a cogliere il senso recondito di questa notizia... image. Hay."



Egitto: la donna potrà stare in ufficio con un maschio solo allattandolo

22.05.2007, orario 09:24

IL CAIRO – Clamorosa decisione delle autorità governative egiziane, che per risolvere un caso in cui un uomo e una donna lavoravano soli in ufficio, hanno emanata una “fatwa” che consente alla donna in orario di lavoro di togliersi il velo, alzare la jallabia (il vestito che la copre dal collo alle caviglie), scoprirsi il seno e allattare il collega maschio.

La disposizione è stata elaborata da due teologi della moschea Al Azhar del Cairo. La teoria sarebbe spiegata con il fatto che l'operazione, ripetuta cinque volte, trasformerebbe il collega in un membro della famiglia.

Tuttavia una soluzione, per quanto bizzarra, andava trovata. Già perché l’islam vieta ad una persone di trovarsa sola in una stanza assieme ad un’altra persone di sesso opposto, a meno che non vi sia un vincolo di matrimonio o un legame di parentela stretto.

"Andando in un ufficio pubblico, non dovreste sorprendervi se incappaste un giorno in un impiegato di 50 anni che prende il latte dalla collega'', ha scritto il giornale indipendente "Al Dustur". In effetti il provvedimento è quanto meno singolare. Sarà curioso vedere come verrà applicata.

Romagna Oggi


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Fatwa su donne al lavoro: "allattino i colleghi"

12:51 LUN 21 maggio 2007

Certo è che in più di mille anni di storia la moschea di Al-Azhar non deve essersi mai trovata in mezzo a delle polemiche simili. Già perchè da qualche giorno in Egitto il nome della moschea è sulla bocca di tutti, data la bizzarria della fatwa emessa da due dei maggiori esperti di diritto coranico della sua scuola.

A quanto pare anche in Egitto si fa strada la parità dei sessi e uffici con colleghi di sesso diverso non sono più tanto rari, ma il Corano non prevede che un uomo e una donna possano restare insieme nella stessa stanza senza che tra loro vi siano dei vincoli di parentela, figurarsi poi parlare e collaborare. Come risolvere questo problema?

Durante la vita di Maometto, un ex-schiavo del profeta aveva mantenuto anche da adulto la possibilità di andare in giro liberamente per casa, ciò era un problema per una delle donne della casa. Il profeta suggerì allora alla donna di allattarlo, così l'uomo sarebbe membro della sua famiglia e lei tabù per lui. La donna lo fece e le tensioni tra i due sparirono.

Se funzionava ai tempi del profeta la cosa dovrebbe funzionare anche adesso secondo il capogiurista dell'università di Al-Azhar Attia Izzat. Il problema è che se sei capogiurista nella più importante scuola sciariatica sunnita, quello che dici spesso finisce direttamente nel parlamento egiziano, dove la fatwa è in discussione, ovviamente tra mille polemiche.

E così da mercoledì scorso al parlamento egiziano è in discussione questa proposta di legge, tra le proteste sulle pagine dei maggiori quotidiani nazionali, i Fratelli Mussulmani che sono sul piede di guerra e gli sberleffi della stampa satirica. Izzat intanto tiene duro, allattare un uomo, secondo lui, esclude ogni possibilità di "atti impuri", eppoi per evitare problemi, suggerisce di usare un bicchiere.

a cura di Mucio

Magazine Excite

Edited by hayaty - 23/5/2007, 21:37
 
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hayaty
view post Posted on 27/5/2007, 08:59




