Mal d'Egitto

Film ambientati in Egitto

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O t t a
view post Posted on 19/5/2012, 16:57




Nuovo progetto per Alex Proyas?

19/05/2012

In attesa di conoscere risvolti sul suo futuro lavorativo, Alex Proyas sta valutando alcune offerte che gli sono state proposte. In pole position ci sarebbe un film ambientato in Egitto, prodotto dalla Summit, il cui titolo (non si sa se provvisorio o definitivo) sarà “Gods Of Egypt”.

Al momento non è stato comunicato il genere del film, se sarà horror oppure un action-movie in puro stile la Mummia. Fatto sta che riguarderà in primo piano un ladro e alcune antiche divinità del luogo.

Per Proyas, qualora dovesse arrivare la firma, potrebbe essere l’occasione di tornare ad Hollywood dopo ben tre anni. L’ultimo film da lui realizzato fu, infatti, “Segnali Dal Futuro”.

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O t t a
view post Posted on 5/6/2012, 10:16




Contro il femminicidio: i cinema proiettino la pellicola egiziana "Cairo 678"

5 giugno 2012

Egitto. Un'operaia riceve tutti i giorni delle avances su un autobus, una donna benestante accoltella un uomo dopo essere stata aggredita per strada, un'aspirante attrice vive nel ricordo di uno stupro senza redenzione.

Sono scene dell'opera prima Cairo 678, di Mohamed Diab, un giovane sceneggiatore egiziano che ha avuto il coraggio di imprimere su pellicola la tematica dell’emancipazione e la difesa dei diritti delle donne.

Il film prende spunto da un fatto realmente accaduto: il caso di Noha Roshdi, regista ventisettenne che trascinò in tribunale il suo molestatore, riuscendo ad ottenere la prima condanna della storia per le molestie sessuali in Egitto. Prima di Noha, l'Egitto non considerava tale molestia un reato giuridico.

Non parliamo di vicende primordiali ma del 1 ottobre del 2008, giorno in cui la Corte criminale del Cairo condanna a tre anni di carcere più un’ammenda di 5.000 lire egiziane il molestatore di Noha.

La giovane regista cammina lungo la strada, quando il conducente di un pik-up, dopo averla riempita di insulti, l'afferra per il seno trascinandola sull'asfalto per qualche metro.

Sono innumerevoli le donne egiziane che possono testimoniare la consuetudine di vicende del genere e che prima della sentenza di Noha sono state costrette a considerare fatti similari la normalità del Paese.
Noha racconta infatti di non essere stata aiutata dai passanti, malgrado dopo essersi liberata sia riuscita a reagire inseguendo il molestatore.

“Alcuni di loro hanno cercato di aiutare l’aggressore a scappare, altri cercavano di calmarmi, assicurando che l’avrebbero costretto a scusarsi e quando dicevo loro che le scuse non bastavano mi prendevano per matta. Uno mi ha persino detto: Non capisco cosa faccia una ragazza come te, qui, in mezzo agli uomini. E poi c’era chi stava lì a guardare dai balconi, come a teatro. Direte: ma non c’era nemmeno una donna? Sì, una c’era e si è avvicinata per dirmi: Lascia perdere, lascialo andare, non umiliarti in questo modo”.

Ma come riesce a spiegare con enorme delicatezza Mohamed Diab nel suo film, l'umiliazione inizia già dall'istante in cui un uomo tocca una donna contro la sua volontà. L'umiliazione è vivere nella rabbia di lasciarsi palpare sull'autobus che prendi ogni giorno per andare a lavoro, e sapere non solo di essere fisicamente impotente nel difenderti, ma essere coscienti del fatto che il Paese in cui vivi non farà mai nulla per condannare tale violenza.

Il caso di Noha fu una vittoria storica per l'emancipazione femminile in Egitto, non solo perché questa giovane donna riuscì a rivoluzionare una legge, ma perché la tenacia la premiò anche di fronte all'abbandono da parte della sua avvocatessa, Naglaa al-Imam, che nel processo d’appello difese, all'ultimo momento, il suo aggressore.

