Mal d'Egitto

L'Egitto e la striscia di Gaza

« Older   Newer »
  Share  
edenrose
view post Posted on 24/1/2008, 13:19




m.o.: Egitto, Confine Aperto Fino a Quando Dura Crisi Umanitaria

di (Ses/Gs/Adnkronos) Adnkronos - Gio 24 Gen - 09.20

Il Cairo, 24 gen. - (Adnkronos) - Il confine tra Gaza e l'Egitto restera' aperto fintanto che nella Striscia continuera' la crisi umanitaria provocata dal blocco israeliano. Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri del Cairo, all'indomani della fuga in territorio egiziano di circa 350mila palestinesi, dopo che militanti di Hamas hanno fatto saltare in aria la barriera al confine. "Non stiamo aprendo il varco di Rafah perche' chiunque lo attraversi, lo stiamo aprendo perche' c'e' una situazione umanitaria terribile", ha detto alla Cnn il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Hassam Zaki.

fonte: Adnkronos
 
Top
Jer Mollion
view post Posted on 25/1/2008, 10:09




Tratto dal sito " Effedieffe.com ", articolo del direttore Maurizio Blondet in data odierna venerdì 25 gennaio 2008.
Riflettete bene sull situazione...

Israele, la vergogna!
Maurizio Blondet
25/01/2008
Sono scappati gli «scarafaggi» di Giuda, hanno fatto breccia nel loro muro: vergogna Israele!

GAZA - I giornali fanno quello che possono per mascherare la vergogna d’Israele, la sua insensibilità meschina.
«Forze di Hamas hanno segretamente lavorato per mesi al muro di metallo con lance termiche», ha accusato il Times di Londra.
Le evasioni dai lager tedeschi di eroici soldati inglesi sono state glorificate in infiniti film.
Di colpo, i prigionieri non hanno più il diritto di fuggire dal lager.
Se sono palestinesi, il loro è un complotto deplorevole.
Eh sì, hanno commesso il delitto di segretamente forare il muro di acciaio massiccio, perchè gli esseri umani vogliono essere liberi.
Poi, un bulldozer ha aperto il varco perché potessero passarci le auto.
E 350 mila palestinesi sono usciti in Egitto, hanno svuotato le botteghe di Rafah, alcuni hanno raggiunto in auto El Arish, 45 chilometri più addentro.

«Siamo caduti nella trappola di Hamas», ha dichiarato rabbioso Danny Ayalon, già ambasciatore israeliano a Washington, «e abbiamo perso di nuovo la nostra deterrenza. E’ stato un disastro di pubbliche relazioni» (1).
Gente abituata al male finisce per rivelarsi, nonostante ogni ipocrisia, nelle sue parole.
Ecco come pensano gli israeliani: «deterrenza», «disastro di relazioni pubbliche».

No, mister Ayalon: quello di Israele è un disastro morale.
Persino il mondo complice, che fingeva di non vedere quello che fate ai palestinesi, ha dovuto prenderne atto.
E protestare un po’.
Il «danno d’immagine» se lo sono voluto.

Hanno cominciato nel 2006 ad affamare un milione e mezzo di persone a Gaza, chiudendo tutti i valichi, e l’hanno chiamata ridacchiando «cura dimagrante».
Lo scopo dichiarato era alienare da Hamas la popolazione che l’aveva votato.
Non ci sono riusciti, e giorno dopo giorno hanno indurito la «cura».
Sempre meno cibo, sempre meno merci necessarie.
Incursioni, hanno ammazzato in quest’anno mille «terroristi», di cui 157 bambini.
Hanno ridacchiato anche davanti agli avvertimenti di John Dugard, il responsabile ONU per i diritti umani nei territori palestinesi, che avvertiva del disastro umanitario imminente e condannava Israele per «la violazione dello stretto divieto di punizione collettiva contenuto nella quarta Convenzione di Ginevra».
Risate.

I media mondiali non hanno riportato una parola di Dugard.
Nemmeno la settimana scorsa, quando l’inviato dell’ONU ha detto: «L’uccisione di quaranta palestinesi a Gaza la settimana scorsa, con l’attacco a un edificio governativo vicino a cui si svolgeva una festa di nozze che rendeva prevedibile la perdita di vite umane di tanti civili, insieme alla chiusura di tutti i valichi, pone seri dubbi sul rispetto di Israele per il diritto internazionale».
Le leggi internazionali vietano la punizione collettiva di un popolo per le azioni dei suoi partigiani? Sai le risate.
Celebrate Marzabotto, quella sì è una punizione collettiva!
Chinate la testa il giorno della Memoria, goym!
Noi, delle punizioni collettive che infliggiamo, ci vantiamo apertamente.