EGITTO: FATWA SU URINA DI MAOMETTO SCATENA NUOVA BUFERA

Il Cairo, 24/05/2007 - 16:53

L'urina del profeta Maometto era cosi' pura che i suoi amici lottavano per poterla bere. A sostenerlo e' il gran mufti' d'Egitto Ali Gomaa, tra le massime autorita' dell'Islam sunnita, nella sua ultima fatwa (consiglio religioso, raccomandazione utile per la vita quotidiana) diffusa dal quotidiano indipendente Masr el Yom. Una fatwa singolare che sta gia' scatenando polemiche negli ambienti religiosi e laici. Tanto che molti analisti si domandano quale sia il senso della consuetudine stessa della fatwa, pratica religiosa che come in questo caso puo' addirittura danneggiare l'immagine dell'Islam. La questione delle fatwe in Egitto era gia' venuta alla ribalta la settimana scorsa, quando una valanga di critiche aveva costretto l'universita' di al Azhar a sospendere dall'incarico il direttore di un dipartimento della facolta' di principi religiosi, Ezzat Atteya, colpevole di aver raccomandato che le donne che lavorano accanto a uomini li allattino. La fatwa sosteneva che in questo modo si sarebbe instaurato un rapporto simile a quello tra madre e figlio, e per questo non peccaminoso. Ma il consiglio aveva scatenato le ilarita' dei fedeli su tutti i blog e forum di discussione del Paese. Anche la nuova fatwa di Ali Gomaa e' stata ridicolizzata: il famoso scrittore egiziano Ahmed Raguab si e' domandato ironico come venisse conservata l'urina del profeta. Ancora piu' duro l'imam Hamdy Zakzouk, anche lui conosciuta autorita' religiosa egiziana, che ha parlato di "una fatwa contro l'Islam e contro il profeta stesso". "E' una sfortuna che i musulmani armino la loro religione di queste storie, e' risaputo che non tutto cio' che e' stato scritto nei libri religiosi e' vero - ha sottolineato - dobbiamo sempre usare la nostra testa e giudicare cio' che leggiamo. Nessuno dovrebbe mai diffondere credenze cosi' assurde".

La Repubblica
 
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hayaty
view post Posted on 30/9/2007, 13:32




Egitto, un canale tv solo per le fatwa?

venerdì, 28 settembre 2007 3.32

IL CAIRO - Il rettore dell'Università islamica egiziana al-Azhar ha lanciato la proposta di aprire un canale tv via satellite per diffondere le decisioni legali adottate dalle autorità religiose, ponendo così fine al "caos delle fatwa", hanno annunciato oggi i media statali.

L'agenzia stampa di Stato MENA ha citato le parole del rettore, Ahmed al-Tayeb, che ha chiesto "uno speciale canale satellitare affidato ai veri studiosi che non desiderano fama o denaro e che saranno i guardiani della scienza dell'emissione delle fatwa e della presentazione di temi islamici".

La MENA ha scritto che Tayeb vuole che il canale combatta quel che lo studioso ha descritto come "il caos delle fatwa" che prolifera su altri canali satellitari e che a suo avviso danneggia l'Islam e alimenta la confusione nella società.

Al-Azhar, università statale considerata la più importante istituzione dell'insegnamento islamico, vuole assicurare in questo modo che ci sia un'unica autorità incaricata di emettere le fatwa, cioè le decisioni di giurisprudenza islamica, coordinata appunto con l'ateneo.

Borsa Italiana
 
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miriw
view post Posted on 20/10/2007, 00:40




possibile che ogni giorno si sveglia uno "studioso", interpreta il corano a modo suo e tutti dietro???

:huh: :huh: :huh:




CITAZIONE
Durante la vita di Maometto, un ex-schiavo del profeta aveva mantenuto anche da adulto la possibilità di andare in giro liberamente per casa, ciò era un problema per una delle donne della casa. Il profeta suggerì allora alla donna di allattarlo, così l'uomo sarebbe membro della sua famiglia e lei tabù per lui. La donna lo fece e le tensioni tra i due sparirono.

un inciucio d'epoca eh

:huglove.gif:
 
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hayaty
view post Posted on 22/12/2007, 23:05




Fatwa in Egitto contro Sawiris il patron di Wind

Martedì 18 dicembre 2007, 07:00

Uno sceicco islamico ha emesso ieri una fatwa (decreto religioso, ndr) contro il magnate egiziano delle telecomunicazioni, Naguib Sawiris, cristiano copto, per aver criticato la crescente islamizzazione dell’Egitto. Nella fatwa trasmessa all’agenzia di stampa France Presse, lo sceicco Youssef al Badri chiede ai musulmani di boicottare le società di Sawiris.

Sawiris, che appartiene a una dinastia di uomini di affari, in Egitto controlla la principale società di telefonia, Mobinil (10 milioni di abbonati) e in Italia la Wind. Al Badri, insegnante in un centro privato di ricerca islamica del Cairo, gli rimprovera recenti dichiarazioni a favore di uno Stato laico e contro l’uso generalizzato del velo. L’imprenditore aveva deplorato il peso crescente della religione in Egitto e aveva manifestato «preoccupazione per il crescente numero di donne velate nelle strade egiziane». «Ho l’impressione di essere in Iran, e mi sento come uno straniero», il suo commento.