La colpa di Noha, a quanto pare fu quella di essere nativa di Jaffa, a nord di Tel Aviv: il suo ex legale infatti l'accusò di essersi inventata tutto per diffamare l'Egitto.

Cairo 678 è uscito nelle sale 2 anni dopo la conclusione della sentenza, i reati erano già diminuiti notevolmente ma dobbiamo ricordare che all'epoca dei fatti, secondo un sondaggio del Centro Egiziano per i diritti delle donne, l’83% delle donne egiziane dichiarava di subire molestie sessuali in luoghi pubblici e affollati.

In alcuni Paesi questo film, a distanza di 2 anni dall'uscita nella sale, non è ancora stato distribuito o ha avuto scarsa visibilità. In Francia è possibile vederlo in questi giorni e in Italia ha avuto esito positivo nei Festival ma non su grande schermo.

Oggi, nel nostro Paese, la rete delle donne "Se non ora quando" (Snoq), denuncia proprio in questi giorni il femminicidio, con un appello che chiede che i media cambino il segno dei racconti di quelle violenze, non li riducano a trafiletti, cancellando con le parole le responsabilità.

Sul sito, oltre a poter firmare l'appello viene chiaramente spiegata la situazione attuale della donna in Italia: sono cinquantacinque, dall’inizio di questo 2012, le donne morte per mano di un uomo. L’ultima vittima è una donna di 44 anni, di Cesena, uccisa pochi giorni fa dall'ex fidanzato con due colpi di pistola, davanti allo sguardo della figlia di 5 anni.

Sarebbe forse un bene che in un momento come questo le sale cinematografiche italiane ospitassero un film come Cairo 678, alimentando la lotta per i diritti delle donne, smuovendo gli animi e in particolar modo perché esempi come quelli di Noha Roshdi restino vivi e si ripetano nella storia e nel mondo.

N.B. Alla fonte c'è il collegamento al sito di"Se non ora quando" e la possibilità di visionare il film con sottotitoli in inglese.


Agoravox
 
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O t t a
view post Posted on 7/10/2012, 07:51




L'Egitto, il cinema e la rivoluzione tradita

di Dimitri Buffa

3 ottobre 2012

10i



I giovani egiziani non sono rassegnati a un regime dei Fratelli Musulmani solo perché a Obama va bene così. E a quasi due anni dalla rivolta di piazza Tahrir sentono che la loro rivoluzione è stata tradita. Così anche nell’arte cinematografica esprimono questi concetti. E a volte il silenzio è d’oro per lamentare queste cose. Infatti il film “La”, che in arabo significa “no”, è una pellicola quasi senza parole ancorché infarcita di citazioni, da Nelson Mandela a Martin Luther King, evocati con scene di repertorio. Tutte belle parole che poi vengono commentate in modo sarcastico attraverso il geniale mimo muto dell’attore Hesham Abdel Hamid, che è anche il regista del film prodotto dalla giovane Nadia Soleiman.

Hamid è un regista e attore egiziano, che non ha esitato a scendere anche lui a piazza Tahrir mischiandosi alla plebe. Oggi i giovani intellettuali sono disillusi, capiscono che le forze reazionarie dell’islamismo al potere, per non parlare dei salafiti, stanno cercando di sfruttare le forze giovanili e la voglia di libertà per coltivare i vecchi odi contro Israele e l’Occidente. Capri espiatori sempreverdi per non affrontare l’arretratezza culturale ed economica. «Vogliamo democrazia, libertà, uguaglianza e diritti civili nel nostro mondo arabo - dice alla stampa Abdel Hamid - senza le nostre rivoluzioni, non avremmo potuto far sentire la nostra voce, non avremmo potuto fare i nostri appelli». Ora però che le rivolte sono state tradite sente il dovere di lanciare un messaggio più forte. Forse anche per questo motivo che nella pellicola si è avvolto nella bandiera egiziana esultando in piazza. «Vedo una drastica trasformazione - dice ancora Abdel Hamid - ci sarà un totale cambiamento nel paese, nel modo di pensare ma anche per la cultura e le espressioni artistico-culturali».