La rappresaglia per i lanci di razzi Kassam avverrà «senza tener conto del costo per i palestinesi», annunciava il 20 gennaio Avi Ditcher, ministro della Sicurezza Interna, la Gestapo israeliana.
Ehud Olmert, a giustificazione del taglio dei rifornimenti del carburante: «Vogliamo segnalare alla popolazione di Gaza che non si deve ritenere esente da responsabilità per la situazione», ossia per il tiro dei razzi.
Il successo della punizione collettiva li ha riempiti di euforia.
«Le riserve alimentari a Gaza finiranno a metà settimana», annunciava trionfante un anonimo ufficiale di Tsahal al Jerusalem Post il 20 gennaio.
«Stiamo incidendo sulla qualità della vita generale a Gaza e distruggendo le infrastrutture terroriste», si vantava Ehud Barak, il ministro della Difesa.

Sono tutte spontanee dichiarazioni di colpa, a valere per una futura Norimberga giudaica: questi si vantano di punire 1,5 milioni di persone per le colpe di qualche lanciatore di Kassam (chi sono? Perché non si trovano mai i colpevoli?), e si congratulano a vicenda dei loro sinistri successi.
Entro la settimana, quelli sono alla fame.
Chutzpah, chutzpah.
O Schadenfreude, fate voi.

Negli ultimi giorni hanno bloccato - risate, chutzpah - anche il petrolio per l’ultima centrale funzionante, petrolio fornito dall’Europa (mai che Israele paghi le spese per i suoi internati, ci pensino i goym), insieme ai pochi generi di estrema necessità (europei) lasciati passare col contagocce.
Nemmeno più quelli.

Di fronte alle (deboli) proteste europee, la ministra degli Esteri Tzpi Livni ritorceva esasperata: «Israele è il solo Stato al mondo che fornisce elettricità a terroristi che in cambio gli lanciano contro dei razzi».
Altra ammissione di colpa, spontanea e involontaria: per la Livni, il milione e mezzo di palestinesi che ha gettato nella fame e nel buio sono collettivamente responsabili; nessuna distinzione tra civili e guerriglieri.
Tutti terroristi, nessuno escluso.
«Achtung Partisanen».
Così finisce per pensare gente incancrenita nella pratica del male, e così finisce per rivelare involontariamente la sua stortura morale.

Si sente fin troppo generosa, la Livni: potremmo sterminarli tutti, anzi dovremmo, e invece «forniamo elettricità», lasciamo passare il carburante europeo…
Decisamente troppo generosi.
Insensibili alla sofferenza che infliggono, hanno finito per essere ciechi di fronte al fatto che il mondo ha aperto un occhio.
Insensibili ai dispacci della AP, che già diramava le frasi del ministro della Sanità di Hamas, il dottor Moaiya Hassanain: «Togliamo prima la corrente al reparto maternità oppure a quello di chirurgia cardiaca? Dobbiamo scegliere».
Insensibili all’allarme lanciato da Michael Bailey, della organizzazione non governativa Oxfam: «Qui ci sono 35 pompe per le fognature in funzione. Se una si rompe, non possiamo ripararla perché mancano i ricambi, e ciò significa che i liquami si spargeranno nelle case e per le strade, con i problemi sanitari conseguenti».
Era già avvenuto a marzo, quando l’argine di terra di un bacino di fogna s’era spaccato, e il fiume di liquami e fango aveva affogato cinque palestinesi.
E pensare che Gaza avrebbe l’autosufficienza energetica.

Nel 2000, la British Gas Group ha scoperto, sotto lo specchio di mare antistante Gaza, riserve di gas naturale per almeno 1,3 milioni di metri cubi, valore stimato 3 miliardi di euro.
Era stato anche fatto un accordo fra la British e una ditta palestinese per lo sfruttamento: ma dopo la vittoria elettorale di Hamas, l’embargo decretato dall’Occidente (servo di Sion) ha bloccato tutto. Non a caso Israele presidia anche quel tratto di mare, sparando persino sui pescherecci che s’avventurano a pescare per sfamare la gente: quel gas è di Eretz Israel, lo vogliono gli eletti, la razza superiore.

Negli ultimi due giorni, l’embargo era perfetto.
Non un camion, nulla.
Niente luce, le notti al buio.
Tutto sigillato.
Si congratulava Olmert: ai palestinesi non sarà concesso di «vivere una vita normale», finchè sparano Kassam.
Poi, Hamas ha aperto la breccia nel muro.
Senza spargere sangue, ha creato il momento della liberazione: centinaia di migliaia sono sciamati gioiosi in Egitto - meglio, nel deserto del Sinai, dopo Rafah non ci sono che centinaia di chilometri di sabbia - per comprare tutto il comprabile, e per poi tornare nel lager - il lager che è la loro terra, la loro nazione.


Un abbraccio forse atteso da tanto, chissà: certo non andrà da Maria de Filippi...