Lo sceicco accusa inoltre Sawiris di avere criticato il motto «L’islam è la soluzione», usato dai “Fratelli musulmani”, la principale forza di opposizione in Parlamento. «Tutti i musulmani hanno la prova che Sawiris ha espresso queste opinioni e non possono quindi, secondo la legge islamica, avere contatti con le sue società e i suoi prodotti», si legge nella fatwa.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati in Egitto gli attacchi musulmani ai cristiani e l’altro giorno la polizia ha arrestato sette integralisti sospettati di avere danneggiato la facciata di una chiesa e di avere devastato tredici negozi di proprietà di cristiani a Isna, nel sud del Paese.

Il Giornale
 
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piccola
view post Posted on 14/3/2008, 17:10




Islam: al Banna, ragazzi baciatevi

ANSA - IL CAIRO, 12 MAR - Il pensatore egiziano riformatore Gamal al Banna invita i ragazzi musulmani a baciarsi in liberta'. Al Bana contesta le fatwa (editti religiosi) di chi 'non usa il cervello' e ignora quanto Maometto fosse 'un vero gentiluomo, amante delle donne'. A 86 anni, il fratello di Hassan el Banna, il fondatore dei Fratelli musulmani, fa nuovamente alzare le sopracciglia ai tutori di un'ortodossia che, secondo lui, altro non e' se non espressione di 'ignoranza'.

ANSA.IT
 
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hayaty
view post Posted on 15/6/2008, 17:33




EGITTO: FATWA CONTRO PETROLIERI, 20% ENTRATE AI POVERI

15 giugno 2008 ore 12.57

Se in Italia Giulio Tremonti da' il via alla Robin Tax, nel mondo islamico ci pensa la massima autorita' dei dotti sunniti a rimettere in riga petrolieri e governi. L'Universita' di al-Azhar, al Cairo, ha emesso una fatwa perche' si destini ai poveri almeno il 20 per cento delle entrate provenienti da esportazioni di petrolio e gas. La fatwa, ha spiegato il docente Mohammed Rafat Osman, si fonda su un verbo (hadith) del profeta Maometto, che mette l'elemosina (zakat) tra i cinque pilastri dell'Islam. "L'elemosina del 20 per cento e' obbligatoria su tutti i metalli e i minerali, solidi e liquidi", ha spiegato Rafat Osman, e nel caso dell'Egitto, che ha conosciuto di recente rivolte sanguinose contro il rialzo dei prezzi del cibo, ammonterebbe a circa due miliardi di dollari l'anno. La costituzione egiziana si conforma alla legge islamica (sharia), ma Il Cairo non ha ancora istituzionalizzato l'elemosina, a differenza di altri paesi arabi sunniti come l'Arabia Saudita e il Kuwait.


Gazzetta di Mantova
 
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hayaty
view post Posted on 12/3/2009, 23:36




EGITTO: FATWA CONSENTE ESPIANTO ORGANI CONDANNATI A MORTE
E L'ISLAM POTREBBE APRIRE ANCHE AL TRAPIANTO DA ANIMALI

12 marzo, ore 10:09

Il Cairo, 12 mar. - (Adnkronos/Aki)
- "E' lecito l'espianto degli organi ai condannati a morte, anche senza il loro consenso". E' quanto recita una fatwa emessa dal grande sceicco dell'universita' islamica di al-Azhar, Muhammad Sayd Tantawi. In base al 'decreto' dell'autorevole centro di insegnamento sunnita, riportato oggi dal giornale filo governativo 'al-Ahram', si afferma l'Islam ammette "l'uso degli organi delle persone condannate a morte" e che, in considerazione dello status del condannato, "e' possibile eseguire l'espianto anche senza il suo consenso".


Adnkronos
 
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hayaty
view post Posted on 20/4/2009, 09:06




Messiar, il matrimonio 'temporaneo' legalizzato per fatwa
La religione musulmana ammette il matrimonio "di godimento"

