Non segnalo un ristorante ma un articolo di oggi sulle scelte alimentari degli italiani.In Italia è boom per i cibi etnici: tutti pazzi per kebab, felafel e nachos10 maggio 2010
Felafel, kebab, nachos, salse tex-mex e noodles piacciono infatti sempre di più agli italiani. Tra il 2003 e il 2008 le vendite di prodotti etnici, come riso, salse, cibo messicani e té verde, nella grande distribuzione hanno segnato una crescita del 60%. E' uno dei fenomeni rilevato dal 'Manuale di alimentazione transculturale', il nuovo volume curato dall'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni (Inmp), scritto da Aldo Morrone, Paola Scardella e Laura Piombo.
Una crescita notevole, paragonabile a quella dei prodotti della categoria salute, come integratori alimentari, prodotti dietetici e bevande isotoniche. Ad apprezzare questi nuovi ingredienti sono soprattutto i giovani. I più desiderati sono gli alimenti cinesi, messicani (soprattutto tex-mex) e indiani, consumati soprattutto da italiani tra i 20 e 45 anni, di livello socio-economico medio-alto, e migranti del Paese d'ordine. A seguire ci sono i cibi di Etiopia, Eritrea ed Egitto, consumati nei take away e nei ristoranti etnici da italiani e immigrati.
Basso per ora invece l'apprezzamento degli alimenti dell'Europa dell'Est mentre sta prendendo piede il canale equo-solidale per caffè, spezie, legumi e riso. Ma la tavola accorcia le distanze tra immigrati e italiani in entrambe le direzioni. Se i nostri pranzi sono spesso a base di kebab, sushi o riso basmati, è anche vero il contrario, cioè che sono sempre di più gli immigrati che acquisiscono le nostre abitudini alimentari, abbandonando ad esempio il pesce fritto a colazione per cornetto e cappuccino. In molti casi con esiti deleteri per la loro salute.
"Per molti immigrati che arrivano in Italia - spiega Paola Scardella - consumare i nostri prodotti si traduce in un vero e proprio shock alimentare. Perdono le loro abitudini, come il piatto unico a base di cereali e legumi o il consumo di pesce, per buttarsi, per necessità o mancanza di tempo su pasta e pizza". Così, già dopo 3-5 anni che vivono fissi sul nostro territorio, "iniziano a soffrire delle malattie tipiche del benessere occidentali, come obesità, diabete e patologie cardiovascolari e neuro-degenerative - conclude Scardella -. Chi ne soffre di più sono soprattutto gli immigrati asiatici, come quelli del Bangladesh, la cui alimentazione è molto diversa dalla nostra, e quelli dell'Europa dell'Est come Polonia e Romania".
Tiscali