Mal d'Egitto

Film ambientati in Egitto

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hayaty
view post Posted on 18/11/2007, 00:08




Motore....Azione!

di Giorgio De Neri
16-11-2007



“Halim”
di Sherif Arafa

Il Medfilmfestival è ormai diventato un appuntamento dei primi di novembre atteso dai cinefili almeno quanto gli appassionati di tennis nello stesso periodo aspettano le partite dei Master che si tengono a Shangai. Inoltre questa manifestazione, che elargisce premi che possono sempre fare comodo, come curriculum ai registi giovani e a tutti gli altri di nicchia per rimediare quattro soldi (che non fanno mai male), da anni si sta distinguendo per la nutrita rassegna di cinema arabo, turco e israeliano che ci propone. E arrivando quasi sempre a ridosso dalla appena terminata rassegna sul cinema israeliano, contribuisce come quest’ultima a creare una reale consapevolezza di quella parte di Mediterraneo che si chiama Medio Oriente. In particolare sia i registi israeliani sia quelli arabi stanno facendo l’impossibile per convincere l’occidente che in quelle terre non tutto è “arb”, cioè guerra. Quest’anno tra i film in concorso ci ha molto impressionato “Halim”, il kolossal egiziano diretto da Sherif Arafa. Centocinquanta minuti per raccontare la storia dell’Egitto contemporaneo attraverso l’autobiografia in musica di un cantante idolo per tutto il popolo egiziano. Ma anche per i due raiss che rovinarono l’Egitto, cioè Nasser prima e Sadat poi. Nel cast oltre al protagonista Ahmed Zaki, troviamo anche Haitam Zaki, Mona Zaki, Solaf Fawakhergy, Gamal Soliman, Ezzat Abo Ouf.

Abdel Halim Hafez detto l’usignolo era quindi un cantore di canzoni d’amore ma anche un aedo del regime. Halim, tombeur de femmes che incarna la malinconia egiziana, ha una vita terribile: orfano, lasciato in un orfanotrofio, adottato da due pigmalioni del mondo della musica egiziano, alla fine trova la propria strada dopo anni di sacrifici. Il film è un flash back della sua vita attraverso l’espediente di una intervista rilasciata alla radio egiziana che parte nei suoi ricordi da quando ha avuto un collasso sulla scena e si ritrova ricoverato all’ospedale. La tecnica è la solita del film che si mescola al documentario con immagini d’epoca relative sia alla Guerra dei sei giorni sia a quella del 1973. La rievocazione della memoria di Halim va perciò a toccare anche la politica: lui, così come e insieme alla sua omologa al femminile Umm Kulthum, erano stati i cantori della guerra contro Israele. Quando impazzava e poi impazziva il panarabismo nazionalsocialista di Gamal abd al Nasser. E lo saranno anche dopo, con Sadat, all’epoca della guerra di Yom Kippur. Incarnando una volta di più l’immaginario sbagliato del popolo arabo in generale ed egiziano in particolare: quello della impossibile rivincita contro il colonialismo, erroneamente fatto incarnare allo stato di Israele. Che invece cercava a propria volta una propria indipendenza dall’Europa e un posto in cui essere nazione e popolo.

La propaganda araba all’epoca ricordava quella sovietica contro gli Stati Uniti. Niente a che vedere con l’Islam e tanto meno con il fanatismo. L’Egitto degli anni ’50 e ’60 è un paese molto libertario con i costumi sessuali, e non esistono né i kamikaze né gli imam barbuti, quelli che vanno in giro in cerca di peccatori e peccatrici. Solo nell’entroterra desertico dell’Arabia e di pochi altri paesi arabi si possono vedere le cose che adesso sono pane quotidiano anche nelle grandi città. Bella la scena in cui si mettono a confronto negli spezzoni dei documentari d’epoca le notizie dal fronte così come arrivavano con la propaganda radiofonica del regime e con le notizie dei radiogiornali delle radio straniere. Si capisce che la gente era disorientata con il cervello che si volgeva ai due punti di riferimento con la frenesia con cui si volta prima da una parte e poi dall’altra chi assiste a a una partita di ping pong. Finchè si vede la scena della apparizione televisiva di Nasser che ammette la sconfitta e si dimette pubblicamente.