Per la cronaca sappiamo che Abdel Hamid è padre di tre figli, sposato con un’egiziana. Entrambi sono buoni musulmani. Ma cosmopoliti, avendo vissuto tra Parigi, Mosca e Roma. L’internazionalismo diventa così un modo di rivolgere al mondo la propria speranza di riscatto: il “No” che è il titolo del film, in fondo, è una vera e propria presa di posizione politica contro chi ha già restaurato tutto il peggio di quel che c’era prima. Una specie di gattopardismo arabo islamico che questa pellicola che, da muta, parla più di quelle fin troppo prolisse di dialoghi superflui, denuncia all’Europa e all’America. La quale dopo avere appoggiato i Gheddafi, i Ben Alì e i Mubarak oggi ripete gli stessi errori fidandosi dei Morsi e dei Ghannouchi.

L'Opinione
 
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Antonia L'erede
view post Posted on 23/11/2013, 18:35




best seller e serie televisiva: che il velo sia da sposa! ghada abdel aal. divertentissimo. lo trovate su you tube .
 
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view post Posted on 7/12/2013, 09:11




Il primo film sui gay dell’Egitto
E le pesanti censure che rischia

06/12/2013

“Segreti di famiglia”, diretto da Hany Fawzy, è il primo film egiziano che tratta direttamente il tema dell’omosessualità. Anche se il film non avendo contenuti sessualmente espliciti, i censori del paese hanno contestato 13 scene della pellicola e hanno chiesto la loro eliminazione. La notizia è stata riportata dal Telegraph.

Video



IL FILM - Il film è basato sulla storia vera basata sulla vita di un giovane omosessuale cresciuto in una famiglia senza padre, con la madre e il fratello maggiore che da piccolo è stato vittima di abusi sessuali. Marwan, così si chiama il protagonista, durante il film si fa vedere da diversi terapeuti nel tentativo di liberarsi dei suoi impulsi sessuali. Vedendo l’omosessualità come una malattia da curare, Marwan si libera del suo orientamento naturale, ma non si trova bene nei suoi nuovi panni di eterosessuale.

LA CENSURA - Il regista Hany Fawzy ha detto che il consiglio per la censura ha chiesto di eliminare deelle scene che sarebbero essenziali per lo sviluppo della trama e che la loro rimozione danneggerebbero il valore artistico dell’opera. In una delle scene “incriminate”, Marwan confessa alla sorella di essere gay e in un altro accusa il padre di essere colpevole del suo orientamento sessuale. Ahmed Awadm capo del consiglio di censura, ha dichiarato all’AFP che “Segreti di Famiglia” non sarebbe stato censurato perchè parla di omosessualità. La censura della pellicola arriva proprio quando Elton John ha annunciato che terrà i suoi due concerti in Russia questo fine settimana, nonostante vi sia una legge nazionale che vieta la “propaganda dell’omosessualità” ai minori. Il cantante ha dichiarato di voler parlare della legge dal palco e incontrare le comunità LGTB locali.

Giornalettismo
 
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O t t a
view post Posted on 24/1/2014, 14:55




Cinema: Festival Luxor racconta l'Egitto che cambia
Direttore Rizkalla, dopo elezioni futuro cultura migliorerà


