Mal d'Egitto

Libri & Riviste , Recensioni sui libri + belli e le riviste pubblicate sull'Egitto

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bititina81
icon6  view post Posted on 16/3/2012, 09:10




Ciao a tutti!!!
ieri sono stata nella biblioteca del mio paese ed ho trovato "La sposa di Assuan"!!! :lol:

Grazie ai vostri consigli, l'ho preso subito in prestito!! ;) :GRAZIE:

il mese scorso ho letto "Gli occhi del deserto" di Zoe Ferraris. La storia non è ambientata in Egitto , ma a Jeddah in Arabia Saudita che però si trova sempre sul Mar Rosso (l'Egitto viene però menzionato alcune volte).

A me è piaciuto molto, è davvero una finestra nella cultura araba, una cultura affascinante ma piena di contraddizioni.

Questa è una breve trama:

Gli occhi del deserto
di Zoë Ferraris
Due cose non hanno segreti per Nayir ash-Sharqi: il deserto e il Corano. Palestinese, musulmano devoto, lavora da anni come guida tra le dune dell’Arabia Saudita. Ma se il suo sguardo abbraccia sicuro la vastità del deserto, si abbassa pudico di fronte a ogni donna, nel timore di scorgere qualche parte scoperta del corpo femminile, per quanto velato.Perciò, lo turba non poco il favore che gli chiede il suo amico Othman, figlio di una facoltosa famiglia saudita: cercare sua sorella Nouf, di[...]


Buona lettura a tutti!! :baciotti:




 
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hayaty
view post Posted on 23/4/2012, 17:02




Se gli occhi delle donne possono cambiare l'Islam
Il saggio della nostra collega Francesca Caferri, Il paradiso ai piedi delle donne, in uscita per Mondadori, racconta la rivoluzione del mondo musulmano attraverso diverse figure femminili

23/04/2012

Le donne che stanno cambiando il mondo musulmanoNella fotografia che ho sotto gli occhi Huda Shaarawi ha un'espressione grave, in contrasto con il viso fresco, quasi da adolescente. Lo sguardo è fermo; i grandi occhi ben spalancati; il piglio risoluto è accentuato dalle labbra imbronciate; la fronte e le guance non sembrano mai state sfiorate dal sole dell'Alto Egitto natale. Il volto è una miniatura imprigionata nel foulard nero che fa da cornice ovale e che cancella i capelli e il collo. In quella fotografia Huda non ha ancora quarantaquattro anni. L'età di quando si tolse il velo in pubblico, nella stazione ferroviaria del Cairo. Accadde nel maggio del 1923. Ritornava dall'Italia, dove aveva partecipato a un congresso femminile, e aveva passeggiato a viso scoperto per le strade di Roma. Sarebbe stato un'ipocrisia, un atto di viltà, arrivando al Cairo, sottoporsi all'obbligo del velo. E cosi se ne liberò, sfidando la sua società.

Quel gesto non è rimasto soltanto un episodio del femminismo nel mondo musulmano. La condizione delle donne rivela il livello politico e sociale di un paese. Di tutti i paesi. Ai tempi di Huda Shaarawi sulle sponde del Nilo il velo non si limitava a riassumere lo stato di soggezione in cui le donne vivevano. Era anche il simbolo di un sistema che usava la tradizione religiosa come strumento di potere. Nessuna femminista egiziana aveva osato tanto prima di Huda. I suoi lineamenti, il suo profilo, la sua espressione, in versione più dolce, li ritrovo nella nipote: Sania Sharawi Lanfranchi, una carissima amica, che ha scritto la biografia della nonna: Casting off the Veil, The Life of Huda Shaarawi, Egypt First Feminist (publisher I. B. Tauris, december 2011, London).