L’Egitto di Halim è quello dell’illusione di grandezza e poi della tragica disillusione della “nabka”, cioè della disfatta sociale, economica e morale che contagiò mezzo mondo arabo dopo la rotta militare nella Guerra dei sei giorni. E che fu causa non ultima della islamizzazione estremistica della società da parte dei Fratelli musulmani. Il ritmo del film è molto europeo, anzi mediterraneo come il festival, e quindi è molto godibile. Ma quella che va premiata nella pellicola è la grande onestà intellettuale del regista che non narra mai in maniera elogiativa le cose. Usando invece il timbro dell’ “ironia nostalgica”. Per “i bei tempi che furono”. Anzi che non furono. E sono sempre drammaticamente sottolineati gli errori politici che hanno portato l’Egitto di oggi a essersi trasformato in quell’inferno senza libertà che tutti conoscono e che Magdi Allam ha descritto superbamente nei propri libri.

L'Opinione
 
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jasmina623
view post Posted on 19/11/2007, 14:35




mi piacerebbe tanto vedere questo film...ma come faccio?
sara' solo in arabo? :wacko:
jasmina
 
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hayaty
view post Posted on 15/3/2008, 14:53




Rachel Weisz torna sul set in Egitto, senza la Mummia
pubblicato: sabato 15 marzo 2008

Sette anni dopo l’inquietante “The Others”, Alejandro Amenabar, vincitore nel 2004 del Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia e dell’Oscar per il miglior film straniero con “Mare Dentro”, torna alla regia di un film anglofono. Lo fa con Agora, film epico ambientato in Egitto nel quarto secolo d.c., di cui ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Mateo Gil.

L’intento di Amenabar sarebbe quello di usare un approccio iper-realistico nella realizzazione della pellicola. “Vogliamo che il pubblico veda, senta e percepisca con tutti i sensi l’antica civiltà egizia esattamente come fosse perfettamente reale e presente.”

Rachel Weisz (premio Oscar per “The Constant Gardener - La cospirazione”) vestirà i panni di Hypatia di Alessandria, leggendaria astrologa e filosofa, mentre Max Minghella (”Syriana”) sarà il suo schiavo Davus. Completano il cast Homayoun Ershadi (”Il cacciatore di aquiloni“), Ashraf Barhom (”The Kingdom”), Michael Lonsdale (”Munich”) e Rupert Evans.

Cine Blog
 
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hayaty
view post Posted on 21/3/2008, 16:20




"Non è un film ambientato in Egitto, ma tratta il tema dello storico attrito fra Egitto e Israele. Credo che sia molto interessante dal punto di vista culturale. Hay."


LA BANDA

di Eran Kolirin


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Sceneggiatura: Eran Kolirin
Fotografia: Shai Goldman
Montaggio: Arik Lahav Leibovitz
Musiche: Habib Shehadeh Hanna
Scenografia: Eitan Lvei
Costumi: Doron Ashkenazi
Interpreti: Ronit Elkabetz, Sasson Gabai, Uri Gavriel, Imad Jabarin, Ahuva Keren, Rubi Moskovitz, Khalifa Natour, Eyad Sheety, Saleh Bakri.
Produzione: July-August Productions, Bleiberg Entertrainment, Sophie Dulac Productions
Distribuzione: Mikado
Nazionalità ed anno: Israele / Francia, 2007
Durata: 90'
Data di uscita: 21 marzo 2008
Titolo originale: Bikur Ha-Tizmoret / The band's visit
Sito ufficiale
Sito italiano
Trailer