L’egiziano Mubarak, che aveva collaborato a fare di Gaza un lager (con l’Unione Europea: quando Sharon aveva «ritirato i coloni» illegali da Gaza, l’Europa garantì al macellaio che la frontiera egiziana di Gaza sarebbe rimasta sigillata, e che Israele avrebbe avuto l’ultima parola su ogni passaggio), non ha avuto il coraggio di far sparare su quella folla.
«Ho detto loro: venite, mangiate, comprate il cibo e poi tornate».
Ora i ministri israeliani minacciano Mubarak, gli dicono «ora sei tu il responsabile» dell’ordine, noi ce ne laviamo le mani, tagliamo con Gaza.
L’ha detto il viceministro della Difesa giudaica, Matan Vilnai.
«Bisogna capire che siccome Gaza è aperta dall’altra parte, noi non siamo più responsabili» della vita nella zona.
«Tagliamo i collegamenti».
Il che significa: ci pensi l’Egitto a fornire acqua, cibo, elettricità.

Altra violazione della convenzione di Ginevra: Gaza è ancora territorio occupato, e nel diritto internazionale l’occupante ha il carico della vita dei civili.
Ma quando si è educati alla meschinità e alla avarizia insensibile fin da piccoli, si pensa in questo modo, e lo si dice: non paghiamo, noi non paghiamo.
Ma intanto, la gente continua ad andare e venire dalla breccia, con la roba comprata, allegra finalmente.
La sensazione - non si sa quanto falsa - è che l’assedio è spezzato, che il Muro d’acciaio resterà spaccato.

Intanto, vari gruppi nel mondo hanno indetto una Giornata di Azione contro l’Assedio per il 26 gennaio: sono previste manifestazioni a New York, Cleveland, Boston e Filadelfia.
Anche in Israele: i gruppi umanitari ebraici organizzeranno un convoglio di aiuti e di protesta che da Gaza, Haifa, Tel Aviv e Beer Sheva confluirà al confine di Gaza, allo slogan di «Lift the blockade!».
Parleranno Uri Avneri, Shulamit Aloni, Jeff Halper, insieme a molti altri che non vogliono essere volonterosi carnefici del Reich.
Un disastro di pubbliche relazioni.
Una esposizione della vergogna di Israele alla luce del sole, finalmente.
E l’Europa?

Il Parlamento europeo ha celebrato il giorno della Memoria.
E messo in guardia contro l’antisemitismo.
Il vicepresidente della Commissione, il noto Franco Frattini, ha immediatamente dichiarato: le rappresaglie di Israele a Gaza «non costituiscono crimine di guerra» (2).
Anzi Frattini è corso nella sua Israele, sangue del suo sangue, a proclamare che la colpa è degli europei: «Avrebbero dovuto capire prima la preoccupazione di Israele. Troppo a lungo abbiamo (noi europei, a nostro nome parla Frattini) ignorato i legittimi timori di Israele riguardo al terrorismo, al fanatismo e al rifiuto del campo arabo di accettare l’esistenza di Israele, per non dire la sua legittimità. … In ultima analisi, la responsabile delle condizioni in cui vivono quelli di Gaza è Hamas».
Frattini ha visitato il Yad Vashem.
E lì ha annunciato un programma che condurrà tutti gli scolari europei a visitare «i luoghi simbolici della memoria in Europa, come il memoriale dell’olocausto a Berlino e i campi di concentramento come Auschwitz e Dachau. Ciò sarà facilitato da finanziamenti europei».
E’ il suo modo di rammendare il danno d’immagine, il disastro di pubbliche relazioni subito da Israele.

Il loro modo: non guardate quelli nel lager di oggi, guardate a noi!
Guardate come soffriamo noi, non loro!
Siamo noi che soffriamo di più! (E cacciate i soldi, la Memoria è a spese vostre beninteso) (3).
Così pensano.
Basta che aprano bocca, e si rivelano.

Maurizio Blondet

Note
1) Adam Entous, «Hamas exposes Israeli weakness in Gaza», Reuters, 23 gennaio 2008.
2) «Israeli actions in Gaza ‘not war crimes’, says EU official», European Jewish Press, 23 gennaio 2008. Frattini ha parlato all’Interdisciplinari Center di Herziya, una entità di propaganda del Mossad. Ha detto: «Hamas cannot be a viable interlocutor, neither for the international community, nor for the poor Palestinian people who should sooner rather than later realize that Hamas has brought them only disaster».
3) Nel giorno della Memoria, l’associazione «Figli ed orfani dei sopravvissuti all’olocausto in Israele» (YESH) ha annunciato che intraprenderà un’azione legale contro la Germania perché «riconosca le nostre sofferenze». Questi bambini ed orfani, almeno sessantenni, vogliono la pensione di orfani «pari a quella dei figli dei caduti della Wehrmacht». La loro organizzazione esige dalla Germania 7.200 euro per ogni anno passato da orfano. Sono o dicono di essere 250 mila: dunque la Germania dovrebbe pagare 1,8 miliardi di euro per ogni anno in cui questi sono stati orfanelli. Ossia 60 anni di orfanellismo. Il gruppo pretende che lo Stato tedesco paghi loro anche per i danni di salute e le «opportunità di carriere perdute» a causa dello stress di essere orfani di sopravvissuti dell’olocausto.
 