Da ragazza Huda si chiamava Nur al-Huda Sultan, ed era la figlia di un ricco e influente personaggio, Muhammad Sultan Pasha, chiamato "il re dell'Alto Egitto". A quei tempi erano in pochi a battersi per l'emancipazione delle donne. Ed era forse indispensabile, a chi si impegnava, avere alle spalle una famiglia aristocratica, potente, che desse autorità e protezione. Pur disponendo di questo privilegio Huda passò molti guai. La sua vita fu una lotta continua. Oggi Sania, la nipote, appartiene alla classe intellettuale. Vive tra Il Cairo e Milano, ma è spesso in viaggio come interprete di arabo, inglese, francese, italiano, non di rado in vertici di capi di Stato. Ha tradotto in inglese dei racconti del premio Nobel egiziano Naguib Mahfuz; e dall'italiano in inglese i saggi del grande psicoanalista Mauro Mancia. Ha speso anni per ricostruire e scrivere la vita di Huda, la nonna che era anche poetessa in arabo e in francese. L'anno scorso, al Cairo, si poteva incontrare Sania in piazza Tahrir, epicentro della Primavera egiziana.

Il libro di Francesca Caferri è la logica continuazione del libro di Sania Sharawi. Mi è stato quindi utile leggere la vita di Huda Shaarawi poco prima di aprire Il Paradiso ai piedi delle donne. Le donne e il futuro del mondo musulmano (Mondadori), nel quale Francesca Caferri racconta la lotta di quelle che possono essere definite le discepole di Huda. E nel quale descrive al tempo stesso la situazione nel mondo musulmano, dall'Egitto allo Yemen, dall'Afghanistan al Marocco, dall'Arabia Saudita al Pakistan. In questi paesi, in modi non sempre identici, i diritti femminili sono al centro dello scontro politico ed è sul loro riconoscimento o meno che si gioca buona parte della battaglia tra riformatori e conservatori. Nel mondo arabo, quel contrastato riconoscimento dipende dall'incerta sorte della Primavera, esplosa in Tunisia un anno e mezzo fa. Francesca Caferri colloca con precisione, ad ogni tappa, la condizione femminile nei vari contesti sociali e politici.

Le vicende dei numerosi personaggi, noti ed ignoti, ricostruite attraverso incontri, colloqui, documenti, al Cairo, a Sana'a, a Karachi, a Kabul, a Rabat, a Riyadh, ricucite e raccolte in un volume diventano la storia di una rivoluzione femminile ininterrotta, condotta da generazioni a rincalzo una dell'altra. I capelli bianchi dell'ottantenne Nawal al-Sa'dawi risaltavano in Piazza Tahrir, nei momenti cruciali dell'insurrezione, tra le ragazze in blue jeans o con l'hijab (il "velo islamico" che copre i capelli, ma non la faccia come il niqab o il burka).

Nawal al-Sa'dawi è una veterana. Ha conosciuto prigione, esilio, insulti. Come prima prova, a sei anni, ha subito la mutilazione genitale, l'asportazione del clitoride, considerata una "pratica purificatrice" del corpo femminile. Quella violenza umiliante, imposta a tante giovani egiziane, ha spinto poi Nawal al-Sa'dawi a una rivincita, parola che forse non ama, comunque a conquistare un'autonomia, e quindi una dignità, attraverso lo studio. E' diventato un medico e ha continuato a battersi per migliorare la condizione delle donne.

Nel vasto album delle intrepide donne musulmane, Francesca Caferri dedica il giusto spazio all'unica araba ad avere ricevuto il premio Nobel, quello per la pace: la yemenita Tawakkol Karman, 33 anni, sposata, madre di tre figli, giornalista. Quasi un secolo dopo Huda Shaarawi, la giovane donna yemenita si è tolto il niqab, il velo che le copriva il volto, durante una conferenza sui diritti umani, e ha sfidato con lo sguardo la platea in preda allo stupore. Nel terzo millennio, lo stupore non si deve essere trasformato in indignazione con la stessa intensità del 1923 al Cairo. Per quanto ancora immersa nella tradizione, la società di Sana'a non era quella egiziana degli anni Venti. Nell'inverno del 2011, quando la Primavera araba è arrivata nello Yemen, il viso scoperto di Tawakkol Karman è diventato un punto di riferimento.