Trama e critica a cura di Luca Peretti

Israele ed Egitto, una vicinanza complicata, due paese confinanti con anni di guerra alle spalle e questioni mai risolte. Eppure, come racconta il regista, negli anni ottanta il venerdì pomeriggio la televisione israeliana trasmetteva ore ed ore di film egiziani con protagonisti belli e impossibili. Proprio un gruppo di egiziani, la banda musicale del titolo, sbarca in un paesino israeliano attraversato da un'autostrada con grandi lampioni.
La banda infatti non ha trovato all'aeroporto chi doveva accoglierli, ed il cocciuto "direttore d'orchestra" decide di condurre i suoi a destinazione senza consultare l'Ambasciata d'Egitto. Goffo tentativo, goffo risultato: la città cercata era naturalmente un'altra, e non questa poco ridente località, dove non c'è nessun centro di cultura araba da inaugurare, proprio perché "qui non c'è per niente cultura, né araba, né israeliana" come dice la protagonista femminile, Dina, una ragazza del luogo.
Ma da questo incontro tra due realtà, la banda della polizia di Alessandria e gli abitanti di un paesello israeliano lontano dalle grandi città, possono nascere interessanti ed inaspettati percorsi: qualcuno sarà solo un ospite indesiderato, qualcuno contribuirà alla nascita di un amore, qualcun altro si limiterà a dormire sul pavimento di uno squallido ristorante.
Un piccolo film che cerca insomma di andare oltre le differenze etniche e culturali, per restituirci una realtà che vuole essere soprattutto profondamente umana. Ci riesce forse senza entusiasmare troppo ma anche (davvero difficile in questi casi!) senza scadere mai nel ridicolo. Alcune scene poi, sono da antologia, come quella dove il giovane, bello ed irrequieto latin lover della banda canta Chet Baker alla signorina dell'ufficio informazioni degli autobus, o le sequenze nella discoteca locale, al cui confronto la sala da ballo di Berlinguer ti voglio bene è il posto più bello del mondo.
Una cinematografia, quella israeliana, straordinariamente vitale e che produce opere interessanti anche quando non parla dell'eterna guerra (come l'acclamato Meduse recentemente uscito in sala anche in Italia). Qui i conflitti sono solo accennati, pesati, e la violenza non c'è. C'è, casomai, un tentativo di mostrare come superarli questi conflitti, con l'ospitalità, l'accoglienza, facendo leva su comuni interessi, istinti e difficoltà.
Non si può evitare poi di polemizzare, ancora, con il doppiaggio: se arabo ed ebraico sono lasciati in originale, c'è da ipotizzare che la lingua che parlano fra di loro israeliani ed egiziani sia l'inglese, che nel film viene però doppiata. Cosicché le persone, nello stesso film, parlano con due voci diverse, una doppiata orrendamente in italiano, e l'altra nella lingua di appartenenza. Uno svilimento unico.

Zabriskie point
 
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falak
view post Posted on 4/5/2008, 16:33




CITAZIONE (hayaty @ 15/3/2008, 15:53)
Rachel Weisz torna sul set in Egitto, senza la Mummia

Qualcosa in più sul film:

L'antico Egitto rivive in Agora

Il regista premio Oscar Alejandro Amenabar sta ricreando l'antico Egitto per il suo nuovo film, Agora, con Rachel Weisz: il set appare davvero imponente...

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Abbandonato il proprio ruolo nel franchise della Mummia, l'attrice Rachel Weisz si ritrova nuovamente nell'antico Egitto in un film di tutt'altro genere: sarà infatti la protagonista di Agora, pellicola che segna l'atteso ritorno dietro la macchina da presa di Alejandro Amenabar, il regista spagnolo premiato con l'Oscar per Mare Dentro.

La Weisz sarà un'astrologa/filosofa che si batte per salvare il sapere raccolto dall'uomo nei secoli quando sorgono rivolte religiose che minacciano la mitica Biblioteca di Alessandria. Per ricreare i fasti dell'antico Egitto le strade possibili erano 2: affidarsi totalmente agli effetti digitali o ricostruire fisicamente le imponenti ambientazioni.
La strada intrapresa da Amenabar sembra essere proprio la seconda, a giudicare da una prima immagine scattata sul set del film nell'isola di Malta, dove le riprese si protrarranno per 76 giorni.