Roma, 17 apr. (Apcom)
- E' polemica in Egitto a causa di un nuovo editto religioso che ribadisce la legalità dei matrimoni temporanei che nell'islam sunnita vengono indicativamente chiamati "matrimoni Messiar", ovvero "facilitati", dal significato della parola araba. Il quotidiano palestinese edito a Londra 'al Quds al Arabi' pubblica oggi in prima pagina il testo della Fatwa emessa ieri da Dar al Ifta (Casa della Fatwa), massimo ente di stato in materia di religione islamica. "Se due sposi concordano, non importa se all'interno del contratto di matrimonio oppure solo verbalmente, che il marito non deve convivere con la moglie, ma solo frequentarla quando ha l'occasione per farlo, il loro è un matrimonio corretto a tutti gli affetti di legge, compresi i diritti a cui la stessa moglie rinuncia volontariamente", recita il testo dell'editto islamico che provoca le aspre critiche del giornale arabo. Al Quds al Arabi accusa l'ente di stato religioso di "servilismo" verso il governo egiziano che, in tempi di crisi economica "con questo editto vorrebbe incoraggiare il turismo dei paesi del Golfo", da parte di doviziosi sceicchi in cerca di matrimoni temporanei, cosa "che sa di prostituzione camuffata". Lo stesso tipo di matrimonio esiste anche nell'Islam sciita, e differisce da quello sunnita solo per il nome: infatti, per gli aytollah iraniani che lo incoraggiano si chiama "matrimonio di al Muta"; ovvero di "godimento". Ma i dotti islamici della Casa della Fatwa egiziana sono convinti di fare una buona opera dal punto di vista sociale, afferma il loro editto: "Il matrimonio di al Messiar - scrivono - non è un'offesa alla donna né una violazione dei diritti dell'uomo: dimostra semplicemente quanto la nostra Shariya sia capace di andare incontro alle esigenze dell'anima umana attraverso soluzioni atte ad impedire il verificarsi di illegalità oppure di scompensi sociali". "Ma di quali scompensi parlate?" domanda sarcastico al Quds al Arabi, che prosegue: "Pensate forse così di risolvere il problema di 9 milioni di donne nubili egiziane, come riportano i dati ufficiale?" Non sarà forse invece "un'ammissione implicita del governo di non poter fare fronte ad un problema sociale come quello del decadimento morale della società egiziana?".


Wall Street Italia
 
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hayaty
view post Posted on 6/5/2009, 15:14




Mohammed Said Tantawi: ma solo se la vittima gode di una buona reputazione
Islam, prima apertura sull'aborto
Una fatwa della massima autorità sunnita al Cairo: possibile per chi ha subito violenza

di CLAUDIO GALLO
IL CAIRO - 6/5/2009 (7:23)


«Una donna stuprata può abortire entro i primi tre mesi della gravidanza». Parola dello sheikh Mohammed Said Tantawi, imam dell’università cairota di Al Azhar, la massima autorità sunnita, una specie di Vaticano musulmano se l’Islam avesse un solo ombelico. Quando la parola di Tantawi prende forma di fatwa, come in questo caso, diventa legge religiosa. Nel complicato e rissoso mondo giuridico islamico, la fatwa ha indignato molte venerabili barbe: in genere gli ulema sono contrari all’aborto nonostante le varie scuole siano pronte a citare interminabili varianti. Che fosse favorevole all’aborto nei casi di violenza sessuale, Tantawi lo aveva già stabilito nel 2004, ma ieri ha rettificato la sua fatwa, ammorbidendola, per imprimerla con più veemenza nelle orecchie dei fedeli: dall’Umma (la comunità di tutti i musulmani) ai telegiornali. L’occasione è stato il discorso per la chiusura della stagione culturale del Consiglio per gli affari islamici, nella centrale moschea di Al Nur.

Ha tuonato: «La sharia, la legge islamica, tratta ogni caso a seconda delle circostanze. Se per esempio una ragazza pura e immacolata rimane incinta in seguito a uno stupro, subìto in strada o mentre sta andando a scuola, non vi è alcun impedimento se va da un medico per rimuovere le tracce dell’aggressione che ha subìto e per proteggere il suo onore e la sua dignità». Insomma Tantawi è tornato sul vecchio parere ma ha aggiunto che la ragazza di cui parla deve «godere di una buona reputazione». Poi ha spostato la possibilità di intervenire dai primi quattro ai primi tre mesi, una limitazione, come vedremo, cruciale per i dottori della legge. Il pronunciamento non è filato liscio neppure tra le austere mura di Al Azhar. Mohamed Crema, membro della commissione per le fatwa, ha attaccato l’imam. «Così si apre la porta agli abusi - ha detto alla tv Al Hayat -. Donne immorali e giovani peccatrici potrebbero approfittarne per sbarazzarsi di una gravidanza frutto di una relazione sessuale illecita». La discussione non è un semplice esercizio scolastico: in Egitto le donne stuprate sono 20 mila l’anno, e più volte si è cercato di portare in parlamento una legge che consenta l’aborto alle vittime.