Le donne sono state una forza determinante nelle insurrezioni che hanno travolto i vecchi rais a Tunisi, al Cairo, a Sana'a, e che minacciano altre capitali, in particolare Damasco. Ma da quelle rivolte sono emersi movimenti islamici in preda alla tentazione, più o meno radicale, di inserire nelle costituzioni dosi variabili di principi ispirati a versioni (spesso arbitrarie) del Corano e annessi, non certo favorevoli alle donne. E' stato un boomerang. Dall'insurrezione di piazza Tahrir o di Avenue Burghiba sono nati parlamenti dominati da partiti religiosi, moderati (se vicini o affiliati ai Fratelli musulmani) e integralisti (se di origine salafita). I laici, che lasciano le scelte religiose agli individui e non le impongono alla collettività, sono stati all'origine delle rivolte liberali ma sono stati ridotti a minoranze senza un reale potere.

Francesca Caferri cita lo studioso egiziano, Abu Zyad, che ha avuto tanti fastidi per avere trovato nel Corano elementi in favore della parità dei diritti uomo-donna. Ma presta anzitutto attenzione alla "rivoluzione" delle femministe islamiche. Alcune animatrici di questa rivoluzione, in realtà una scuola di pensiero divisa in tante correnti, rifiutano il termine femministe, mentre altre rifiutano di essere definite islamiche. Per motivi opposti, entrambe ritengono inconciliabili le due espressioni. Ma in generale sostengono che Islam e parità dei diritti non sono in contraddizione. Una corretta interpretazione dei testi religiosi, non più di impronta maschile, può legittimare la coabitazione. Si tratta in realtà di far convivere Islam e democrazia. Uno dei grandi problemi posti dalle Primavere arabe che le femministe islamiche possono aiutare a risolvere.


La Repubblica
 
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bititina81
view post Posted on 23/4/2012, 17:21




IL RE DI LUXOR

Ho letto il libro di Philipp Vanderbergh IL RE DI LUXOR.......FAN-TAS-TI-CO!
è un mix di romanticismo, storia dell'Egitto e archeologia!
E' la storia VERA romanzata della scoperta della tomba di Tutankamon e di tutte le vicissitudini che vi sono ruotate attorno all'epoca!

ecco la trama:
La vita non è stata molto generosa con Howard Carter. Le difficoltà in cui è cresciuto ne hanno fatto un uomo prima del tempo. Ora,travolto da un amore senza futuro per la giovane Sarah, non gli resta che accettare l'offerta di un ricco collezionista d'arte e unirsi a una spedizione archeologica in Egitto. Sente che questa è la sua grande occasione e quando la campagna si conclude senza risultati, decide di proseguire gli scavi da solo, spostandosi verso Luxor. La sua fatica e la sua tenacia saranno premiate: sarà lui a riportare alla luce la tomba del grande faraone Tutankhamon, fino a quel momento chimera dei ricercatori di tutto il mondo.

L'autore scrive davvero in modo scorrevole e lo consiglio a tutti i malatini d'Egitto!!! :B):



 
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O t t a
view post Posted on 19/9/2012, 07:34