Agora uscirà a settembre 2009 ed è il progetto più ambizioso mai realizzato fino ad ora da Amenabar, noto sorpattutto per gli ottimi thriller Apri gli Occhi (di cui Vanilla Sky è il remake) e The Others. Visti i nomi coinvolti nel progetto, possiamo tranquillamente mantenere alte le nostre aspettative...

30 Apr. 2008

badtaste
 
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hayaty
view post Posted on 16/6/2008, 21:50




IN COMA IL REGISTA EGIZIANO YOUSSEF CHAHINE, LANCIO' OMAR SHARIF

Qui si può leggere l'intero articolo
 
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tom61
view post Posted on 22/6/2008, 09:16




» 2008-06-21 17:04
Cinema: Taormina premia film egiziano
La giuria presieduta da Ozpetek sceglie 'Eye of the sun'
(ANSA) - ROMA, 21 GIU - Il Golden Tauro della 54ma edizione del Taormina Film Fest e' andato al film egiziano 'Eye of the Sun' di Ibrahim El Batout. La giuria della manifestazione - composta da Ferzan Ozpetek (presidente), Mirsad Purivatra e Jytte Jensen - ha poi assegnato il premio per miglior interprete a Tanja Ribic per il film Tractor Love and Rock and Roll di Branko Djuric (Slovenia). Il premio speciale della Giuria e' invece andato a Summer Book di Seyfi Teoman (Turchia).
 
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hayaty
view post Posted on 22/6/2008, 19:29




Approfondimento:


Eye of the Sun
di Ibrahim El Batout

Il Cairo visto attraverso gli occhi del sole


Una lieta sorpresa questa della vittoria di Eye of the Sun (Ein Shams) al Festival di Taormina: presentato al mercato di Cannes - dove ho avuto la fortuna di vederlo grazie al passaparola di un’amica tunisina che l’aveva appena visto in Egitto - il film è stato selezionato in concorso al festival siciliano diretto da Deborah Young in anteprima mondiale: una scelta che conferma il gusto affinato della direttrice, nonché l’apertura di Taormina alle migliori produzioni cinematografiche del Mediterraneo. Sì, perché questo piccolo grande film è davvero - accanto a L’Aquarium di Yousry Nasrallah - una delle produzioni egiziane migliori degli ultimi tempi, capace di dipingere a piccoli ma incisivi tocchi un affresco politico-poetico dell’Egitto contemporaneo.

Siamo a Ein Shams, antico quartiere del Cairo: un tempo Heliopolis, fastosa capitale dell’Egitto durante l’era faraonica, e divenuto poi un luogo sacro per i cristiani, legato alla visita di Gesù Giuseppe e Maria, Ein Shams è ora uno dei quartieri più poveri e trascurati della capitale egiziana. Non è un caso che Ibrahim El Batout - giovane regista egiziano indipendente che tre anni fa, con il film di debutto Ithaki, aveva suscitato grande scalpore - sia tornato dietro la macchina da presa per ambientare qui la sua storia e regalarci un piccolo gioiellino cinematografico che mescola con sapienza documentario e finzione, rispecchiando il percorso artistico del regista.