Top
fr@n
view post Posted on 25/1/2008, 20:19




Gaza, chiuso varco con l'Egitto

Ma i palestinesi ne aprono un altro
Le guardie di frontiera egiziane hanno chiuso il varco che è stato aperto alla frontiera di Rafah con la Striscia di Gaza, e attraverso il quale migliaia di palestinesi nei giorni scorsi sono entrati in Egitto per accaparrarsi generi di prima necessità che scarseggiano per l'embargo. Il ministero degli Esteri egiziano aveva invece detto che il confine sarebbe rimasto aperto. Miliziani palestinesi però hanno subito aperto un altro varco.


La decisione di chiudere il valico è stata presa in concomitanta con l'invito degli Stati Uniti di fare rispettare il confine. "Capisco che per loro e' una situazione delicata. Ma quello è un confine internazionale che va protetto ed io credo che gli egiziani ne conoscano l'importanza". ha detto il Segretario di Stato statunitense, Condoleezza Rice.

La Rice ha condannato il movimento integralista palestinese di Hamas, che controlla la Striscia, per aver creato la situazione che ha portato mercoledì all'abbattimento di una barriera metallica alta otto metri al confine tra i due territori. "Il problema è causato prima di tutto dalla questione di sicurezza creata dagli uomini di Hamas a Gaza - ha detto Rice - e loro non hanno voglia, pur se sono sicura che se lo volessero potrebbero farlo, di fermare i lanci di razzi contro Israele".

Ma la situazione per i palestinesi della Striscia è destinata a peggiorare. Non sembra che Israele intenda allentare la morsa in cui da giorni ha stretto economicamente la zona per scongiurare nuovi attacchi missilistici da parte di Hamas. Alle già difficili condizioni per la popolazione civile palestinese si aggiunge anche la paura dei bombardamenti dell'aviazione di Tel Aviv. Attacchi continui che i comandi militari definiscono "mirati", ma che nelle ultime ore hanno tolto la vita, oltre che a due militanti di Hamas, anche a due civili.

fonte: TGcom
 
Top
edenrose
view post Posted on 25/1/2008, 21:32




Allarme Terrorismo Nel Sinai, Turisti Israeliani In Fuga

(AGI) - Gerusalemme, 25 gen. - E' allarme terrorismo nel Sinai e i turisti israeliani fuggono da Eilat. Secondo l'intelligence dello stato ebraico, confuse tra le centinaia di migliaia di persone che nei giorni scorsi hanno varcato il confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza si sono infiltrati anche terroristi che entro le prossime due settimane potrebbero entrare in azione. L'esercito ha aumentato il livello di guardia lungo il confine israelo-egiziano, la strada che collega la Striscia di Gaza con Eilat e' stata chiusa ed e' partita una campagna di informazione sulla sicurezza nei villaggi del deserto del Negev. Secondo fonti della sicurezza israeliana citate dal quotidiano 'Haaretz', diversi gruppi palestinesi hanno approfittato della situazione per infiltrare miliziani con il compito di passare in Israele attraverso il Sinai e compiere attentati. Lo Shin Bet ha contato dieci minacce reali, mentre per la polizia sono almeno quindici. Il ministro per la Sicurezza pubblica, Avi Dichter, ha detto di temere che i terroristi usino migranti africani e contrabbandieri come 'avanguardia' per mettere alla prova i controlli al confine.

fonte: Yahoo Notizie
 
Top
falak
view post Posted on 26/1/2008, 13:10




HOT MAP: LA PENTOLA GAZA ESPLODE IN EGITTO

di Marco Hamam - carta di Laura Canali


Centinaia di migliaia di palestinesi hanno invaso il Sinai egiziano. Davanti all'assedio di Israele per i palestinesi il valico di Rafah è l'unica valvola di sfogo. I prezzi più bassi dei generi primari in Egitto. La novità della risposta politica del Cairo, stretto tra il problema esterno di Gaza e quello interno dei Fratelli Musulmani.

image

Nonostante il coperchio sotto il quale Israele voleva rinchiudere gli abitanti di Gaza, la pentola è scoppiata. E così la cronaca di questi giorni ci racconta di un’ennesima intifada palestinese, molto simile ad un esodo al contrario, e di centinaia di migliaia di palestinesi (le cifre sono oscillate dai 100mila ai 700mila), disperati per la mancanza di generi di prima necessità, che invadono l’Egitto aprendosi una “breccia di Porta Pia” con esplosivi e bulldozer.

Davanti all’isolamento totale rispetto al mondo e al black-out che da settimane attanaglia la Striscia di Gaza, davanti ad uno stato-bunker come Israele è diventato negli ultimi anni, i palestinesi hanno trovato un unico spiraglio per uscire dal proprio piccolo grande inferno che si chiama Egitto.