Negli Anni 90 si era detto che gli imam bosniaci avessero emesso fatwa simili per le donne violentate dai militari serbi. Lo stesso avrebbero fatto i religiosi algerini nelle recenti stagioni del terrore. Al di là della frammentazione di scuole e sette, l’Islam concorda su alcuni punti fermi riguardo alla vita che nasce. I passi coranici da cui parte tutta la giurisprudenza sono due (XXIII, 12, 14 e XXII,5). «Lo sviluppo embrionale - spiega Ida Ziglio-Grandi, arabista-islamologa dell’Università di Venezia - è diviso in sette fasi. L’ultima coincide con l’infusione dell’anima da parte di Dio. Per la Sunna questo avviene al quarto mese, prima il feto non può considerarsi una persona». Di qui la generale condanna dell’aborto dopo i 120 giorni. Su quel che si può fare prima, le scuole si dividono. In genere, l’aborto per indigenza economica è vietato, perché, lo dice il Corano, sarebbe un tradimento della fede in Dio. La scuola legale Hambalita (quella seguita dai Wahabiti dell’Arabia Saudita) proibisce l’aborto sempre, ma consente l’uso di farmaci entro i primi 40 giorni per eliminare «il problema».

Dunque, aborto no, pillola del giorno dopo sì. Il diritto islamico privilegia la vita della madre su quella del figlio, per cui è ammesso l’aborto terapeutico, per salvare la vita della madre. Sempre però prima dei 120 giorni. Talvolta si permette l’aborto in caso di malattia o malformazione del feto. Nel mondo sciita iranico, l’Ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, stilò una fatwa che consentiva l’aborto se, nelle prime dieci settimane, si fosse scoperto che il feto era ammalato di Talassemia. Nelle questioni etiche l’Islam non assomiglia a quel monolite di regole bronzee in cui l’estremismo terrorista ci ha abituato a credere.


La Stampa
 
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ARNAP
view post Posted on 4/2/2010, 15:20




Niente Facebook per musulmani

Egitto, fatwa perché rovina le famiglie



Facebook vietato ai musulmani da una fatwa: il social network è stato messo all'indice in Egitto come probabile causa dell'aumento dei divorzi e della crisi della famiglia. E' proprio contro la community più usata tra i giovani dei Paesi arabi che, secondo il giornale "al-Quds al-Arabi", lo sceicco Abdel Hamid al-Atrash ha emanato un decreto religioso islamico che ne vieta l'uso per la prima volta a tutti i musulmani.

L'autore della fatwa è l'ex presidente della commissione per la fatwa dell'università islamica di al-Azhar, un religioso egiziano, che avrebbe emanato il provvedimento dopo essere venuto a conoscenza dei dati emersi da uno studio diffuso nel Paese arabo secondo cui il successo di Facebook va di pari passo con il numero dei divorzi tra le famiglie musulmane.

"Già la precedente commissione islamica di al-Azhar da me presieduta aveva discusso del fatto che Facebook avesse causato un notevole aumento dei tradimenti tra le coppie egiziane - spiega al-Atrash -. Si tratta di uno strumento che distrugge la famiglia perché spinge il coniuge ad avere rapporti contrari alla Sharia con altre persone. Mentre uno dei due è impegnato al lavoro, l'altro chatta con un estraneo sprecando il suo tempo libero e compiendo un'azione contraria alla legge islamica. Questo strumento mette in pericolo la famiglia nella società musulmana".

"Facebook, o Internet, sfascia una famiglia su cinque"
Nei giorni scorsi un'equipe di sociologi egiziani ha dimostrato, studi alla mano, che almeno un caso di divorzio su cinque nel Paese arabo è stato causato da Facebook o comunque da un tradimento iniziato online. Per gli studiosi i social network aiutano i coniugi a tradirsi avendo rapporti con estranei non conformi alla Sharia. "Questo strumento tecnologico, come altri dello stesso tipo, tra cui i canali televisivi satellitari, sono un'arma a doppio taglio - conclude il religioso egiziano -. Se da un lato permettono la diffusione della religione islamica, dall'altro consentono alle persone di vivere l'amore in modo illecito e di avere rapporti interpersonali vietati dalla Sharia. Per cui chi entra in questi siti deve essere considerato un peccatore".

4 febbraio 2010

TgCom
 
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