Lo stesso El Batout ci racconta in maniera appassionante come è nata l’ispirazione per questa sua opera seconda, nelle note di regia consultabili sul blog del fim: “Nell’agosto del 1988 sono andato nel quartiere di Ein Shams per documentare con la mia videocamera la sommossa che era scoppiata contro la polizia. Nello scontro con un poliziotto sono stato ferito da un colpo di pistola al braccio destro. Così è cominciato il mio lavoro di reporter di guerra: ho documentato in 18 anni circa 12 guerre in 30 paesi differenti. Poi all’inizio del 2004 sono tornato al Cairo, sentendomi disincantato dal mondo e dal mio lavoro (…) L’idea del film Ein Shams è nata nel 2005, dopo aver realizzato il mio primo film di finzione Ithaki. Lavoravo ad un progetto di laboratorio teatrale e cinematografico con i bambini dell’Alto Egitto insieme all’insegnate e regista Mohamed Abdel Fatah, e lui, che vive ad Ein Shams, mi ha chiesto di ambientare lì il mio film successivo. Essendo un luogo che mi aveva affascinato da anni, scrissi subito una storia che poteva essere ambientata in quel quartiere, ma utilizzando anche il materiale che avevo girato nella mia ultima visita in Iraq: in questo modo ho chiuso il cerchio del mio lavoro di documentarista che avevo deciso di iniziare proprio ad Ain Shams circa 20 anni fa”.

Eye of the Sun è un film polifonico: una voce fuori campo racconta le storie di diversi personaggi che si intrecciano. Ecco il tassista Ramadan, che decide con la moglie di avere un altro bambino; la loro figlioletta undicenne Shams, vivace e curiosa, che vuole andare a tutti i costi a visitare il centro della sua amata città e che si immagina come in una favola; la giovane cantante Mariam, che intona una melanconica canzone irachena in un centro culturale; tra il pubblico, ad ascoltarla, c’è un’altra Maryam: una dottoressa che ha studiato le conseguenze della guerra in Iraq e i diversi tipi di cancro provocati dall’uranio impoverito, come sottolineano le immagini di repertorio (“cercavano le armi, hanno trovato l’uranio impoverito che hanno rovesciato nel 1991”). E ancora, El Tayeb, un uomo che è stato in prigione sotto Saddam; e poi un giovane e corrotto politico rampante, che diffonde promesse nel quartiere e poi sparisce da Ein Shams, non appena eletto.

Come in un antico mosaico, il film raccoglie, accumula, mette una accanto all’altra tante storie differenti, che viste nel loro insieme compongono un disegno unico: la sofferenza e la speranza contenute nella vita umana, la corruzione e la decadenza che affliggono l’Egitto contemporaneo… Il film capta “una realtà deludente, guastata dalle contaminazioni della modernità, che ammala i corpi - attraverso i veleni assorbiti da acqua, cibo e aria - e fiacca le menti, anche quelle pronte a sfidare la locale decadenza politica e sociale e perfino le tragedie post-belliche di un Iraq particolarmente vicino” (Maria Rosaria Cerino). Nel gioco di specchi tra micro e macrocosmo, tra vicino e lontano, tra locale e globale, si situa anche la sorte infausta della figlia di Ramadan. La piccola Shams si ammala infatti proprio di leucemia - come i bambini in Iraq su cui aveva indagato la dottoressa Maryam - e la sua morte lascia un’assenza incolmabile… Proprio la foto della bambina nel taxi di Ramadan e la sua triste storia raccontatale dal padre spingono la cantante ad intonare la sua triste canzone, all’inizio del film.

Un film che è fatto di storie intrecciate in un percorso circolare, come l’occhio del sole. "Chi sono io? Non importa..." - così la voce fuori campo ci confessa alla fine del film. E in effetti questa voce può essere quella del tassista Ramadan, ma anche quella del regista, o anche - perché no? - quella dello stesso quartiere di Ein Shams: l’occhio del sole che guarda dall’alto della sua storia millenaria questi piccoli esseri in movimento, come la piccola Shams che continua a sorridere a suo padre dal cielo ed a fare i dispetti alla sua macchina sgangherata…

Maria Coletti


Cast & Credits Eye of the Sun (Ein Shams)
Regia: Ibrahim El Batout; sceneggiatura: Tamer El Said, Ibrahim El Batout; fotografia: Hesham Farouk Ibrahim; montaggio: Ahmed Abdallah; suono: Mohab Mostafa Ezz; scenografia: Shimaa Aziz; musica: Amir Khalaf; interpreti: Hanan Youssef, Boutros Boutros-Ghaly, Ramadan Khater, Hanan Adel, Samar Abdelwahab, Maryam Abo Doma, Ahmad Mostafa, Mohamed Abdel Fatah; origine: Egitto, 2008; formato: 35mm; durata: 90’; produzione: Sherif Mandour per Film House.