Infatti, a partire dai massicci bombardamenti israeliani del 2001, l’aeroporto di Rafah non è più attivo, rimanendo l’unica via di fuga da Gaza il passaggio via terra dalla Rafah palestinese alla Rafah egiziana. La decisione egiziana di aprire il varco, in barba agli accordi bilaterali con Israele, è apparso come l’intervento del deus ex machina nella tragedia.

Tant’è vero che pochi avrebbero scommesso sull’atteggiamento di accoglienza, rivelatosi inaspettato, del regime del Cairo che, in altre occasioni (per esempio, nel 2005, la sicurezza interna sfollò i profughi sudanesi accampati davanti all’Unhcr a colpi di idrante), non aveva dato sfoggio di umanitarismo.

L’atteggiamento dell’Egitto è stato ha una spiegazione politica. Posto in mezzo a due pentole bollenti - quella gaziana, da un lato, e, dall’altro, quella in casa dei Fratelli Musulmani che hanno organizzato centinaia di manifestazione anti-israeliane in tutte le città del paese – il Cairo ha preferito far “sfiatare” poco a poco la pentola a pressione del vicino scomodo così sperando di placare anche le tensioni interne che stanno impegnando da giorni la sicurezza egiziana.

Acquisti per migliaia di euro

Ma cosa hanno fatto i palestinesi entrati in Egitto? La stampa egiziana ha parlato di una «valanga di esseri umani che invadono le strade» (al-asri al-Yawm) e di un «afflusso che si conta a migliaia» (al-Wafd) di persone che si sono riversate ad Arish, il principale centro abitato sulla costa settentrionale del Sinai a 55km da Rafah, comprando tutto il possibile.

L’assenza di generi di prima necessità nella Striscia di Gaza e i prezzi egiziani molto inferiori hanno fatto sì che al-Arish restasse, a fine giornata, completamente a secco di qualsiasi tipo di merce. Mahmud al-Zahi, dalle colonne del quotidiano indipendente al-Masri al-Yawm, racconta che, per esempio, le bombole di gas sono andate a ruba perché in Egitto costano dieci volte meno che a Gaza (circa 1 euro contro circa 10). Cibo, abbigliamento e scorte di combustibili (benzina, gas ecc.) sono, quindi, andati a ruba e i gaziani hanno speso, finora, qualcosa come circa 170milioni di euro (al-Misriyyun) causando anche un enorme aumento dei prezzi.

Il confine con Rafah e la sicurezza egiziana

Di certo c’è che gli eventi di cui è testimone il confine egizio-gaziano in questi giorni non nascono oggi. Da molti anni, infatti, la Striscia di Gaza è divenuta una delle tanti patate bollenti mediorientali che Egitto, ANP e Israele si sono palleggiati tra di loro.

La decisione nel 2005, da parte di Israele, di ritirarsi dopo quasi quarant’anni di occupazione, era evidentemente il segno che Tel Aviv si preparava a cercare una nuova sistemazione ad un’area ormai divenuta ingovernabile. Hamas, lo scorso anno, ha completato l’opera creando un’enclave separata dalla Cisgiordania, dando a Tel Aviv la scusante per inasprire l’assedio.

Malgrado il disimpegno annunciato, Israele non ha mai mollato le chiavi dei confini. Tel Aviv, infatti, continua ad avere il controllo totale dei valichi e può decidere quando e come aprirli, in base alla propria agenda politica e strategica mentre Il Cairo si è sempre occupato degli aspetti tecnici nel proprio territorio fungendo da bodyguard di Israele.

I protocolli di intesa Israele-Egitto, infatti, permettono a quest’ultimo di stanziare, lungo il confine con Gaza, un contingente di 750 militari (oltre alle sole unità di polizia, previste da Camp David), numero che in questi giorni si è moltiplicato per incanalare l’invasione controllata dei gaziani. Malgrado i confini con la Striscia di Gaza occupino una fascia limitata (solo 14 km contro i 230km del confine israelo-egiziano), questa no man’s land continua a costituire un serio problema per la sicurezza del Cairo diversamente dal significato che il nome della città acquista in dialetto egiziano (“dolore passeggero”).

Rafah rimane la valvola di sfogo delle tensioni interne alla Striscia di Gaza. Con la decisione di aprire i valici Il Cairo ha sfidato Tel Aviv ad un braccio di ferro che potrebbe portare ad uno stallo delle trattative e al rallentamento dei progetti di fine mandato di George Bush. Per una volta, dunque, le autorità egiziane non hanno fatto da semplici comparse in una tragedia non loro. Ma la ‘questione Gaza’ è tutt’altro che risolto.