19 settembre 2012

Romanzo
L’Egitto “liberato” è un thriller

di Tiziana Barrucci

«E io come potrei riconoscerti se ti incontro in strada? Mi lanci un segnale? Oppure potresti bisbigliarmi una parola d’ordine....». Con tristezza e anche un po’ di collera, Ahmed ha appena scoperto che la sorella Aya indosserà per sua scelta – o almeno così fa intendere – il niqab, il velo integrale. Si è piazzata lì, di fronte a lui, tutta coperta di nero nonostante abbia «studiato all’università e capito del mondo». Siamo nella trafficatissima Cairo e Ahmed è il protagonista di Vertigo, il primo libro dell’ex fotografo di Mubarak, Ahmed Mourad, il giovane che «di giorno seguiva il presidente e di notte tornava a casa pieno di rabbia e scriveva», come lui stesso racconta. Scriveva Vertigo (in Italia pubblicato da Marsilio, 367 pagine, 18.00 euro), un giallo sulla corruzione e i misfatti di un regime che opera con la copertura di una stampa compiacente. La vicenda professionale di Ahmed, anche lui giovane fotografo, si intreccia con quella personale, un ragazzo squattrinato incastrato in quella divisione in caste moderne che inesorabilmente impedisce una vera ascesa sociale ai tipi onesti nati in periferia.
Vertigo è il nome del locale alla moda dove Ahmed per un caso strano della vita si trova testimone scomodo di un duplice omicidio a cui nessuno avrebbe dovuto assistere. Attraverso le sue denunce poco ascoltate, i pedinamenti, ma anche la sua lotta contro l’integralismo islamico e la sua bella quanto platonica storia d’amore, ci viene consegnato l’Egitto di oggi.
Vertigo non parla della rivoluzione, la foto che ci lascia è di un paese sempre uguale a se stesso, insensibile alla puzza nauseabonda di una classe dirigente senza scrupoli, arricchitasi a suon di menzogne, traffici e omicidi. Eppure tra quegli intrighi c’è ancora spazio per un filo di speranza, soprattutto per chi vive onestamente e tenta nel suo piccolo di regalare un volto diverso a quella nazione sopita. Un thriller interessante, un soggetto semplice che ti appassiona, ma che avrebbe potuto essere raccontato con più incisività. Dalle pagine di Vertigo non trapelano i rumori, gli odori e i colori di una Cairo postmoderna, imprigionati in quelle descrizioni troppo prolisse. E anche i personaggi a tratti sembrano quasi annoiarsi, costretti in dialoghi non sempre brillanti. A dispetto della trama, il “tutto d’un fiato” qui non regge proprio.

Eeuropa Quotidiano
 
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O t t a
view post Posted on 24/9/2012, 07:54




Nel libro 'Il papiro di Akhenaton'
Storia e storie si mescolano sullo sfondo egiziano


Pubblicato Domenica, 23 Settembre 2012 19:00
Scritto da Liliana Blanco

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Il papiro di Akhenaton è il titolo del volume (edito da Urso) che Giovanni Gangemi, medico, appassionato di archeologia e di storia, ha dato alle stampe dopo un lavoro appassionato e certosino.

Passato e presente si intrecciano e si mescolano per dare vita ad un romanzo ricco d'atmosfera, con una scrittura limpida che dà contezza della straordinaria potenza di un popolo straordinario.

La storia nasce dall'Egitto perché da lì ha origine e si muove la civiltà. Il romanzo nasce da due passioni principali del medico-scrittore: quella per l'Egitto e in particolare per Akhenaton, il faraone considerato eretico per la sua visione monoteistica della religione, e quella più recente per i templari, l'ordine religioso che fu soppresso nel 1307 per motivi in parte ancora oscuri ma sostanzialmente di natura economica.

«Nelle mie letture, per hobby cercavo qualcosa che potesse collegare queste due passioni così distanti fra loro - spiega lo scrittore -. Mi sono chiesto se Akhenaton avesse scritto qualcosa di fondamentale per l'umanità». La storia degli egiziani è ancora piena di misteri, alcuni probabilmente irrisolubili.

«Akhenaton - osserva Gangemi - in particolare rappresenta un mistero nel mistero, viste le poche notizie certe che si conoscono e visto che i suoi successori hanno fatto di tutto per cancellarne ogni traccia. Ma un documento così importante per giungere ai templari doveva per forza toccare altri grandiosi personaggi che hanno caratterizzato l'umanità.