Cinemafrica
 
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falak
view post Posted on 29/7/2008, 19:02




Film sulla religione divide l'Egitto

"Hai mai visto un mendicante cristiano?", chiede uno sheikh a un altro, lagnandosi poco dopo del fatto che in Egitto i cristiani controllino i tre quarti delle ricchezze del Paese. Quasi in contemporanea, un prete copto chiede a un suo collega: "quanti ministri cristiani ci sono all'interno del governo?". Sono soltanto alcune delle battute agrodolci di Hassan e Morkos, il film di Rami Imam - uscito da poco nelle sale egiziane - che affronta con leggerezza il più grande tabù che un Paese arabo abbia: quello della religione.

Due mostri sacri del cinema egiziano, il grande Omar Sharif e l'esilarante comico Adel Imam, padre del regista, interpretano Al Attar, uno sheikh musulmano, e Boullos, un prete copto. Minacciati dal fanatismo religioso delle rispettive confessioni, ai due viene imposto dalle autorità civili di adottare una nuova identità: Boullos diventa così Hassan, un imam molto devoto, mentre Al Attar (Omar Sherif) diventa Morkos, un uomo d'affari copto appena rientrato dagli Stati Uniti.

Presto i due, con le rispettive famiglie, diventano vicini di casa e da qui una serie di episodi tragicomici metteranno a nudo l'ignoranza e il sospetto che spesso caratterizzano le relazioni tra musulmani e cristiani, in un Paese, l'Egitto, in cui i copti rappresentano tra il 6 e il 10 per cento di una popolazione che ha ormai superato gli 80 milioni di abitanti.
E se in pubblico le parole che più ricorrono sono "unità nazionale" - perchè sempre di cittadini di un'unica nazione si tratta - in privato è la diffidenza a regolare i rapporti tra le due comunità.

Già con l'avvento dell'estremismo islamico a metà degli anni'70 e, segnatamente con l'esilio di Papa Shenouda III nel settembre 1981 nel monastero di San Bishoi (nel deserto alessandrino), voluto dal presidente Sadat e durato fino al 1985, quando, a tre anni dall'assassinio del rais, Hosni Mubarak liberò il Patriarca, i legami tra i cittadini egiziani di fede islamica e copti si incrinarono fortemente, portando a una ascesa del radicalismo cristiano.

Molti i detrattori della pellicola che, "pur avendo portato all'attenzione del pubblico la questione religiosa, non affronta in profondità il perchè della rabbia dei cristiani e dell'ostilità dei musulmani nei loro confronti".
Per il critico Tarek Shennawi, poi, il ruolo dello Stato non viene messo in evidenza. Secondo Shennawi, infatti, dietro il dilagare della corruzione degli apparati di sicurezza che controllano i dossier religiosi - degrado morale che spinge cristiani e musulmani verso una crescente contrapposizione settaria - vi sarebbe proprio lo Stato, colpevole di trattare le questioni sociali alla stregua di un problema di sicurezza, avvelenando così i rapporti tra le due comunità.

Nonostante gli attacchi, Hassan Wi Morkos è stato campione di incassi, con circa 120 mila euro nei primi due giorni di proiezione.

29/07/2008 08:07

Filmfilm
 
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falak
view post Posted on 31/7/2008, 19:26




Le braccia del sole al cinema

Il romanzo di Roberto Zacco diventerà presto un film prodotto da Lucas Foster.

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Il produttore dell'action movie Mr. & Mrs. Smith Lucas Foster, ha opzionato i diritti cinematografici di Le braccia del sole, romanzo scritto da Roberto Zacco e pubblicato da Mondadori.