26 Gennaio 2008

limes

 
Top
edenrose
view post Posted on 27/1/2008, 14:09




Egitto: misure per frontiera Rafah

(ANSA) - IL CAIRO, 27 GEN - L'Egitto adottera' misure per assumere il controllo il piu' presto possibile del confine di Rafah con la Striscia di Gaza. Lo ha detto il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit. Intanto Hamas precisa che 'appartengono ormai al passato' le intese raggiunte nel 2005 fra Israele, Egitto e Anp riguardo alla gestione del valico di Rafah, fra Gaza e il territorio egiziano.Con l'abbattimento del muro e' necessario trovare adesso nuove intese 'palestino-egiziane'.

fonte: Excite.it
 
Top
edenrose
view post Posted on 29/1/2008, 14:35




m.o.: Leader Hamas In Egitto Per Discutere Su Crisi Gaza

(ASCA-AFP) - Gaza City, 29 gen - L'esponente di spicco del movimento integralista di Hamas, Mahmud Zahar, guidera' domani una delegazione islamica in Egitto per discutere su come ristabilire il controllo nei confini di Gaza. Zahar, il maggior rappresentante di Hamas nella Striscia di Gaza, ''sara' a capo della delegazione di Hamas su invito delle autorita' egiziane''. Lo ha riferito all'Afp un portavoce del movimento integralista. Secondo il portavoce, la delegazione in Egitto si e' detta pronta ad incontrare Abu Mazen, presidente palestinese e leader di Fatah, la fazione palestinese rivale di Hamas. Anche Abu Mazen e' atteso per domani in Egitto ed avra' un incontro con il presidente Hosni Mubarak. (Piu'Europa).

fonte: Asca
 
Top
edenrose
view post Posted on 30/1/2008, 22:22




Gaza: Abu Mazen Rifiuta Colloqui Con Hamas

(AGI) - Il Cairo, 30 gen. - Abu Mazen ha ribadito di non aver alcuna intenzione di aprire un dialogo con Hamas sulla situazione al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. "Hamas deve fare marcia indietro sul golpe e ... accettare la legittimita' (dell'Autorita' nazionale palestinese) e poi i cuori e le menti si apriranno al dialogo", ha affermato il presidente dell'Anp, al termine di un colloquio con il collega egiziano, Hosni Mubarak, al Cairo. "Se questo non dovesse succedere", ha precisato, "non abbiamo alcun interesse ad aprire un dialogo" con il movimento estremista. Abu Mazen ha spiegato di aver discusso con Mubarak della decisione di Israele di chiudere i confini con la Striscia di Gaza che ha portato le ruspe di Hamas ad aprire dei varchi al confine con l'Egitto per consentire il transito dei palestinesi.

fonte: Yahoo Notizie
 
Top
Stefanello76
view post Posted on 31/1/2008, 10:22




M.O/ GAZA, HAMAS A FUORIUSCITI: COLLABORATE CON SICUREZZA EGIZIANA

Roma, 29 gen. (Apcom) - "Salutiamo l'Egitto". Con questo slogan che ha capeggiato un corteo organizzato da Hamas a Gaza City, i manifestanti hanno chiesto ai loro compatrioti usciti dalla striscia di Gaza (dopo l'abbattimento del muro ai valichi), di collaborare con le forze di sicurezza egiziane. Ed al governo del Cairo i manifestanti hanno chiesto di facilitare il passaggio in Egitto per malati, studenti e lavoratori, bloccati al valico di Rafah.

Nelle immagini del corteo, trasmessa dalla tv araba al Jazeera, si sono viste decine di persone percorrere le strade e sventolare le bandiere nazionali dell'Egitto e della Palestina.

A rivolgere l'appello al governo egiziano è stato l'esponente di Hamas e presidente del parlamento palestinese Ahmed Bahr, che ha chiesto alle autorità del "paese fratello" di "comprendere le sofferenze dei pazienti che hanno bisogno di urgenti cure", degli "studenti che devono raggiungere le loro università" e dei "lavoratori, che devono raggiungere i paesi ospitanti, prima della scadenza dei loro permessi di soggiorno".

M.O./ MUBARAK: ISRAELE NON CI SCARICHERA' GAZA

"Non ammetterò che si fomentino nuove crisi al valico di Rafah"

Roma, 31 gen. (Apcom) - "Gaza non è, ne sarà mai parte dell'Egitto", il presidente egiziano Hosni Mubarak esprime chiaramente in un'intervista a Repubblica qual è la sua posizione e quella del suo paese sulla crisi esplosa al confine tra Egitto e Striscia di Gaza, stremata dall'embargo imposto da Israele.

Secondo Mubarak, almeno di una mediazione in extremis tra Israele e palestinesi (resa anche più difficile dalla rivalità tra Hamas e Fatah), è quasi impossibile tornare alla gestione del confine decisa nel 2005, cioè affidata agli egiziani. Mubarak è anche convinto che l'embargo, invece che indebolire Hamas, l'abbia rinforzato. Ma ciò, assicura, non ha conseguenze sull'Egitto che sa come difendersi dagli estremisti islamici.