di Cristiana Missori

LUXOR, 23 GENNAIO 2014 - 14:19

Tre pellicole in anteprima mondiale, una serie di corti, una carrellata sul cinema indipendente egiziano, una retrospettiva dedicata a uno degli attori più amati, Noor El Sherif, e una rassegna sui grandi classici. Il Festival del Cinema egiziano e europeo di Luxor - che dal 19 al 25 gennaio propone in tutto 62 pellicole provenienti da 19 Paesi - sceglie di raccontare al pubblico e, in particolare, ai giovani, i grandi cambiamenti sociali che hanno attraversato l'Egitto negli ultimi decenni fino a giungere alla rivoluzione del 25 gennaio. Pellicole che non esitano a tirare fuori temi scomodi e parlare dei tabù che soffocano la società egiziana, in primis la religione e il sesso. Come Excuse my french (in concorso ufficiale) di Amr Salama, film presentato in anteprima alla serata inaugurale, che parla delle discriminazioni subite dai cristiani in Egitto; o Family Secrets di Hany Fawzi, che oggi pomeriggio sarà presentato (in première), e che ancora prima di essere distribuito ha suscitato enormi polemiche per l'argomento trattato: l'omosessualità. O ancora, Factory girl (questa sera in anteprima fuori concorso ufficiale), di Mohamed Khan, considerato uno dei maestri del neorealismo egiziano, in cui a essere protagoniste sono le barriere e le differenze sociali. Questa seconda edizione del Festival di Luxor, fa notare ad ANSAmed il direttore artistico, Youssef Cherif Rizkalla, rappresenta soprattutto un'occasione per meglio conoscere e apprezzare il cinema indipendente egiziano. Un cinema ben lontano da quello commerciale che soprattutto nell'ultimo decennio ha offuscato, per così dire, la grande tradizione portata avanti dalla produzione cinematografica egiziana, con star strapagate e temi troppo spesso di basso profilo. Tra i film proposti nella sezione dedicata (in tutto 8) ci sono le pellicole di Hala Lofty (Coming Forth by day, 2012); Ibrahim al Batout (The Winter of discontent, 2012); Yousry Nasrallah (The City, 1999); Ahmad Abdallah (Rags and Tatters, 2013) e Nadine Khan (Disorder, 2012). Che si tratti di cinema indipendente o di pellicole commerciali, pero', il dato saliente è che nel Sud dell'Egitto è difficile vedere i film perché le sale cinematografiche non esistono proprio. E Luxor non fa eccezione. "Se in tutto l'Egitto esistono circa 400 sale cinematografiche - dove la parte del leone la fanno il Cairo e Alessandria - in molti governatorati del Sud non ve ne sono proprio", sottolinea Rizkalla che per diversi anni ha presieduto il Festival internazionale del Cinema del Cairo, vetrina più importante della settima arte in tutto il Medio Oriente. E Luxor non è da meno, disponendo unicamente del centro conferenze, del palazzo della Cultura, del cinema all'aperto del club di canottaggio e del centro giovanile dove vengono proiettati i film del festival. Qui a Luxor, prosegue, "molta gente non sa nemmeno cosa sia il cinema. Le cose nel settore non vanno molto bene". In un Paese economicamente prostrato e dal futuro estremamente incerto, in attesa di eleggere un nuovo capo dello Stato e un nuovo Parlamento la settima arte e più in generale la cultura non sono proprio una priorità. "Credo che questo 2014 sarà un buon anno per il cinema", ritiene Rizkalla. "Con le elezioni e il ripristino della sicurezza, le cose andranno migliorando e la gente tornerà anche nelle sale". Quanto alla Cultura? "Dipenderà dal prossimo ministro", replica. "Dovrà battersi con i denti per difenderla". Cosa che finora i diversi ministri che si sono succeduti al dicastero dopo il 25 gennaio non hanno voluto o non hanno potuto fare.

ANSAmed
 
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O t t a
view post Posted on 29/1/2014, 09:42





Egitto: si chiude Festival Luxor, cultura contro terrorismo
Fra premiati Egitto, Grecia, Serbia e Georgia


27 gennaio 2014 - 12:46

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Membri della giuria e vincitori durante la cerimonia di premiazione del Festival del cinema egiziano e europeo di Luxor