«Non sarebbe sbagliato riappropriarci della religiosità - aggiunge lo scrittore - abbiamo perso l'essenza delle cose e della nostra umanità. Ecco, il Papiro di Akhenatonsta a significare proprio questo: che da qualche parte esistono le cose buone dell'umanità, quei valori che spesso dimentichiamo e che uomini al di sopra degli altri hanno lottato e lottano per mantenere in vita».

gangemi Qui a fianco il medico-scrittore Giovanni Gangemi, appassionato di archeologia e storia che ha scritto il libro ...

Il Giornale di Gela
 
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O t t a
view post Posted on 29/9/2012, 15:33




Novità Narrativa
Colazione al Cairo

Nel vento della rivoluzione, la storia di una passione proibita. Il bestseller che ha conquistato l'Egitto


Mohamed Salmawy

“Doha ebbe la sensazione che le stesse dicendo addio e che quello sarebbe stato l’ultimo incontro di un’amicizia nata la mattina e forse finita la sera stessa. Lui tese la mano e lei, stringendogliela, sentì la sincerità e il calore pervaderle il braccio infreddolito dall’aria notturna. Poi si girò incamminandosi verso l’albergo, con la rosa rossa fra le dita.”

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Editore: Giunti
224 pagine




Un amore proibito. Un popolo in lotta per la libertà. Il romanzo simbolo della primavera araba.

Doha è una donna altolocata, una stilista riconosciuta che si muove tra feste esclusive ai piani alti dei grattacieli, lontana dai recenti avvenimenti politici che scuotono il Cairo. Un giorno, però, bloccata nel traffico di piazza Tahrir, rischia di perdere l'aereo che deve portarla in Italia dove per la prima volta ha l'occasione di presentare la sua collezione di moda al jet-set internazionale. Con l'aiuto del marito, influente membro del partito al governo, riesce ad arrivare in tempo in aeroporto e a partire. In aereo incontra il prof. Al-Ziny, esponente del partito progressista e avversario politico del consorte che, nonostante le iniziali ritrosie di Doha, si dimostra abile e affascinante conversatore. Arrivati a Roma si separano ma, complice il destino, si ritrovano in un ristorante di Trastevere e dopo cena, accompagnandola in albergo, Al-Ziny le regala una rosa. Doha ha abbassato ormai tutte le difese e si abbandona al fascino dell'uomo. Comincia allora a nutrire dei dubbi sul proprio lavoro, sulle proprie convinzioni politiche e sul proprio matrimonio. Intanto in Egitto la situazione politica si fa sempre più difficile tanto che al loro ritorno Al-Ziny viene arrestato. E Doha prende una decisione che cambia la sua vita mentre cambiano i destini del suo paese. Sull'incalzare dei movimenti della primavera araba, un romanzo sulla forza della passione che travolge e sgretola anche le convinzioni più profonde. Titolo originale: ''Agnihatu-l-faràsha'' (2011).

Giunti
 
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O t t a
view post Posted on 18/12/2012, 01:12




verso-un-egitto-democratico

Editore: Fazi Editore
Data pubblicazione: Novembre 2012
Formato: Guida - Pag 123 - 12x20



Descrizione di Verso un Egitto Democratico

Il 30 giugno è una data storica per la transizione egiziana.

È il giorno dell'atteso passaggio del potere dalla Giunta militare, alla guida del paese dalla caduta del Rais Hosni Mubarak, al neo-presidente Mohamed Morsi, il primo democraticamente eletto in Egitto con il recentissimo voto del 16-17 giugno. È una vittoria del fondamentalismo?

Il presidente dei Fratelli Musulmani metterà in piedi una repubblica islamica o sarà, come promesso in campagna elettorale, il "presidente di tutti"? Dove sono finite le istanze laico-liberali che avevano animato Piazza Tahrir?

Il presidente Morsi si trova a capo di una repubblica di fatto ancora in fieri, senza un assetto istituzionale certo né una Carta Costituzionale definitiva.