Mubarak conferma gli aiuti egiziani ai palestinesi ma avverte: "Non ammetterò che si fomentino nuove crisi al valico di Rafah", e "non permetterò a Israele, potenza occupante, di scaricare le proprie responsabilità verso Gaza, che è un territorio occupato".

Il presidente egiziano parla poi del presidente Usa George W. Bush e del suo ruolo in Medio Oriente: non è un mediatore di pace ma la conferenza di "Annapolis ha interrotto lo stallo durato sette anni nel processo di pace". E sulla possibile ingerenza dell'Iran nelle vicende mediorientali Mubarak afferma che con l'Iran serve la diplomazia e non le minacce. "I nostri contatti con l'Iran - dice - sono continui, malgrado la rottura decisa da Teheran nel '79. E siamo pronti a riprendere relazioni regolari".
 
Top
edenrose
view post Posted on 31/1/2008, 19:43




Gaza, Polizia Egitto Blocca Reporter e Fotografi a Rafah

(AGI/EFE) - Gaza, 31 gen. - Per il nono giorno consecutivo i palestinesi residenti nella Striscia di Gaza hanno potuto varcare la frontiera con l'Egitto, senza che fosse loro impedito l'accesso in Sinai: le forze di sicurezza egiziane hanno pero' sbarrato il passo a giornalisti e fotografi, impedendo loro anche soltanto di avvicinarsi al varco di confine che collega il loro Paese a Rafah, all'estremita' meridionale dell'enclave. "Ci sono stati impartiti nuovi ordini", ha spiegato un ufficiale di polizia, che ha peraltro preteso l'anonimato. "E' per fare si' che i giornalisti la smettano d'interferire". Per tale motivo, lungo i 45 chilometri che collegano la localita' egiziana di el-Arish alla frontiera con Gaza sono stati eretti una decina di posti di blocco, impossibili da aggirare; a chiunque transiti sono chiesti i documenti e, nel caso si tratti di un reporter, e' implacabilmente costretto a fare retromarcia. Al contempo, come misura dissuasiva nei confronti dei palestinesi, controlli capillari sono effettuatu su tutti i taxi e i veicoli da trasporto di passaggio: lo scopo e' evitare che affluiscano merci nel settore di Rafah sotto la asovranita' del Cairo, cosi' da scoraggiare a recarvisi gli abitanti della Striscia, ansiosi di fare gli acquisti che nel minuscolo territorio sono diventati impossibili in seguito alla recente chiusura dei confini da parte d'Israele, rappresaglia per i continui attacchi con razzi o salve di mortaio da parte dei miliziani dei gruppi radicali. (AGI) -

fonte: Yahoo Notizie
 
Top
falak
view post Posted on 31/1/2008, 20:20




Per la sez. Diretta dall'Egitto - vi ricordo- è necessario usare il grassetto ed una dimensione media per il Titolo,inserire la data della notizia e link della fonte in fondo al post,grazie.
 
Top
hayaty
view post Posted on 1/2/2008, 23:53




EGITTO, CATTURATI NEL SINAI 12 PALESTINESI ARMATI

Il Cairo, 01/02/2008 ore 17:00

L'intelligence israeliana aveva lanciato l'allarme: miliziani palestinesi hanno approfittato dell'esodo dalla Striscia di Gaza per infiltrarsi in Egitto e colpire lo stato ebraico. Gli arresti compiuti dalle forze di sicurezza egiziane sembrano confermare questo scenario: 12 palestinesi armati sono stati catturati nel Sinai perche' sospettati di preparare attacchi contro Israele. Alcuni arresti sono stati compiuti proprio vicino al valico di Rafah, attraverso il quale centinaia di migliaia di persone si sono riversate in Egitto per sfuggire all'assedio israeliano e rifornirsi di beni di prima necessita'. Altri miliziani sono stati catturati vicino al tunnel di Ahmed Hamdi che porta alle localita' balneari del Sinai meridionale. Tra gli arrestati ci sono due miliziani di Hamas e due della Jihad islamica.

La Repubblica
 
Top
hayaty
view post Posted on 2/2/2008, 00:09




La breccia si richiude

L'Egitto sigilla di nuovo la Striscia di Gaza, imprigionando i palestinesi affamati

Egitto - 01.2.2008

Entro domani verrà chiuso il valico di Rafah, al confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Centinaia di migliaia di palestinesi si erano gettati dall'altra parte del confine, in cerca di beni di ogni genere, per scampare alla durezza dell'embargo imposto al milione e mezzo di palestinesi che vivono nella Striscia.