LUXOR - Cala il sipario sulla seconda edizione del Festival del Cinema egiziano e europeo di Luxor, che dal 19 al 25 gennaio ha presentato al pubblico locale 62 pellicole provenienti da 19 Paesi. Lungometraggi premiati (concorso ufficiale) sono Withereing (2013), firmato dal giovane regista serbo Milos Pusic; The enemy within (2013), di Yorgos Tsemberopoulos (Grecia) e In bloom (2013) di Nana Ekvtimishvilli (Georgia). Per i corti vincono l'Egitto con Sara Rozik (The left shoe, 2013) e la Germania con Erik Schmitt (Rhino Full Throttle, 2013). Il Festival, ha ricordato uno dei giurati nel corso della premiazione, l'attrice greca Katerina Didaskalou, "ha rappresentato un momento di dialogo e di contatto fra le due sponde del Mediterraneo e, in particolare, fra i giovani egiziani e i registi presenti, sia egiziani che europei". Quel che è emerso in questa settimana, ha tenuto a sottolineare Didaskalou, fra i sette giurati che hanno consegnato i riconoscimenti, è che "le due sponde sono molto simili e condividono gli stessi sentimenti e valori: amore, bellezza, libertà, felicità, speranza". A crescere rispetto alla prima edizione, ha aggiunto dal canto suo la presidente del Festival, Magda Wassef, è soprattutto "la partecipazione dei giovani e delle donne". Il festival - sostengono gli organizzatori - non poteva però chiudere gli occhi su quanto accade nel resto del Paese. Mentre le principali città sono ripiombate nella violenza, da Luxor, dove nessun disordine si è registrato - anche in occasione del 25 gennaio, quando la gente è scesa in piazza per festeggiare il terzo anniversario della rivoluzione - il mondo della cultura ha scelto di lanciare un messaggio di speranza e "di sostegno al popolo egiziano, alle forze armate e al generale Al Sisi, in lotta contro il bieco terrorismo sotto ogni sua forma. L'Egitto ce la farà come ce l'ha fatta in passato", dicono. La vera vittoria, avvertono, è quella contro il terrorismo.

ANSAmed
 
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view post Posted on 31/1/2014, 00:21




Mr. Peabody e Sherman – Ecco una nuova clip direttamente dall’antico Egitto
Nuova clip per Mr. Peabody & Sherman il cartoon targato DreamWorks e diretto da Rob Minkoff. Il video ci catapulta indietro nel tempo, più precisamente nell’antico Egitto

30 gennaio 2014 - 19:00

di Filippo Magnifico

MR.-PEABODY-SHERMAN-Booby-Trap-Official-Clip-YouTube


Che ne dite di fare un salto nell’antico Egitto? È possibile grazie a questa nuova clip di Mr. Peabody & Sherman, il cartoon targato DreamWorks diretto da Rob Minkoff.

Video
MR. PEABODY SHERMAN - Booby Trap Official Clip - YouTube



Protagonisti di questa storia sono il super intelligente cane Peabody e Sherman, un ingenuo ragazzino occhialuto. I due sono ritratti all’interno di diverse epoche, cosa possibile grazie alla “Wayback Machine“, una straordinaria macchina del tempo creata dal cane scienziato.

Mr. Peabody (voce originale di Ty Burrell, vincitore di un Emmy Award® con “Modern Family”) è un maniaco del lavoro, inventore, scienziato, premio Nobel, buongustaio, vincitore di due medaglie olimpiche, un genio… che si dà il caso sia un cane. Utilizzando la sua invenzione più ingegnosa, la macchina WABAC, Mr. Peabody e Sherman (Max Charles – “The Amazing Spider-Man”), il ragazzo da lui adottato, tornano indietro nel tempo e vivono in prima persona alcuni eventi epocali, oltre a interagire con alcune delle maggiori personalità del passato. Ma quando Sherman trasgredisce le regole dei viaggi nel tempo, i nostri due eroi devono correre ai ripari per ripristinare la storia e salvare il futuro, mentre Mr. Peabody deve affrontare la maggiore sfida della sua vita: diventare padre.

Mr. Peabody & Sherman è ispirato a Peabody’s Improbable History, serie prodotta per la TV americana da Jay Ward utilizzando i personaggi creati da Ted Key, è andato in onda per la prima volta nel 1959 all’interno del programma della ABC Rocky e Bullwinkle (trovate maggiori informazioni su Kids). Qui trovate la pagina facebook italiana del film.

Screenweek
 
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