In "Verso un Egitto democratico", Antonio Badini, ex ambasciatore al Cairo e autore del precedente ebook "Il futuro dell'Egitto", analizza le poste in gioco e i retroscena di questa storica transizione, aiutando il lettore a capire il complesso gioco delle forze in campo.

L'autore individua chiaramente colpe e meriti dei due attori che finora hanno retto il paese in un costante braccio di ferro, esercito e Fratelli Musulmani, e non tralascia di valutare il ruolo giocato dall'Egitto nello scacchiere internazionale.



Verso un Egitto democratico di Antonio Badini
Le sfide di Morsi,primo presidente eletto, il ruolo dell'Italia


di Cristiana Missori


17 dicembre 2012 - 11:48

ROMA - ''L'Egitto si avvia verso un futuro democratico. Certo, il percorso sara' lungo e travagliato ma l'esito e' certo''. Non ha dubbi in merito al futuro del Paese, Antonio Badini - ex ambasciatore d'Italia al Cairo - che alla rivoluzione del 25 gennaio e, soprattutto al primo presidente eletto, Mohamed Morsi, dedica il suo ultimo libro ''Verso un Egitto democratico'' (Fazi editore, pp. 120, 4.90 Euro). Il volume, che sara' presentato oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati, analizza la posta in gioco e i retroscena della transizione egiziana. ''L'idea - racconta ad ANSAmed l'ex diplomatico - era quella di dare una chiave di lettura diversa dei fatti che i media, in particolare quelli occidentali, hanno riportato e continuano a riportare, dipingendo un Paese nel caos e in preda al radicalismo islamico''. Troppo spesso, lamenta il presidente dell'Associazione di Amicizia Italia-Egitto, la realta' e' totalmente diversa rispetto a cio' che si legge o si vede in Tv dove si tende a calcare la mano sugli scontri in atto tra le due anime del Paese. ''La storia insegna che l'Egitto tende verso la stabilita''', rimarca Badini, che dal 2003 al 2007 ha guidato la missione diplomatica italiana nella capitale egiziana. Certo, dice, ''ci possono essere delle ondate di instabilita' ma poi queste rientrano''. I valori della rivoluzione ''sono quelli di piazza Tahrir e sono saldi''. Cronologicamente il libro si chiude con l'incognita della Carta costituzionale ancora tutta da elaborare e non ancora sottoposta a referendum popolare - come lo e' invece in questi giorni - e dunque ancora prima dell'emanazione del decreto presidenziale con cui Morsi ha ampliato a dismisura i suoi poteri. ''Uno dei passi falsi commessi dal capo dello Stato'', ammette Badini anche se ''e' necessario capire il perche' di questo decreto''.

Parla di un presidente politicamente ''nudo'', fino a quel momento ''privo di poteri e che ''ha dovuto subire, per esempio, lo scioglimento del Parlamento da parte della Corte Costituzionale''. ''Era assediato'', sostiene l'ex diplomatico. Tornando alla Costituzione, se i si' dovessero vincere al referendum e la Carta fondamentale entrasse in vigore - cosi' come e' stata approvata, da una costituente per nulla rappresentativa dell'intera societa' egiziana perche' dominata dagli islamisti, le cose si metterebbero male? La Costituzione, replica Badini, ''non durerebbe a lungo. Al massimo uno o due anni''. Qualsiasi sia l'esito del referendum, quel che conta ribadisce l'ex diplomatico ''e' che le forze politiche che hanno vinto democraticamente le elezioni in Egitto non vengano demonizzate solo perche' non piacciono all'Occidente''.

Sostenere, prosegue Badini, ''che le rivolte arabe non hanno portato a nulla di buono perche' hanno vinto gli islamisti non ha senso. Le rivolte fatte dagli arabi sono invece positive, perche' hanno rimosso quello steccato che ha impedito di fare evolvere il mondo arabo in senso democratico''. Il cammino dell'Egitto verso la democrazia dovrebbe, al contrario, ''essere al centro degli interessi europei e in generale occidentali''.