Il romanzo fa parte di una trilogia dedicata ai faraoni dell'antico Egitto e si focalizza su Nefertiti, moglie di Akhenaton, il primo sovrano a sposare la fede monoteista.

Per Foster e la sua Warp Films questa è una strada completamente nuova da battere, dopo aver prodotto il poliziesco La notte non aspetta, interpretato da Keanu Reeves e Forest Whitaker, e Law Abiding Citizen, con Gerard Butler, attualmente in lavorazione.

Il produttore parla di Le braccia del sole come di un romanzo "incentrato su una delle più intriganti donne della storia che sarà la base di partenza per realizzare un film d'avventura epico e romantico". La pellicola sarà prodotta da Foster insieme a Stefano Gallini-Durante. Il budget si aggira intorno ai 30 milioni di dollari. Le riprese verranno effettuate in Marocco e a Dubai.

31.07.2008


Movieplayer
 
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falak
view post Posted on 26/8/2008, 13:22




Presto (forse) una Passione egiziana

A due anni dalle prime anticipazioni diffuse, lo sceneggiatore egiziano Fayez Ghali, di confessione copta, è tornato a inizio agosto a rilanciare sulla testata Al-Masry Al-Youm il suo progetto di film biografico sull’infanzia di Gesù. Christ and the Other, che verrà prodotto da Video Cairo e le cui riprese inizieranno entro l’anno in Egitto, Siria e Giordania, racconterà l’infanzia del Cristo fino all’età di sei anni, secondo la visione del cristianesimo ortodosso. Già due anni fa, nonostante la distribuzione in Egitto del film di Gibson non avesse creato problemi, alcuni membri dell’università Al Azhar hanno sollevato alcune perplessità sul progetto, facendo riferimento all’interdizione che nei paesi islamici pesa sulla rappresentazione di tutti i profeti, compreso Gesù (Issa ibn Maryam, secondo il Corano), nel 1994 invocato con successo per far sequestrare il film Al-Mohager di Youssef Chahine, ispirato alla storia del profeta Giuseppe. Ghali ha rivendicato il diritto di far riferimento al dettato ortodosso, in piena fedeltà alla sua confessione religiosa, ma è pur vero che sia il produttore (Mohammed Ashoub) che il regista (Samir Seif, Ma’ali Al-Wazir) annunciati a suo tempo sono musulmani, e il film sarebbe il primo realizzato in Egitto sulla figura di Cristo.

sabato 23 agosto 2008

cinemafrica
 
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falak
view post Posted on 5/9/2008, 17:20




Transformers 2 in Egitto

Stanno per terminare le riprese americane di Transformers: Revenge of the Fallen, che si stanno svolgendo attualmente in New Mexico. Prossima tappa? L'Egitto...

La seconda fase di riprese di Transformers: Revenge of the Fallen, iniziata ormai a luglio e proseguita, a parte l'incidente di Shia LaBeouf, fino ad oggi, si sta concludendo. Le riprese in New Mexico sono quasi finite, e secondo quanto riporta Transformerslive la produzione si sposterà presto in... Egitto.

A riferirlo sarebbe stato il fidanzato di Megan Fox, Brian Austin Green, il quale ha parlato al Philadelphia Preston and Steve morning show, durante una intervista di promozione di Terminator: The Sarah Connor Chronicles.

Già a marzo si era rumoreggiato uno spostamento della produzione in Egitto: ci si chiede ora quali scene, dopo la Cina, coinvolgeranno questo Paese...

Nel cast di Transformers: Revenge of the Fallen torneranno Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, Tyrese Gibson, John Turturro, Isabel Lucas, Matthew Marsden, Aaron Hill.

Diretto da Michael Bay, Transformers: Revenge of the Fallen uscirà il 26 giugno 2009.

venerdì 05 settembre 2008

badtaste
 
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hayaty
view post Posted on 10/9/2008, 17:38




WILL SMITH È UN FARAONE
L'antico Egitto guidato da un attore di Philadelphia

09/09/2008


È uno degli attori più potenti del mondo, dunque non avrà problemi a interpretare un faraone: Variety dice che Will Smith sarà il protagonista di "The Last Pharaon".

