Mal d'Egitto

Le Fatwa in Egitto

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Cleopatra79
view post Posted on 30/6/2006, 01:15 by: Cleopatra79




Una fatwa “condanna” le statue: contrarie a un versetto del Corano


Il Cairo - Non passa giorno che la “civiltà” islamica dia nel mondo prova del suo livello di rispetto dell’essere umano e delle sue forme di espressione, fra cui l’arte. In Egitto ora, secondo i capi musulmani, è tempo di nascondere le statue e di punire gli scultori.
Ad aprile era arrivata la fatwa, l’editto islamico, pronunciata dal Gran Muftì Ali Gomaa, massima autorità religiosa dell’Egitto. La fatwa era diretta contro la scultura e chi la pratica. Richiamandosi a un detto del Profeta Maometto secondo cui gli scultori saranno fra quelli che subiranno i maggiori tormenti nel giorno del Giudizio, Gomaa spiega che scolpire statue e tenerle in casa è “haram”, proibito.
Immediato il riferimento e il ricordo alla distruzione perpetrata dai talebani afghani, che bombardarono fino a distruggerli i grandi Buddha nella roccia di Bamyan. «È un ritorno al periodo buio dell’Islam», aveva commentato lo scrittore Ezzat al-Qamhawi. «Si ignora l’evoluzione dell’Islam - spiega invece il regista Daud Abdel Sayyed - è chiaro che all’inizio le statue sono state proibite perché la gente le adorava. Ma credono davvero che ci siano ancora musulmani che adorano le statue quindici secoli dopo?».
Era poi risalente a cinque anni fa, al 2001 la fatwa che proibiva i concorsi di bellezza in Egitto: ma da allora, ogni anno, decine di ragazze hanno continuato a sfidarsi per il titolo di moderna Nefertiti.
Infine, tre giorni fa i primi risultati della fatwa di Gomaa. Al grido di «infedeli! infedeli!», una donna ha colpito tre statue nella villa e museo dello scultore Hassan Hehsmat. Fra le opere colpite “Motherhood”, tre teste di donna, tre teste decapitate dalla furia iconoclasta.
La scelta è al centro di una disquisizione dottrinaria. Gomaa sostiene di aver dedotto la condanna dall’interpretazione di un “hadith” (detto del profeta) abrogando un giudicamento di cent’anni fa, in cui l’esposizione di statue veniva dichiarata «pratica legittima e non inquinata di paganesimo». Un noto religioso del Qatar, Yussef al Qaradawi, difende la fatwa di Gomaa spiegando che «l’islam vieta le statue perché simboleggiano entità viventi, come uomini e animali. Vieta anche tutto quel che odora di paganesimo, statue egizie incluse».
«Ma l’unico scopo dell’arte è esaltare la bellezza», dice la scultrice Rawia Sadek. «Chi si mette una statua in casa, lo fa solo per arricchire la sua abitazione non per adorarla», dichiara lo scultore Ahmed Madi. «In ogni caso, i musulmani che colonizzarono l’Egitto non distrussero le statue faraoniche», afferma un altro, Ahmed el Askalani, che non nasconde di essere preoccupato da «un possibile rifiuto di questa arte da parte di molte persone». E qualcuno ricorda la fatwa di due anni fa di uno sheikh saudita contro il calcio che deve essere giocato con regole diverse da quelle degli infedeli e indumenti meno scandalosi, e con l’unico scopo di rafforzare il fisico per la jihad.


[Data pubblicazione: 23/06/2006] http://www.lapadania.com/
 
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