L'Egitto chiude la porta. Un giro d'affari stimato, secondo fonti giornalistiche egiziane, in 1,2 miliardi di lire egiziane (circa 144mila euro), una cifra enorme da quelle parti. Però adesso, secondo un funzionario del Cairo citato dal quotidiano filo governativo al-Ahram, quel passaggio va chiuso. Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha permesso alla marea palestinese di passare per ragioni umanitarie e per evitare un danno d'immagine con ripercussioni in tutto il mondo arabo e islamico, ma non ha alcuna intenzione di perdere il controllo di quella zona, per il timore di infiltrazioni terroristiche.
L'intelligence egiziana, in questi giorni, ha fatto sapere di aver fermato due cellule terroristiche palestinesi nel Sinai e di aver catturato dieci militanti del movimento islamico Hamas, che pianificavano attentati contro i turisti sulla costa del Sinai. Altri due terroristi sarebbero tuttora ricercati. I membri delle due cellule, formate da membri di Hamas e delle Brigate Ezzeddin al-Qassam, al momento della cattura sono stati trovati in possesso di esplosivo e di armi. La notizia non è verificabile, ma colpisce che il governo del Cairo l'abbia fatta trapelare proprio mentre al Cairo era in corso il negoziato fra Egitto e Hamas, rappresentato dal leader esule a Damasco Khaled Meschaal, sull'eventuale riapertura del principale valico di frontiera di Gaza, quello di Rafah, appunto.


Torna la fame quotidiana. L'Egitto non è un paese dove le notizie si diffondono a caso. Questo porta a pensare che il governo del Cairo abbia in qualche modo voluto lanciare un segnale forte ad Hamas: la breccia l'abbiamo consentita, ma che non diventi un'abitudine. Non a caso lo stesso Mubarak ha tuonato contro il governo israeliano nel momento in cui a Tel Aviv hanno preso in considerazione l'idea di sganciarsi definitivamente dal controllo del confine meridionale della Striscia, abbandonandolo in mano agli egiziani. Il governo Olmert si è detto addirittura pronto a rivedere il trattato di pace di Camp David con l'Egitto, per favorire il dispiegamento di truppe egiziane aggiuntive, munite di armamenti pesanti, al fine di proteggere il confine con la Striscia di Gaza. Mubarak, però, non ha alcuna intenzione di sobbarcarsi da solo un'emergenza umanitaria come quella di Gaza e guarda con timore ai possibili legami politici tra Hamas e i Fratelli musulmani, unica credibile forza di opposizione in Egitto. La situazione però è complessa, anche perché il presidente palestinese Abbas ha ribadito che non ha alcuna intenzione di trattare con Hamas sulla gestione dei valichi, vanificando gli sforzi diplomatici dello stesso Mubarak, che puntava a una tregua tra Hamas e Fatah per alleggerire la pressione sulla Striscia. La breccia si chiude insomma, sprofondando ancora un milione e mezzo di palestinesi che vivono nella Striscia in un incubo.

Peace Reporter
 
Top
hayaty
view post Posted on 2/2/2008, 00:30




Rafah: Hamas ribadisce che il valico dovrà rimanere aperto

Gaza, 1 febbraio - Hamas ha ribadito che non accetterà la chiusura della striscia Gaza. Ieri della gestione del valico di Rafah hanno discusso al Cairo il capo dei servizi di sicurezza egiziani Omar Suleiman, incaricato di seguire il file palestinese, e il capo dell'Ufficio politico di Hamas Khaled Meshal. Oggi a Rafah alcune centinaia di palestinesi hanno inscenato una manifestazione, chiedendo che il passaggio rimanesse aperto.

Alla folla si è rivolto Sami Abu Zuhri di Hamas, il quale ha affermato che all'assedio non si tornerà più. Il premier del governo di unità nazionale palestinese Ismail Haniye ha dichiarato a un giornale che ci sono diverse opzioni per consentire che la striscia di Gaza non venga richiusa.

Il valico è tuttora aperto per i pedoni, mentre le guardie egiziane stanno sigillando le brecce aperte nel Muro con cemento e filo spinato. Intanto, è stato rilasciato dalle autorità palestinesi di Gaza il funzionario di al Fatah Omar al Ghoul, consigliere di Salam al Fayyad a Ramallah, fermato qualche settimana fa per attività illegale in occasione di una sua visita a Gaza.

Arab Monitor
 
Top
hayaty
view post Posted on 3/2/2008, 23:23




M.O.: EGITTO E HAMAS CHIUDONO FRONTIERA

Rafah (Striscia di Gaza), 3 feb.

Egitto e Hamas hanno chiuso la frontiera attraverso la quale, dal 23 gennaio scorso, erano entrate in territorio egiziano centinaia di palestinesi esasperati dall'embargo israeliano. "A nessun palestinese e' permesso di entrare in Egitto", hanno riferito fonti della sicurezza. E' rimasto aperto un solo ingresso, per permettere a palestinesi ed egiziani di rientrare nei rispettivi territori.
Il ritorno dei palestinesi non si e' svolto serenamente. I miliziani di Hamas hanno usato i manganelli per spingere la folla verso la Striscia e, quando la situazione sembrava sfuggire di mano, sono stati sparati in aria di versi colpi di arma da fuoco.

AGI
 
Top
394 replies since 27/5/2007, 08:56   3715 views
  Share