Accompagnare il Cairo in questa direzione, conclude, ''potrebbe persino aiutare l'Italia a rafforzare il suo ruolo nella regione e a rilanciare l'economia di entrambi i Paesi''. Il futuro dell'Egitto, e' convinto Badini, e' comunque roseo.

ANSAmed
 
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O t t a
view post Posted on 27/12/2012, 23:38





Le isole della benedizione. Viaggi nella storia e nel deserto dell’Egitto

Presentazione del libro di Claudio Pacifico, Ambasciatore d'Italia al Cairo.

Mercoledì 19 dicembre 2012, ore 17.30, Palazzo Gallenga, Sala Goldoniana.

Sarà presente l'autore.

121219-libro-pacifico



Università per Stranieri di Perugia

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Libri:'Le Isole della Benedizione' del deserto egiziano

Viaggiatore-ambasciatore Pacifico racconta 'suo Sahara' in arabo


27 dicembre 2012 - 19:52

di Cristiana Missori

Negli ultimi decenni il deserto egiziano e il modo di attraversarlo sono molto cambiati.

'Desertomania' e turismo d'avventura fuori controllo, eco-residenze che di 'eco' non hanno poi molto, ne hanno deturpato il delicato ecosistema. Al deserto egiziano, o per meglio dire, ai tre deserti egiziani (quello orientale, quello occidentale e il Sinai), Claudio Pacifico, viaggiatore-ambasciatore (musafir e safir, parole che in arabo hanno la stessa radice) dedica un intero volume: 'Le Isole della Benedizione. Viaggi nella storia e nel deserto dell'Egitto'.

Edito dall'editrice Dar Sharqiat, il libro riprende e approfondisce aspetti gia' trattati in ''Dieci anni in Egitto, Libia e Sudan'', (ed. Edimond), due volumi dedicati al Sahara.

La novita' risiede nel fatto che per la prima volta, come lo stesso Pacifico fa notare ad ANSAmed, un suo libro viene tradotto (da Naglaa Waly) e pubblicato in arabo. Un nuovo tassello nel rafforzamento dei rapporti culturali tra Italia ed Egitto, ma anche l'ennesimo omaggio alla magnificenza, al grande fascino, alla ricchezza storica e archeologica, nonche' al misticismo, del deserto egiziano. Sicuramente il Sahara visto dai grandi esploratori e viaggiatori italiani di fine Settecento e inizio Ottocento come Bernardino Drovetti o Giovanni Battista Belzoni, e studiosi quali Ippolito Rosellini, soltanto per citarne alcuni, non e' certo quello di oggi. Il turismo di massa dell'oasi di Baharia o quello di qualche resort etno-chic di Siwa non hanno molto a che fare con le immagini regalate agli appassionati di letteratura di viaggio dai racconti di Pierre Loti. Per giungere a tempi piu' o meno recenti, anche quelle restituite nelle migliaia di pagine scritte dal capo della missione italiana al Cairo in oltre 40 anni di viaggio attraverso questo e altri deserti del mondo, differiscono di gran lunga da quelle ancora stampate nei suoi occhi quando per la prima volta giunge a Timbuctu.

''Probabilmente - afferma Pacifico - il deserto di Timbuctu che ho visto io ormai quarant'anni fa era uguale a quello che videro gli esploratori 80 anni prima. Il deserto oggi e' cambiato, ma in peggio''. La piu' grande offesa al deserto e per le popolazioni che lo abitano, fa notare l'autore, e' la Parigi-Dakar. ''Per questo, e' necessario correggere questo degrado''. Grazie a politiche di sviluppo turistico piu' oculate, ma soprattutto attraverso la creazione di Parchi nazionali. In questo, ricorda il diplomatico, il governo italiano e la Cooperazione si sono molto adoperati, come dimostrano gli ultimi progetti di sviluppo e missioni di studio e di restauro dei dipinti di Wadi Sura e della grotta Foggini/Mestekawi nel Parco del Gilf Kebir. Anche la sicurezza nel deserto e' molto cambiata.