La storia è quella del faraone che regnò sull'Egitto da 690 al 664 a.C. e che fra le altre cose ingaggiò un'epica battaglia contro l'esercito assiro guidato da tale Esarheddon. Come tutto ciò evolverà in una sceneggiatura è ancora da capire, però sappiate che l'autore dello script sarà Randal Wallace, uno che di guerre se ne intende. Ha infatti scritto "Braveheart", "Pearl Harbor" e "We Were Soldiers".

Che altro aggiungere? Columbia Pictures produce la pellicola insieme a Overbrook Entertainment (società di Will Smith). Per il momento mancano indicazioni sul regista e sugli altri attori, ma c'è tutto il tempo per trovare i nomi giusti.


MTV
 
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falak
view post Posted on 10/9/2008, 19:44




Evvai...il mio sogno si avvera!!!

Uno dei miei attori preferiti......film ambientato in Egitto............non vedo l'ora!!!! :wub:

Edited by falak - 12/11/2008, 20:14
 
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falak
view post Posted on 12/11/2008, 20:13




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Tra gli interpreti Omar Sharif

In concorso l'egiziano 'Hassan e Morqos', l'amicizia che va oltre la religione

Il produttore Adeeb: ''Con tono comico raccontiamo lo scontro tra copti e musulmani''


E' un approccio comico al tema del conflitto tra musulmani e cristiani quello adottato dal regista egiziano Rami Imam nel suo ultimo film. 'Hassan wa Morqos' (Hassan e Morqos), proiettato a Roma nell'ambito del Concorso ufficiale del MedFilm Festival, racconta l'amicizia tra un prete copto e un predicatore musulmano. "Non si tratta solo di Islam", spiega Adel Adeeb, produttore del film, in un'intervista ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. "Gli artisti guardano agli esseri umani, per questo abbiamo affrontato la storia dal punto di vista di un essere umano, non da quello di un rabbino, di un prete, di uno shaykh o di un governo", aggiunge.

Adeeb, cresciuto in una famiglia di registi, è uno dei principali produttori sulla scena cinematografica egiziana. Ha prodotto pellicole di grande successo in Egitto e in tutto il mondo arabo. 'Morgan Ahmed Morgan', ad esempio, mescola il dramma e la commedia in una saga di famiglia, mentre 'Palazzo Yacoubian' è un film controverso sui tabù sociali, tra cui la corruzione, la violenza politica e l'omosessualità. Il film di Rami Imam, che vede tra gli interpreti Omar Sharif, ha un approccio leggero alle differenze religiose e Adeeb se ne dice molto soddisfatto, anche perchè è stato accolto bene dal pubblico.

"Volevo studiare le reazioni del pubblico di persona, così mi sono recato in vari cinema", spiega ad AKI. "Quando c'era la battuta di un cristiano su un musulmano, metà della platea si metteva a ridere, per poi fermarsi. Avevano paura. Lo stesso quando c'era la battuta di un musulmano su un cristiano. La metà del pubblico si metteva a ridere e poi si bloccava. Dopo 20 o 25 minuti, i presenti ridevano tutti insieme come matti. Perché questa è la realtà, questa è la vita", spiega.

"Gli egiziani amano ridere, risolvono i problemi ridendo o piangendo. Ma alla fine il riso facilita tutto: è quel che capita in questo film", dice Adeeb, a capo della casa di produzione Good News for Film and Music, con sede al Cairo. Ora è impegnato nella produzione di un nuovo film, incentrato sul ruolo dei media e sul modo in cui influenzano il cambiamento politico. "In Egitto vi sono circa 200 giornali che crocifiggono il governo e il presidente. E' ridicolo - sostiene - le persone che hanno in mano carta e penna sono diventate più selvagge degli altri esseri umani".

12 Nov.2008

Adnkronos
 
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82 replies since 17/9/2005, 01:39   13988 views
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