''Paradossalmente - aggiunge Pacifico - viaggiare in epoche passate era meno pericoloso di oggi. ''I circa ottomila chilometri del Sahara sono in parte divenuti terra di nessuno'', rimarca. ''La crisi in corso in Mali ne e' l'ennesimo esempio''.

A essere colpevoli, sottolinea Pacifico, sono i Paesi della regione e quelli occidentali.

ANSAmed
 
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O t t a
view post Posted on 9/8/2013, 23:07




Libri: Oltre Tahrir, vivere nell'Egitto in mezzo al guado

Luciana Borsatti racconta la Rivoluzione vista dagli egiziani


9 agosto 2013 - 17:15

di Patrizio Nissirio

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Le manifestazioni. I proclami incendiari. Le folle oceaniche disperse dai lacrimogeni. I morti. L'incertezza continua. L'Egitto, dal 2011, ha smesso di essere il paese delle Piramidi ed è diventato il paese di Piazza Tahrir: un'immagine fortissima, quella delle masse immense che protestano, perfetta per le tv, ma che racconta solo una piccola parte di questa rivoluzione perenne che continua a scuotere questa fondamentale nazione del bacino Mediterraneo. Dietro quelle immagini, ci sono la realtà frammentata dell'Egitto del dopo-Mubarak e del dopo-Morsi e la lettura che ne fanno gli egiziani: diversi, con aspirazioni spesso in conflitto, capaci di vedere il quadro generale, oppure solo le esigenze immediate della propria vita quotidiana.

Di questa visione composita si occupa 'Oltre Tahrir. Vivere in Egitto con la Rivoluzione' di Luciana Borsatti (Editori Internazionali Riuniti, pp.158, 9,90 euro, disponibile anche in ebook).

Luciana Borsatti, giornalista dell'ANSA - dove si occupa del notiziario da e per il Mediterraneo di ANSAmed - ha incontrato in Egitto personaggi diversissimi tra loro, ma la cui spiegazione sullo stato della nazione serve al lettore a mettere insieme un'immagine più reale e dinamica della Rivoluzione.

C'è il ceto intellettuale e laico - come lo scrittore 'Ala al-Aswani, autore di Palazzo Yacoubian, bestseller internazionale - e c'è il piccolo commerciante Ahmad Ismail, che annaspa a causa del turismo in picchiata; c'è la militante comunista Heba Helmi, per la quale il 30 giugno è arrivata ''la terza ondata popolare della rivoluzione'', ma anche Lady Rush, che aspira a diventare la prima dj donna d'Egitto.

Nella lettura si incontra chi spera e chi rimpiange, chi accusa e chi predica la riconciliazione: il capitolo su Mohammad Tolba, il salafita che frequenta l'occidentalissimo caffè della catena Costa, è uno dei più sorprendenti, col fondamentalista che tiene un blog (Salafyo Costa) che intende favorire il dialogo tra le varie componenti della società. Si ascolta la voce della cristiana copta Samia Sidhom, responsabile dell'edizione internazionale del settimanale cristiano Watani, e quella di Gehan Abdel Razek, attivista del Comitato delle donne di El-Desamy (quartiere povero al sud del Cairo), e persino l'analisi dell'ex leader jihadista Nabil Naim.

Una diversità, quella di questi protagonisti del racconto corale, tipica dell'Egitto: sua ricchezza culturale, ma che, saltato il tappo del regime di Mubarak, non riesce a trovare ancora una strada comune. Oltre Tahrir racconta un paese in mezzo al guado, tra speranze e paure, in attesa di un futuro ancora tutto da scrivere.

ANSAmed
 
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203 replies since 10/5/2005, 01:47   6921 views
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